14/11/2018
Pillole di dietetica: giornata mondiale sul diabete: riflessione sulle diete.
oggi è la giornata mondiale sul Diabete e proprio non posso esimermi di dire la mia. Quando frequentavo ancora l’Università di Medicina e Chirurgia di Firenze e studiavo dietetica applicata, un giovane (allora) medico fu incaricato di farci lezione sul diabete. Tre incontri in tutto, conservo ancora gli appunti; tre incontri che hanno cambiato la mia vita professionale e personale. Un giovane medico entusiasta e felice di svelare a noi studenti, anche un po’ annoiati, i segreti della glicemia, tanto entusiasta che le sue lezioni mi affascinarono e che mi fecero desiderare di lavorare proprio in questo settore. Negli anni ho messo in pratica tutti i “saperi” di quel medico e sono riuscita ad aiutare diabetici nella loro vita quotidiana ma anche e soprattutto ad aiutare pazienti che per svariati motivi si rivolgono a me per sovrappeso, obesità, rischio familiare di diabete, dislipidemie, ecc, semplicemente applicando le regole del mantenimento glicemico che, normalmente, si consigliano ad un paziente con diabete alimentare. Specifico che tale metodo è applicano normalmente nei servizi sanitari di dietetica in tutti i presidi territoriali e ospedalieri nazionali. Costato però, ancora oggi una certa diffidenza di medici, colleghi e pazienti che lo criticano, perchè ricco in carboidrati (specifico: carboidrati complessi!), che, invece, in altri stili dietetici vengono aboliti.
Oggi finalmente sappiamo chi è il responsabile dell’aumento della massa grassa: è l’insulina, un ormone che è secreto dal pancreas sotto stimolo glicemico, o come si dice oggi, “in risposta ad un picco glicemico”.
L’esperienza che ora, in medicina, viene chiamata “evidenza scientifica”, ci ha insegnato che chi non mangia sufficientemente per la propria spesa energetica (metabolismo) perde peso, ma non sempre quello che si perde è massa grassa, più frequentemente la bilancia che va giù segnala una diminuzione di massa magra (muscoli), che invece dovrebbe crescere in una dieta equilibrata. Quindi nel tempo medici, nutrizionisti e “stregoni della dietetica”, si sono ingegnati a proporre vari espedienti per non far mangiare la gente, arrivando, in qualche caso, a convincere le persone che potevano essere allergici o intolleranti. Nascono così le diete strette e a seguire, diete iperproteiche, a zona ecc, che tolgono/diminuiscono i carboidrati (pane, pasta, frutta e dolci) responsabili del picco insulinemico dato dall’introduzione di questi. Ma riflettiamo un attimo: può, un essere umano (progettato da madre natura ad assumere almeno il 55-60% delle calorie sottoforma di carboidrati) e per giunta italiano, rinunciare per sempre a pane, pasta, pizza e schiacciata? Secondo la mia esperienza è molto difficile, anzi, chi ce la fa è sicuramente affetto da disturbi del comportamento alimentare. E dunque, dove ci portano queste diete? Per esperienza vi dico che a un forte dimagrimento ottenuto con diete non equilibrate (cioè con la giusta dose di carboidrati, proteine e grassi) segue un aumento di peso pari o, molto spesso, maggiore di quello perso.
Forse è meglio insegnare alle persone come mangiare senza togliere il piacere della cucina, anche tradizionale, che, come tutti sperimentiamo ogni giorno, non è solo nutrimento cellulare, ma socializzazione, cultura e amore.
Luisa Setti-dietista-Studio Elle