Dott. Alessio Rocco Ranieri - Psicologia Agapica

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A volte mi capita di dover tornare a frequentare la scuola per lavoro. Quando succede, cerco di arrivare sempre in antic...
14/12/2025

A volte mi capita di dover tornare a frequentare la scuola per lavoro. Quando succede, cerco di arrivare sempre in anticipo: mi concede il lusso di fare il flâneur tra quei corridoi liminali. Mi piace perdermi a osservare cosa hanno da raccontarmi i muri degli istituti, come fossero capsule del tempo.

Oggi ero in commissione d’esame, ma prima di entrare nel ruolo di esaminatore ho camminato in un corridoio qualunque, guardando pareti qualunque, nel ruolo di esploratore. In questi panni è facile imbattersi in reperti di 20 o 30 anni fa.

Appesi alle pareti ho trovato alcuni manifesti. F***a all’anima: chi, come me, è cresciuto negli anni ’90 li riconoscerà subito. Quelle grafiche, quei tratti un po’ ingenui, quei messaggi orientati all’amore e all’uguaglianza. Questa era l’aesthetic scolastica dei millennials.

Trent’anni fa le scuole erano letteralmente tappezzate di parole come equità, sobrietà, rispetto. Scorgo una citazione di Don Milani che campeggia su un cartellone verde: “Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali fra disuguali”. C’è la critica al consumismo sfrenato, definito un “saccheggio”. C’è l’invito a non essere “eterni lattanti che strillano per il poppatoio” (chissà in quanti oggi avrebbero droppato un ❤️ a Erich Fromm).

Una strana commistione di nostalgia e disagio si sono impadronite di me.

Ho realizzato che oggi, in molte scuole, questi poster non ci sono più. Al loro posto trovo inni alla "performance", al "successo", alla "competizione", o quella che Galimberti definirebbe la "dittatura della Technè": la tecnica non più come mezzo, bensì come fine ultimo. L'efficienza a discapito dell'essenza. Ma la tecnica senza etica è solo potenza. E la potenza, senza cuore, è solo un' altra forma elegante di violenza.

Il punto è che il cervello impara anche “lateralmente”: per esposizione, per apprendimento implicito, per priming. Ciò che vedi ripetutamente diventa normale, possibile, pensabile. E a forza di essere pensabile, diventa agibile. Forse è anche per questo che, da bambino cresciuto negli anni ’90, bulli, prepotenza e disuguaglianza ho imparato a riconoscerli subito. Per noi Sid Phillips faceva il cattivo e andava sconfitto, punto.

E poi un’altra domanda mi ha scosso: cosa accadrebbe se questi manifesti venissero stampati e appesi oggi?
Diverrebbero quasi certamente un caso mediatico. Sarebbero immediatamente etichettati. Strumentalizzati. Attaccati. Concetti universali come “amore”, “uguaglianza” e “rispetto per il diverso” sono stati sequestrati dalla polarizzazione politica. Quello che trent’anni fa era educazione civica e umana, oggi diventa terreno di scontro ideologico. In pratica non puoi criticare le falle di un sistema senza passare per “polemico perdigiorno”, senza rischiare di sentirti dire da qualche prepotente raccomandato: “povero comunista”.

Perché stiamo permettendo tutto questo?

La psicologia ci aiuta a capire il fenomeno. Esiste un meccanismo primitivo che chi lucra su attenzione, paura e controllo (tecnocapitalisti sto guardando voi) conosce benissimo: il cosiddetto sequestro amigdaleo. Viviamo bombardati da messaggi di minaccia. Quando il cervello resta in stato di allerta (survival mode), l’amigdala prende il sopravvento sulla corteccia prefrontale: la sede del ragionamento, dell’empatia, della pianificazione a lungo termine. In altre parole: si riduce l’inibizione corticale e diventiamo più reattivi, più impulsivi, più governati da emozioni e istinti.

Il risultato?
Siamo meno capaci di processare la complessità. La sfumatura ci spaventa. Abbiamo bisogno di nemici, non di soluzioni. Se mi parli di “equità”, un’amigdala iper-stimolata dalla narrazione mediatica non sente “giustizia”: sente “minaccia al mio status”.
Se mi parli di “sobrietà”, non sente “sostenibilità”: sente “privazione della mia libertà di esprimermi”.

Poi ci chiediamo perché si diventa “più duri”, più cinici, più anestetizzati.
Perché la devianza scende di età.
Perché l’umiliazione diventa intrattenimento.
Perché il bisogno di appartenenza, se non trova valori, si attacca a un branco. E il branco, spesso, si nutre di dominio.

Bandura ci ha insegnato che impariamo osservando e imitando. Se togliamo dai muri (e dagli schermi) i modelli di cooperazione, sobrietà e rispetto, e li sostituiamo con modelli di prevaricazione, successo facile e narcisismo, cosa pensiamo di ottenere tra 30 anni?

Guardate queste foto. Guardate come un tempo avevamo il coraggio di dire ai ragazzi che il denaro non si mangia e che l'economia non deve uccidere. Oggi abbiamo paura di dirlo, per non offendere il "mercato" o per non sembrare faziosi.

Da quando avere buonsenso è diventata una posizione politica?

Io voglio potermi dire a favore dei deboli senza per questo essere definito buonista o comunista, e non perchè non voglia avere niente a che fare con questi termini, d'altronde preferirei mille volte essere definito "comunista" che "fascista", semplicemente perchè non voglio che sia leso il mio diritto all'espressione *apartitica* della decenza umana.

Quei cartelloni non erano moralismo.
Erano prevenzione.

Un promemoria quotidiano che ti diceva: “Ricordati che, prima di essere produttivo, sei umano. Ricordati che la vita vale più della performance. Ricordati che il mondo non è un all you can eat.”

E allora penso che la nostra mente somigli un po’ a quei corridoi.
Chissà tra trent’anni cosa raccoglieremo, se alle pareti che abbiamo nella testa lasceremo appesi soltanto i cartelloni con su scritto: risultati, competenze, ranking e non quelli con su scritto: amore, uguaglianza, rispetto.

In psicologia, uno dei principali indicatori del funzionamento cognitivo è l'esame di realtà: la capacità di percepire u...
04/10/2025

In psicologia, uno dei principali indicatori del funzionamento cognitivo è l'esame di realtà: la capacità di percepire una situazione in maniera più fedele possibile a come essa si presenta nella realtà.
Semplice: se indico un muro blu e tu mi dici che è rosso, il tuo esame di realtà vacilla. Se mi dici che non è un muro ma un alpaca, e che io sono Bad Bunny, è andato in frantumi.
Bisogna ammettere che, nell'era della post-verità, l'esame di realtà collettivo ha subito scosse sismiche tali da farne vacillare le fondamenta.
Tecnofeudatari che ci dicono che è innovazione, ma ci rubano memoria e attenzione. Monopolisti che ci dicono che è business, ma accumulano ricchezze oscene allargando un abisso tra loro e noi. Politici che ci dicono che è legge, ma che non hanno problemi a piegarla quando sono i loro interessi ad essere in gioco.
Opinioni per fatti. Menzogne per verità. Forma al posto della sostanza. I valori? Slogan vuoti in bocca a pifferai magici che hanno studiato bene Cicerone: per dominare le masse, prometti ciò che desiderano, agita ciò di cui hanno paura e lusinga l'immagine che hanno di sé.
Ecco spiegata, in breve, la fenomenologia di certe derive politiche: false risposte a problemi complessi, ricette semplicistiche per sfide epocali. Non mi addentro oltre: il rischio di semplificare ciò che è complesso sarebbe, esso stesso, un tradimento della realtà.
C’è però un punto cruciale. L’esame di realtà non è granitico: si erode, si incrina, si distorce. E una delle condizioni che più lo compromettono è vivere in survival mode, sotto lo stress cronico generato dalla paura. Quando il cervello percepisce un pericolo costante, sposta le risorse cognitive dalla corteccia prefrontale, sede del pensiero critico, ai circuiti primitivi della sopravvivenza. In parole povere: se vivi nella paura, non pensi più, reagisci. Non cerchi la verità, cerchi una via di fuga.
Ecco il meccanismo con cui il muro blu diventa rosso: perché una spiegazione, anche se falsa, placa l'ansia.
Quando sei sotto attacco, il tuo istinto non vuole la verità. Vuole sopravvivere. E per la mente non c'è nulla di più salvifico che avere una risposta pronta, una certezza a cui aggrapparsi per non sentirsi impotente. È così che si deforma la realtà: per non esserne sottomessi.
Un baratto: la tua realtà in cambio della tua pace.
Su larga scala, questo meccanismo spiega le storture sociali e politiche attuali: se convinci un popolo di essere in pericolo, ne logori l'esame di realtà. A quel punto, potrai fargli credere che un muro sia un alpaca, che un sicofante sia un martire, e che un genocidio sia "semplicemente una guerra".
Ecco perché, mai come oggi, abbiamo un disperato bisogno di dissenso. Di cittadini indignati e arrabbiati che, nel rispetto della legalità, si battano per la verità. Lo sdegno civile è un atto di salute mentale.
Chi scende in piazza, chi porta nel cuore la causa palestinese e qualsiasi altra lotta contro il sopruso e la violenza verso i più deboli, dimostra che, come specie, possiamo ancora permetterci di sperare in un futuro migliore.

Finché ci sarà qualcuno capace di riflettere oltre la demagogia, rifiutando la retorica che si nutre delle paure dell'inconscio collettivo, potremo continuare a credere in un mondo migliore.
Un mondo in cui la luce dell'amore prevalga, sempre e comunque, sul cieco furore che distrugge anime e reami: l'odio.

UN BACIO TRA DOUBLE STANDARD E R**E CULTUREMa prima di spiegarmi permettetemi di fare 3 premesse così da abbassare l'ind...
12/02/2023

UN BACIO TRA DOUBLE STANDARD E R**E CULTURE

Ma prima di spiegarmi permettetemi di fare 3 premesse così da abbassare l'indice di fraintendimento di questo post:

1. Sono sempre stato un simpatizzante delle minoranze più che delle maggioranze, complice anche il fatto che mi sia sempre sentito più rappresentato dalle prime che dalle seconde.

2. Non credo in una radicale differenziazione di generi, men che meno nei ruoli di genere, per me l'essere umano del futuro trascenderà le aspettative derivanti dalle caratteristiche biologiche all'insegna di un codice universalistico che regoli i comportamenti a prescindere dall'avere un pene o una va**na.

3. Preferirò sempre una ricca e sana verità, seppur sconcia o "indomabile", rispetto al perbenismo ipocrita di chi vuole mostrarsi lindo e pinto ma solo in apparenza.

Come mai allora sono inorridito di fronte alla scena di un bacio tra due uomini?
Perchè quello a cui abbiamo assistito non è un bacio, bensì un'assurda dimostrazione di machismo privilegiato.

Non è forse inconcepibile che il chiaro esponente di un'agenda che, sacrosantamente, condanna qualsivoglia atteggiamento predatorio nei confronti del più debole (soggetto solitamente rappresentato dalla donna), si permetta di baciare spudoratamente e repentinamente un'altra persona?

Un gesto del genere non fa altro che rivelare l'ipocrisia del nostro tempo, un tempo sospeso tra vacui estetismi retorici e confusione mediatica.
Lo stesso identico gesto infatti, rivolto ad una donna, avrebbe scatenato, sempre sacrosantamente, l'ira funesta di chi pretende il rispetto per il prossimo; come mai allora, proprio chi è abituato a chiamare questo genere di gesti con il loro nome, e cioè condotte predatorie, sembra stia gridando al miracolo progressista?

Per quanto mi riguarda, ciò a cui abbiamo assistito, è l'ennesima rappresentazione della virilità tossica in tutta la sua aggressiva esplosività: un uomo bianco, in una netta posizione di potere, che decide arbitrariamente di infiltrarsi nell'intimità di un'altra persona, armato della veemenza e della spavalderia che solo chi sa di non poter essere condannato riesce a porre in essere.

La r**e culture è r**e culture, anche se a Sanremo, anche se tra uomini, e questo non può essere mascherato, nè con tutto il rossetto, nè con tutti gli smalti del mondo.

Lui è lì, sospeso, tra centinaia di desideri scritti a mano, resi decorazione dei maestosi alberi ornamentali a Roma Ter...
24/12/2022

Lui è lì, sospeso, tra centinaia di desideri scritti a mano, resi decorazione dei maestosi alberi ornamentali a Roma Termini.
È lì, a ricordarci tra i vari "voglio un'auto sportiva", "voglio un aumento" o "voglio scoparmi mia cognata", che anche i desideri non sono tutti uguali.

È lì, colpisce.

Colpisce per la sgraziata calligrafia tipica di un bambino, a cui penso, nella mia ingenua tirata d'orecchie all'universo, che certi problemi dovrebbero essere negati.
Quel bambino che è dentro di noi, che quando ha paura non riesce a esprimersi con eleganza, che si vergogna della sua stessa goffa e sincera scrittura.

Colpisce perchè ci ricorda quanto sia improrogabile l'allenamento all'attenzione e alla riconoscenza verso quei miracoli confinati al di sotto della soglia della nostra coscienza.

Gli stessi miracoli che un giorno dovremo restituire allo schema sfuggente di cui siamo parte integrante, nell'atto della metamorfosi energetica che ci aspetta e da cui prendiamo origine.

Mio caro simile, il mio desiderio per questo natale è che il tuo desiderio possa esserti concesso, insieme ai desideri di coloro che hanno capito cosa valga davvero la pena proteggere in questa nostra strana esistenza.

Mio caro simile, grazie per avermi ricordato che il momento migliore per vivere e abbracciare è ora.

Buon Natale.

Sig. Cherubini,ha mai sentito parlare di quel fenomeno psicologico chiamato “dissonanza cognitiva”?In termini semplici, ...
07/08/2022

Sig. Cherubini,
ha mai sentito parlare di quel fenomeno psicologico chiamato “dissonanza cognitiva”?

In termini semplici, la dissonanza cognitiva, è il disagio che si prova nel momento in cui vi è discrepanza, o vera e propria conflittualità, tra i pensieri e/o le azioni compiute/percepite da un individuo.

Mi lasci spiegare come mai la conoscenza di questo fenomeno le sia di pregnante importanza per comprendere quello che sta succedendo alla sua immagine pubblica in questo periodo; se non altro per evitare che si affossi ancora di più di come già non stia facendo con le sue stesse mani.
Per far ciò però dovrà svestirsi dai suoi elaborati ed esotici panni, per calarsi in quelli di un più umile e neutrale soggetto, descritto come segue:

1. Immagini una persona, un suo fan medio, qualcuno che la segue da tempo, a cuor leggero o con una certa intensità.
2. Immagini questa persona credere alle bellissime parole e ai bellissimi concetti da lei promulgati
3. Immagini cosa voglia dire crearsi una sorta di “modello mentale” di chi è “Lorenzo Cherubini”, che sia coerente a tali parole e concetti.
4. Immagini di prendere per buoni principi come: “madre natura va rispettata” o “l'essenza è più importante della superficialità” o ancora “prima la biosfera, esseri umani, animali e piante compresi, e solo dopo il guadagno”, tanto da arrivare a modificare la propria personalità o visione del mondo, in relazione ad essi.

Ora immagini tale persona vederle svolgere un evento:
-Indiscutibilmente votato ad un lauto guadagno, che non tiene conto quindi dei meno fortunati
-Irrispettoso ed estremamente impattante nei confronti della biosfera che lo ospita (di cui, voglio ricordarle, non fanno parte solo gli esseri viventi accarezzabili, ma anche insetti e piante)

Insomma un evento spudoratamente classista, inquinante, aggressivo, ipocrita e capitalista.

Non è difficile immaginare il soggetto succitato porsi quindi la seguente domanda:
“Cosa ca**o sta succedendo qui?”

Ed ecco che il castello di carte inizia a crollare:
Chi credeva in lei è deluso.

Tra chi partecipa ai suoi party c'è chi butta bicchieri di plastica nel mare, o molesta qualcuno di indifeso, o deruba qualche altro povero partecipante.

Lei si ritrova al centro di una sh*tstorm in cui l'unica cosa che riesce a fare, come un vero narcisista patologico da manuale (a dir poco fenotipico negli istrioni da palcoscenico), è insultare beceramente chi le sbatte in faccia una realtà evidentemente troppo scomoda da digerire... ah quasi dimenticavo!
Scomodando il nazismo.

Ma vede Lorenzo, probabilmente ha sbagliato i calcoli, perchè non sono più gli anni 90.

Nel 2022 se si vuole speculare sulla propria persona oltre che sul proprio personaggio, meglio essergli quanto più fedele possibile, perchè le telecamere, a differenza di quegli anni, non si spengono mai, e saranno sempre più puntate su noi tutti.

Il consiglio quindi, caro Lorenzo, è di ricordarsi che lei è una persona e non un profeta, anche se dall'alto di quel palco, con migliaia di persone ad acclamarla, è difficile da ricordare.

E in quanto persona non può sfuggire dal giudizio degli altri, più o meno imparziale che sia.

Quando le verrà però di dare nel nazista a chi non la pensa come lei, si ricordi che tra quelle persone c'è chi probabilmente l'ha sempre seguita, permettendole di diventare l'icona (a mio parere immeritata, come molte altre icone) che è oggi.

Sig. Cherubini,
le menzogne non sono altro che un debito contratto nei confronti della realtà,
e in alcuni casi, rarissimi e bellissimi casi,
arriva il momento di pagare quel debito.

Dott. Alessio R. Ranieri
Pic: screen di "Death Stranding", concepito e creato da Hideo Kojima, sviluppato da "Kojima Productions".

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12/02/2022

L'artista Tum Ulit è riuscito ad sprimere benissimo, grazie a questo ciclo di illustrazioni sul potere delle parole, le conseguenze che queste hanno ma che spesso ignoriamo...

15/12/2021

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Prima di cercare ciò che ti manca negli altri, prova a vedere dentro di te.
12/11/2021

Prima di cercare ciò che ti manca negli altri, prova a vedere dentro di te.

⏰Sveglia!É ora di far valere il tuo tempo!
11/11/2021

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É ora di far valere il tuo tempo!

Chi sono le persone per cui provo più compassione?Quelle che non hanno capito che, nascosto in ogni baratro, c'è il pote...
06/11/2021

Chi sono le persone per cui provo più compassione?
Quelle che non hanno capito che, nascosto in ogni baratro, c'è il potenziale di una vita migliore.
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