29/04/2025
Lealtà verso i bambini: una presenza che struttura lo spazio e il tempo”
Essere adulti significativi nella vita di un bambino non è un ruolo qualsiasi. Significa assumersi una responsabilità profonda: quella di essere leali.
Non nel senso morale del termine, ma nel senso psichico. Essere leali vuol dire non tradire emotivamente il bambino, non deluderlo con assenze improvvise, incoerenze, frasi dette e poi ritirate, promesse spezzate.
Questa lealtà è un atto silenzioso ma potentissimo. È ciò che struttura sicurezza interna, che permette al bambino di costruire fiducia nel mondo e negli altri.
È sapere che l’adulto ci sarà anche domani, che non cambierà versione ogni volta che cambia il vento, che sarà ancora lì quando il bambino sarà in crisi o in colpa o difficile da sopportare.
Ora, immaginiamo per un attimo un bambino con ADHD.
Un bambino che vive il tempo come interrotto, come un flusso senza direzione, che fatica a prevedere, a ricordare, a organizzarsi.
Un bambino che percepisce lo spazio come sfuggente, pieno di stimoli, di rumore, di caos.
Un bambino che spesso riceve, da parte degli adulti, messaggi contraddittori: prima accolto, poi escluso; prima compreso, poi punito; prima contenuto, poi lasciato solo.
Per lui – e non solo per lui – la lealtà dell’adulto è un’àncora.
In termini psicoanalitici, lo spazio psichico del bambino si organizza a partire dalla prevedibilità della presenza dell’altro.
Il tempo interno – quello che permette di aspettare, di ricordare, di dare senso – si costruisce sulla base di esperienze ripetute di coerenza e affidabilità.
Quando l’adulto è leale, il bambino con ADHD può iniziare a fidarsi anche del proprio tempo interno, a contenere l’impulso, a orientarsi nel mondo.
Non perché viene corretto o punito, ma perché finalmente c’è un ritmo esterno che lo tiene. Una relazione che non si rompe. Una promessa che non si spezza.
La lealtà non è un dono: è una scelta quotidiana.