05/11/2025
⏱️Negli ultimi anni il digiuno intermittente è diventato uno degli argomenti più discussi in ambito nutrizionale. Spesso presentato come una strategia capace di favorire il dimagrimento o “rigenerare” il metabolismo, è in realtà un fenomeno complesso che coinvolge numerosi meccanismi fisiologici. Quando si interrompe l’assunzione di cibo, l’organismo non va in pausa: attiva una serie di adattamenti metabolici coordinati per fornire energia a cervello, muscoli e organi vitali.
🔺Nelle prime ore, l’energia proviene principalmente dal glicogeno epatico e muscolare, una riserva di glucosio immediatamente disponibile.
🔻Dopo circa 12–16 ore, con l’esaurirsi di queste scorte, il corpo passa progressivamente a utilizzare i grassi come principale substrato energetico, producendo anche piccole quantità di corpi chetonici.
🔺Solo quando il digiuno si prolunga oltre le 24–36 ore, l’organismo inizia a ricavare glucosio dalle proteine muscolari, un meccanismo di compensazione che tende a limitare il più possibile per preservare la massa magra.
🚨Nel breve periodo, quindi, il corpo gestisce in modo efficiente la mancanza di nutrienti. Tuttavia, digiuni frequenti o prolungati possono determinare effetti indesiderati: calo della glicemia, riduzione della forza e della resistenza, perdita di massa muscolare e potenziali carenze micronutrizionali.
☝🏼È importante sottolineare che la risposta al digiuno è altamente individuale e dipende da molteplici fattori: stato nutrizionale, composizione corporea, attività fisica, sesso e condizioni cliniche. Per questo motivo, ciò che può essere utile in contesti controllati o terapeutici non è necessariamente indicato per la popolazione generale.
Nel complesso, per la maggior parte
delle persone, un’alimentazione regolare, equilibrata e varia rappresenta ancora la strategia più efficace e sostenibile per mantenere la salute metabolica e prevenire gli eccessi calorici, senza esporre l’organismo a stress metabolici non necessari.