Daniela Faccenda - Oltre il disagio.Percorsi di consapevolezza e guarigione

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Daniela Faccenda - Oltre il disagio.Percorsi di consapevolezza e guarigione Svolgo l'attività di psicologa e psicoterapeuta da trent'anni con sedute individuali e di gruppo

31/08/2025

L’esperimento che cambiò tutto

Negli anni ‘50, Harry Harlow mise dei cuccioli di scimmia in una gabbia con due “madri” meccaniche. Una era di fil di ferro e dispensava latte. L’altra era rivestita di morbida pelliccia ma non aveva cibo.

La psicologia dell’epoca prevedeva che i piccoli si sarebbero attaccati alla madre che dava nutrimento. Invece no. I cuccioli correvano dalla madre metallica solo il tempo necessario per nutrirsi, poi tornavano ad aggrapparsi disperatamente alla madre di pelliccia. Per ore. Giorni. Settimane.

Sapevano già, istintivamente, che il cibo è necessario ma non basta.

Settant’anni dopo, mentre scrolliamo compulsivamente i nostri feed alle 2 di notte, abbiamo dimenticato questa lezione fondamentale. Cerchiamo nutrimento nei posti sbagliati. E l’algoritmo lo sa.
Il post completo qui https://nicolettacinotti.substack.com/p/perche-confondiamo-lo-scrolling-con

22/07/2025

Mi capita molto spesso di chiedere se le sensazioni fisiche, le sensazioni emotive e i pensieri sono connessi o sconnessi tra loro. Quando lo chiedo, le persone mi guardano sorprese, come se stessi chiedendo qualcosa di strano o troppo nuovo per essere stato esplorato prima.

Se siamo presenti, se siamo qui e ora, quello che proviamo nel corpo, suscita una sensazione emotiva e questo può produrre - anche se non sempre, perché non sempre abbiamo bisogno di pensare - un pensiero. Un pensiero che viene chiamato funzionale perché è connesso con le sensazioni fisiche ed emotive. Un pensiero che nasce da una mente vuota e accogliente.

Se c'è una disconnessione, ad uno di questi livelli, vuol dire che non siamo davvero presenti e prenderne atto, portando l'attenzione alle sensazioni, è il primo passo.

Se abitualmente disconnettiamo le sensazioni emotive sarà molto facile che le emozioni prendano la via del corpo, ossia che diventino sensazioni fisiche - a volte paure ipocondriache - o che confluiscano nei pensieri magari diventando ruminazioni.

Questo accade perché crediamo che corpo, emozioni e pensieri siano separabili. Non solo: alla fine crediamo che ciò che pensiamo sia uno spaccato della realtà. Non è così, soprattutto se i pensieri sono disconnessi dal momento presente e dalle sensazioni fisiche ed emotive.

Non siamo i nostri pensieri e i pensieri non sono la realtà. Sono in-separabili dalle sensazioni fisiche ed emotive e quando tutto è insieme proviamo quel grande conforto che è la calama. Il luogo da cui partire per andare in profondità. Questo è ciò che ci rende umani e non macchine.

Quando una persona scinde le sensazioni dai pensieri o dalle proprie azioni assume infatti proprio una modalità meccanica di vita: magari efficiente ma senza un vero piacere di vivere.

Il post completo qui https://www.nicolettacinotti.net/i-tre-in-separabili/
Il programma di Mindful self-compassion: link in bio

26/04/2025

Sono sicura che se Papa Francesco fosse stato un semplice cittadino avrebbe voluto scritto sul suo necrologio "non fiori ma opere di bene". Perché era una persona generosa. Così generosa che un giorno prima di morire ha voluto salutarci. Sarebbe, a buon diritto, potuto rimanere nel suo letto ma ha sentito il bisogno di fare un ultimo gesto di generosità che portava l'augurio di pace.

Nella tradizione buddista la generosità è l'inizio della pratica. Non inizia dalla meditazione, come facciamo noi occidentali, ma coltiva prima il terreno dove la meditazione possa svilupparsi e quel terreno è il terreno della generosità.

"La coltivazione della generosità è l'inizio del risveglio spirituale." Papa Francesco ha incarnato questa verità. La sua scelta di vivere semplicemente, rifiutando i lussi tradizionali del Vaticano, non era solo un gesto simbolico ma un profondo atto di lasciar andare. La sua generosità nasceva da una qualità interiore di lasciar andare che ha aperto il suo cuore e gli ha dato una profonda libertà e molti modi amorevoli per esprimere quella libertà.

La pratica della generosità riguarda la creazione di spazio.Uno spazio che viene lasciato libero grazie all'aver lasciato andare. Francesco ha dimostrato che se coltiviamo un cuore generoso, allora sempre più possiamo permettere incondizionatamente alle cose di essere come sono. E cosa c'è di più generoso della pace? Quella condizione in cui sappiamo andare oltre i torti, oltre il giusto e sbagliato, e lasciamo andare la nostra pretesa di avere ragione e di avere diritto perché ci preme l'altro più della nostra ragione.

La generosità invita tutti noi a riflettere su una domanda fondamentale: "Di cosa ho davvero bisogno in questo momento per essere felice?" La risposta, come ci ha mostrato con la sua vita, è che "solo qualcosa di vasto e profondo come la verità ci renderà davvero felici." Nessuno di noi può fare queste cose perfettamente; è una pratica quotidiana e come tutte le pratiche quotidiane è piena di inciampi. Francesco lo sapeva. E la sua vita è stata una pratica continua di dare, di lasciar andare, di creare spazio per l'amore e la compassione. Può esserlo anche la nostra.

Chi sa che abbastanza è abbastanza avrà sempre abbastanza. Tao Te Ching

© Nicoletta Cinotti 2025 Il programma di mindful self-compassion. Link in bio

Vorresti mettere un fiore per Papa Francesco? Fai un atto di generosità, che sia una donazione o qualcosa che regali, facendolo coltivi il terreno in cui fiorisce la pratica

02/03/2025

E, là dove si è, esserci al cento per cento.
Il mio "fare" consisterà nell'"essere".

_Etty Hillesum
[John William Waterhouse - L'anima della rosa]

Buon 2025
31/12/2024

Buon 2025

CHE IN QUESTI GIORNI SIA IL CUORE A GUIDARCI, E IL DESIDERIO DI AMORE, DI CONDIVISIONE E DI PACE.
BUON NATALE!❤🌲

25/11/2024

Quante volte in una relazione d'amore abbiamo detto, o pensato, stringimi forte. Stringimi forte, tanto forte che non possa più andarmene. Tanto forte che le mie ali diventino un'ombra.Tanto forte da diventare una cosa sola.

In ciascuno di noi c'è l'idea che l'amore sia quello stato di fusione che abbiamo sperimentato nell'infanzia, quando tra le braccia dei nostri genitori abbiamo provato cosa vuol dire sentirsi protetti, sicuri, certi di una appartenenza all'altro. Non è così che si ama una volta diventati adulti. Una volta diventati adulti abbiamo esigenze personali che entrano in collisione e desideri e bisogni che ci fanno avvicinare. La fusione dell'infanzia deve lasciar aperta la porta all'autonomia, all'indipendenza e al piacere di ritrovarsi. Se continuiamo a cercare quella fusione, se ci crediamo, stringimi forte può diventare un abbraccio fatale. Un abbraccio dal quale non riusciamo più a liberarci anche quando la relazione è finita. Anzi la relazione può finire solo quando la morte ci separa.

Il punto è che le storie d'amore non sono per sempre. Sono storie che nascono sulla base di un sentimento, l'amore, e quel sentimento si basa su un'emozione che può finire. Il problema è che nella nostra cultura siamo ambivalenti rispetto alla fine e per questa ragione chi compie violenza su una donna non incontra il dissenso sociale ma l'ambivalenza. È questa la cultura patriarcale di cui sentiamo tanto parlare: la convinzione che chi lascia sbaglia e merita una punizione, è nascosta dentro di noi e si esprime in forme implicite ed esplicite che vanno dal linguaggio con cui raccontiamo gli episodi, alla nostra reazione emotiva. È per questo che dovremmo fare, a scuola e a casa, un'educazione affettiva che includa la consapevolezza della perdita, del fallimento, della vulnerabilità e della tristezza. Perché la cultura patriarcale sta nascosta nell'idea vincente, inscalfibile al dolore, non aperta alla perdita e alla vulnerabilità. Il patriarcato non ama la tristezza e la frustrazione eppure sono parte della vita
https://www.nicolettacinotti.net/stringimi-forte/

Le basi remote del mio lavoro. Ancora così vive🙏👩‍🎓
20/11/2024

Le basi remote del mio lavoro. Ancora così vive🙏👩‍🎓

10/11/2024

Il segreto non è trasformare ma custodire.
Custodire un bacio, un buon ricordo, una poesia, un matrimonio, una relazione, un dialogo, un sentimento, un’emozione, un gusto, la timidezza, la paura, l’amore, la pizza, le castagne calde, la neve, una passeggiata, un ballo, una festa.
Ciò che sai custodire non morirà mai,
lo sottrai alla tirannia del tempo, lo metti al riparo dalle intemperie del mondo, dalle ingiustizie, dalle offese, dalle umiliazioni.
La maggior parte della gente sa distruggere, ma il custodire è un’arte, la più raffinata: la si impara solo con il cuore.

Fra Filippo Rubini

Indirizzo

Via Luigi Silvagni
Bologna
40137

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 17:00

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