Dott.ssa Laura Sciarra - Psicologa

Dott.ssa Laura Sciarra - Psicologa Psicologa (Albo Ordine Psicologi Toscana n. 6556)

03/12/2025

Disabile chi?

Non sento ogni suono, ma colgo le vibrazioni di chi mi parla col cuore.
Non muovo ogni passo, ma so camminare dentro le emozioni degli altri.
Non afferro tutto con le mani, ma trattengo il mondo con la mia voce, i miei ricordi, il mio coraggio.
Sono vivo.
Sento.
Amo.
Esisto oltre ogni etichetta.
Non guardarmi con la paura di sbagliare.
Non cercare parole giuste: siediti qui, accanto a me.
La normalità non è un confine, è un’invenzione.
Le persone, invece, sono ponti: alcune parlano, altre ascoltano, altre ancora sfiorano il mondo in modi che tu non immagini.
Rimani.
Respiriamo insieme.
Io porto il mio modo, tu il tuo.
E in mezzo c’è l’umanità che ci tiene uniti.

Oscar Travino

•3 dicembre: Giornata internazionale delle persone con disabilità.

29/11/2025

𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐝𝐚𝐫𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐩𝐨𝐩𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐚𝐥𝐞𝐬𝐭𝐢𝐧𝐞𝐬𝐞
29 𝑛𝑜𝑣𝑒𝑚𝑏𝑟𝑒

“Se il mondo dimentica i nostri figli, noi li ricordiamo con ogni canto, con ogni preghiera.”
𝐑𝐚𝐬𝐡𝐢𝐝𝐚 𝐓𝐥𝐚𝐢𝐛

Una preziosa riflessione 🪷
27/11/2025

Una preziosa riflessione 🪷

Essere forte non significa non sentire niente, significa sentire tutto e andare avanti lo stesso.
Ma è altrettanto vero che non sei tenutə a farlo ogni giorno: va bene anche quando ti fermi e ti concedi di non essere forte.

C’è un equivoco silenzioso che si insinua nella nostra lingua e nelle nostre relazioni: l’idea che la forza sia una condizione stabile, una specie di identità che, una volta cucita addosso, non puoi più toglierti. “Tu sei forte” diventa un’etichetta, ma anche una gabbia. Perché se “sei forte”, per definizione, non ti è concesso crollare, avere paura, dire “oggi no”.

La verità è che la forza non è una statua di marmo: è un movimento. È il modo in cui attraversi quello che senti, non la cancellazione di ciò che provi. Essere forte non è non piangere: è a volte piangere e poi asciugarsi il viso. Non è non cadere mai: è rialzarsi, ma anche sapersi inginocchiare quando il corpo e l’anima chiedono tregua. È sentire tutto – il peso, la stanchezza, la confusione – e non per questo smettere di essere degnə d’amore, di rispetto, di cura.

Il problema nasce quando questo movimento vivo diventa un ruolo fisso. Quante volte, davanti a una tua fatica, ti sei sentita dire:
«Vabbè ma tu sei forte.»
Detta così, sembra un complimento. In realtà, spesso è una chiusura. È come se l’altro stesse dicendo: “Tu non hai il diritto di stare così male. Io, forse, sì. Tu no, tu devi reggere”. In quella frase c’è una carezza a metà: riconosce la tua resistenza, ma ti toglie il diritto alla fragilità.

Quando qualcuno ti dice “tu sei forte”, mentre stai raccontando un dolore, quello che arriva al corpo è spesso un altro messaggio: “Ridimensiona. Non esagerare. Non è da te stare così”. E allora ti correggi da sola, ti sminuisci, fai una battuta, aggiungi: “No ma tranquillo, passerà”. La tua tristezza si mette in ordine, si allinea, si fa piccola, per non disturbare — per non deludere l’immagine che gli altri hanno di te.

Ma tu non sei nata per rassicurare nessuno sulla tua capacità di sopportare.

C’è un punto, nella vita emotiva, in cui la vera maturità non è “tenere botta” a ogni costo, ma riconoscere quando sei arrivata al limite. La forza, lì, cambia volto: smette di essere prestazione e diventa sincerità. È forza dire: “Sono stanca”. È forza dire: “Questa cosa mi ha ferita più di quanto pensassi”. È forza sedersi sul bordo del letto e ammettere che oggi non hai la spinta per salvare nessuno, nemmeno te stessa, e che ti serve tempo.

La retorica della forza ininterrotta è una forma elegante di disumanizzazione. Trasforma le persone “forti” in pilastri: tutti si appoggiano, nessuno si chiede se quel pilastro abbia crepe. Ti vedono come roccia e dimenticano che anche le rocce si sgretolano, millimetro dopo millimetro, sotto il vento e la pioggia. La crepa non è un difetto di fabbrica: è traccia di ciò che hai attraversato.

Lasciarsi vedere fragili non cancella la tua storia di resistenza: la completa. Non sei meno forte perché un giorno non ce la fai. Non tradisci nessuno se, dopo aver retto per mesi, ti prendi una sera per non parlare con nessuno, per piangere in silenzio, per stare nell’unica cosa che ti è rimasta sincera: il tuo corpo stanco. È lì che la tua umanità respira, quando togli la corazza che tutti danno per scontata.

Allora forse la frase andrebbe riscritta così:
Non dire più solo “tu sei forte”.
Di’: “Sei forte, sì, ma hai anche il diritto di non esserlo sempre. Ti voglio bene anche quando ti spezzi, anche quando non sorridi, anche quando non ti riconosci.”

Perché la forza vera non è quella che ti rende invincibile, ma quella che ti permette di non doverlo essere. È lo spazio interno in cui puoi appoggiarti, rallentare, tremare un po’ senza sentirti sbagliata. È la voce che, dentro di te, sussurra: “Oggi non vado avanti lo stesso. Oggi mi fermo. E questo non mi rende meno degna, meno luminosa, meno me”.

Essere forte non significa non sentire niente.
Significa sentire tutto.
E, qualche volta, avere il coraggio di non andare avanti, ma di restare lì, insieme a ciò che senti, finché smette di farti vergognare.

25/11/2025

𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐞𝐥𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞
25 𝑛𝑜𝑣𝑒𝑚𝑏𝑟𝑒

“Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.”
𝐌𝐚𝐲𝐚 𝐀𝐧𝐠𝐞𝐥𝐨𝐮

20/11/2025

𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐌𝐨𝐧𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐃𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐈𝐧𝐟𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚 𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐀𝐝𝐨𝐥𝐞𝐬𝐜𝐞𝐧𝐳𝐚
20 𝑛𝑜𝑣𝑒𝑚𝑏𝑟𝑒

“Investire nell’infanzia è seminare il futuro; ogni sorriso è un seme di speranza.”
𝐔𝐧𝐢𝐜𝐞𝐟

🌷
13/11/2025

🌷

La gentilezza è un linguaggio universale.
Non ha bisogno di spiegazioni: si riconosce in uno sguardo, in un gesto, in una parola detta con attenzione.

Oggi, nella Giornata Mondiale della Gentilezza, ricordiamo che essere gentili non è solo un gesto verso gli altri, ma anche verso noi stessi.

La gentilezza costruisce relazioni, veicola il rispetto reciproco, apre spazi di ascolto e rafforza la fiducia.

10/11/2025

🌻☀️ Un esercizio che possiamo fare è prendersi qualche minuto per pensare a piccole o grandi cose, avvenimenti, situazioni, gesti, etc. nel passato o nel presente che ci hanno fatto piacere, che ci hanno fatto sorridere, sentire bene... ❤️

💪❤️Alleniamoci a guardare anche il positivo 💪❤️

🌻☀️🌻☀️🌻

07/11/2025

“Dottore, se non gli do il telefono urla.”
È una frase che sento sempre più spesso, detta con stanchezza e un po’ di vergogna.
Eppure non c’è nulla di cui vergognarsi: solo da capire.

Perché quando un bambino piccolo si calma solo con uno schermo, non è perché “ama la tecnologia”.
È perché lo schermo regola al posto suo le emozioni che non sa ancora gestire.
E se succede troppo presto, troppo spesso, quel meccanismo si fissa:
ogni disagio, ogni no, ogni frustrazione diventa un “accendi”.

Non è cattiva educazione, è un cortocircuito del tempo che viviamo.
Abbiamo sostituito il contatto con il tocco sul vetro.
Ma la pelle, lo sguardo, la voce, restano i primi veri calmanti emotivi.

La dipendenza digitale non nasce da un gioco.
Nasce quando l’emozione di un bambino viene spenta invece che accolta.

E il primo passo per evitarla è ricordare che nessuna app potrà mai sostituire un abbraccio.

"Se aspettiamo di sentirci pronti aspetteremo tutta la vita" 💪💪
27/10/2025

"Se aspettiamo di sentirci pronti aspetteremo tutta la vita" 💪💪

... Un buon weekend... 🪷
25/10/2025

... Un buon weekend... 🪷

21/10/2025

𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐌𝐨𝐧𝐝𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐬𝐜𝐨𝐥𝐭𝐨
21 𝑜𝑡𝑡𝑜𝑏𝑟𝑒

“Ascoltare vuol dire capire ciò che l’altro non dice”
𝐂𝐚𝐫𝐥 𝐑𝐨𝐠𝐞𝐫𝐬

20/10/2025

🟣 Educare alla sessualità e all’affettività significa garantire il processo di sviluppo emotivo di bambine, bambini e giovani.

L’Ordine degli Psicologi della Toscana sostiene e rilancia la lettera inviata il 17 ottobre dalla Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e dell’Ordine toscano, a nome dell’intera comunità professionale, alla Presidente del Consiglio, ai Ministri competenti e alla VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

📌 La lettera chiede di riconsiderare la decisione di escludere l’educazione affettiva e sessuale dai percorsi scolastici, sottolineando l’importanza di un’educazione che aiuti bambini e ragazzi a crescere in modo consapevole, rispettoso e libero da stereotipi.

“Viviamo in un tempo in cui i femminicidi e la violenza di genere sono tragicamente diffusi. Pertanto è necessario, oggi più che mai, che la prevenzione passi dalla scuola, dalla cultura, dall’educazione all’affettività e al rispetto di ogni persona.”
- Maria Antonietta Gulino - Presidente CNOP, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana e del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi

Come Ordine, ribadiamo il valore etico e deontologico di un impegno che promuove la cultura del rispetto e della responsabilità, a tutela delle nuove generazioni.

📄 Leggi la lettera completa: https://www.psy.it/ddl-educazione-affettiva-gulino-cnop-vietarla-significa-esporre-i-giovani-a-disinformazione/

Indirizzo

Borgo San Lorenzo
50032

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