01/12/2025
In questi giorni sto ascoltando la mia fatica e e mi sta capitando di ascoltarla anche dalle persone che incontro nei gruppi di formazione e nel mio spazio di counseling.
Ieri in particolare dopo la chiusura di un gruppo di operatori di RSA, durante il tragitto verso casa , mi sono ritrovata a pensare che ci sono pesi e fatiche che tutti sentiamo, ma non sono sempre le stesse, ognuno le vive e le esprime in modo diverso.
Mi è tornata in mente la frase di Epitteto, letta tempo fa, che ci ricorda che non sono le cose in sé a turbarci, ma ciò che ci raccontiamo.
🏋️♂️ Il suo pensiero ci invita a saper distinguere due pesi:
🚩Quello reale, il sonno che manca, le responsabilità, i turni, gli incontri che si accavallano.
🚩E quello mentale, le frasi che ci feriscono, ci pesano più della stanchezza stessa:
“Non dovrei essere così stanca”, “Non ce la faccio”, “È troppo”.
Accogliere ciò che sentiamo è il primo passo e non significa negare la fatica.
Significa darle un posto, e smettere di aggiungere giudizio.
💛 Un esercizio semplice che porto nei miei corsi è questo:
Scrivi due colonne:
• il fatto: “Ho dormito poco.”
• il racconto: “Non sono abbastanza forte.”
A volte il peso più grande è tutto nella seconda colonna, nella tua mente.
Riconoscerlo non toglie la stanchezza ma ti restituisce un po’ di spazio per respirare e per dirti: “Sì, sono stanca. E posso averne cura.”
Se queste mie parole ti risuonano scrivilo nei commenti.