03/12/2025
Avrei voluto scrivere ieri ma e' stato un giorno strano. Un giorno in cui ho fluttuato un po'... Tra il senso di colpa, la nostalgia e la leggerezza.
Sono sempre stata il giudice più severo di me stessa, soprattutto nel lavoro. Ma c'è una cosa che ho il dovere di riconoscermi dopo 20 anni di attività: il rigore.
Mi sono sempre imposta di lavorare al massimo livello. Di studiare per mantenere uno standard qualitativo elevato nella mia attività. Di non sedermi MAI. Di continuare a studiare, a formarmi e ad investire nella mia preparazione.
Questo lavoro non è una missione, non è una vocazione ma non e' neanche solo un mestiere.
È necessario far convivere due aspetti: quello delle competenze tecniche e quello della relazione. Senza empatia, senza umanità, senza etica... questa professione si prosciuga delle sue componenti portanti e si demansiona ad essere mestiere.
Ogni volta che mi avvicino ad un bambino spero di riuscire ad unire queste due anime.
E non c'è situazione che merita più rispetto di questa.
L'alleanza che stringi con un piccolo paziente è sacra, unica, delicatissima. E te la porti dietro per sempre.
Da qui il senso di colpa per aver dovuto salutare un po' di voi. La nostalgia di non continuare a veder illuminarvi in un sorriso.
Il sollievo di proseguire per una strada costruita sui valori che ho.
Dare dignità al mio lavoro.
Dare dignità ai miei pazienti.
Vi voglio bene, passate a trovarmi!