Studio Oculistico Bellizzi

Studio Oculistico Bellizzi Centro di Oftalmologia in Bari dal 1975 come riferimento per Oftalmopediatria, Strabismi, Ortottica, Neuroftalmologia.

La Christmas Tree Cataract è un tipo di cataratta caratterizzata dalla formazione di minuscoli cristalli policromatici a...
22/12/2025

La Christmas Tree Cataract è un tipo di cataratta caratterizzata dalla formazione di minuscoli cristalli policromatici all'interno del cristallino.
Quando l'oculista osserva l'occhio con la lampada a fessura, questi cristalli riflettono la luce in mille colori (rosso, verde, blu e oro), proprio come le luci di un abete natalizio.
A differenza della cataratta comune legata all'età, questa variante è spesso associata ad alterazioni metaboliche legate al metabolismo delle proteine e dei cristalli di colesterolo nella lente.
Inizialmente non disturba la vista, tuttavia con il tempo puó aumentare di densità, causare un calo del visus, abbagliamento o aloni e richiedere l'intervento chirurgico di sostituzione del cristallino.
​I riflessi colorati sono dovuti all'effetto di diffrazione della luce attraverso i cristalli aghiformi, probabilmente composti da una proteina chiamata cistina o da lipidi.

Charles Kelman MD (1930-2004, USA), dal sax tenore al facoemulsificatore :Prima dell'avvento della facoemulsificazione, ...
15/12/2025

Charles Kelman MD (1930-2004, USA), dal sax tenore al facoemulsificatore :

Prima dell'avvento della facoemulsificazione, l'intervento di cataratta (estrazione intracapsulare o ICCE) era una procedura altamente invasiva.
Richiedeva un'incisione corneale o sclerale estesa, fino a 180°, per consentire la rimozione manuale dell'intero cristallino opacizzato, spesso utilizzando una pinza di Arruga o un criostato che congelava la lente per estrarla dal bulbo.
Questa tecnica era associata a lunghi tempi di degenza ospedaliera, elevato rischio di complicanze, tra cui astigmatismo post-operatorio elevato, infezioni e distacco di retina.
La riabilitazione visiva era prolungata ed inoltre richiedeva la correzione del difetto refrattivo con lenti a tempiale ad alto potere diottrico o lenti a contatto rigide.
Charles Kelman (1930-2004) è stato una figura poliedrica: un brillante chirurgo e inventore, ma anche un musicista e intrattenitore di talento, che ha condotto una vita al di fuori degli schemi convenzionali del mondo accademico.
Nato a Brooklyn, New York, il 23 maggio 1930, Kelman si laureò alla Tufts University e conseguì la laurea in medicina (MD).
Completò la sua specializzazione in oftalmologia, dedicandosi poi alla ricerca di metodi meno invasivi per la chirurgia della cataratta; la sua perseveranza fu notevole, specialmente di fronte allo scetticismo iniziale della comunità medica, che riteneva la sua tecnica, la facoemulsificazione, troppo azzardata.
L'intuizione di Kelman, sviluppata a metà degli anni '60, fu di applicare i principi della cavitazione e degli ultrasuoni per frammentare il cristallino in situ, consentendone l'aspirazione attraverso un'apertura minima.
Egli si ispirò per il suo strumento al meccanismo del trapano ad ultrasuoni con idrogetto che osservava sempre durante i suoi trattamenti odontoiatrici.
La facoemulsificazione si basa sull'uso di un manipolo (sonda) che genera vibrazioni ultrasoniche ad alta frequenza (tipicamente 40.000-50.000 Hz): la punta della sonda, vibrando ad alta velocità, impatta direttamente il nucleo del cristallino, frantumandolo in microframmenti, le rapide oscillazioni di pressione create dalla sonda generano microbolle di gas nel fluido oculare.
Queste bolle implodono violentemente, rilasciando energia d'urto che contribuisce alla disgregazione del tessuto lenticolare, il movimento del fluido generato dalle vibrazioni facilita l'emulsificazione e l'aspirazione dei frammenti (tecnica extracapsulare o ECCE).
Il primo prototipo di successo, il Cavitron Phaco-Emulsifier, fu introdotto da Kelman nel 1967.
Questo dispositivo monouso fu accolto inizialmente con grande scetticismo dalla comunità oftalmologica, che lo riteneva pericoloso per le delicate strutture intraoculari.
La perseveranza di Kelman nel dimostrare l'efficacia e la sicurezza della tecnica fu enorme per la sua accettazione globale.
I primi manipoli del facoemulsificatore di Kelman, ovvero le sonde che dovevano essere introdotte nelle strutture oculari, pesavano oltre 1Kg ed erano difficili da manovrare, riducendo molto i movimenti del chirurgo (attualmente sono grandi e leggeri come una penna stilografica).
I moderni facoemulsificatori utilizzano spesso ultrasuoni torsionali, che riducono la generazione di calore e l'energia necessaria, aumentando ulteriormente la sicurezza per le strutture adiacenti come la cornea.
In fase di frantumazione si creava il problema del contatto dannoso degli ultrasuoni con l'endotelio corneale cosi come in fase di aspirazione l'abbassamento della camera anteriore (non erano stati inventati i moderni viscoelastici), pertanto Kelman si recò dal migliore maestro di nota fama mondiale per l’Oftalmologia: il Prof. J.Barraquer, il quale gli diede preziosi consigli su come risolvere il problema e condivise pienamente il suo progetto poiché egli aveva già introdotto l’utilizzo del microscopio operatorio e dell’enzima proteolitico per la dissezione del cristallino (zonulasi) da diversi anni prima di Kelman.
Il resto dell’accademia contemporanea non considerava assolutamente sicura l’invenzione di Kelman, continuando a praticare il tradizionale intervento (ECCE) con crioestrazione lenticolare.
I numeri però stavano cambiando: già a fine anni 70 la facoemulsificazione rappresentava il 20% degli interventi di cataratta; in epoca successiva vennero introdotte anche le lenti intraoculari (IOL) che potevano sostituire il cristallino una volta asportato e risolvere il difetto refrattivo residuo in modo personalizzato e definitivo (bioprotesi, prima in silicone e poi in materiale acrilico).
Gli USA iniziarono ad impiegare l’intervento di Kelman e dal 1980 in poi si diffuse in tutto il mondo.
Anche in Italia ci furono molte resistenze allora da parte dell’accademia: nei primi anni 80 vi furono al congresso della Società Oftalmologica Italiana grandi scontri tra l’accademia e alcuni giovani chirurghi che ebbero l’intuizione di andarsi a formare negli USA, Germania e Svizzera dove si iniziarono ad impiantare le prime IOL insieme alla facoemulsificazione.
Charles Kelman, con la sua invenzione, non ha solo sviluppato un nuovo strumento, ma ha inaugurato un'era completamente nuova nella chirurgia oftalmica.
Il suo approccio pionieristico ha trasformato un intervento maggiore in una procedura ambulatoriale di routine, sicura ed efficace, migliorando la qualità della vista e la vita di milioni di pazienti.
Queste tecniche hanno permesso di ridurre drasticamente il trauma chirurgico, minimizzare l'astigmatismo indotto e accelerare il recupero visivo a pochi giorni.
Attualmente quello di cataratta è l’intervento chirurgico più praticato al mondo attraverso la MICS.
La tecnologia più recente integra l'uso del laser a femtosecondi per eseguire passaggi chiave della chirurgia (incisioni corneali, capsulotomia e pre-frammentazione del nucleo) con precisione sub-micrometrica, riducendo ulteriormente la dipendenza dall'energia ultrasonica intraoculare e offrendo la possibilità di impiantare IOL multifocali che correggono il difetto refrattivo per tutte le distanze focali.
L'eredità di Kelman va oltre il mero progresso tecnico: ha avuto un impatto monumentale sulla salute pubblica globale e sull'economia sanitaria.
La facoemulsificazione ha reso l'intervento di cataratta una procedura ambulatoriale standardizzata, rapida (spesso meno di 15 minuti) e con un'altissima percentuale di successo (oltre il 99% dei pazienti sperimenta un miglioramento della vista).
Spostando la procedura dall'ospedale a centri chirurgici ambulatoriali, i costi complessivi per il sistema sanitario e per i pazienti sono diminuiti drasticamente, rendendo l'intervento accessibile a una fetta più ampia della popolazione.
La rapida riabilitazione visiva ha permesso ai pazienti anziani di recuperare rapidamente l'autonomia, riducendo l'onere sociale e familiare legato alla disabilità visiva.
L'invenzione ha creato un'intera filiera industriale legata alla produzione di facoemulsificatori, lenti intraoculari (IOL), fluidi chirurgici e farmaci correlati.
Le innovazioni continue, come la femtocataract, si basano ancora sui principi fondamentali stabiliti da Kelman.
Il suo impatto sulla Medicina gli valse numerosi riconoscimenti, tra cui la National Medal of Technology and Innovation consegnatagli dal presidente Ronald Reagan, un onore precedentemente conferito a luminari come Jonas Salk e Michael DeBakey.
“Charlie” Kelman non solo è stato un grande inventore e chirurgo ma anche un ottimo sassofonista jazz, suonò alla Carnagie Hall mentre duettava spesso con Lionel Hampton; si divertiva ad intrattenere il pubblico con i suoi spettacoli ed era frequente ospite dei principali tv-show, spesso raccontava che il facoemulsificatore aveva la tonalità del Mib.
Le sue giornate si dividevano tra varie sale operatorie in tutta New York che spesso raggiungeva pilotando l’elicottero, sua grande passione oltre al jazz.
Fu tra i primi ad organizzare congressi di live-surgery per insegnare a tutti gli oculisti la nuova chirurgia in diretta della cataratta (in Italia giunse in seguito, con 10 anni di ritardo circa).
Charles Kelman é morto nel 2004, lasciando un'eredità che continua a influenzare la vita e la vista di milioni di persone in tutto il mondo.
(photo courtesy: Kelman Foundation)

Una importante norma a maggiore inclusivitá é stata approvata in materia di sordocecitá con il DdL Semplificazioni-bis:
12/12/2025

Una importante norma a maggiore inclusivitá é stata approvata in materia di sordocecitá con il DdL Semplificazioni-bis:

La prima testata e agenzia giornalistica completamente dedicata alle malattie rare e ai tumori rari.

Il 45° anniversario del terremoto dell'Irpinia, commemorato il 23 novembre 2025, ha rappresentato un'occasione di profon...
11/12/2025

Il 45° anniversario del terremoto dell'Irpinia, commemorato il 23 novembre 2025, ha rappresentato un'occasione di profonda riflessione sulla tragedia, sulla memoria collettiva e sull'importanza della prevenzione in Italia.
Quel sisma è stato uno degli eventi più drammatici della storia repubblicana italiana, lo ricordiamo particolarmente per un avvenimento accaduto nella stessa circostanza: il Prof. Bellizzi quel pomeriggio era in autostrada per Bari dopo le tre giornate dell’annuale congresso nazionale della Società Oftalmologica Italiana svoltosi a Roma durante la presidenza del Prof. Maione.
Quasi tutti i medici della Clinica Oculistica del Policlinico di Bari si erano recati al congresso e non erano ancora rientrati in sede, inoltre era domenica e quindi un giorno festivo.
In un’epoca dove non esistevano gli attuali mezzi di comunicazione, inclusa la telefonia mobile, venne contattato a casa dal quartiere operatorio della clinica per una grave urgenza giunta dal pronto soccorso.
Appena ricevuta la notizia durante una sosta, non rientrò a casa dal viaggio e si recò direttamente in clinica per operare l’urgenza con l’equipe reperibile già pronta.
Era giá tutto pronto in sala con l'intervento inziato, alle 19:35 avvenne la scossa di terremoto propagatasi a Bari dall’epicentro irpino, tutta l’Italia centro-meridionale fu improvvisamente investita dal sisma.
Sebbene l'epicentro fosse lontano, la potenza del sisma (magnitudo 7 scala Mercalli) fece sì che venne avvertito in tutta l'Italia meridionale, inclusa Bari, che si trovava a circa 200 km di distanza dall'area epicentrale (magnitudo 5).
La scossa duró circa 90 secondi (un minuto e mezzo), un tempo insolitamente lungo per un terremoto.
La popolazione barese, colta di sorpresa si riversò nelle strade in preda al panico.
L'assenza di crolli o danni gravi in città non mitigò la paura generata dalla lunga e inusuale vibrazione del terreno e degli edifici.
In quel momento bisognava mettere in sicurezza tutti i degenti della clinica (tra le più grandi allora in Italia per posti letto) e al tempo stesso terminare il delicato intervento in corso supportato da ventilazione manuale e non piú meccanica da parte dell’anestesista e il gruppo elettrogeno di supplenza per via del blackout generale che avvenne in diversi punti della città.
Concluso l’intervento i pazienti furono tenuti, insieme agli altri degenti presenti nel principale ospedale barese, all’esterno delle strutture fino a quando in tarda sera giunsero le prime notizie attendibili dai vari telegiornali in edizione straordinaria poiché non era ancora noto l'epicentro.
Egli si trattenne con loro e con il personale presente di turno, oltremodo ridotto per via del giorno festivo.
Terminate le operazioni di messa in sicurezza, ricevute indicazioni da parte delle autorità predisposte in un’epoca dove non esisteva la Protezione Civile, in assenza di ulteriore sciame sismico, rientrò a casa soltanto in tarda notte dopo essersi sincerato delle condizioni di tutti i pazienti degenti.
La città di Bari partecipò successivamente alle operazioni di soccorso e ha accolto parte degli sfollati, offrendo supporto logistico e solidarietà alle popolazioni delle zone più colpite.

La Skew Deviation è un disallineamento verticale degli occhi, non paralitico e supranucleare, che segnala un'alterazione...
09/12/2025

La Skew Deviation è un disallineamento verticale degli occhi, non paralitico e supranucleare, che segnala un'alterazione del tono otolitico e del network vestibolare centrale; è considerata un segno clinico di sofferenza delle vie neurologiche centrali.
La skew deviation deriva da un danno alle aree supranucleari che controllano i movimenti oculari, in particolare le vie vestibolo-oculari.
Il tono otolitico, che regola l'allineamento verticale e torsionale degli occhi in relazione alla gravità, viene alterato.
La condizione è spesso parte di una reazione clinica più complessa definita "ocular tilt reaction" (OTR), che include una triade di segni:

- Skew deviation: disallineamento verticale degli assi visivi.
- Torsione oculare (binocular torsion): rotazione degli occhi sul loro asse antero-posteriore.
- Inclinazione compensatoria del capo (torcicollo oculare): il paziente inclina la testa per compensare la torsione e stabilizzare il campo visivo.

A differenza delle paralisi dei nervi oculomotori (III, IV e VI nervo cranico), la skew deviation è tipicamente incomitante, ovvero la misura della deviazione varia a seconda della direzione dello sguardo, sebbene possa talvolta presentarsi in forma più comitante.
Raramente, può manifestarsi in assenza di anomalie evidenti all'imaging cerebrale.
La diagnosi si basa sull'esame clinico, in particolare sul "cover test" o "skew test".
Durante il test, l'oculista copre e scopre alternativamente gli occhi del paziente mentre fissa un punto fisso; un movimento verticale dell'occhio scoperto indica una skew deviation.
Questo test è fondamentale, specialmente in un contesto di vertigine acuta, per differenziare una causa periferica da una causa centrale.
Sebbene il test abbia una bassa sensibilità, possiede un'alta specificità.
Inoltre per differenziarla da una paralisi muscolare periferica (muscolo obliquo superiore) è utile eseguire anche il 3-step Parks-Bielschowsky test.
Il trattamento della skew deviation è primariamente rivolto alla gestione della patologia neurologica sottostante.
Per i sintomi visivi, principalmente la diplopia, possono essere adottate diverse opzioni come principalmente l'uso dei prismi o della tossina botulinica; in casi più difficili diviene necessario un corretto trattamento chirurgico.
Parlane con i nostri specialisti in caso di diplopia verticale.

Patologie congenite dello sviluppo retinico : la Fovea Plana (FP)La fovea centralis è una regione retinica altamente spe...
04/12/2025

Patologie congenite dello sviluppo retinico : la Fovea Plana (FP)

La fovea centralis è una regione retinica altamente specializzata, ubicata al centro della macula, responsabile della visione ad alta risoluzione.
La sua citoarchitettura unica, che include l'assenza di strati retinici interni e vasi sanguigni al centro, massimizza l'efficienza ottica permettendo alla luce di raggiungere direttamente i fotorecettori conici densamente stipati.
Lo sviluppo foveale è un processo complesso e prolungato che inizia in utero e continua per diversi anni dopo la nascita; interruzioni in questo processo possono portare a un'ampia gamma di anomalie strutturali, raggruppate sotto il termine di "ipoplasia foveale".
La Fovea Plana rappresenta l'estremità più lieve di questo spettro, dove lo sviluppo si arresta in una fase precoce ma la specializzazione dei coni può comunque procedere.
La FP può manifestarsi come condizione isolata (idiopathic fovea plana) o essere associata ad altre anomalie oculari o sistemiche, tra cui ipoplasia del nervo ottico, albinismo, acromatopsia, aniridia e miopia elevata.
In questi casi, la coesistenza di più anomalie può influenzare negativamente l'acuità visiva.
La FP di grado lieve, è una variante anatomica caratterizzata dall'assenza congenita del normale avvallamento (pit) foveale, rilevata mediante tomografia a coerenza ottica (OCT).
A differenza delle forme più gravi di ipoplasia foveale, che sono spesso associate a una significativa riduzione dell'acuità visiva e a patologie sistemiche (es. albinismo, aniridia, acromatopsia), la FP isolata può presentarsi in occhi clinicamente normali con acuità visiva preservata.
Il termine "fovea plana" è utilizzato per descrivere l'assenza anatomica della fossa foveale, distinguendola dall'ipoplasia foveale che implica una disfunzione o un ritardo nello sviluppo strutturale e funzionale; la sua incidenza stimata nella popolazione pediatrica normale varia tra l'1,7% e il 3%.
La diagnosi accurata richiede tecniche di imaging multimodale avanzate, tra le quali OCT, retinografia ad autofluorescenza, campimetria ed esami di elettrofisiologia oculare (ERG, Mf-ERG e PEV).
In considerazione della sua incidenza stimata nella popolazione pediatrica, in caso di sospetto ipovisus senza apparenti cause o ambliopia, è importante sottoporre i piccoli pazienti ad accertamenti di secondo livello per escludere la presenza di FP.
Parlane con i nostri specialisti.

Retinite Pigmentosa e Coenzima Q10 :La Retinite Pigmentosa (RP) è un gruppo eterogeneo di distrofie retiniche ereditarie...
01/12/2025

Retinite Pigmentosa e Coenzima Q10 :

La Retinite Pigmentosa (RP) è un gruppo eterogeneo di distrofie retiniche ereditarie caratterizzate dalla progressiva degenerazione dei fotorecettori, inizialmente i bastoncelli e successivamente i coni, che porta a cecità notturna, restringimento del campo visivo e infine perdita della visione centrale.
Nonostante le diverse mutazioni genetiche alla base della RP, i meccanismi patologici a valle spesso convergono in comuni vie di danno cellulare, tra cui lo stress ossidativo e la disfunzione mitocondriale.
​Il Coenzima Q10 (CoQ10), o ubichinone, è una molecola liposolubile essenziale, naturalmente sintetizzata, che svolge due ruoli principali e correlati nelle cellule:
1) é un componente della catena di trasporto degli elettroni dove funge da trasportatore di elettroni tra il Complesso I (NADH deidrogenasi) o il Complesso II (succinato deidrogenasi) e il Complesso III (citocromo bc1 complex), processo fondamentale per la produzione di ATP (adenosina trifosfato), la principale fonte di energia cellulare;
2) il CoQ10, in particolare nella sua forma ridotta (ubichinolo), è un potente antiossidante che protegge i lipidi di membrana, le proteine e il DNA dal danno indotto dalle specie reattive dell'ossigeno (ROS).
​La retina è uno dei tessuti metabolicamente più attivi del corpo, con un alto tasso di consumo di ossigeno e, di conseguenza, particolarmente vulnerabile allo stress ossidativo, i fotorecettori, in particolare, sono densi di mitocondri e richiedono grandi quantità di energia per il ciclo visivo e la sopravvivenza.
L'apoptosi dei fotorecettori nella RP è fortemente associata all'accumulo di ROS; questo stress ossidativo può essere esacerbato dalla disfunzione mitocondriale stessa, che produce più radicali liberi, e da fattori ambientali come l'esposizione alla luce.
Il CoQ10 può agire come agente neuroprotettivo contrastando il danno ossidativo.
Diversi studi hanno dimostrato che la somministrazione di CoQ10, in particolare attraverso l'integrazione alimentare, è in grado di rallentare la degenerazione retinica in modelli animali di RP.
In questi modelli, il CoQ10 ha mostrato di poter aumentare la funzionalità mitocondriale, riducendo i livelli di specie reattive dell'ossigeno e prevenendo l'apoptosi delle cellule fotorecettrici e non.
Un'efficace protezione neuroretinica, inibendo lo stress ossidativo e la disfunzione bioenergetica, supporta il CoQ10 come potenziale candidato terapeutico; rappresenta un promettente agente neuroprotettivo nella RP, principalmente grazie alle sue proprietà di antiossidante liposolubile e al suo ruolo fondamentale nel metabolismo energetico mitocondriale.
Gli studi preclinici supportano l'efficacia del CoQ10 nel rallentare la degenerazione retinica, ma sono necessari ampi studi clinici controllati specificamente focalizzati sulla RP per confermare la sua efficacia nel contesto umano, determinare il dosaggio ottimale e la via di somministrazione più efficace.
​Attualmente, il CoQ10 è considerato una potenziale terapia di supporto o neuroprotettiva per la RP, ma non una cura definitiva per la condizione genetica.
Siamo stati tra i primi ad impiegarlo nella terapia integrativa di supporto nella RP in combinazione con altri antiossidanti e neuroprotettori.

Ambliopia e sviluppo visivo :L'ambliopia, o "occhio pigro", è un disturbo funzionale dello sviluppo del sistema visivo c...
25/11/2025

Ambliopia e sviluppo visivo :

L'ambliopia, o "occhio pigro", è un disturbo funzionale dello sviluppo del sistema visivo che comporta una ridotta acuità visiva in assenza di lesioni organiche rilevabili.
La ricerca scientifica ha ampiamente dimostrato che questa condizione è associata a deficit sia nel sistema parvocellulare (P) che nel sistema magnocellulare (M), con evidenze che suggeriscono un impatto significativo e differenziale su entrambe le vie visive a livello sottocorticale e corticale (D.Hubel e T.Wiesel, premi Nobel 1981).
Il sistema visivo umano si avvale principalmente di due vie parallele che originano dalle cellule gangliari della retina e sinaptano nel nucleo genicolato laterale (NGL) prima di proiettare alla corteccia visiva primaria (V1) e alle aree extrastriate.
Il sistema parvocellulare (cellule P) è specializzato nell'elaborazione di: 1) alta risoluzione spaziale (acuità visiva fine), 2) percezione dei colori, 3) contrasto a basse frequenze temporali.
Al contrario, il sistema magnocellulare è primariamente coinvolto nella percezione del movimento, della profondità e del contrasto a frequenze spaziali più basse e temporali più alte.
Nell'ambliopia, si osservano deficit funzionali che sono coerenti con un'alterazione del sistema parvocellulare.
I pazienti ambliopi mostrano una significativa riduzione della sensibilità al contrasto, in particolare alle alte frequenze spaziali.
Poiché l'alta risoluzione spaziale è una funzione chiave delle cellule P, questo deficit è una chiara indicazione del coinvolgimento del sistema parvocellulare.
Studi hanno riscontrato riduzioni nella sensibilità cromatica negli occhi ambliopi, un'altra funzione mediata primariamente dal sistema parvocellulare; i problemi visivi nell'ambliopia sono spesso più pronunciati per stimoli a bassa frequenza temporale, in linea con le caratteristiche di risposta fasica di tale sistema.
La ricerca tuttavia indica un coinvolgimento anche del sistema magnocellulare, ma le dinamiche possono variare a seconda del tipo e dell'età di insorgenza dell'ambliopia (ad esempio, strabica vs. anisometropica).
Alcuni studi suggeriscono che i deficit magnocellulari possano essere anche più gravi o rispondere diversamente al trattamento rispetto a quelli parvocellulari.
L'ambliopia è un disturbo dello sviluppo che si verifica durante il periodo critico della plasticità visiva infantile.
Se non trattata precocemente (entro i 7-8 anni), i deficit possono diventare permanenti.
I trattamenti, come l'occlusione dell'occhio dominante, l'impiego di neuroenhancers combinati a tecniche validate di biofeedback, migliore correzione ottica possibile ed eventuali esercizi pleottici, mirano a forzare l'uso dell'occhio ambliope per stimolare le vie neurali sottosviluppate.
La ricerca suggerisce che, anche negli adulti, una certa plasticità neurale può essere mantenuta, specialmente nel recupero delle funzioni legate alla via magnocellulare dopo la correzione ottica, mentre il recupero delle funzioni parvocellulari (come l'acuità fine) è più complesso e sensibile al periodo critico di sviluppo.

Maschere all'infrarosso (IR) e rischi per gli occhi :Le maschere a led a infrarossi sono dispositivi per trattamenti est...
20/11/2025

Maschere all'infrarosso (IR) e rischi per gli occhi :

Le maschere a led a infrarossi sono dispositivi per trattamenti estetici non invasivi che utilizzano la luce per stimolare i processi biologici della pelle, in un meccanismo chiamato fotobiomodulazione o terapia della luce di basso livello (LLLT).
​Il principio fondamentale è che le cellule della pelle, in particolare i mitocondri (le "centrali energetiche" della cellula), assorbono i fotoni di luce emessi dai led.
Questo assorbimento aumenta la produzione di ATP, essenziale per il metabolismo e la riparazione cellulare.
​La luce a infrarossi (tipicamente lunghezze d'onda intorno a 830 nm) è la componente più importante per i trattamenti in profondità.
​Nato in ambito professionale (medicina estetica e dermatologia), questo tipo di trattamento è ora ampiamente disponibile in dispositivi per uso domestico.
Le sessioni sono brevi (spesso 10-15 minuti) e richiedono costanza (più volte a settimana) per ottenere risultati duraturi.
​La radiazione infrarossa fa parte dello spettro elettromagnetico, con lunghezze d'onda comprese tra circa 780 nm e 1 μm.
Sebbene gran parte della radiazione IR non sia visibile, essa viene percepita come calore.
L'esposizione, in particolare a sorgenti industriali ad alta temperatura, pone rischi significativi per le strutture oculari.
​La radiazione IR viene convenzionalmente suddivisa in tre bande, in base alla lunghezza d'onda, che determina la loro capacità di penetrazione nei tessuti oculari:
​IR-A (Infrarosso Vicino): 780 nm - 1400 nm, presenta la maggiore profondità di penetrazione, raggiungendo il cristallino e la retina.
​IR-B (Infrarosso Medio): 1400 nm - 3000 nm, é assorbito prevalentemente dalla cornea e dal cristallino, con minore penetrazione retinica.
​IR-C (Infrarosso Lontano): 3000 nm - 1 μm, é assorbito quasi interamente dallo strato superficiale della cornea e non raggiunge le strutture interne.
​Il meccanismo predominante di danno oculare da IR è di natura fototermica.
L'assorbimento dell'energia IR da parte dei tessuti oculari provoca un aumento localizzato della temperatura.
Quando questo aumento supera i limiti fisiologici, si verifica la denaturazione delle proteine e il danno cellulare.
​Il rischio è amplificato dalla scarsa capacità del cristallino e della retina di dissipare il calore, rendendoli vulnerabili all'esposizione cronica o acuta.
​La valutazione del rischio deve considerare l'irradianza (potenza per unità di area) e la durata dell'esposizione, con distinzione tra rischio acuto e cronico.
​Le normative internazionali (ICNIRP, D.Lgs. 81/08 in Italia) definiscono i valori limite di esposizione per prevenire il danno oculare.
Per l'IR 770 nm - 3 μm, il limite è spesso fissato per proteggere dal danno termico del cristallino e della cornea.
Le maschere IR per uso estetico domestico generalmente hanno valori di IR-A compresi tra 680 e 1000 nm, con durata di trattamento di 5-10 minuti per sessione.
Pertanto, se correttamente utilizzate ed omologate, non arrecano particolari problemi alle strutture oculari.
Tuttavia ne sconsigliamo l'uso in soggetti con blefariti infettive acute, edema palpebrale, infezioni oculari in atto, sindrome da occhio secco, cheratocongiuntiviti allergiche e nel post-operatorio di qualsiasi intervento oculare recentemente eseguito, nonché in età pediatrica.

17/11/2025

104th Congress of the Italian Society of Ophthalmology, Rome 28-29 November: the SOI symposium on health certification and proper patient management. More details soon on: https://lnkd.in/d7tEnvyz

13/11/2025
La Cheratotomia Radiale (RK) di Svyatoslav Fyodorov :La Cheratotomia Radiale (RK) di Svyatoslav Fyodorov (Mosca, 1927-20...
10/11/2025

La Cheratotomia Radiale (RK) di Svyatoslav Fyodorov :

La Cheratotomia Radiale (RK) di Svyatoslav Fyodorov (Mosca, 1927-2000) è stata la prima procedura chirurgica per correggere la miopia e ha segnato una svolta nella chirurgia refrattiva moderna.
Sviluppata in Russia tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80, la tecnica consisteva nell'eseguire una serie di incisioni radiali rilassanti sulla cornea per appiattirla e ridurre così il potere di fuoco.
L'intervento prevedeva la creazione di incisioni radiali precise con un bisturi diamantato, partendo dalla periferia della cornea verso il centro, senza intaccare la zona ottica centrale; il numero, la lunghezza e la profondità dei tagli venivano stabiliti in base al grado di miopia (fino a -15D).
Fyodorov si ispirò a un caso clinico del 1974, quando notò che la vista di un ragazzo miope era migliorata dopo aver rimosso dei frammenti di vetro che avevano provocato incisioni radiali accidentali sulla sua cornea.
Un episodio analogo capitò ad Harold Ridley alla fine della guerra quando notò la mancanza di reazione infiammatoria intraoculare con le ferite da schegge pe*****te delle tettoie dei caccia poiché di materiale acrilico, proprio come gli attuali cristallini artificiali.
La RK si diffuse ampiamente negli anni '80 e nei primi anni '90, con centinaia di migliaia di interventi eseguiti in tutto il mondo ed in Italia, dove in molti si sottoposero, a volte anche in modo molto avventato, al nuovo intervento che sembrava risolvere il problema della correzione dei difetti refrattivi in modo permanente.
Ma al solito gli americani arrivarono prima alla corsa tecnologica della chirurgia refrattiva che aveva già avuto basi importanti dagli interventi di Josè Barraquer esportati negli anni 60 dall’Europa all’America latina (cheratomileusi): negli anni 90 vennero commercializzati i primi laser ad eccimeri per la chirurgia refrattiva (PRK e Lasik) che soppiantarono la RK di Fyodorov.
Anche in questo ambito ci furono al termine della guerra fredda USA – URSS non pochi scontri sia per motivi scientifici sia ideologici: la tecnologia a basso costo russa poteva insidiare lo sviluppo della ricerca ad elevato costo, e quindi anche di trattamento, delle multinazionali americane.
Tuttavia la ricerca statunitense si rivelò molto più affidabile e chirurgicamente valida, infatti le complicanze della cheratotomia radiale di Fyodorov erano molte: le incisioni indebolivano permanentemente la struttura corneale, portando a un progressivo shift ipermetropico (ipercorrezione) graduale e continuo, anche a distanza di anni, che richiedeva poi l'uso di occhiali o lenti a contatto.
La guarigione non uniforme delle incisioni spesso causava un astigmatismo irregolare, distorcente la visione e rendendo difficile una correzione ottimale anche con lenti a contatto poiché la superficie corneale non era più omogenea.
Le cicatrici radiali causavano dispersione della luce, con conseguente abbagliamento, visione ridotta e aloni intorno alle luci, specialmente di notte o in condizioni di scarsa illuminazione.
La lenta, dolorosa e incompleta guarigione delle incisioni aumentava il rischio di infezioni batteriche o infiammazioni corneali, anche anni dopo l'intervento; inoltre il rischio di ectasia post-operatoria nei pazienti con ipertono oculare era molto alto ed in altri casi le cornee erano seriamente danneggiate al punto di dover procedere al trapianto.
La tecnica di Fyodorov durò per breve tempo ma ebbe un impiego molto diffuso poiché di facile realizzazione e a basso costo tecnologico, tuttavia fu praticata indistintamente su molti giovani pazienti anche qui in Italia fino agli anni 90 dove ancora oggi abbiamo numerosi riscontri e soprattutto problemi perché i 20-30enni di allora sono i 60-70enni di adesso nei quali, dovendo sottoporsi ad intervento di cataratta, è molto più problematico il calcolo del potere diottrico del cristallino artificiale da impiantare ed il suo inserimento, oltre alla quasi totale impossibilità di impiantare IOL multifocali.
Resta di Svyatoslav Fyodorov, tragicamente scomparso in un incidente con il suo elicottero (ex pilota dell’Armata Rossa) nel 2000, di certo la straordinaria capacità organizzativa del suo istituto di Mosca poiché, attraverso un quartiere operatorio organizzato come una catena di montaggio grazie alle macchine messe a disposizione dalla Siemens tedesca, riusciva ad assistere circa 1200 pazienti al giorno tra visite ambulatoriali ed interventi chirurgici: un numero impressionante in rapporto alla popolazione russa.
Da pioniere, innovatore ed ex-ufficiale ebbe un grande carisma fino al punto di essere candidato alle presidenziali della neo-costituita Federazione Russa dopo la caduta dell’URSS.
Anche in questo caso, come per lo spazio, la corsa alla scienza e alla tecnologia vide come protagonisti le due superpotenze che miravano a contendersi primati e al tempo stesso stimolavano la ricerca.

Indirizzo

Via Principe Amedeo, 25
Bari
70121

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