19/09/2022
16.09.2022
Pandemia e salute mentale
COVID-19
Editoriali
Uno studio epidemiologico, condotto dal Registro Nazionale Gemelli italiano, è stato avviato per indagare le ripercussioni dello stato di emergenza dovuto alla pandemia sulla vita quotidiana delle persone, in particolare nell’ambito della salute mentale1.
Il Registro conta circa 30.000 iscritti in tutta Italia, appartenenti a tutte le fasce d’età e con una buona attitudine alla partecipazione ad attività di ricerca e per questo gli iscritti sono stati considerati una popolazione rapidamente raggiungibile, e utilizzabile in maniera prospettica come popolazione sentinella.
Ricerche condotte in vari paesi, inoltre, testimoniano la generalizzabilità dei risultati di studi condotti su campioni di gemelli.
Lo studio, approvato dal comitato etico dell’Istituto Superiore di Sanità, prevedeva la compilazione di alcuni questionari in tre fasi, a sei mesi di distanza una dall’altra: giugno 2020, dicembre 2020, giugno/luglio 2021. I risultati relativi alla prima fase sono stati illustrati in un articolo pubblicato sulla Rivista di Psichiatria.
In occasione della prima fase sono state raccolte informazioni demografiche e socio-economiche, con domande sullo stato di salute della famiglia convivente durante il lock-down, sulle attività svolte durante il periodo di confinamento a casa, e in generale sull’impatto del primo periodo della pandemia sulla vita dei gemelli intervistati.
Altri strumenti di carattere psicometrico, somministrati nel tempo, sono stati impiegati per valutare lo stato di ansia, depressione e di disagio psicologico:
State-Trait Anxiety Inventory (STAI-6) in versione breve. Questionario composto da 6 domande per misurare il livello di ansia e lo stato d’animo;
Patient Health Questionnaire-9 (PHQ-9). Questionario composto da 9 domande per monitorare lo stato sintomatologico tipico di un episodio di depressione maggiore;
Impact of Event Scale-Revised (IES-R). Questionario per misurare il disagio psicologico della persona in seguito al periodo di lock-down, inteso come evento traumatico. L’IES-R consente, in particolare, di valutare i sintomi di intrusione, evitamento e reattività fisiologica (tremori, sudorazione, palpitazioni) conseguenti all’aver vissuto un evento traumatico.
Tutti i questionari sono stati compilati via web.
I risultati
Complessivamente hanno risposto e partecipato attivamente all’indagine 2.589 gemelli. Hanno aderito nella stessa misura gemelli identici (monozigoti) e gemelli fraterni (dizigoti).
Il campione era composto in prevalenza da donne (63,8%). Hanno partecipato individui di ogni età (range 18-93 anni) con una media di 45 anni, e un livello di istruzione medio-alto.
I risultati dello studio delineano un quadro variegato rispetto a condizioni di salute fisica, problemi economici e di gestione della quotidianità, e di risposta emotiva all’emergenza sanitaria.
La paura della situazione nuova, inattesa e potenzialmente dannosa per la propria vita lavorativa e la propria salute e quella dei familiari, insieme all’obbligo di ridurre i rapporti sociali, hanno avuto in alcuni individui un evidente impatto sulla condizione di salute mentale, in termini di stress percepito e presenza di sintomi ansiosi e depressivi.
In generale, le ripercussioni dei primi mesi di pandemia sembrano essere più marcate nelle donne, che nel 48% dei casi (contro il 40% rilevato negli uomini) hanno dichiarato che le misure di contenimento hanno influito sulla vita in maniera consistente.
Relativamente al Covid-19, la prevalenza della malattia è risultata inferiore all’1%. L’aver avuto sintomi, o un familiare coabitante con sintomi ricollegabili all’infezione, sono condizioni associate a livelli di ansia, di stress o di sintomi depressivi più elevati. La “paura di contrarre il virus” (59%) e la “paura di trasmetterlo” (61%) sono stati i principali timori indicati dai partecipanti allo studio.
Il 50% circa del campione ha riferito sintomi d’ansia, significativamente più elevati per le donne e le persone meno istruite.
L’insorgenza di difficoltà e disturbi del sonno, come grandi difficoltà nell’addormentamento e nel restare addormentati, sono state osservati rispettivamente nel 7,6% e 7,9% degli uomini e nel 12,1% e 11,6% delle donne, come effetti del lock-down.
Per quanto riguarda l’insorgenza di disturbi depressivi, i risultati mostrano, nel 13,2% dei casi, un quadro che indica la probabile presenza di un episodio di depressione maggiore, con diverse gravità: maggiormente interessate anche in questo caso le donne, e i più giovani.
Da notare, sottolineano gli Autori, come le prevalenze dei sintomi d’ansia e depressione che emergono da questo studio risultino più elevate rispetto a quelle rilevate, con altre indagini, nella popolazione italiana sopravvissuta a eventi traumatici. La prevalenza di sintomi che potrebbe indicare un probabile disturbo depressivo è, infatti, più del doppio rispetto a quella stimata (pari al 5,8%) nell’ambito di uno studio condotto sui soggetti sopravvissuti al terremoto che nel 2009 ha colpito L’Aquila.
La prevalenza di sintomi depressivi è risultata inoltre superiore a quella registrata nella popolazione italiana adulta (18-69 anni) nel triennio 2016-19 prima della pandemia, e pari al 6%, dal sistema di sorveglianza “PASSI” per mezzo di uno strumento psicometrico analogo a quello qui utilizzato.
Difficile ritenere che alla base di questi risultati non vi siano anche le ripercussioni sulla sfera lavorativa: il 60% dei partecipanti ha dichiarato di aver dovuto cambiare modalità di lavoro e un terzo del campione ha dovuto sospendere totalmente l’attività lavorativa. Le difficoltà nel proseguire la normale attività lavorativa hanno avuto una forte ripercussione sulla condizione finanziaria di molte famiglie: dallo studio risulta che il 38% dei rispondenti ha visto ridursi le proprie entrate economiche, e il 31% ha dichiarato di aver avuto problemi finanziari. Il 9,6% ha avuto la necessità di un supporto economico da parte di amici o parenti, e il 13% ha dichiarato di aver usufruito delle misure che il governo ha stanziato a sostegno del reddito.
Relativamente al disagio indotto dalla situazione pandemica, solo il 10% degli individui mostra sintomi intrusivi associati all’evento traumatico, con conseguente evitamento degli stimoli associati all’evento stesso.
In generale, lo studio evidenzia come, in un contesto di allarme sanitario, alcuni individui appaiano più vulnerabili di altri: l’età, il genere, la condizione culturale e la rete sociale di supporto emotivo ed economico costituiscono elementi determinanti nella risposta a una situazione emergenziale.
Le fasi successive della ricerca potranno documentare l’evoluzione nel tempo delle situazioni descritte. Gli Autori sottolineano l’importanza di condurre, in futuro, ulteriori studi per monitorare gli effetti della pandemia sulla salute mentale della popolazione e di promuovere interventi specifici e innovativi rispetto ai bisogni emergenti, a tutela delle persone più a rischio, come i giovani e le persone culturalmente e socio-economicamente svantaggiate.
Riferimenti bibliografici
Medda E. et al. La pandemia da covid-19 in Italia: l’impatto sulla vita e la salute mentale.