13/11/2025
La tendinite calcifica o, come veniva chiamata in passato, la periartrite, è una patologia riguardante sempre il complesso della cuffia dei rotatori che viene però invasa da calcificazioni.
La diagnosi è apparentemente molto semplice e basata su una radiografia o un’ecografia; il solo reperimento di una calcificazione fa subito emettere diagnosi.
La calcificazione non è però il vero problema, non è quindi l’eziopatogenesi [la causa del problema], ma è un effetto che porta il tendine a calcificarsi.
Queste calcificazioni sono - appunto - erroneamente ritenute la causa principale dell’infiammazione; ne sono invece un effetto e come tali andrebbero considerate.
𝐈 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐧𝐝𝐢𝐧𝐢𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐥𝐜𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚
Di solito, il sintomo principale della tendinite calcifica è un dolore intenso, localizzato nella parte anteriore e laterale della spalla, che talvolta è presente anche quando il braccio è completamente a riposo.
Il dolore diventa più acuto quando il paziente tenta di alzare il braccio sopra la testa; la condizione può aggravarsi gradualmente fino a rendere completamente impossibile sollevare il gomito oltre un certo livello.
𝐋𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐢𝐥𝐭𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐩𝐚𝐥𝐥𝐚
La tendinite calcifica non è semplicissima da curare ed alcuni medici consigliano trattamenti come le onde d’urto focali, il lavaggio endoscopico o le infiltrazioni di cortisone.
L’effetto di controllo dei sintomi dato da queste metodiche può spesso trarre in inganno il paziente, in quanto agisce sul dolore, facendo credere che il problema sia in via di risoluzione.
𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐚𝐥𝐥𝐞𝐯𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐢, 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐮𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚?
Possono essere utili nelle primissime fasi dell’infiammazione: tuttavia non vanno portate avanti per molto tempo e, spesso, le infiltrazioni alla spalla non sono la risoluzione della patologia.
Perché? Nella maggioranza dei casi, sciogliere le calcificazioni e liberare l’articolazione risolve la patologia solo temporaneamente, perché esse non hanno a che vedere con l'eziopatogenesi, ovvero con il motivo per il quale si genera la patologia.
I danni provocati dall’infiammazione e poi dalle calcificazioni non si riparano senza ricorrere all’intervento chirurgico, a meno che i tessuti non si rigenerino spontaneamente, cosa che avviene solo se il danno è molto lieve.
Generalmente in queste patologie, che sono molto frequenti, si tende a combattere la calcificazione come fosse la causa, anche se spesso tali calcificazioni sono delle vere e proprie lesioni con disinserzione del tendine dalla testa omerale che confluiscono quindi nel grande capitolo delle lesioni tendinee.
Una delle situazioni che più frequentemente mi capita di vedere in ambulatorio è proprio un paziente che ha avuto più episodi di tendinite calcifica, trattate molto spesso con onde d’urto, o ancora con la vecchia metodica di infiltrazione di cortisone.
Il beneficio momentaneo non risolve il problema che dopo qualche tempo tenderà a ripresentarsi.
In alcune situazioni venivano anche eseguiti dei lavaggi endoscopici sotto guida ecografica proprio perché la calcificazione veniva considerata come elemento principale del problema.
A differenza delle onde d’urto e dei lavaggi sotto guida ecografica, che si preoccupano essenzialmente di eliminare la calcificazione, la chirurgia artroscopia permette di risolvere la causa del problema, in quanto elimina sì la calcificazione e l’eventuale attrito dell’acromion ricurvo, ma soprattutto ripara il tendine lesionato o disinserito dalla testa omerale.