Dott.ssa e Naturopata psicosomatico Federica Zanca

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30/11/2025

ABUSO NARCISISTICO E TRAUMA RELAZIONALE: QUANDO LA TUA ANIMA VIVE IN OSTAGGIO

Nell’abuso narcisistico non si parla semplicemente di “una relazione tossica”.
Qui siamo davanti a qualcosa di più profondo, insidioso e devastante: un trauma relazionale, cioè una ferita che non nasce da un singolo evento, ma da un legame che, giorno dopo giorno, inocula paura, confusione, dipendenza emotiva e perdita progressiva del senso di sé.

Il trauma relazionale è un trauma che indossa il volto dell’intimità, è la ferita che nasce proprio da chi, teoricamente, dovrebbe proteggerti, sostenerti, amarti.
E invece ti usa. Ti svuota. Ti destabilizza.
E tu non te ne accorgi, perché la manipolazione narcisistica opera in profondità, in silenzio, come un gas anestetizzante: non senti quando inizia, ma ti ritrovi senza forze quando ormai è troppo tardi.

IL LEGAME TRA ABUSO NARCISISTICO E TRAUMA RELAZIONALE

L’abuso narcisistico è un processo graduale, raffinato, cinico.
Non colpisce con uno schiaffo: colpisce con una sequenza di micro-ferite che, sommate, creano un danno psichico enorme.

La dinamica è sempre la stessa, ecco i passaggi principali che è sempre utile tenere a mente:
1. Ti idealizza (Love Bombing), ti fa sentire speciale, unica, necessaria. Ti aggancia.
2. Ti svaluta, lentamente mina la tua sicurezza, la tua memoria, i tuoi riferimenti.
3. Ti confonde, crea colpa, disorientamento, dipendenza.
4. Ti controlla, ogni volta che tenti di distaccarti, ti richiama nella gabbia emotiva.
5. Ti distrugge psicologicamente fino a farti dubitare di tutto, soprattutto di te stessa.

Ed è proprio questa sequenza (affetto, ferita, riparazione, nuova ferita) a generare il trauma relazionale ossia
una forma di condizionamento emotivo in cui la tua psiche è intrappolata in un legame che ti fa male ma da cui non riesci a liberarti.

COME RICONOSCERE IL TRAUMA RELAZIONALE: I SEGNI CHE NON DEVI IGNORARE

Molte persone non si rendono conto di essere state traumatizzate.
Pensano di essere “confuse”, “fragili”, “incapaci di prendere decisioni”.
La verità è molto più chiara: non sei tu a essere fragile. È ciò che hai subito ad averti ferita.

Ecco i segnali più importanti:

1. Perdita di fiducia nel proprio giudizio

Non riesci a decidere quasi nulla: cosa mangiare, cosa dire, cosa fare.
Se devi prendere una scelta, ti assale l’angoscia.
Questo accade perché il narcisista ha destabilizzato il tuo senso di realtà, al punto che non ti fidi più della tua mente.

2. Stato di allerta costante (iperattivazione)

Ti senti sempre tesa, come se stessi aspettando il prossimo attacco.
Questo stato deriva dall’alternanza imprevedibile tra momenti di “pace” e momenti di svalutazione.
La tua psiche ha imparato che la minaccia può arrivare in qualunque momento.

3. Colpa e autoaccusa cronica

Ti senti colpevole anche quando non hai fatto nulla.
Se lui/lei è arrabbiato, pensi che sia colpa tua.
Questo è un segnale chiave del trauma relazionale: la colpa è diventata il tuo riflesso automatico.

4. Dipendenza emotiva e paura della solitudine

Sai che quella relazione ti fa male, ma l’idea di perderla ti terrorizza.
È la stessa dinamica del condizionamento traumatico:
il carnefice diventa anche l’unica fonte – distorta – di sollievo emotivo.

5. Dissociazione sottile e confusione mentale

Hai vuoti, confusione, difficoltà di concentrazione.
A volte ti sembra di “non essere più tu”.
Questo è un segnale tipico del trauma relazionale prolungato:
la tua mente si è difesa spegnendo parti di te per sopravvivere.

6. Normalizzazione del maltrattamento

Ti ritrovi a giustificare l’ingiustificabile.
Difendi ciò che ti ferisce.
Cerchi spiegazioni logiche a comportamenti che logici non sono.
È il risultato del condizionamento narcisistico: ti abitua alla violenza psicologica come se fosse “normale”.

7. Identità compromessa

Non ricordi più cosa ti piace, chi sei, cosa vuoi.
La relazione ha eroso i tuoi confini, ha confuso i tuoi desideri, ha sostituito le tue priorità con le sue.
Quando perdi te stessa per compiacere l’altro, sei già dentro un trauma relazionale.

LA VERITÀ CHE DEVI SAPERE

Se senti queste cose, non è debolezza. Non è incapacità. Non è fragilità personale.

È il risultato di un maltrattamento psicologico prolungato.
Un processo di erosione identitaria condotto con precisione chirurgica.
Ciò che vivi non è “stress”.
Non è “confusione”.
Non è “un periodo no”.

È un trauma.
Un trauma relazionale.
E merita di essere riconosciuto come tale.

Perché il trauma non guarisce fingendo che “non è successo niente”.
Guarisce quando finalmente gli dai un nome.
Quando smetti di proteggere chi ti ferisce.
Quando inizi a proteggere te stessa.

28/11/2025

COME FUNZIONA DAVVERO IL LOVE BOMBING: LA NEUROBIOLOGIA DELLA SEDUZIONE MANIPOLATIVA

Il love bombing non è un semplice eccesso di attenzioni.
È una strategia di condizionamento psicologico, codificata e sistematica, che sfrutta meccanismi neurobiologici potentissimi e profondamente radicati nel nostro cervello.
È la stessa dinamica che ritroviamo nei gruppi settari, nelle relazioni patologiche, e in tutti i contesti in cui un leader manipolatorio deve ottenere adesione incondizionata, obbedienza e annullamento progressivo del senso critico della vittima.

1. Il circuito della ricompensa: la chiave dell’abbaglio

Il love bombing attiva in modo massiccio il sistema dopaminergico della ricompensa (nucleo accumbens, corteccia prefrontale, area tegmentale ventrale).
Questo sistema è lo stesso coinvolto nelle dipendenze di ogni genere

Quando il manipolatore/l a manipolatrice offre:
• attenzioni incessanti,
• complimenti smisurati,
• dichiarazioni d’amore premature,
• idealizzazione totale,
• presenza costante,

il cervello della vittima interpreta tutto questo come un’enorme scarica di gratificazione.

La dopamina esplode e la persona si sente scelta, vista, unica, speciale.
Il manipolatore, di fatto, costruisce un’associazione neurologica potentissima e si convince che
“Questa persona è la mia fonte primaria di benessere.”

È qui che si crea la prima fase della dipendenza.

2. L’abbassamento del controllo critico

La forte attivazione dopaminergica spegne letteralmente i freni inibitori della corteccia prefrontale, la sede del giudizio razionale, della valutazione del rischio, della capacità di vedere le incongruenze.

Per questo motivo, in questa fase:
• la vittima non si fa domande,
• non nota le forzature,
• non percepisce gli allarmi,
• non coglie i segnali di incoerenza.

Il cervello, drogato dalla ricompensa, smette di fare ciò che normalmente farebbe ossia analizzare in maniera critica ciò che accade.

3. Il condizionamento emotivo: dal piacere alla dipendenza

Dopo la prima fase di idealizzazione, il manipolatore inizia a introdurre micro-frustrazioni controllate, distacchi improvvisi, silenzi strategici.

A quel punto entra in gioco un altro meccanismo: l’apprendimento intermittente, lo stesso usato nei casinò e nei culti settari.

La dinamica è questa:
• un giorno ricevi 100 di attenzione,
• il giorno dopo 0.

Questo schema rende la vittima ancora più dipendente dalla validazione del manipolatore, perché il cervello cerca disperatamente di tornare al “picco dopaminergico” iniziale.

Questo effetto è così potente che può colpire:
• persone intelligenti,
• persone con buona autostima,
• persone con storie personali solide.

La manipolazione non colpisce perché “sei fragile”:
colpisce perché il meccanismo è neurobiologicamente progettato per funzionare.

4. Il parallelismo con i gruppi settari

Nei contesti settari, la strategia è identica:
• accoglienza travolgente,
• idealizzazione del nuovo arrivato,
• promessa di un’identità speciale,
• immersione totale nel gruppo,
• bombardamento di attenzioni, appartenenza, calore.

Il nuovo adepto vive una fase di euforia psicologica che riduce drasticamente:
• il senso critico,
• l’autonomia decisionale,
• la capacità di porsi domande basilari.

La persona non aderisce perché “debole”: aderisce perché il suo cervello è sotto l’effetto di un condizionamento emotivo neurobiologico potentissimo.

5. Perché anche i soggetti “strutturati” ne cadono vittime

Perché il love bombing bypassa la struttura personologica.
Non colpisce la parte razionale della persona,
colpisce direttamente i circuiti primordiali del piacere, dell’appartenenza, del legame.

È come una manovra chirurgica sul sistema limbico.

E nessuno (nessuno) è immune nei confronti di un’intossicazione emotiva se esposta con costanza, intensità e strategia.

6. La trappola finale: la progressiva normalizzazione dell’assurdo

Una volta che il legame dopaminergico si è consolidato, la vittima accetta:
• richieste fuori luogo,
• sacrifici eccessivi,
• rinunce pesanti,
• comportamenti incoerenti,
• forme di controllo sempre più invasive.

Non lo fa perché non vede.
Lo fa perché il cervello è stato neurochimicamente addestrato a interpretare quella relazione come essenziale per la propria stabilità emotiva.

Ed è esattamente ciò che accade nei culti:
la progressiva accettazione dell’inaccettabile.

Il love bombing funziona perché è un’operazione psicologica raffinata che sfrutta:
• la dopamina,
• il bisogno umano di connessione,
• l’apprendimento intermittente,
• la sospensione del giudizio razionale,
• la dipendenza emotiva indotta.

È un meccanismo perfettamente sovrapponibile a quello settario e rappresenta una delle strategie manipolative più insidiose e devastanti.

Ed è proprio per questo che la consapevolezza è l’unico antidoto.
Riconoscere ciò che accade nel cervello significa capire perché si cade e soprattutto come uscirne.

Grazie cara Cristina! E’ sempre un piacere collaborare con te 🙏😘
03/11/2025

Grazie cara Cristina! E’ sempre un piacere collaborare con te 🙏😘

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