25/10/2025
Cari studenti: alcuni di voi hanno affisso volantini anonimi al Rizzoli, perché ho dichiarato la mia contrarietà ad una recente delibera del Senato accademico dell’Università di Bologna che blocca le future collaborazioni accademiche con Israele. Da quando, in democrazia ci si deve vergognare delle proprie idee? E’ vergogna piegare la testa per convenienza, non esprimere un’opinione. E’ passata la vostra mozione: per il futuro stop al tutte le collaborazioni con Israele. Se nulla cambia sarò tenuto a rispettare questa regola anche se non la condivido. In democrazia la maggioranza decide, ma ciò non toglie che il mio punto di vista debba essere rispettato, anche se non condiviso.
Mi rivolgo quindi non solo a voi, ma anche a rappresentanti degli studenti che hanno portato la mozione in Senato, ed ai colleghi che l’hanno sostenuta nella speranza che cambiate idea. Avete letto sui giornali e sui social: in Giugno ho scritto una prima lettera personale al Rettore ed al Senato Accademico. Senza risposta è divenuta un post, finito sui giornali. Come conseguenza di un’ulteriore recente delibera che blocca le future collaborazioni accademiche con Israele del Senato Accademico, assieme ad un ristretto gruppo di accademici abbiamo scritto un’altra lettera.
Noi firmatari riteniamo che bloccare le collaborazioni future con Israele sia una sconfitta della scienza e del sapere, che in un Ateneo devono sempre stare al primo posto rispetto alla politica. La storia insegna: Enrico Fermi, premio Nobel per la Fisica 1938, aveva la cattedra a Roma. Le ricerche che l’hanno consacrato a più grande fisico italiano del 900 e tra i più stimati del mondo si sono svolte negli anni 30 in via Panisperna a Roma, durante il governo fascista. Fermi non è stato isolato dalla comunità internazionale. E’ stato letto sulle pubblicazioni, ascoltato ai congressi. E’ stato amato nonostante fosse cittadino Italiano, suddito di uno stato monarchico e di un governo fascista. Dopo aver ritirato il Nobel, volò negli Stati Uniti senza più tornare in Italia.
Se i paesi alleati avessero ostacolato la diffusione delle ricerche di Fermi come ritorsione al fascismo condannando il grande scienziato all’isolamento credete che il regime fascista sarebbe crollato prima? Ritenete reale la possibilità che la storia dell’anonimo professore di Roma che studia gli atomi avrebbe fatto da innesco alla liberazione dell’Italia? Fantascienza. Più facile che l’anonimo professore avrebbe privato la comunità internazionale di progredire il sapere, e sarebbe stata una rimessa per tutti.
Max Planck, che ha dato il nome alla famosa “costante di Planck”, morì nel 1947. Le sue ricerche si svolsero nella Germania nazista, e le sue relazioni internazionali non furono ostacolate dai paesi alleati, ma dall’interno del regime. Anche a lui è stato attribuito il premio Nobel.
Con questa delibera i primi a rimetterci sarete voi: perché farete a meno del sapere di ragazzi come voi in Israele, che come voi vanno a lezione, studiano fanno esami, si svagano, vanno a ballare, sognano come voi di crescere con il loro sapere. Chiudere le future collaborazioni comporterà meno presenza di studenti Israeliani e con loro no, non potrete collaborare. Dunque ci rimette il sapere, la scienza: le forze unite, di quei ragazzi sono un valore ed una ricerca, come lo sono quelle dei giovani Palestinesi e di tutti gli studenti di ogni paese del mondo che arriva a Bologna per studiare: tutti con tutti!
Sono stato visiting professor in Iran, nel 2018, precisamente Iran University e Teheran University: i più prestigiosi Atenei: collaborare con i colleghi ortopedici significa appoggiare il regime di Teheran? Significa favorirlo? Il sapere e la scienza mantenute al centro hanno creato un ponte che avvicina culture diverse, induce rispetto e tolleranza. E’ stato significativo per me, passare qualche giorno in un paese musulmano: ho insegnato, ho imparato. Bilancio positivo. Se la collaborazione scientifica fosse stata bloccata, credete che i miei colleghi Iraniani avrebbero innescato la rivoluzione? Andiamo… Laggiù sarebbe rimasto tutto invariato, ci avrebbe solo rimesso la scienza, che noi dobbiamo sforzarci di tenere al centro.
La pace sociale, in un conflitto tanto drammatico, si può promuovere attraverso la cultura. Accogliere progetti e collaborazioni da Israele, dalla Palestina e da tutto il mondo Arabo potrà solo promuovere l’ideale di pace. Le collaborazioni chiuse per il futuro di una parte, ridurranno le relazioni di scambio di docenti e studenti: è più probabile che un dottorando Israeliano che giunge con un accordo di collaborazione ed uno Palestinese possano lavorare fianco a fianco in un laboratorio a Bologna parlando di scienza, mantenendo sapere al centro. Perché mi devo vergognare di questa posizione?
Un vero peccato abbiate espresso il vostro pensiero in modo anonimo: il dialogo ed il confronto con idee diverse anche se non producono posizioni condivise sono fondamentali per comprendere e avere rispetto dell’opinione degli altri.
Cesare Faldini
Direttore Dipartimento Patologie Complesse
Istituto Ortopedico Rizzoli – Bologna
Professore Ordinario di Ortopedia e Traumatologia
Università di Bologna