16/11/2024
Certe strane storie iniziano sul fondale di un gelido MARE DEL NORD.
Ad abitarlo, oltre a pesci e molluschi, vi è QUEL CHE RESTA DI UNA DONNA.
Un tempo giovane, bellissima e piena di vita ma, chissà perché, ritenuta da suo padre così sbagliata da essere scaraventata giù da una scogliera, e poi dimenticata da tutti.
Insabbiata laggiù, tra i flutti e le alghe, abrasa a poco a poco dal sale, scarnificata dalle correnti, tagliata fuori dal mondo e dalla sua stessa essenza, sembra essersi quasi rassegnata a quella sorta di limbo subacqueo.
Solo che l’Universo non ci pensa proprio a lasciarla stare.
Così, un bel giorno, senza un motivo apparente, un PESCATORE viene attratto proprio da quella parte: viene richiamato da quella costa mezza abbandonata, al largo di quelle spiagge squallide in cui non va mai nessuno.
Forse viene attratto da quel paesaggio perché anche lui, in quel momento, è un UOMO SOLITARIO E MALINCONICO; eppure, quella mattina, parte da casa con la speranza di non fare una pescata solo per sé, ma è l’intero villaggio che vorrebbe sfamare.
Così, arrivato al largo di quel pezzo di mare, lancia la lenza e, quasi immediatamente, la sente ti**re dal fondo.
Il suo AMO si è incastrato nella GABBIA TORACICA DELLA DONNA SCHELETRO.
Il Pescatore, naturalmente, non sa ancora cos’ha acchiappato, ma sente che è qualcosa di davvero grosso che, giustamente, si sta opponendo in tutti i modi alla risalita.
L'uomo tira e tira, ORMAI È AGGANCIATO: di qualunque preda si tratti, le sue braccia vanno ormai da sole.
Questa fiaba meravigliosa, così vivida da sembrare un film, è stata riportata da Clarissa Pinkola Estés in “Donne che corrono coi Lupi” e si intitola proprio La Donna Scheletro.
In qualche modo, è come se fosse il SECONDO TEMPO del mito di Orfeo ed Euridice, solo che stavolta il maschile non chiederà il permesso a nessun dio, non chiederà il favore proprio a nessuno al mondo, se non alla VOLONTA' INCONSCIA, DI SE STESSO E DI LEI.
Chiederà il CONSENSO ALL’ANIMA PROFONDA DI ENTRAMBI, un’anima che magari si è stancata, si è proprio rotta di tutta questa solitudine, di questo cuore congelato, si è stufata dei traumi, delle ferite d'abbandono, dei problemi di fiducia tradita e di tutti sti complessi, grossi come cetacei, arenati belli comodi sul divano con noi, nel salotto di casa.
QUANDO LA RELAZIONE TAUMATURGICA TRA MASCHILE E FEMMINILE SENTE CHE È TEMPO DI MANIFESTARSI, SE NE FREGA DI SAPERE SE SIAMO PRONTI O NO.
Se ne frega se siamo troppo vecchi, se abbiamo lavorato su noi stessi, se abbiamo imparato ad uscire da ogni bisogno infantile, se abbiamo imparato ad amarci e di tutte queste belle teorie.
Perché sa che, tanto, VERAMENTE PRONTI NON SAREMO MAI.
Il Pescatore è totalmente inconsapevole di che casino di donna ha imbrigliato nella sua lenza.
Allo stesso modo, la Donna Scheletro non ha idea di chi ci sia dall’altra parte di quel filo che la sta strappando al suo bell’hobby consumato di leccarsi le ferite del passato, in quella confortevole culla di dolore in fondo al mare.
Sta di fatto che l’amo si è incastrato proprio vicino al cuore di lei, così, tira e tira, la Donna Scheletro emerge in superficie: un mucchio d’ossa senza senso, una creatura spaventosa, tutta scombinata.
Urlante, piangente, con tutte queste alghe che le escono dalla bocca, sembra il più improbabile dei mostri abissali, mentre è lì che si dimena come una pazza.
Lui inizia a remare, ma la lenza è bloccata lì, sul suo kayak.
Il Pescatore rema e scappa, scappa e rema e, così facendo, trascina con sé la Donna Scheletro, tanto che pare che lei lo stia inseguendo.
Poi, come sempre, nel punto più basso e disperato delle fiabe, inizia a succedere il MIRACOLO DELLA TRASFORMAZIONE.
Ad un certo punto, infatti, la Donna Scheletro si stanca di urlare e di dimenarsi. Viene trascinata dalla lenza di quest’uomo che sta ancora provando a scappare, ma lei non urla più.
La Donna sta interiorizzando che quel filo che la strattona è UNA FORZA Più GRANDE DI LEI e che, semplicemente, non può farci niente.
Inizia invece a concentrarsi su altro, ad esempio sul fatto che LE SUE OSSA SI STANNO ASCIUGANDO, che non si trova più sul fondo dell’oceano, che ormai è arrivata sulla spiaggia e che I SUOI ISTINTI STANNO TORNANDO.
Sembrano dettagli scontati, e invece non lo sono per niente.
Ad esempio, quel mucchietto d’ossa adesso HA FAME. Una fame pazzesca, ingestibile.
Così, molto semplicemente, la Donna Scheletro mangia, mangia tutto quello che trova lungo la spiaggia: granchi, frammenti di pesci, esche, mentre lui ancora corre.
Finché arrivano all’igloo, alle porte di uno spazio che lui, fino a quella mattina, credeva essere il suo rifugio, il suo porto franco.
Solo che adesso niente è più come prima.
Ormai è notte, la lanterna con l’olio di balena è accesa, il Pescatore fa luce dentro il suo igloo e lei è ancora lì, seduta di fronte a lui.
Così, finalmente, VISTO CHE NON SE NE ESCE, entrambi iniziano a fare l’unica cosa ora possibile: CALMARSI.
Stare nel respiro.
Osservarsi e, NEL MODO PIÙ UMANO E DIVINO POSSIBILE, TROVARE INSIEME UN MODO.
Il pescatore prende con delicatezza l’estremità di quel filo da lenza -l’unica cosa che in quel momento sa fare- e inizia, PIANO PIANO, a sgrovigliare, sgrovigliare, sgrovigliare.
Non sa perché lo sta facendo, non sa come si fa a sbrogliare uno scheletro vivo, non l’ha mai fatto, ma è l’istinto a muovergli le dita.
Oh, na, na, na, inizia a canticchiare.
A poco a poco, METTE IN ORDINE LO SCHELETRO DI QUELLA DONNA SCONOSCIUTA.
Erba indiana, la chiamano, la Spaccaossa.
È l’EUPATORIUM PERFOLIATUM il rimedio per i cuori congelati, per i brividi, per i dolori che si irradiano in tutte le ossa, per quella sensazione orribile di averle tutte rotte.
Viene prescritto a chi ha le energie talmente prosciugate da non avere quasi più la forza di alzarsi, a chi si sente svuotato, invecchiato, finito, a chi non riesce a smettere di tremare e ba***re i denti anche se gli altri gli dicono:
“Ma dai, non fa così tanto freddo”.
Ansioso, malinconico, rigido, il paziente Eupatorium di notte si porta istintivamente le mani al petto, se lo stringe, se lo custodisce, così un pochino riesce ad addormentarsi, ma la mattina è stanco e preoccupato di non riuscire a portare avanti tutti i suoi obblighi.
Perfetto nelle influenze, quelle in cui pare che “non se ne esca più”, il rimedio Eupatorium, magari abbinato al calore dell’ARNICA MONTANA, fa tanto senza chiederci nulla: come il Pescatore una volta tornato al centro di se stesso, questa pianta inizia a districarci i dolori, a farci riassorbire le botte prese in chissà quale tempo passato, che hanno deciso di iniziare a farci male proprio adesso.
E tutte insieme.
L’uomo mette alla Donna Scheletro tutti i pezzi al posto giusto e, dato che si accorge che tutte quelle ossa stanno tremando, ricopre questa sua strana ospite con tutte le pellicce che può, tutte quelle che ha, per tenerla al caldo.
Poi, sfinito, arreso, ma nella consapevolezza di aver fatto tutto quello che poteva fare, sapendo bene di non essere stato eroico ma di aver cercato comunque di ricreare, insieme a quella strana creatura, un po’ di armonia e di bellezza, si addormenta.
La Donna Scheletro potrà così avere il tempo, lo spazio, la pace e il calore necessari per completare da sé la sua guarigione.
La notte, il canto, i tamburi, la neve là fuori, il cuore, le lacrime, gli abbracci sapranno fare il resto.
Buona Energia di Plenilunio
cari Amici ErboNarranti,
che tutti i nostri igloo
possano sempre accogliere
le più intense esperienze di bellezza
e di guarigione 💚