03/10/2025
Terapia nutrizionale del dolore associato all'endometriosi🍏
- Grassi polinsaturi omega-3:
Da una revisione del 2024 emerge che l’integrazione giornaliera per un periodo di 2-3 mesi di 300-1800 mg di acidi grassi polinsaturi omega-3 a catena lunga EPA e DHA, sotto forma di olio di pesce, riduce il dolore e l’uso di analgesici nelle donne con dismenorrea (Snipe et al. 2024).
Anche l’assunzione maggiore di pesce è stata associata a una diminuzione del dolore mestruale (Yokoyama et al. 2022; Balbi et al. 2000).
Non si parla esplicitamente di dismenorrea da endometriosi ma di dismenorrea in generale. Tuttavia, è possibile ipotizzare che un certo numero di pazienti con dismenorrea abbia in realtà una endometriosi non diagnosticata (Hansen and Knudsen 2013).
La supplementazione con omega 3 sembra produrre in alcuni casi solo effetti collaterali di lieve entità, soprattutto a livello gastrointestinale.
Dato che non si conoscono gli effetti a lungo termine della supplementazione e dato che negli integratori possono formarsi durante lo stoccaggio prodotti tossici derivanti dalla degradazione ossidativa degli omega 3, gli autori concludono che sarebbe, quindi, prudente consigliare di assumere gli acidi grassi polinsaturi omega 3 attraverso l’alimentazione, riservando l’integrazione alle donne che non riescono a raggiungere un apporto sufficiente con la sola dieta (Snipe et al. 2024).
- Palmitoiletanolamina (PEA)
Una metanalisi del 2017 ha valutato l’effetto sul dolore in donne con endometriosi dell’integrazione con PEA micronizzata e trans-polidatina (400 mg/40 mg) due volte al giorno per tre mesi: è stata individuata una diminuzione clinicamente significativa del dolore pelvico cronico e della dismenorrea (Indraccolo and Mignini 2017).
La PEA è un’amide di un acido grasso, derivata dall’etanolamide e dall’acido palmitico. È una molecola di segnale endogena, sintetizzata in caso di infiammazione e danno tissutale. La PEA è in grado di inibire l'attivazione dei mastociti e delle cellule microgliali. Agisce, quindi, sia perifericamente, inibendo lo scambio di segnali tra mastociti e fibre nervose nocicettive, sia a livello del sistema nervoso centrale, riducendo l'ipersensibilizzazione al dolore centrale associata all'attivazione della microglia. Sebbene la PEA sia presente in diverse fonti alimentari, come il tuorlo d’uovo e le arachidi, i suoi livelli negli alimenti sono troppo bassi ed è necessario prendere in considerazione un’integrazione esogena. La m-PEA è costituita da particelle di grandezza compresa tra i 2 e i 10 μm ed è, quindi, caratterizzata da un elevato rapporto superficie-volume che consente un miglior assorbimento intestinale, una migliore distribuzione e una maggiore efficacia biologica rispetto alla PEA nativa.
- Probiotici
I probiotici somministrati per via orale hanno mostrato risultati promettenti nel migliorare la sintomatologia dolorosa in donne con endometriosi e nel ridurre le lesioni endometriosiche in modelli murini (Xholli et al. 2023).
Secondo la FAO, si definiscono probiotici “microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio alla salute dell’ospite”. Essi sono presenti naturalmente in alimenti fermentati come lo yogurt, il kefir e il tempeh; possono essere anche addizionati ad alimenti, come ad esempio il latte fermentato con ceppi batterici probiotici, oppure possono essere somministrati come integratori. I probiotici, arrivando vivi a livello gastrointestinale, possono regolare il microbiota intestinale. Secondo la revisione del 2013, i I probiotici possono aiutare a modulare il microbiota intestinale, rafforzare la barriera intestinale e ridurre l'infiammazione. Sarebbero necessari ulteriori studi clinici ben disegnati che valutino l'efficacia di specifici ceppi probiotici, dosaggio e durata del trattamento.
- Dieta a basso contenuto di FODMAP
La dieta a basso contenuto di FODMAP, utilizzata come terapia per i pazienti con sindrome dell'intestino irritabile, si è rivelata efficace nelle donne con IBS ed endometriosi e lo è stato in misura maggiore rispetto alle donne con IBS senza diagnosi di endometriosi (Moore et al. 2017).
-Dieta senza glutine
Data la mancanza di evidenza e i possibili effetti negativi, una dieta senza glutine per alleviare i sintomi dell’endometriosi dovrebbe essere scoraggiata, a meno che non vi sia un'ulteriore diagnosi di sensibilità al glutine non celiaca o di celiachia (van Haaps et al. 2024).
- Dieta mediterranea
Uno studio ha rilevato una diminuzione significativa dopo 5 mesi di dieta mediterranea del dolore generale, della dismenorrea, della dispareunia e della dischezia (Ott et al. 2012).
In un altro studio, dopo 3 mesi di dieta, le pazienti hanno mostrato una riduzione significativa del dolore in termini di dispareunia, disuria e dischezia (Cirillo et al. 2023) .
La dieta mediterranea, infatti, ha proprietà anti-infiammatorie. Gli acidi grassi omega-3, presenti nei pesci grassi, nella frutta secca e nei semi, hanno proprietà antinfiammatorie, in quanto riducono la produzione di prostaglandine pro-infiammatorie. Gli antiossidanti presenti nella frutta fresca, nella verdura e nella frutta secca, come la vitamina C, la vitamina E, il beta-carotene, il resveratrolo, il selenio e lo zinco possono neutralizzare i radicali liberi e ridurre lo stress ossidativo che contribuisce all'infiammazione. Anche l’olio di oliva ha proprietà anti-infiammatorie: l'oleocantale in esso contenuto è associato all'inibizione della ciclossigenasi attraverso un meccanismo simile all'ibuprofene. L’alto contenuto di fibre, presente nella dieta mediterranea grazie all’elevato consumo di frutta, verdura e cereali integrali, porta ad accorciare il tempo di transito intestinale e a controllare, di conseguenza, l'escrezione fecale dell'eccesso di estrogeni. Livelli elevati di estrogeni sierici favoriscono la produzione di prostaglandine, contribuendo all'infiammazione e alla proliferazione dell’endometriosi.
- Dieta chetogenica
Studi preclinici hanno dimostrato effetti positivi della dieta chetogenica sui marcatori dello stress ossidativo e sull'infiammazione, rilevanti per l'endometriosi. Tuttavia, non vi è attualmente sufficiente evidenza scientifica a supporto dell'uso di questo protocollo dietetico per l'endometriosi (Mazza et al. 2023).