29/10/2025
L’ansia da prestazione non è mai uguale per tutti.
✅ C’è quella sessuale, che nasce dal timore di non essere all’altezza, di deludere o di perdere il controllo.
✅ Quella da esame o da lavoro, che ti fa sentire il cervello vuoto proprio nel momento decisivo.
✅E poi c’è quella sportiva o artistica, dove il corpo sa cosa fare, ma la mente interferisce, sabotando ogni automatismo.
In ognuna di queste forme agisce lo stesso meccanismo: l’amigdala, il centro della paura, si attiva come se fosse in gioco la sopravvivenza, mentre la corteccia prefrontale, la parte del cervello che pianifica, regola e coordina, si indebolisce. È in quel momento che si dimentica, si trema, si sbaglia. Non perché si è incapaci, ma perché il sistema nervoso interpreta la prestazione come una minaccia.
Il punto non è eliminare l’ansia, ma rieducarla. Respirare lentamente non serve a “calmarsi”, ma a modulare il nervo vago, abbassando la soglia di allerta.
Suddividere un compito in micro-passaggi non è solo un trucco cognitivo: significa ridare potere alla corteccia prefrontale, restituendole la capacità di governare. E affrontare gradualmente ciò che spaventa non è coraggio cieco, ma una vera riscrittura delle connessioni tra aree limbiche e corticali.
Quando comprendi questo, l’ansia da prestazione smette di essere un difetto e diventa un linguaggio del cervello: ti segnala che qualcosa conta davvero.
E allora puoi usarla, invece di subirla.
💎 La consapevolezza è il vero lusso che ti cambia la vita!
Dr. Elena De Franceschi
Psicologa clinica, Mindfulness Educator
e.defranceschi@psicoaosta.com