01/12/2025
“Non avevo capito che stavo respirando mentre lei smetteva di farlo.
Quel giorno non era un giorno qualsiasi: era la fine travestita da normalità.
Sara non sapeva che la sua vita stava per spezzarsi. Io non lo sapevo. Per me era solo mia figlia. La mia Picci. Il mio pezzo di mondo. Così la chiamavo: Picci, come si chiamano le cose più preziose.
Quella mattina l’avevo sentita felice, piena di futuro. Aveva parlato della tesi, dei suoi sogni, come se il tempo le appartenesse. Mi aveva chiamato ancora.
Il mio telefono era in macchina.
Non ho risposto.
Non l’ho più richiamata.
E senza saperlo, quello è stato l’ultimo istante in cui la voce di mia figlia mi ha raggiunto viva.
Poi la chiamata.
Non un avviso. Non una spiegazione.
Una condanna.
I carabinieri. Una voce che tremava, incapace di incastrare le parole nel posto giusto:
«Venga subito.»
Solo questo.
Io mi aggrappo all’unica logica possibile per una madre: Sara è viva, mi aspetta, ha bisogno di qualcosa.
Dico che devo prendere le sue cose, il pigiama, le pantofole…
Il mio cervello difende l’illusione. La protegge. Io proteggo lei, come ho sempre fatto.
Ma dall’altra parte, quella voce cambia.
Non è più un carabiniere.
È un uomo. È un padre.
Uno che sta per pronunciare una frase che non dovrebbe esistere.
«Signora… io sono un papà. Io non riesco a dirglielo.»
E lì cade tutto.
Poi, come un colpo sparato nel cuore:
«Non prenda nulla per Sara.»
«Sara non c’è più.»
Il mondo si spegne.
Le gambe cedono.
Il cervello urla “no” mentre la realtà non chiede permesso.
Poche ore prima rideva. Respirava. Progettava la vita.
Poche ore prima era qui.
E adesso non c’è.
L’ha uccisa un compagno di corso. Uno che la osservava, la inseguiva, che scambiava un sorriso per possesso.
Il sorriso di Sara era gentilezza.
Lui l’ha interpretata come proprietà.
Non voleva amore.
Voleva controllo.
E quando ha capito che mia figlia non poteva essere sua, ha deciso che non doveva più vivere.
Non era follia. Era lucidità. Chi porta un’arma, chi attende, chi prepara… sa cosa sta scegliendo.
Se non fosse stato quel giorno, sarebbe stato un altro.
Il suo obiettivo era uno solo: cancellare Sara.
Non ho avuto il tempo di salvarla.