Dr. Giuseppe Pacelli

Dr. Giuseppe Pacelli Mi chiamo Giuseppe Pacelli e sono un chirurgo ortopedico specializzato in patologie della spalla. Sono “teacher” in Chirurgia Artroscopica della Spalla.

Sono il dr. Giuseppe Pacelli, sono consulente per la F.I.S.I. [Federazione Italiana Sport Invernali].

I menischi sono quattro: ogni ginocchio ha infatti un menisco laterale, di dimensioni maggiori e dalla forma che ricorda...
18/12/2025

I menischi sono quattro: ogni ginocchio ha infatti un menisco laterale, di dimensioni maggiori e dalla forma che ricorda vagamente quella di una mezzaluna, e un menisco mediale, più piccolo e cuneiforme.

Il menisco può infiammarsi, lesionarsi o - addirittura - rompersi: ecco come comportarsi.

🟢 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐟𝐢𝐚𝐦𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥 𝐦𝐞𝐧𝐢𝐬𝐜𝐨?

Oggi c’è una nuova evoluzione del protocollo R.I.C.E. che prende il nome evocativo di P.O.L.I.C.E:

𝐏 = Protezione. Proteggere [senza immobilizzare definitivamente] l’area infortunata per evitare ulteriori danni ai tessuti. Questo può avvenire, ad esempio, utilizzando delle stampelle;

𝐎𝐋 = Optimal Loading [Carico ottimale]. Ovvero stimolare il processo di guarigione dei tessuti danneggiati con la giusta quantità di carico e di attività. Questo è il punto chiave del nuovo protocollo, che si discosta dalla più vecchia ipotesi di riposo assoluto. È compito dell’équipe riabilitativa indicare quale sia tale quantità di carico;

𝐈 = Ice [ghiaccio]. Avvolgere del ghiaccio in un telo e metterlo a contatto con il ginocchio. La bassa temperatura ridurrà l’infiammazione causata dall’aumento del flusso sanguigno. Si consiglia di tenere in posizione il ghiaccio sul ginocchio distorta per non più di 20 minuti consecutivi e per un minimo di 3 volte al giorno;

𝐂 = la C sta per compressione. Applicare una medicazione alla zona colpita aiuterà a ridurre l’infiammazione e il gonfiore che ne risulta.
Una volta bendata l’area, bisogna assicurarsi che la fasciatura non sia troppo stretta e che quindi il ginocchio non si senta costretto, ma possa mantenere una certa mobilità.
Nel caso in cui la medicazione risultasse troppo stretta, consigliamo di applicarla nuovamente e di utilizzare una benda elastica (non plastica);

𝐄 = Elevazione. Sembra un classico rimedio della nonna, ma mantenere il ginocchio infiammato in posizione elevata può davvero aiutare ad alleviare il dolore.
L’ideale sarebbe posizionare la gamba su una superficie morbida ad una altezza più alta del cuore. In presenza di infiammazione il corpo tende a far arrivare il sangue al sito infiammato. Facendo defluire il sangue, mantenendo la gamba elevata, si allevia l’infiammazione allontanando i mediatori chimici dell’infiammazione.

Vogliamo precisare che questi metodi si adattano a casi molto lievi di infiammazione e che non devono in alcun modo sostituire il trattamento guidato da un medico competente, soprattutto nei casi in cui il dolore si riveli più serio e doloroso.

🟠 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐥 𝐦𝐞𝐧𝐢𝐬𝐜𝐨?

Se c’è il sospetto di una lesione del menisco, è molto importante consultare uno specialista, che sarà in grado di individuare il tipo di lesione e programmare il trattamento terapeutico adeguato.

La diagnosi si verifica di solito attraverso la risonanza magnetica; altre indagini diagnostiche, come la radiografia, si utilizzano nel caso si sospettino danni anche alle ossa.

Sulla base di quello che viene riscontrato, il team medico deciderà la strategia di cura più adatta alle esigenze del paziente.

Gonfiore e dolore acuto sono però un ostacolo notevole per effettuare una corretta diagnosi ed è per questo che spesso è consigliabile aspettare 10-15 giorni dal trauma prima di effettuare gli accertamenti diagnostici.

Passate le prime due giornate successive al trauma, sarà possibile unire ai farmaci antinfiammatori, un programma di riabilitazione con l’aiuto di un fisioterapista.

L’estensione passiva del ginocchio o gli esercizi di allungamento possono essere consigliabili in molti casi anche prima dell’intervento chirurgico e migliorare sensibilmente i risultati che si possono ottenere in seguito.

🔴 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐨𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐚𝐥 𝐦𝐞𝐧𝐢𝐬𝐜𝐨?

La medicina e la chirurgia si sono molto evolute nel tempo e – ad oggi – l’approccio è molto più conservativo per questo tipo di lesioni.

Mentre in passato bastava una diagnosi di menisco lesionato o degenerato, attraverso risonanza magnetica, per eliminare chirurgicamente il menisco, oggi si cerca di essere selettivi, cercando di suturarlo.

L’operazione di rimozione avviene oggi solo in presenza di lesioni instabili e di blocchi articolari o, ancora, si cerca di procedere con una meniscectomia selettiva, cercando di ricreare il più possibile la forma anatomica del menisco stesso.

Il conflitto subacromiale [o sindrome da impingement], è la patologia della spalla forse più conosciuta, ma anche la più...
16/12/2025

Il conflitto subacromiale [o sindrome da impingement], è la patologia della spalla forse più conosciuta, ma anche la più ingannevole poiché - molto spesso - viene indicata come unica causa del dolore articolare.

È la patologia della spalla che vede intervenire più spesso – come “second look” – gli ortopedici esperti.

In questo articolo spiego perchè l'acromionplastica non deve essere un atto chirurgico isolato, ma una fase dell’intervento che permette di avere un miglior spazio di scorrimento dei tendini della cuffia dei rotatori.

L'acromionplastica è l'intervento per la risoluzione della sindrome da impingement, patologia molto dolorosa della spalla.

«La ragione per cui condividerò con voi questa serie di casi clinici è per esprimere un concetto molto importante: la co...
11/12/2025

«La ragione per cui condividerò con voi questa serie di casi clinici è per esprimere un concetto molto importante: la consapevolezza che chirurgo e paziente devono "lavorare" insieme, come se fossero giocatori della stessa squadra.
Nella prima parte [l'operazione chirurgica] il protagonista è il medico, nella seconda [la riabilitazione] il protagonista sei tu».

Quando si affronta un intervento chirurgico ortopedico si compie un percorso insieme al chirurgo, una sorta di patto: è un patto che si fonda sulla fiducia reciproca e sulla determinazione.
Il medico ha l'obbligo di perseguire un gesto chirurgico razionale e preciso, ma - come ripeto spesso - l’elemento chiave è il paziente: la grande differenza la fa una cosa sola, la sua determinazione nel guarire il prima possibile.

Ecco perché i grandi atleti sono un esempio perfetto di forza e determinazione nel guarire.

𝐋'𝐞𝐬𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐨 𝐍𝐞𝐬𝐭𝐚

Il caso di Alessandro Nesta - uno dei “ragazzi di Berlino”, che ha portato in Italia la coppa del mondo del 2006 - oltre ad essere uno degli episodi della mia vita professionale che ricordo più piacevolmente, è il classico esempio di come il lavoro di riabilitazione e fisioterapia, se effettuato con impegno e serietà, possa dare risultati eccellenti. Il ragazzo si è attenuto alle indicazioni dei medici in modo scrupoloso ed ha ottenuto in cambio il pieno recupero.

𝐋𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐝 𝐀𝐥𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐝𝐫𝐨 𝐍𝐞𝐬𝐭𝐚

L’operazione ad Alessandro fu programmata per i primi giorni di dicembre del 2006: non era possibile rimandarla oltre. Come ho ricordato, decisero poi saggiamente di affrontare il periodo di convalescenza a Miami, lontano dai riflettori accesi sulla stagione in corso.

Già prima della fine del campionato, Alessandro era di nuovo in una splendida condizione di forma, in grado di partire da titolare ed essere di nuovo determinante fin dalla finale della Champions League 2007, vinta 2-1 sul Liverpool.

𝐋𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞

Dopo il pieno recupero, Alessandro Nesta è tornato a vincere in grande stile: Champions League, Coppa del Mondo per club [sempre nel 2007], un altro scudetto [nel 2011] e soprattutto una carriera che è durata per altre otto stagioni, fin oltre il 38° compleanno, un’età notevole per un calciatore professionista.

Tutti i miei pazienti sono ugualmente importanti ed hanno la mia stessa dedizione nel recuperare le capacità che avevano prima del loro infortunio.
Non ci sono pazienti di serie A e di serie B, ci mancherebbe… dovrete però consentirmi di essere un poco orgoglioso nel pensare che quando aiuto un grande campione come Alessandro Nesta, una minima parte del merito delle sue vittorie sia anche mio!

🟡 Per approfondire: https://bit.ly/3hZGgKf

«Talvolta non è facile distinguere una lussazione completa da una  , per via dei sintomi, che possono essere molto simil...
09/12/2025

«Talvolta non è facile distinguere una lussazione completa da una , per via dei sintomi, che possono essere molto simili.»

Ho scritto questo utile approfondimento per fare chiarezza, innanzitutto sulle differenze tra una lussazione di spalla e una sublussazione, e successivamente per analizzarne le cause, i sintomi, l'iter terapeutico e i tempi di recupero per una buona ripresa funzionale.

Differenze con la lussazione completa e iter terapeutico.

Una lussazione della spalla può essere determinata da differenti cause che possono essere alternative o concorrere.I tra...
04/12/2025

Una lussazione della spalla può essere determinata da differenti cause che possono essere alternative o concorrere.
I traumi sono la causa più frequente del dislocamento: un forte colpo, una caduta, un incidente possono produrre un trauma che causa la lussazione.

A seconda dei danni che si generano, la lussazione dell’articolazione può provocare anche la sua instabilità cronica, ovvero una scarsa capacità dei tessuti molli di trattenere le superfici articolari nella loro naturale posizione.

L’instabilità può tuttavia essere anche dovuta a fattori differenti, come un lungo periodo di immobilizzazione, la scarsa attività fisica o alcune malattie del metabolismo.

In questo caso, può verificarsi una lussazione anche in presenza di un trauma molto piccolo o addirittura in sua assenza.

𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐭𝐨

Una lussazione deve essere valutata da uno specialista che sia in grado di risolverla nel minor tempo possibile, allo scopo di minimizzare i danni che l’infortunio stesso potrebbe provocare.

Se si sospetta un simile problema sarà importante recarsi al pronto soccorso più vicino, dove potranno intervenire tempestivamente.

La complessità della lussazione è proprio questa: più volte capita e più tempo viene impiegato per risolverla, maggiore è la probabilità di incorrere in una recidiva e in una cronica instabilità della spalla.

Dopo che il medico avrà effettuato la procedura di riduzione e ripristinato la situazione normale, si procederà a valutare la situazione e scegliere la strategia più vantaggiosa perché il paziente possa recuperare pienamente la stabilità e la forza dell’arto.

𝐈 𝟔 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐭𝐢𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐢 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐢 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐜𝐮𝐩𝐞𝐫𝐨

Il momento più delicato del trattamento di una lussazione della spalla è proprio quello durante il quale si valuta la strada più efficiente per la riabilitazione.

La risposta alle sei domande che ho elencato qui sotto è determinante nel formare una strategia efficace:

⟶ È la prima lussazione o una recidiva?
⟶ Qual è l’età del paziente?
⟶ Il suo lavoro prevede attività manuali?
⟶ È una persona attiva dal punto di vista sportivo?
⟶ Quali sono le condizioni delle superfici articolari, dei tendini e dei legamenti?
⟶ Ossa e cartilagini hanno subito danni significativi?

La decisione più complessa riguarda spesso l’opportunità di un intervento chirurgico di ricostruzione, che da una parte potrebbe allungare i tempi e rendere più impegnativa la riabilitazione, dall’altra consente però maggiori garanzie di un risultato ottimale, specialmente nei pazienti giovani.

𝐈 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐜𝐮𝐩𝐞𝐫𝐨

Come mi ritrovo spesso a spiegare ai miei pazienti, la migliore “medicina” per chi deve effettuare una riabilitazione ortopedica è l’impegno.

Anche per questa patologia, una simile affermazione è assolutamente valida: che si renda necessario un intervento o meno, il recupero e la prevenzione delle recidive passano dalla fisioterapia e dall’esercizio fisico di potenziamento dei muscoli della spalla.

Di regola, la riabilitazione da una lussazione non è breve. Dopo una breve fase di immobilizzazione [che dura qualche giorno in più se si è resa necessaria una procedura chirurgica], si passa alle mobilizzazioni passive assistite, quindi agli esercizi per ritrovare una corretta postura e per potenziare i muscoli danneggiati.

La fase riabilitativa può durare fra i 3 ed i 6 mesi.

Il termine "cuffia dei rotatori" indica il complesso muscolo-tendineo della spalla, costituito da quattro muscoli e dai ...
01/12/2025

Il termine "cuffia dei rotatori" indica il complesso muscolo-tendineo della spalla, costituito da quattro muscoli e dai loro tendini:
⟶ sottoscapolare;
⟶ sovraspinato;
⟶ sottospinoso;
⟶ piccolo rotondo.

Si utilizza il termine “cuffia” in quanto i tendini che proteggono l’intera articolazione formano una vera e propria copertura, che ripara la testa omerale.

La cuffia dei rotatori può infiammarsi, lesionarsi o rompersi: impariamo a conoscerla, partendo dall'anatomia, per arrivare a comprendere le sue patologie, i sintomi, la diagnosi e il percorso di cure.

Dall'anatomia al post-operatorio.

La spalla congelata è una patologia infiammatoria molto dolorosa della spalla.Ma perché, se solitamente un'infiammazione...
27/11/2025

La spalla congelata è una patologia infiammatoria molto dolorosa della spalla.

Ma perché, se solitamente un'infiammazione viene associata al caldo, in questo caso avviene il contrario e addirittura si associa al congelamento?

Presto detto: l'infiammazione causa un ispessimento dei tessuti così doloroso che il nostro organismo mette in atto un meccanismo di autodifesa che di fatto blocca [congela] la spalla, prevenendo l'aggravarsi della lesione.

𝐈𝐥 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐡𝐢𝐫𝐮𝐫𝐠𝐨

Il chirurgo ortopedico - durante la visita specialistica - ha a disposizione due elementi fondamentali per impostare l'iter terapeutico corretto:
1] esami di diagnostica per imaging [radiografia, risonanza magnetica, ecografia];
2] esame clinico del paziente: valutazione del dolore, della limitazione dei movimenti, del peggioramento della qualità della vita e delle esigenze funzionali del paziente.

La spalla congelata, inoltre, può essere correlata ad una causa patologica diversa.

Il movimento può essere recuperato attraverso un buon protocollo rieducativo che include – molto spesso – l’intervento chirurgico in artroscopia di liberazione a 360°della capsula [capsular release] intorno alla glena, facendo di fatto recuperare il movimento articolare.

Se la spalla congelata è associata, appunto, a una lesione tendinea, è possibile comunque risolvere entrambe le patologie in un unico atto operatorio.

𝐈𝐥 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐨𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐢𝐬𝐭𝐚

È nella fase di riabilitazione che diventa fondamentale il ruolo del fisioterapista: deve interpretare correttamente le indicazioni del chirurgo ed essere in grado di educare il paziente a svolgere correttamente gli esercizi.

Subito dopo l’intervento [o subito dopo la diagnosi, se lo specialista non ritiene necessario intervenire chirurgicamente] è importante riposare ed effettuare un trattamento con farmaci antinfiammatori.

In seguito si renderà importantissima la perizia del fisioterapista: dovrà saper dosare gli esercizi di mobilitazione passiva ed introdurre gradualmente lo stretching e gli esercizi di potenziamento, in modo da completare senza intoppi il lavoro di riabilitazione.

𝐈𝐥 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞

Il recupero dalla spalla congelata può essere piuttosto lungo e faticoso.

L’elemento chiave del team è il paziente: la grande differenza la fa una cosa sola, la sua determinazione nel guarire il prima possibile.

𝐋'𝐮𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐟𝐚 𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚

La collaborazione fra chirurgo, fisioterapista e paziente diventa allora fondamentale per garantire risultati stabili e soddisfacenti.

In buone mani chirurgiche e in buone mani fisioterapiche si può dunque sia eliminare la causa principale che porta al blocco della spalla, sia “sbloccare” la spalla stessa.

«Talvolta non è facile distinguere una lussazione completa da una sublussazione, per via dei sintomi, che possono essere...
24/11/2025

«Talvolta non è facile distinguere una lussazione completa da una sublussazione, per via dei sintomi, che possono essere molto simili.»

Ho scritto questo utile approfondimento per fare chiarezza, innanzitutto sulle differenze tra una lussazione di spalla e una sublussazione, e successivamente per analizzarne le cause, i sintomi, l'iter terapeutico e i tempi di recupero per una buona ripresa funzionale.

Differenze con la lussazione completa e iter terapeutico.

La sindrome da impingement, o conflitto subacromiale, è dovuta all'aumento dell'attrito dei tendini della cuffia dei rot...
20/11/2025

La sindrome da impingement, o conflitto subacromiale, è dovuta all'aumento dell'attrito dei tendini della cuffia dei rotatori - in particolare del sovraspinato - causato dal restringimento dello spazio fra la testa omerale e l’acromion, spazio dove scorrono proprio i tendini.

Gesti atletici o normali mansioni lavorative ripetute, squilibri muscolari o irregolarità del profilo acromiale provocano l’aumento dell’attrito all’interno di questo spazio causando fenomeni infiammatori o vere e proprie lesioni tendinee.

𝐈 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐢

La sindrome da conflitto è caratterizzata da questi sintomi principali:
⟶ dolore alla spalla;
⟶ rigidità articolare;
⟶ limitazione dei movimenti dell'arto superiore e impotenza funzionale;
⟶ indebolimento del braccio;
⟶ formicolio e senso di intorpidimento;
⟶ riduzione della forza e del tono muscolare della spalla;
⟶ sensazione di calore alla spalla;
⟶ dolore al collo.

𝐋𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐠𝐧𝐨𝐬𝐢

Non sempre è facile stabilire quale sia il problema basandosi solo sui sintomi che il paziente riferisce ed è per questo motivo che esistono una serie di test fisici che possono essere effettuati in sede di visita per aiutare lo specialista, indirizzandolo verso un’ipotesi di diagnosi che andrà poi confermata e studiata in dettaglio attraverso gli esami strumentali.

𝐈𝐥 𝐭𝐞𝐬𝐭 𝐝𝐢 𝐉𝐨𝐛𝐞

Questo test è utilizzato per capire se il paziente presenta una sindrome da conflitto o una lesione del tendine sovraspinoso.

1] Paziente in piedi con il braccio a 90° di abduzione [sollevamento laterale] e spostato di circa 30° in avanti;
2] Paziente ruota la spalla all’interno, cioè con il pollice rivolto verso il basso.
3] L’esaminatore è in piedi di fianco al paziente e gli afferra il polso;
4] L’esaminatore spinge verso il basso, mentre il paziente resiste alla pressione.

Il test è positivo se il paziente sente dolore o non riesce a resistere.

𝐍𝐎𝐓𝐀 𝐁𝐄𝐍𝐄

L’esistenza di test come quello che abbiamo appena descritto non esclude però in modo assoluto la necessità di confermare e dettagliare la diagnosi, attraverso l’esecuzione di esami strumentali.

Lo specialista - dopo una diagnosi precisa - imposterà l'iter terapeutico corretto: conservativo o chirurgico.

«L'infiammazione alla cuffia dei rotatori e, più in generale, il dolore alla spalla incide chiaramente anche sulla quali...
17/11/2025

«L'infiammazione alla cuffia dei rotatori e, più in generale, il dolore alla spalla incide chiaramente anche sulla qualità del riposo: prendere sonno sarà più difficile e, nel corso della notte, un movimento involontario potrebbe causare un dolore improvviso, destando il paziente. Inoltre, nelle fasi avanzate della patologia, il dolore tende ad aumentare proprio quando i muscoli sono a riposo.»

Ecco quindi che - nel nostro approfondimento settimanale - dedichiamo l'attenzione a una serie di consigli utili per riuscire a dormire meglio e per alleviare il dolore prima di coricarsi.

Consigli per riuscire a dormire meglio.

La tendinite calcifica o, come veniva chiamata in passato, la periartrite, è una patologia riguardante sempre il comples...
13/11/2025

La tendinite calcifica o, come veniva chiamata in passato, la periartrite, è una patologia riguardante sempre il complesso della cuffia dei rotatori che viene però invasa da calcificazioni.

La diagnosi è apparentemente molto semplice e basata su una radiografia o un’ecografia; il solo reperimento di una calcificazione fa subito emettere diagnosi.

La calcificazione non è però il vero problema, non è quindi l’eziopatogenesi [la causa del problema], ma è un effetto che porta il tendine a calcificarsi.

Queste calcificazioni sono - appunto - erroneamente ritenute la causa principale dell’infiammazione; ne sono invece un effetto e come tali andrebbero considerate.

𝐈 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐧𝐝𝐢𝐧𝐢𝐭𝐞 𝐜𝐚𝐥𝐜𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚

Di solito, il sintomo principale della tendinite calcifica è un dolore intenso, localizzato nella parte anteriore e laterale della spalla, che talvolta è presente anche quando il braccio è completamente a riposo.

Il dolore diventa più acuto quando il paziente tenta di alzare il braccio sopra la testa; la condizione può aggravarsi gradualmente fino a rendere completamente impossibile sollevare il gomito oltre un certo livello.

𝐋𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐢𝐥𝐭𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐩𝐚𝐥𝐥𝐚

La tendinite calcifica non è semplicissima da curare ed alcuni medici consigliano trattamenti come le onde d’urto focali, il lavaggio endoscopico o le infiltrazioni di cortisone.

L’effetto di controllo dei sintomi dato da queste metodiche può spesso trarre in inganno il paziente, in quanto agisce sul dolore, facendo credere che il problema sia in via di risoluzione.

𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐚𝐥𝐥𝐞𝐯𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐢, 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐮𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚?

Possono essere utili nelle primissime fasi dell’infiammazione: tuttavia non vanno portate avanti per molto tempo e, spesso, le infiltrazioni alla spalla non sono la risoluzione della patologia.

Perché? Nella maggioranza dei casi, sciogliere le calcificazioni e liberare l’articolazione risolve la patologia solo temporaneamente, perché esse non hanno a che vedere con l'eziopatogenesi, ovvero con il motivo per il quale si genera la patologia.

I danni provocati dall’infiammazione e poi dalle calcificazioni non si riparano senza ricorrere all’intervento chirurgico, a meno che i tessuti non si rigenerino spontaneamente, cosa che avviene solo se il danno è molto lieve.

Generalmente in queste patologie, che sono molto frequenti, si tende a combattere la calcificazione come fosse la causa, anche se spesso tali calcificazioni sono delle vere e proprie lesioni con disinserzione del tendine dalla testa omerale che confluiscono quindi nel grande capitolo delle lesioni tendinee.

Una delle situazioni che più frequentemente mi capita di vedere in ambulatorio è proprio un paziente che ha avuto più episodi di tendinite calcifica, trattate molto spesso con onde d’urto, o ancora con la vecchia metodica di infiltrazione di cortisone.

Il beneficio momentaneo non risolve il problema che dopo qualche tempo tenderà a ripresentarsi.

In alcune situazioni venivano anche eseguiti dei lavaggi endoscopici sotto guida ecografica proprio perché la calcificazione veniva considerata come elemento principale del problema.

A differenza delle onde d’urto e dei lavaggi sotto guida ecografica, che si preoccupano essenzialmente di eliminare la calcificazione, la chirurgia artroscopia permette di risolvere la causa del problema, in quanto elimina sì la calcificazione e l’eventuale attrito dell’acromion ricurvo, ma soprattutto ripara il tendine lesionato o disinserito dalla testa omerale.

⟶ Il dolore alla spalla・⟶ Dolore al braccio sinistro・⟶ Dolore al braccio destro・・⟶ Dolore alla spalla di notte⟶ Le patol...
10/11/2025

⟶ Il dolore alla spalla
・⟶ Dolore al braccio sinistro
・⟶ Dolore al braccio destro
・・⟶ Dolore alla spalla di notte
⟶ Le patologie della spalla
・⟶ Sindrome da impingement
・⟶ Tendinite Calcifica
・⟶ Lesione della cuffia dei rotatori
・⟶ Lussazione spalla
・⟶ Spalla congelata
⟶ La chirurgia artroscopica: una soluzione al dolore ed alle limitazioni funzionali

Cause e soluzioni al dolore e alle limitazioni funzionali.

Indirizzo

Via L. Da Vinci, 1/A
Busto Arsizio
21052

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dr. Giuseppe Pacelli pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare