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Yoga per grandi e piccini
Counseling creativo, corporeo e spirituale
Yoga per bambini e adolescenti con bisogni educativi speciali




.Sono fatti di notti piene di risvegli e sogni ingarbugliati questi giorni. L’autunno è sempre un po’ così per me: una s...
31/10/2025

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Sono fatti di notti piene di risvegli e sogni ingarbugliati questi giorni. L’autunno è sempre un po’ così per me: una stagione che mi sbilancia ma nel contempo è anche lo stimolo a radicarmi maggiormente in ciò in cui credo.

A settembre mi sono data il compito di intraprendere insieme ai miei allievi, l’entusiasmante viaggio alla scoperta di quei centri energetici chiamati cakra. Un viaggio che ci vedrà impegnati fino all’inizio dell’estate.

La consapevolezza che esiste in noi anche una fisiologia sottile che dobbiamo necessariamente saper guardare per poter stare bene è uno dei tanti tesori che abbiamo ricevuto dall’India. È il profondo che causa e sostiene il superficiale; è ciò che non vediamo con gli occhi ad essere la struttura portante di ciò che diventa pelle, muscoli, postura fisica e anche malattia.

E per questo la saggezza indiana non fa sconti: armonizzare questi centri richiede la capacità di osservarsi; di cogliere quali pensieri e quali emozioni vivono costantemente in noi; di riconoscere quali bisogni e quali desideri chiudiamo nei cassetti e di scovare da quali processi mentali tutto questo viene messo in moto.

In questo mese abbiamo approfondito il primo cakra, mūlādhāra, il “supporto della base”, responsabile del nostro sostegno fisico e psicologico, cakra collegato alla paura.

Abbiamo sperimentato tanto la forza di piedi e gambe e coltivato un respiro e una mente che portasse sicurezza e stabilità.

E in questi giorni grigi e un po’ sonnolenti ho cercato anch’io varie volte questo sostegno dentro di me.

Il primo passo: ho radici preziose da nutrire.











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.Ho incontrato la fragilità diverse volte in queste ultime settimane. Diverse sono state le voci, diverse le età, divers...
29/10/2025

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Ho incontrato la fragilità diverse volte in queste ultime settimane.

Diverse sono state le voci, diverse le età, diversi i contesti e infine diversi i modi in cui essa ha trovato espressione.

A volte si è mostrata a conclusione di un'età, altre volte di fronte a un problema fisico, altre volte ancora per ricordare che l'Amore non chiede solo di fare passi avanti, ma di fermarsi e se necessario allontanarsi.
Eppure tutte le volte attraverso le storie degli altri, essa ha parlato anche a me.

Quanto fatichiamo a stare in quel cambiamento che ci domanda di lasciar andare parti di noi, sicurezze, strade predefinite.

Eppure...
Eppure siamo al mondo per essere anche foglie.
Appese, abbandonate, raccolte da una mano, custodite dalla terra.

Siamo al mondo per cambiare prospettiva.







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."Tornare antichi vuol dire avere cura di tre storieLa prima è la storia che viene dall’avere un corpo nel corpo dell’un...
15/10/2025

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"Tornare antichi vuol dire avere cura di tre storie
La prima è la storia che viene dall’avere un corpo nel corpo dell’universo.
La seconda è la storia che gli Dei hanno con noi.
La terza è la storia del nostro corpo in mezzo ad altri corpi umani
Tornare antichi vuol dire essere nello stesso tempo semplici presenze dell’universo,
frammenti di una creatura più grande,
fratelli nella piccola avventura dei viventi.” (F.Arminio)

Questa poesia mi ha fatto immediatamente tornare alla mente uno splendido inno del Rg-Veda (X,90) nel quale si racconta che il divino assunse la forma di un’enorme persona (Purusa) dal cui corpo smembrato nacquero il mondo, gli esseri e tutte le cose.

Inni come questo ci aiutano a ricordarci che esiste un'intima connessione tra noi, Dio, e l’universo: nessuno dei tre senza gli altri due avrebbe senso.

Inni come questo ci insegnano che essere persona (puruṣa) non equivale ad essere individuo.

Essere persona è sentirci addosso questa interdipendenza originaria, sentirla nella carne, avere nel cuore la certezza che siamo sempre accompagnati.

Inni come questo ci aiutano semplicemente a destarci: veniamo da così lontano che è davvero un peccato perderci dentro alle piccolezze.

Tornare antichi, curare tre storie.
Curare la storia delle storie.
Non quella che parla di noi, ma quella che parla del noi.

Tornare antichi, tornare ad essere persone.









.Costruiamo le nostre radici piano piano, coltivando un’immensa fiducia. E non intendo quelle radici ereditate dalla fam...
11/10/2025

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Costruiamo le nostre radici piano piano, coltivando un’immensa fiducia. E non intendo quelle radici ereditate dalla famiglia e dall’ambiente in cui siamo cresciuti, dove possiamo aver trovato amore, comprensione, sicurezza oppure sofferenza, rigidità, indifferenza.

Intendo le nostre, uniche, personali, radici.

Abbiamo iniziato da poco il nostro viaggio in quel primo centro energetico chiamato mūlādhāra, “il sostegno della base”, che ha l’importante scopo di ricordarci chi siamo e perché siamo qui, e con entusiasmo ne stiamo esplorando le varie sfaccettature.

Le nostre origini non vanno dimenticate, semmai vanno riconosciute e rielaborate attraverso un processo di osservazione non giudicante, di nuove riflessioni, di consapevolezza, di perdono.

Il compito che ci stiamo dando è invece quello di far crescere nuove radici partendo da noi, coltivando la nostra energia, nutrendo con pazienza un pensare che apra orizzonti di senso, provando a essere come la terra, che mai smette di essere viva.

Che si abbia trenta, cinquanta, settant’anni è indispensabile ricordarci questa prima chiamata:
"Sii tu, sii terra".









."Ti voglio fare un regalo” mi ha detto una cara signora che da poco ha iniziato a praticare yoga. “Un dono che è simbol...
07/10/2025

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"Ti voglio fare un regalo” mi ha detto una cara signora che da poco ha iniziato a praticare yoga. “Un dono che è simbolo di fertilità.” E mi ha raccolto delle melagrane direttamente dal suo albero.

Dello yoga mi piace anche questo: intesse tra le persone dei rapporti semplici e veri. Non ci serve sapere molto della vita dell'altro, non ci interessa la differenza d'età o il diverso modo di vedere le cose, ma sentiamo perfettamente che siamo tutti ugualmente alla ricerca di un senso profondo dell'esistenza in cui poter dare il meglio di sé.

E credo sia questo un altro modo di intendere la fertilità: sentire l'invisibile vicinanza degli altri nel nostro cammino.

A volte sono i piccoli gesti ad essere sostegni immediati nel nostro quotidiano: uno sguardo , un messaggio, una parola, un abbraccio.

Abbiamo a nostra disposizione tanti sostegni per far fronte alla difficoltà e indubbiamente non saranno la soluzione ai nostri problemi ma ci rincuorano perché in realtà non siamo mai soli e ci ricordano quel principio yogico bellissimo che è saṃtoṣa, cioè la contentezza-appagamento, che è l’accogliere le cose così come sono, con la consapevolezza che possiamo sempre scegliere anche nelle situazioni più critiche e dolorose.

Così oggi, il sole che entra dalla portafinestra a scaldarmi, il mio piccolo amico che mi osserva rassettare la cucina, le melegrane di Nilla e la fertilità nascosta in ogni frangente.

.Perché ci occorrono i rituali?E per rituali intendo quelle piccole azioni o gesti che do’ come compito, a volte, a fine...
26/09/2025

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Perché ci occorrono i rituali?
E per rituali intendo quelle piccole azioni o gesti che do’ come compito, a volte, a fine lezione e spesso in conclusione di una seduta di counseling.

I rituali ci occorrono per sancire dei passaggi importanti: fuori le cose sono cambiate ma dentro le ho davvero accettate?
Sono riuscita a salutare per sempre un’età, un lavoro, una casa, una relazione, ringraziando per quello che è stato, comunque sia stato?
Sto accogliendo ciò che è adesso, il nuovo o lo sconosciuto, nonostante i turbamenti e le difficoltà?

I rituali non sono delle azioni magiche che portano via il nostro dolore, ma sono la presa d’atto di una responsabilità: siamo noi a mettere in moto la trasformazione.

Sono un impegno con la vita: cambiare è ciò che ci è stato chiesto dal primo respiro.

E sono un collegamento con l’Alto: fidarsi che esiste un ordine più grande che sa esattamente dove portarci.

Preparando lo studio, pronta ad accogliere una persona ho acceso la candela che mi accompagna sempre.

In quella Luce l'Incontro.









.Ho un piccolo Buddha di legno sopra il mio altarino. Apparteneva alla mia maestra. Non so con precisione da dove arrivi...
22/09/2025

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Ho un piccolo Buddha di legno sopra il mio altarino. Apparteneva alla mia maestra. Non so con precisione da dove arrivi ma ricordo di averlo visto da sempre.

Era posto sopra una mensola in quella stanza adibita contemporaneamente a studio e a ingresso della nostra yoga shala. Ci ritrovavamo lì- chi in piedi, chi seduto sul divano o su una sedia -ad aspettare l’arrivo di tutti e intanto a raccontarci della settimana o a parlare dei fatti del mondo.

Quello spazio temporale di attesa era il giusto accesso alla disciplina. Ci faceva ricordare che il tempo della pratica è un tempo di cura ed è doveroso averne rispetto. Ci faceva ricordare che la vita, con tutti i suoi impegni, le relazioni e i suoi ingranaggi, poteva anche aspettare perché ritrovarsi interiormente era una necessità.

Mi piace tanto questo Buddha, non solo perché come tante altre raffigurazioni presenta grandi orecchie (capaci di ascoltare per davvero), un grande ventre (simbolo di quella saggezza piena e inesauribile che arriva dal cuore) e quel contagioso sorriso di chi sa che la vita è il gioco costante di māyā, (dell’illusione), ma ne sa goderne; mi piace anche perché ha un seno evidente e molto femminile.

Forse questo potrà far sorridere ma personalmente mi fa anche molto riflettere: quanto è importante la parte femminile in ognuno di noi, uomini e donne?
Quanto è importante l’accoglienza- totale, amorevole, incondizionata, - degli eventi, dei passaggi, della Vita intera?

Quando il mio sguardo ricade in questa semplice ma incantevole statuina è come se ogni volta mi chiedesse: “Con quanta apertura, fiducia e leggerezza stai attraversando questo momento?”

Piccolo Buddha, veicolo dell'Immenso, prometto che mi impegnerò.







.Con lo yoga non ci occupiamo direttamente di analizzare i nostri traumi e risanare le ferite ma impariamo come prima co...
16/09/2025

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Con lo yoga non ci occupiamo direttamente di analizzare i nostri traumi e risanare le ferite ma impariamo come prima cosa a vedere il loro effetto su di noi. Impariamo a portare attenzione, presenza e consapevolezza prima di tutto al corpo, in quelle zona d’ombra che sono chiuse, cicatriziali o dove il respiro risulta più difficile, ben consapevoli che lì sono raccolte le nostre lacrime, i nostri rancori, le nostre paure.

Lavoriamo con fiducia sulla materia-corpo eppure non c’è una vera trasformazione se in quel lavoro non siamo presenti a noi stessi, se non pratichiamo con l’intenzione di accogliere le nostre resistenze insieme a un intenso desiderio di comunione con tutti i nostri piani.

E’ un procedere controtendenza quello che ci richiede lo yoga. E’ un toglierci dall’essere multitasking, sempre divisi tra mille cose da fare, mille interessi da seguire; è un ritornare a essere semplici e in quella semplicità cercare la profondità, cercare l’intimità.

Sottilmente è un grande invito a lasciarci coinvolgere in ogni frangente della vita: a metterci impegno quando dobbiamo agire, a fermarci quando dobbiamo scegliere, a ballare quando c’è da festeggiare, a stare nel dolore quando c’è da comprenderlo.

Indirettamente creiamo le circostanze giuste per far accadere dei piccoli miracoli proprio perché siamo lì per noi.

Ciò che guarisce è sempre l'amore.









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."Qual è la differenza tra la preghiera e la meditazione?” chiese un giorno uno degli allievi al suo maestro.“La preghie...
13/09/2025

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"Qual è la differenza tra la preghiera e la meditazione?” chiese un giorno uno degli allievi al suo maestro.

“La preghiera è un qualcosa di assolutamente intenso che sale verso l’alto mentre la meditazione è qualcosa di esterno e vasto che da ultimo si espande nell’infinito.

Quando preghiamo tutto il nostro essere invoca e desidera l’altezza. Siamo come una fiamma protesa verso il cielo.

La meditazione è diversa. Quando meditiamo ci gettiamo in una vasta espansione, in un mare infinito di pace e di beatitudine.

Là dove la preghiera finisce il suo viaggio, la meditazione comincia.”

A questo settembre che ci chiede in tanti modi di ricentrarci.

A tutte le nostre preghiere: cantate, bisbigliate, silenziose.

A tutti quei momenti in cui ci concediamo di lasciarci attraversare dal silenzio senza desiderare nulla di diverso da quello che abbiamo.

A quella fame di Assoluto nascosta in tutti noi.

Essere fiamma o mare, altezza o vastità:
due strade donate per non perderci




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.La pratica delle posture è la più vicina alla nostra cultura ma da sola non “fa” lo yoga. Essa ha infatti bisogno di es...
05/09/2025

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La pratica delle posture è la più vicina alla nostra cultura ma da sola non “fa” lo yoga.
Essa ha infatti bisogno di essere accompagnata da una struttura filosofica-psicologica-spirituale.

Per questo ci facciamo guidare e ispirare dalle letture dei testi o dalle parole dei maestri, per ricordarci che sotto quel lavoro fisico c’è molto, molto altro.

Sappiamo che il corpo non è slegato dalla mente, così come non lo è dalla parte energetica o da quella spirituale. Ogni espressione della nostra "casa fisica" è sempre il riflesso delle nostre credenze più profonde, di come pensiamo, di come percepiamo le emozioni, di come elaboriamo gli eventi. Tutto si imprime in noi e col tempo plasma la materia di cui siamo fatti.

Per questo ci occorrono i testi, perché sono una mappa importante che ci aiuta a comprendere come funzioniamo davvero, come indirizzare la nostra energia, a cosa dare importanza e a cosa no.

E’ quella saggezza a crearci la strada e a farci sentire al sicuro. Altri prima di noi hanno attraversato il dolore. Altri prima di noi sono riusciti a non soffrire più.

“Il dolore futuro è evitabile“ afferma Patañjali, consegnandoci direttamente le chiavi della felicità.

Ma quanto è bello sapere che possiamo imparare a non soffrire più partendo dalle cose più semplici, dal nostro muoverci, dal nostro respirare, dal nostro saper stare.

Nella foto una delle forme del dio Shiva danzante.
Un invito a essere nella concretezza della vita con la leggerezza e la giocosità di quando danziamo.







.Quando si diventa grandi?Me lo chiedo spesso, soprattutto dopo aver lavorato con  bambini e ragazzi.Li osservo, li asco...
29/08/2025

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Quando si diventa grandi?

Me lo chiedo spesso, soprattutto dopo aver lavorato con bambini e ragazzi.

Li osservo, li ascolto, ripenso ai nostri dialoghi, a certe parole curiose emerse all'improvviso che sembrano casuali e invece ti aprono gli occhi su quanto noi "grandi " siamo in realtà ancora infantili su tanti fronti.

Cresce il corpo, invecchiamo, conosciamo certamente più cose della vita, abbiamo più esperienze. Abbiamo (forse) anche imparato a gestire meglio le emozioni, a comprenderci di più, sappiamo tante teorie bellissime della psicologia, ma ancora quante volte non ci sentiamo i veri responsabili di ciò che ci succede?

E quante volte siamo ancora in balia del tempo, delle emozioni, dei rapporti, dei sensi di colpa, dei doveri, dei giudizi, invece di sentirci liberi di essere come siamo, di amare chi vogliamo, di vivere nel modo in cui sentiamo giusto per noi.

Non so se avrò abbastanza vita per diventare l'adulta che vorrei, ma so per certo che in questo cammino di maturità ci aiutiamo sempre vicendevolmente.
E anche lì, dove non so vedere, dove non riesco ancora a capire, dove mi ostino a soffrire, anche lì, c'è l'aiuto per me.

"Grazia", mi ha detto la scorsa settimana la mia giovanissima studentessa.
Non sapeva il significato, eppure le è arrivata questa parola.

Ho sorriso.

L'ho capito subito che era per me.








."Sopra il tempo è posto un vaso ricolmo” (Atharvaveda XIX, 53)La spiritualità indiana non nega mai il mondo, al contrar...
26/08/2025

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"Sopra il tempo è posto un vaso ricolmo”
(Atharvaveda XIX, 53)

La spiritualità indiana non nega mai il mondo, al contrario è sempre indirizzata all'osservazione della sua pienezza cercando di affinare quella capacità di guardare le cose, gli eventi e la vita, cogliendone la bellezza, la completezza, il senso, piuttosto che la mancanza.

Non è un infantile ottimismo quello indiano, ma è la volontà di osservare l’esistenza da un punto di vista più alto, da una posizione che supera ogni opposto: lì dove la vita si chiama Vita.

“Sopra il tempo è posto un vaso ricolmo”.

Questa frase, tratta da un antico e suggestivo inno sul tempo, mi piace tanto.
Sopra il tempo vi è una giara, un vaso talmente pieno che non avrà mai fine; talmente pieno da essere l’origine inesauribile del tempo stesso.

E’ un verso che mi conforta quando sento i mesi sfuggirmi di mano, quando mi prende quella sottile e improvvisa malinconia dei ricordi di altre età. E’ un verso che mi esorta a non guardare più quel tempo che sempre manca o quel tempo che non c'è più, ma mi incoraggia piuttosto ad osservarne la qualità: quanto vitale, coraggioso, appagante è il tempo che sto vivendo? Con quanta cura lo sto attraversando?

Così oggi,
una luce che preannuncia l'arrivo di settembre,
il mare un tutt'uno col cielo
e ancora un po' di sole sulla pelle.

"Sopra il tempo è posto un vaso ricolmo”.









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