13/12/2025
Ieri è venuto un paziente da Arezzo. Mi fa sempre piacere quando i pazienti vengono da lontano per trovare una soluzione con me. Questo, ovviamente, mi dà un grande senso di responsabilità e pressione. Chi affronta un lungo viaggio alla ricerca di benessere o per risolvere un dolore che lo affligge da anni, mi ispira un profondo senso di dispiacere e mi accresce l’empatia verso la sua capacità di sopportazione.
Ho potuto visionare due risonanze magnetiche: una del 2018 e l’altra dell'aprile 2025. Nella prima si notavano protrusioni non particolarmente importanti; nella seconda, invece, erano presenti ernie mediane e paramediane. Queste ultime possono essere considerate un vantaggio o uno svantaggio, poiché il carico dell’ernia viene distribuito maggiormente sulla zona posteriore, anziché concentrarsi su una tasca radicolare specifica.
Nel 2018 gli specialisti gli dissero che non era da operare, giustamente, ma si limitarono a questa indicazione. Nel 2025, nonostante l'importante aggravamento sia della sintomatologia che della condizione confermata dalla diagnostica, gli hanno prescritto 15 sedute di ozonoterapia e fisioterapia.
Dopo la ventesima seduta di fisioterapia, caratterizzata da un processo totalmente inutile di esercizi basici e qualche elettroterapia, il paziente si è rassegnato con un dolore alla schiena persistente, descritto come una "striscia", presente giorno e notte con peggioramenti che si manifestavano con una irradiazione dolorosa lungo le gambe accompagnata da formicolii in flessione del busto, dopo essere rimasto a lungo in piedi o seduto, e anche durante la camminata
Un ventre molto gonfio denotava uno spostamento del carico in avanti, obbligando la colonna lombare ad accentuare la sua curva e pressione nella stessa. Si aggiungevano gambe gonfie e ginocchia doloranti.
Mi sono concentrato sulla componente muscolare e ringrazio il cielo di aver maturato la mia esperienza in una zona di montagna, dove le persone si scaldano con la legna che devono portare a casa, raccolgono olive , castagne e soffrono maggiormente il freddo.
Perché?
Perché aver passato gli ultimi quindici anni a trovare soluzioni per questa specifica casistica di pazienti mi ha permesso di vedere più chiaramente la natura del dolore. Gli sforzi compiuti dalle persone in montagna o in campagna non sono affatto gli stessi di chi vive in città: di conseguenza, l'accumulo delle tensioni non è assolutamente paragonabile a quello di persone che lavorano in ufficio o vanno in palestra due volte a settimana.
Dopo aver effettuato i test neurologici per escludere compromissioni radicolari, mi sono concentrato sulla componente muscolare, aggredendo la tensione in maniera determinata in specifici punti che conosco da anni e che non ritengo opportuno divulgare qui, poiché li considero un segreto professionale di cui sono estremamente geloso. Il paziente si è rialzato senza più dolore.
Mi è rimasta impressa l'espressione di chi non ci crede, quello spaesamento di chi non vede più accanto a sé quel compagno rognoso e fastidioso che lo ha tormentato per gli ultimi sette o otto anni.
Ovviamente, questo post ha l'importanza che trova e può essere considerato una "favola", che sarò ben felice di accompagnare con una testimonianza dal vivo non appena rivedrò il paziente la settimana prossima.
L'intenzione di queste parole è quella di sottolineare che, quando soffrite, è naturale affidarsi a chiunque, ma se la terapia consigliata non funziona già dalla terza o quarta seduta, vi ricordo che state buttando via i vostri soldi.