07/11/2025
La fragilità dei legami – Il mondo come personalità borderline
✒️ Dr. Carlo D’Angelo – Voce delle Soglie
Viviamo in un tempo che parla molto di relazioni, ma le abita sempre meno.
Siamo connessi, ma raramente uniti; vicini, ma quasi mai presenti.
La relazione è diventata il grande sogno e la grande fatica dell’uomo contemporaneo: tutti ne sentono il bisogno, pochi la sanno sostenere.
In psicologia, chiamiamo borderline la struttura di personalità che oscilla tra opposti estremi: bisogno e fuga, idealizzazione e svalutazione, amore e rabbia, presenza e abbandono.
Ma oggi quella che era una categoria clinica sembra essere diventata una condizione collettiva.
Viviamo in una società che pensa e sente come un soggetto borderline: intensa, impulsiva, fragile, dipendente dallo sguardo, incapace di reggere la continuità.
Il nostro tempo vive un’instabilità affettiva profonda.
Ci innamoriamo velocemente e ci stanchiamo presto, passiamo dall’esaltazione all’indifferenza, dal desiderio alla noia.
Cerchiamo emozioni, non esperienze; riconoscimento, non incontro.
Il bisogno di essere amati è diventato più forte del desiderio di amare.
In questa oscillazione costante, i legami si logorano: non per mancanza di sentimenti, ma per incapacità di restare.
Viviamo una vertigine affettiva: ogni volta che l’altro si avvicina troppo, abbiamo paura di perderci; e ogni volta che si allontana, abbiamo paura di scomparire.
È una danza di presenza e fuga, di bisogno e difesa.
Sul piano spirituale, questa fragilità dei legami rivela un vuoto più profondo:
l’assenza di una radice interiore.
Chi non abita sé stesso, non può abitare un altro.
Chi non ha una casa dentro, non può offrire dimora fuori.
La persona borderline — e oggi, la società borderline — non sopporta il vuoto.
Ha bisogno di stimoli costanti, di relazioni forti, di emozioni che riempiano l’angoscia del silenzio.
Ma proprio questo tentativo di evitare il vuoto lo alimenta, fino a farlo diventare abisso.
Il contrario della fragilità non è la forza, ma la continuità.
È la capacità di restare nella relazione anche quando non tutto è chiaro, anche quando l’altro non corrisponde, anche quando il sentimento si trasforma.
Restare non per dovere, ma per verità.
Spiritualmente, la guarigione comincia quando comprendiamo che la relazione non è un luogo dove ricevere, ma dove nascere.
Ogni incontro autentico ci mette davanti alle nostre ferite: ci mostra quanto siamo ancora divisi tra bisogno d’amore e paura dell’amore.
Solo attraversando questa soglia la relazione smette di essere dipendenza e diventa presenza.
La società borderline è lo specchio della nostra condizione interiore:
abbiamo costruito un mondo iperconnesso ma disabitato, saturo di contatti ma povero di comunione.
Il legame vero chiede tempo, silenzio, corpo, fedeltà — tutte cose che la velocità contemporanea non sa più sostenere.
Eppure, è proprio da questa fragilità che può nascere una nuova forma di umanità:
più lenta, più profonda, più fedele al ritmo dell’anima.
Quando accettiamo di non essere perfetti, ma presenti, quando impariamo a restare, anche tremando, la fragilità si trasforma in forza,
e il borderline collettivo comincia a guarire.
Solo chi sa restare, sa amare. E solo chi sa amare, può guarire il mondo.
✒️ Dr. Carlo D’Angelo – Voce delle Soglie