Studio di Riequilibrio Posturale

Studio di Riequilibrio Posturale Una ricerca attenta delle cause del passato per eliminare gli effetti e i dolori del presente

Il Riequilibrio Posturale ad Approccio Globale indaga e scopre le origini dei dolori e problemi del paziente. Una volta individuata la CAUSA, il trattamento riequilibra le tensioni muscolari responsabili di numerose patologie, sblocca il diaframma da tutte le tensioni accumulate e restituisce al corpo la libertà di muoversi senza dolore. Attraverso un'accurata anamnesi della storia del paziente, i test e l'esame posturale si crea una strategia personalizzata per curare con successo tutti i tipi di dolori muscolo-articolari ed i processi artrosici. Ciò accade perchè laddove diminuiscono le tensioni muscolari, si instaura una situazione di armonia, di maggior benessere, di voglia di muoversi e di affrontare meglio la vita.

14/11/2025
✅ Una buona   è indice di una buona funzione, una buona funzione è segnale di un buon  , un buon equilibrio ci permette ...
14/11/2025

✅ Una buona è indice di una buona funzione, una buona funzione è segnale di un buon , un buon equilibrio ci permette di vivere serenamente in assenza di .

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(Fabrizio Fresta)

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📌 Via Murri 201, Bologna

Un desiderio ha forza se è privo di attaccamento e se è formulato per sé, poiché il desiderare è un atto di responsabili...
13/11/2025

Un desiderio ha forza se è privo di attaccamento e se è formulato per sé, poiché il desiderare è un atto di responsabilità.

Gabriele Policardo

ERA MOLTO PIÙ DI UNA PICCOLA CICATRICE Una paziente che seguo da tempo, un bravo medico, lamenta un fortissimo dolore fr...
12/11/2025

ERA MOLTO PIÙ DI UNA PICCOLA CICATRICE

Una paziente che seguo da tempo, un bravo medico, lamenta un fortissimo dolore fra il secondo e il terzo dito del piede destro, sotto la pianta, a livello delle teste metatarsali. Il dolore è al limite della sopportazione soprattutto nelle due settimane. Ha ipotizzato di tutto ed ha sperimentato di tutto: anti infiammatori, solette, scarpe diverse, fino al cortisone…, ma il dolore non se ne va.
“Neuroma di Morton”, pensa la paziente, catastroficamente.
Già al limite della sconfitta, immagina già l’intervento chirurgico; ma io sento che quell’auto-diagnosi non mi convince.
La prima terapia si indirizza in area di vicino al dolore: tratto il piede in punti in cui so che non riattivo il suo dolore. Nessun risultato..., ma me lo aspettavo. Avevo assecondato più la paziente che non le mie conoscenze e quanto mi diceva l'istinto. Per non rattristarmi, mi dico che ogni esperienza va vista come una lezione di vita.
Con tutta evidenza il problema non è lì dove si manifesta il dolore.
Nella seconda seduta, sospettando si tratti di un dolore riflesso, eseguo alcuni test; tratto un punto fra le vertebra L5, S1 e l’iliaca destra. È uno spazio molto piccolo, profondo, difficile da raggiungere se non con un apposito appuntito fibrolisore, costruito appositamente per questi trattamenti.
Entro in quel punto lentamente, in modo cauto e delicato, ciononostante la paziente lancia un urlo: una scarica elettrica parte dalla zona che sto trattando e arriva esattamente fino alle due dita coinvolte dal dolore, sotto le teste metatarsali. Dentro di me esulto come un bambino che gioca a biglie e sta per vincere. Mantengo il fibrolisore in quel punto magico... e attendo nuove informazioni dal corpo. Dopo circa 30 secondi la stessa scarica elettrica va in senso opposto; da L5 sale lungo il tronco, per arrivare a una cicatrice situata nella spalla destra. Questo non me lo aspettavo, ma capisco di aver trovato la chiave di accesso a questo sistema disfunzionale.
Ma quale logica ci sarà dietro? Queste aree non hanno vie nervose che si collegano fra di loro in modo diretto, se non per le catene neuro-mio-fasciali a percorso non lineare. Parecchi mesi prima aveva tolto un piccolo lipoma alla spalla, "un fatto di poco conto" dice la dottoressa.
A questo punto faccio posizionare la paziente in “postura decompensata” (affinché i vari distretti e le catene si mettano ben in comunicazione fra di loro) e tratto l'aderenza cicatriziale ben percepibile. Dopo circa 1’, in maniera straordinaria e direi esemplare, si verifica il fenomeno che mi auguravo: una scarica elettrica collega la spalla destra fino alla zona lombare e poi giù fino al piede destro, proprio all’interno delle due dita incriminate. La paziente è esterrefatta. Io fingo di non esserlo, ma dentro gongolo di gioia. Sento che ho vinto la partita a biglie.
Esaminiamo insieme la logica di questo fenomeno, che a me piace da impazzire ma per la dottoressa risulta ancora un po’ strana…, ma ormai reale.
Commentiamo insieme come due studenti che ripassano la lezione prima di un esame: �1) Il corpo è fatto per muoversi, camminare. �2) È strutturato per funzionare in modo fluido, semplice e senza freni. �3) Ogni elemento che crei perturbazioni, informa l’unità centrale quale sistema di gestione delle funzioni e della postura, e progressivamente impone modalità gestionali posturali alternative, ovvero una "nuova normalità”. �4) Il corpo segue la legge del “non dolore” e per questo attiva compensi antalgici e sistemi vicarianti per “funzionare al meglio”�5) Ogni elemento che perturbi anche una sola parte del sistema, perturba l’intero sistema.
6) La perturbazione verrà presa immediatamente in esame e gestita attraverso l’intero sistema dei compensi antalgici, per continuare a funzionare e vivere nel modo più confortevole e simile all’originale. Ciò riguarda anche l’economia dei gesti che sarà ovviamente meno redditizia.
7) Nulla potrà più essere come prima!!!
😎 Ma, se si scoprono le cause…, se si scoprono le strategie utilizzate dal sistema… e si possiede una buona tecnica ad approccio globale, allora siamo a cavallo.
9) Esistono danni che possono essere irreversibili. Ma ciò fa parte del prezzo che si paga per vivere.
Ora arriva la parte più interessante.
Per completare la storia della nostra dottoressa ed esaminando il percorso del suo dolore, scopriamo che quella cicatrice alla spalla destra, con la sua aderenza, aveva causato un piccolo limite al movimento oscillatorio dello stesso braccio durante la deambulazione. É una saggia gestione antalgica. Il movimento limitato del braccio destro per la logica del movimento sincrono/crociato con la gamba sinistra durante la deambulazione, aveva limitato anche la lunghezza del passo della gamba sinistra; non poteva essere diversamente. Ciò aveva costretto la gamba destra a farsi carico del limite del movimento della sinistra. Se si limita il movimento di un braccio, si limita anche il movimento della gamba controlaterale associata nel passo. Tale meccanismo di perturbazione (lunghezza diversa dei due passi), aveva prodotto tensioni anomale, coinvolgendo il bacino, l’anca, il ginocchio, il piede, fino ad alterare l’appoggio del piede stesso. Nel tempo, si era quindi creata una torsione nell’appoggio del piede, con sovraccarico metatarsale, fino a produrre infiammazione e poi dolore.
In questi casi, appare ovvio che si deve cercare la causa... e non tamponare gli effetti con vari plantari, spessori, solette, infiltrazioni, ecc. La paziente era arrivata con dolore VAS 10/10, ed è andata via con dolore 2/10 che in una altra seduta era sceso a 1/10 quasi in modo spontaneo.
Io credo che questo sia uno dei più bei lavori che possano esistere, considerando poi che si impara ogni giorno dal paziente.
(D. Raggi)

Il cuore non è solo una p***a che fa scorrere il sangue.È il centro dell’amore, della connessione e del sentire l’altro....
11/11/2025

Il cuore non è solo una p***a che fa scorrere il sangue.
È il centro dell’amore, della connessione e del sentire l’altro.
Quando soffre, spesso ci parla di una separazione non guarita.
Guarire il cuore significa imparare ad amare senza dipendere, donare senza aspettarsi nulla in cambio.

💓

Secondo la Medicina Integrativa Unificante, il cuore è il centro dell’amore e delle relazioni più intime: partner, figli, genitori, animali domestici, amici del cuore, amanti.

Quando si manifesta un disturbo o una patologia cardiaca, spesso in profondità è attivo un conflitto di separazione: la perdita o l’allontanamento da qualcuno che sentiamo di amare profondamente.

“Mi fa male il cuore”…
“Ho il cuore a pezzi”…
Sono espressioni che usiamo quando viviamo il dolore della separazione.

Chi non ha mai sentito quel vuoto nel petto dopo un lutto o una rottura affettiva?

La medicina convenzionale vede nel cuore una “p***a” che regola la circolazione, ma oggi anche la scienza riconosce il legame tra emozioni e salute cardiaca: un esempio è la cosiddetta sindrome da cuore infranto (tako-tsubo): una cardiomiopatia da stress che nasce da un intenso dolore affettivo.

👉 Il conflitto psicologico alla base delle malattie del cuore blocca il normale flusso di vitalità e crea tensione fisica ed emotiva con i primi campanelli d’allarme: ansia, agitazione, palpitazioni, dolore toracico, difficoltà a calmarsi o concentrarsi.

💗 L’esame da superare?
Imparare a liberarsi dalla dipendenza emotiva e a vivere un amore più puro e maturo: non aspettarsi di essere amati, ma diventare noi stessi una fonte di amore.
Il vero amore è donare, non pretendere. È dare calore, presenza e pace a chi ci circonda.

Possa l’amore guidare ogni tuo passo. 🌸

Nader Butto

https://it.naderbutto.com

OGNI MALATTlA É UN SINTOMO CHE PARTE DA MOLTO LONTANONessuna malattia può manifestarsi nel corpo fisico senza che prima ...
11/11/2025

OGNI MALATTlA É UN SINTOMO CHE PARTE DA MOLTO LONTANO

Nessuna malattia può manifestarsi nel corpo fisico senza che prima qualcosa si sia incrinato nei corpi più sottili, quelli che non si vedono ma che ci abitano ogni giorno... il corpo emotivo, mentale, energetico, eterico.

Quando parliamo di “malattia”, in realtà stiamo parlando dell’ultimo capitolo di una storia iniziata molto prima.

Una storia fatta di emozioni non elaborate, dolori trattenuti, pensieri ripetitivi, paure sedimentate, mancanza di amore verso se stessi.

Ogni volta che non ascoltiamo, il corpo energetico si contrae. Ogni volta che rimandiamo, l’emozione si cristallizza.

E quando quel blocco rimane lì, silenzioso ma costante, nel tempo trova il suo modo di emergere... trasformandosi in un sintomo fisico.

Il corpo non tradisce mai. Ci mostra solo ciò che è pronto a guarire.

Quando un dolore si ripresenta, quando una diagnosi ci scuote o quando una parte di noi “cede”, non è il corpo che ci punisce. È la coscienza che ci invita a tornare in contatto con ciò che avevamo dimenticato: la nostra energia vitale, la nostra luce.

Perché siamo esseri multidimensionali. E ogni livello, fisico, emotivo, mentale, spirituale, comunica con gli altri in un dialogo continuo. Se uno di questi livelli va in squilibrio, prima o poi anche gli altri lo sentiranno.

La guarigione non è mai solo “curare il sintomo”. È un atto di riconnessione, tornare a sentire dove abbiamo smesso di fluire. È riaprire lo spazio in cui l’energia può tornare a muoversi, il cuore a respirare e la mente a tacere.

Ricordiamolo... il corpo è l’eco visibile di tutto ciò che accade nel nostro invisibile. E quando impariamo ad ascoltarlo... la malattia diventa una guida, non un nemico.

Non chiederti solo “cosa ho”, ma “cosa sto trattenendo”. Da lì, inizia la vera guarigione.

XO – Patrizia Coffaro

✅ a proposito di sopprimere il DOLORE senza prima aver individuato la CAUSA...⁉️ cosa pensereste del vostro meccanico, s...
10/11/2025

✅ a proposito di sopprimere il DOLORE senza prima aver individuato la CAUSA...

⁉️ cosa pensereste del vostro meccanico, se invece di risolvervi il problema al motore, si limitasse a staccare le spie che si sono accese sul cruscotto, solo perché vi danno fastidio ⁉️

⚠️ Questo è proprio ciò che accade quando, per risolvere il vostro dolore, vi propongono un trattamento farmacologico (farmaci antinfiammatori) oppure un trattamento fisioterapico strumentale con azione antalgica/antinfiammatoria, sulla zona del dolore (Laser, Tecar, ecc).

‼️Il dolore è un messaggio importante e non va mai soppresso senza prima averne individuato la causa, che spesso e volentieri si trova in zone del corpo distanti dal punto in cui si ha male.

✅ Ora vi domando: la vostra automobile ha un problema, il meccanico vi ha staccato i fili delle spie ed ora sembra tutto a posto: la guidereste da Roma a Milano?

👤 Fabrizio Fresta

📍Bologna, via Murri 201

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QUANDO IL CORPO EREDITA LA MEMORIA DEL DOLORE (Di Patrizia Coffaro)Oggi voglio parlarvi dell'epigenetic trauma, o biolog...
09/11/2025

QUANDO IL CORPO EREDITA LA MEMORIA DEL DOLORE

(Di Patrizia Coffaro)

Oggi voglio parlarvi dell'epigenetic trauma, o biologia dello stress ereditato. È un campo di ricerca che sta rivoluzionando il modo in cui comprendiamo il trauma e la malattia cronica, perché ci dice una cosa tanto sorprendente quanto sconvolgente... il dolore non si eredita solo nei ricordi, ma anche nei geni.

Mentre in Italia tendiamo ancora a relegare il trauma all’ambito della psicologia, come se fosse solo una questione di mente, emozioni o memoria, la medicina epigenetica ci mostra che il trauma è, prima di tutto, una forma di informazione biologica. Una memoria che si trasmette da una generazione all’altra non attraverso le parole, ma attraverso le modifiche chimiche del DNA, che cambiano il modo in cui i nostri geni si esprimono.

La parola epigenetica viene dal greco epi, che significa sopra. È tutto ciò che sta sopra il gene... non cambia la sequenza del DNA, ma decide come e quando quel gene viene acceso o spento.

Immagina il DNA come un grande pianoforte, i geni sono i tasti, e l’epigenetica è il pianista (so che detto così riesci a comprenderlo meglio). Puoi avere un pianoforte perfetto, ma se il pianista suona in modo dissonante, la musica cambia completamente. Non cambia il DNA, non riscrive il codice della vita, ma cambia il modo in cui quel codice viene espresso. È come se la partitura fosse la stessa, ma l’intonazione, il ritmo e l’intensità con cui viene suonata fossero alterati.

Un gene può restare identico, ma il trauma modifica quanto quel gene viene ascoltato dal corpo. Può far sì che un gene dell’infiammazione si accenda troppo spesso, o che un gene calmante resti silenziato. In pratica, non cambia il contenuto, cambia l’interpretazione biologica della vita.

Ecco perché due persone con lo stesso DNA possono reagire in modo completamente diverso... una rimane stabile, l’altra si ammala. La differenza non sta nel gene, ma nel modo in cui il vissuto ha insegnato al corpo a leggere quei geni. Il trauma, quindi, non cambia chi siamo, cambia come ci esprimiamo a livello cellulare.

Attraverso processi come la metilazione del DNA, l’acetilazione degli istoni e la regolazione dei microRNA, lo stress e l’ambiente emotivo in cui cresciamo modificano l’attività dei geni che controllano l’infiammazione, il sistema immunitario, gli ormoni dello stress e la plasticità neuronale.

Studi hanno osservato, per esempio, che i figli e i nipoti dei sopravvissuti all’0Iocausto presentano alterazioni nei geni che regolano il cortisolo e la risposta allo stress, hanno livelli più bassi di cortisolo mattutino e una maggiore vulnerabilità a disturbi d’ansia, depressione e malattie autoimmuni.

Lo stesso è stato visto nei figli delle donne incinte durante l’11 settembre, nei discendenti di veterani di guerra, di popolazioni schiavlzzate, o di madri esposte a carestie. Ogni volta che il corpo di una generazione vive un trauma intenso, gue*ra, abus0, perdita, fame, abbandono, l’ambiente biochimico del corpo cambia, e quella firma rimane impressa sull’epigenoma.

È come se il corpo dicesse ai figli: “Nel mondo là fuori non sei al sicuro. Preparati.” E così il loro sistema nervoso nasce già più allerta, più reattivo, più infiammabile.

Quando viviamo un trauma, il corpo produce ormoni dello stress (come cortisolo e adrenalina) e molecole infiammatorie che servono a farci sopravvivere. Ma se quello stato si prolunga, questi segnali diventano istruzioni epigenetiche.

Lo stress cronico modifica i geni che regolano i recettori del cortisolo, rendendoli meno sensibili, in pratica, il corpo resta sempre in modalità allarme. Allo stesso tempo altera i geni che governano citochine, mastociti, infiammazione intestinale, serotonina e dopamina. Il risultato è un corpo che vive costantemente in risposta al pericolo cellulare, con il sistema immunitario e nervoso in uno stato di iper-vigilanza.

Ecco perché alcuni bambini nascono già con ansia, insonnia, allergie, o una sensibilità eccessiva agli stimoli, non hanno vissuto un trauma diretto, ma portano dentro il linguaggio biologico del trauma dei genitori.

Una delle scoperte più affascinanti è che il trauma non si conserva come ricordo, ma come modifica dei sistemi di regolazione. Il corpo non dimentica, ma non sa neanche distinguere tra passato e presente... un suono, un odore, una parola o un tono di voce possono riattivare l’allarme perché, a livello cellulare, la minaccia non è mai finita.

Questo si riflette in:

- Infiammazione cronica di basso grado,

- Ipersensibilità agli stimoli,

- Disbiosi intestinale persistente,

- Difficoltà a regolare la glicemia e il sonno,

- Iperattività del sistema simpatico,

- ... e vulnerabilità a patologie autoimmuni e neurodegenerative.

In sostanza, il trauma epigenetico mantiene la risposta al pericolo cellulare (CDR - ne abbiamo parlato nei giorni scorsi) attiva anche quando il corpo non è più in pericolo. E questo spiega perché tanti percorsi terapeutici, farmacologici o alimentari non bastano da soli... non si tratta solo di curare, ma di resettare la percezione biologica di sicurezza.

La buona notizia è che l’epigenetica è reversibile. Quello che viene trasmesso può essere riscritto. Gli stessi meccanismi che fissano il trauma possono anche disattivarlo:

- Un ambiente sicuro,

- Relazioni affettive stabili,

- Sonno regolare,

- Nutrizione antiinfiammatoria,

- Esposizione alla natura e alla luce solare,

- Pratiche di consapevolezza e coerenza cuore-cervello.

Ogni esperienza che riduce lo stress e riporta il corpo in modalità parasimpatica modifica la metilazione del DNA, riattivando geni di guarigione, rigenerazione e stabilità emotiva.

Molte persone, quando sentono parlare di trauma ereditato, reagiscono con paura e pensano di portare dentro di loro qualcosa che non possono cambiare. Assolutamente no. Non erediti il trauma... erediti la predisposizione biologica a reagire come se il pericolo fosse ancora presente. Ma la buona notizia è che tutto ciò che si è impresso sull’epigenoma può essere ricalibrato.

Ogni volta che respiri più lentamente, che ti concedi riposo, che nutri il corpo con cibo vero e con relazioni sane, stai scrivendo nuove informazioni sul tuo DNA. L’epigenetica non è destino... è dialogo continuo tra ciò che vivi e ciò che sei.

Il trauma epigenetico non si cura solo con la pslcoterapia, perché non vive solo nella psiche. È impresso nel corpo, nei recettori, nel microbiota, nei mastociti, nei mitocondri. Per questo, i percorsi più efficaci oggi integrano:

- Riprogrammazione limbica, per calmare il cervello emotivo;

- Terapie somatiche, per sciogliere la memoria corporea del trauma;

- Riequilibrio del sistema nervoso autonomo, con respiro, suono, movimento e grounding;

- ... e nutrizione mirata per sostenere metilazione, detossificazione e antiossidanti.

Ogni volta che il corpo percepisce sicurezza, rilascia il segnale biologico che il pericolo è finito. Ed è lì che la riparazione può iniziare.

Una delle aree più studiate è il legame tra trauma, microbiota e sistema immunitario. Lo stress prolungato modifica la flora intestinale, riduce la diversità microbica e aumenta la permeabilità della barriera intestinale. Questo fa sì che molecole infiammatorie entrino in circolo e arrivino al cervello, dove alterano la regolazione neuroendocrina.

In parole semplici... lo stress ereditato si trasforma in infiammazione ereditata. Un intestino infiammato manda al cervello segnali di allerta, e il cervello, a sua volta, amplifica la risposta immunitaria. È un dialogo circolare che si tramanda anche attraverso l’epigenetica.

Per questo molti approcci moderni alla guarigione dal trauma includono riparazione intestinale, regolazione vagale e modulazione immunitaria. La mente non si calma se il corpo è in fiamme. E il corpo non guarisce se la mente resta in guerra.

Guarire da un trauma epigenetico non significa cancellare la storia familiare, ma riscriverne la conclusione. Significa riconoscere che sì, il dolore dei nostri genitori vive anche in noi, ma non come condanna, ma come richiesta di consapevolezza.

Ogni volta che scegli la calma invece della reazione, che smetti di giudicare il corpo e inizi ad ascoltarlo, rompi la catena biologica dello stress. Ogni atto di cura verso te stesso cambia la chimica del sangue, l’attività dei geni e il destino delle generazioni future.

E forse questo è il vero significato di guarigione ancestrale, non un concetto mistico, ma una riscrittura epigenetica collettiva. Il trauma non è solo un ricordo. È un linguaggio che il corpo continua a parlare, finché qualcuno non lo ascolta. L’epigenetica ci mostra che la biologia e l’anima non sono mai state separate, ciò che senti, pensi e vivi ogni giorno lascia impronte misurabili nei tuoi geni.

E se il dolore si può trasmettere, anche la guarigione può farlo. Perché ogni volta che un essere umano smette di reagire e inizia a comprendere, cambia non solo se stesso, ma tutto il suo albero genealogico.

XO - Patrizia Coffaro

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09/11/2025

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EMPATIA “Credo che l'empatia sia la qualità più importante della civiltà.”Roger EbertSignifica entrare nel mondo percett...
09/11/2025

EMPATIA

“Credo che l'empatia sia la qualità più importante della civiltà.”
Roger Ebert

Significa entrare nel mondo percettivo dell'altro e trovarcisi completamente di casa. Comporta una sensibilità, istante dopo istante, verso i mutevoli significati percepiti che fluiscono in quest'altra persona, dalla paura al furore, alla tenerezza, o confusione, o qualunque altra cosa essa stia sperimentando. Significa vivere temporaneamente nella vita di un altro, muovendocisi delicatamente, senza emettere giudizi; significa intuire i significati di cui l'altra persona è scarsamente consapevole, senza però svelare i sentimenti totalmente inconsci, poiché ciò sarebbe troppo minaccioso. Coinvolge la comunicazione delle vostre percezioni del mondo dell'altro, del quale osservate con sguardo sereno e nuovo quegli elementi che l'altro teme di più. Significa controllare frequentemente in compagnia dell'altro l'accuratezza delle vostre percezioni, ed essere guidati dalle reazioni che ricevete. Siete il compagno fiducioso nel mondo interiore dell'altro. Segnalando i possibili significati nel flusso dell'esperire di un'altra persona, l'aiutate a concentrarsi su questa preziosa sorta di referente, a sperimentare più compiutamente i significati, e a procedere nell'esperienza. Essere con un altro in questo modo significa che per il periodo in cui vi ci trovate, voi mettete da parte le vostre concezioni e valori personali onde entrare nel mondo di un altro, senza pregiudizi. In un certo senso, significa che voi stessi vi mettete da parte; questo può essere fatto solo da persone che sono abbastanza sicure di sé da sapere che non si perderanno in ciò che nel mondo dell'altro potrebbe risultare strano o bizzarro, e che possono comodamente ritornare al loro mondo personale appena lo desiderano.

Capire il prossimo è la cosa più difficile. Devi provare a mettere il tuo occhio e le tue orecchie e le tue dita in quello spazio misterioso tra la pelle di una persona e il suo cuore.

Buongiorno 🌞🙏🏼
08/11/2025

Buongiorno 🌞🙏🏼

Indirizzo

Via Murri 201
Bologna
40137

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 20:00
Martedì 10:00 - 20:00
Mercoledì 10:00 - 20:00
Giovedì 10:00 - 20:00
Venerdì 10:00 - 20:00

Telefono

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