27/09/2025
Lavoriamo anche quando stiamo male, nessuna tutela: penso a quante volte sarei potuta essere Lei: Dal ricovero d'urgenza gli ultimi giorni di gravidanza, all'ultimo respiro durante il covid ( quando nonostante sentissero l' affanno, i pazienti avevano da chiedere qualsiasi cosa), a tutte le cefalee, che hanno accompagnato il mio ambulatorio, e tante, troppe volte, ancora per le quali, a volte scherzando, dico: faccio certificati di malattia per molto meno. Siamo tutti nella stessa situazione e nella maggior parte dei casi, disprezzati dagli stessi pazienti per i quali cerchiamo di dare il meglio con il minimo delle risorse. Oggi potremmo essere tutti Lei ed a Lei va il mio pensiero: che possa riposare in Pace.
Mi ha colpito nel profondo la storia di Maddalena Carta, medica di base a Dorgali, provincia di Nuoro.
Maddalena è morta sul lavoro, DI lavoro, a 38 anni.
Da giorni non si sentiva bene, ma ha continuato a lavorare come se nulla fosse, a ricevere pazienti fino all’ultimo per spirito di servizio, quasi una missione, perché per lei i suoi pazienti e la loro cura erano una ragione di vita.
Poi, a un certo punto, il malore. Un infarto.
Ha chiamato il 118: “Venite, non mi sento bene”, sono state le sue ultime parole. Infine è crollata in ambulatorio davanti agli occhi dei suoi pazienti.
Ne aveva 1.800 in tutto, che all’ultimo sono arrivati a 5.000 per supplire alle carenze di organico. Tanti. Troppi. “Un carico inumano”, dice chi la conosce. “Ma non si è mai tirata indietro”.
Non si può morire così, perdendo la vita per curare quella degli altri.
E benissimo ha fatto l’Ordine dei Medici a prendere una posizione durissima. Chiamando le cose col loro nome.
“Siamo di fronte a un’inaccettabile morte sul lavoro di una nostra collega, che ha continuato ad assistere i suoi pazienti, nonostante un malore che invece avrebbe dovuto fermarla.
Alla sua salute ha anteposto la cura dei pazienti, e questo le è costato la vita.
Lo Stato deve intervenire: non possiamo più tollerare che chi cura venga lasciato morire di lavoro”.
Un pensiero commosso a Maddalena, alla sua famiglia, ma anche ai tanti medici e operatori sanitari che come lei si trovano in trincea in molte province italiane, reggendo sulle proprie spalle letteralmente il peso della sanità italiana che a poco a poco stanno spolpando.
Ciao Maddalena. Scusaci.