Psicologa Clinica - Psicoterapeuta Dott.ssa Anna Maria Pitzalis

Psicologa Clinica - Psicoterapeuta Dott.ssa Anna Maria Pitzalis Facilitatrice Gruppi Auto Mutuo Aiuto (AMA).

- Psicologia Clinica-La Sapienza
- Psicoterapeuta Sistemico Relazionale
- Esperta dinamiche familiari con disabilità
- Professionista Centro Nazionale Vittime Relazionali
- Psicologa Centro Accoglienza
ISCRITTA ELENCHI PROFESSIONISTI BONUS PSICOLOGICO AREE DI INTERVENTO:

Esperta nelle dinamichefamiliari con disabilità: dal 2007 opera nel contesto della Disabilità, occupandosi in particolare di bambini e ragazzi con difficoltà e del sostegno delle loro famiglie. Nel 2019 la Dott.ssa Pitzalis ha attivato una convenzione con l'Associazione LIO Lipedema Italia Onlus per il sostegno dei pazienti affetti da Lipedema: https://lipedemaitalia.info/convenzioni/dott-ssa-anna-maria-pitzalis-psicologa-psicoterapeuta/

Esperienza come Psicologa nei Centri si Accoglienza per stranieri. Membro dell'equipe Centro Nazionale Vittime Relazionali (CNVR) in collaborazione con le dottoresse Roberta Bruzzone e Marika Perli. I professionisti presenti nell'elenco CNVR si sono formati presso il Centro Nazionale Vittime sulle seguenti tematiche: manipolazione psicologica, relazioni disfunzionali con narcisisti all'interno di relazioni romantiche, familiari, amicali e in ambito lavorativo. https://www.facebook.com/manipolatoriaffettivi


Consulenza e/ o sostegno psicologico - Psicoterapia individuale
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Come Centro Nazionale Vittime Relazioni, il nostro impegno è quello di costruire insieme un futuro libero dalla violenza...
25/11/2025

Come Centro Nazionale Vittime Relazioni, il nostro impegno è quello di costruire insieme un futuro libero dalla violenza… con coraggio, con solidarietà, con azione quotidiana.

https://centronazionalevittimerelazionali.com/

25 Novembre – Giornata internazionale contro la violenza di genereLa violenza non è solo un atto.È una rottura del legam...
25/11/2025

25 Novembre – Giornata internazionale contro la violenza di genere

La violenza non è solo un atto.
È una rottura del legame, una ferita nella possibilità di sentirsi al sicuro, visti, rispettati.

🔴 La violenza di genere si manifesta quando il potere sostituisce la reciprocità.
🔴 Quando il controllo prende il posto della cura.
🔴 Quando il silenzio diventa una strategia di sopravvivenza.

Come psicoterapeuti, sappiamo che:

• La violenza lascia segni profondi, anche quando non visibili.
• Il corpo, la mente e le relazioni portano memoria del trauma.
• La guarigione inizia quando la persona può raccontarsi senza paura, senza giudizio.

Oggi, e ogni giorno, ci impegniamo a:
👂 Ascoltare con rispetto.
💬 Accogliere senza interpretare.
🥀Nominare la violenza, anche quando è sottile.
🗣️Restituire possibilità di scelta, di voce, di libertà.

La violenza non è amore.
La violenza non è relazione.
La violenza non è mai legittima.

22/11/2025

È gravissimo. Sentire un ministro della Repubblica affermare, alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che «nel codice genetico dell’uomo c’è una resistenza alla parità dei sessi» è inaccettabile.

È ancora più inquietante che una ministra affermi, senza supporto empirico, che «non c’è correlazione tra l’educazione sessuo-affettiva a scuola e una diminuzione dei femminicidi».

Facciamo chiarezza.

Le dinamiche patriarcali, la sopraffazione maschile, la violenza di genere NON sono “codificate nel DNA” dei maschi. Sono cultura, potere, stereotipi, narrazioni sociali e modelli familiari che si tramandano, non predisposizioni biologiche inevitabili.

Affermazioni del tipo “è nel codice genetico” servono solo a naturalizzare la violenza maschile, a sminuire la responsabilità degli uomini e della società, a nascondere che dietro ogni femminicidio c’è una scelta, c’è una storia, c’è un contesto.

Dichiarare che l’educazione sessuo-affettiva “non serve” alla prevenzione dei femminicidi è un passo indietro. Negare o minimizzare l’importanza della prevenzione culturale e relazionale significa ignorare decenni di ricerche che evidenziano come l’educazione al rispetto, al consenso, all’uguaglianza agisca come fattore protettivo. (Anche se non è l’unica risposta, è parte imprescindibile.)

Quando il governo affida toni, parole e significati a ministri che parlano di “tara mentale” o di “codice genetico” che resiste alla parità, significa che non è davvero al lavoro su una strategia di cambiamento culturale, ma su una retorica che giustifica l’immobilismo.

Significa che il discorso pubblico sulle donne, sulla violenza maschile, sulle relazioni di potere è ancora dominato da logiche patriarcali, da mentalità che vedono l’uguaglianza come un ostacolo da “naturalizzare” anziché un obiettivo da costruire.

Significa che chi è vittima di violenza, chi subisce discriminazioni, chi si impegna quotidianamente nella prevenzione, viene ignorato o banalizzato. Perché “non è colpa dell’uomo”, è “il suo DNA”.

Dobbiamo usare parole chiare, senza scuse, per descrivere il fenomeno: violentatori che agiscono in un sistema di potere, culture che legittimano la sopraffazione, istituzioni che spesso tergiversano. Non “tara genetica”, non “resistenza subconscia”.

Chi ha potere (anche istituzionale) ha anche responsabilità precise.

Se un ministro agisce come magistrato da anni, come nel caso di Carlo Nordio, quando pronuncia concetti di questo tipo, dovrebbe misurare bene la gravità delle parole perché queste parole investono, coinvolgono, definiscono le politiche, il tono pubblico, le priorità. Eppure lui parla come se la violenza contro le donne fosse una conseguenza inevitabile dell’essere “maschio”. Non è così. Non può esserlo.

Se una ministra per le pari opportunità, come Eugenia Roccella, sminuisce l’educazione affettiva e relazionale scolastica come strumento marginale, sta fraintendendo gravemente il ruolo della prevenzione nelle scuole: la scuola non è solo luogo di trasmissione di nozioni, ma di trasformazione relazionale, di modelli. È da lì che devono passare il rispetto, il consenso, la parità.

Basta con queste metafore genetiche che aboliscono la responsabilità degli adulti.

Investiamo nella cultura del rispetto, nelle scuole, nelle famiglie, nella giustizia riparativa e nella prevenzione.

Rifiutiamo chi propone che “la violenza maschile è nel DNA”. Perché se è così, allora non resta che rassegnarsi m…e non accetterò mai la rassegnazione su un punto così fondamentale.

…non possiamo tollerare che al vertice delle istituzioni ci siano voci che parlano di incapacità di tollerare la parità tra i generi come di un male da “rimuovere dal subconscio degli uomini”. O, addirittura, dal loro DNA.

La parità non è un optional, non è un favore, non è un “obbligo che pesa”.

È un fondamento civico, è un diritto, è una condizione della convivenza democratica. E chi non lo capisce, o lo ostacola con retoriche tossiche, va chiamato fuori dal campo di battaglia perché non è in grado di affrontarla.

29/10/2025

Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona porta l’altra a mettere in dubbio le proprie percezioni, emozioni o ricordi.
È un processo relazionale graduale, che può manifestarsi in ambito affettivo, familiare, amicale o professionale.

Le principali conseguenze del gaslighting includono:
• confusione e perdita di fiducia in sé
• senso di colpa e vergogna immotivati
• dipendenza emotiva
• isolamento e difficoltà nel chiedere supporto

Comprendere queste dinamiche è fondamentale per riconoscere la portata psicologica del fenomeno e superare la visione riduttiva della manipolazione come semplice conflitto relazionale.
Interventi psicologici mirati, orientati alla consapevolezza e al rafforzamento dell’autonomia personale, sono efficaci per ristabilire fiducia e benessere.

In un momento storico in cui si parla sempre più di salute mentale, credo sia fondamentale distinguere tra demonizzazion...
18/10/2025

In un momento storico in cui si parla sempre più di salute mentale, credo sia fondamentale distinguere tra demonizzazione e prevenzione consapevole.

Raccontare le dinamiche relazionali disfunzionali — anche quelle messe in atto da soggetti con narcisismo maligno — non significa etichettare o disumanizzare, ma informare per proteggere. La cronaca ci ricorda ogni giorno quanto sia importante riconoscere i segnali di pericolo, soprattutto in relazioni dove la parte vulnerabile rischia di perdere non solo la propria autostima, ma anche la propria vita.

La dipendenza affettiva, ad esempio, non è una scelta, ma una struttura interna che rende difficile, in alcuni casi impossibile, il distacco. Attribuire responsabilità alla persona dipendente per non essersi “salvata” è una forma di vittimizzazione secondaria che dobbiamo imparare a riconoscere e contrastare.

La divulgazione etica ha il compito di educare senza semplificare, di proteggere senza spettacolarizzare, e di accogliere la complessità senza perdere di vista la necessità di intervento.

La psicologia vera — quella che molti di noi praticano ogni giorno — tutela tutti, ma non ignora i rischi. Sa che dietro ogni disturbo c’è una storia di sofferenza, ma sa anche che la priorità è proteggere chi è in pericolo.

Continuiamo a parlarne, con rigore, rispetto e responsabilità. Perché la salute mentale non è uno slogan: è una questione di vita.












14/10/2025

Ricevo molto spesso richieste da parte vostra di affrontare temi specifici che riguardano lo sviluppo della personalità narcisistica e mai come in quest’epoca diventa importante avere chiari alcuni passaggi fondamentali.

Ecco perché rispondo qui a tutti coloro che desiderano capire quali sono le tappe che segnano la formazione di una personalità narcisistica e quali indicatori, già nell’infanzia e nell’adolescenza, devono farci drizzare le antenne, prima che sia troppo tardi.

La storia di Ravenna ci insegna che questo tipo di personalità cresce nel silenzio, nella frustrazione e nella parte più oscura dell’egocentrismo.

Non nasce mai dal nulla, si costruisce lentamente, dentro relazioni genitoriali disfunzionali, dove l’amore smette di essere un nutrimento e diventa uno strumento di potere o di controllo.

I principali stili genitoriali che possono favorire lo sviluppo di una personalità narcisistica
1. Il genitore iper-idealizzante (o narcisista riflessivo)
È quello che vede nel figlio un’estensione del proprio ego. Lo carica di aspettative, lo investe di un ruolo che non gli appartiene: “Tu devi essere il migliore, devi realizzare ciò che io non ho potuto.”
In questo contesto, l’amore diventa condizionato alla performance. Il bambino impara che vale solo se brilla, se primeggia, se soddisfa l’immagine perfetta che il genitore proietta su di lui.
Da adulto svilupperà un bisogno costante di ammirazione e una paura devastante del fallimento.
2. Il genitore svalutante o punitivo
È quello che annienta l’autostima del figlio, con critiche continue, ironia tagliente, umiliazioni sottili o aperte.
Il messaggio implicito è: “Non sei mai abbastanza.”
Il bambino cresce oscillando tra vergogna e rabbia, e impara a difendersi costruendo un’immagine di sé grandiosa ma fragile.
Da adulto tenderà a dominare per non sentirsi dominato, e a distruggere prima di rischiare di essere ferito.
3. Il genitore assente o emotivamente anaffettivo
Qui non ci sono né ideali né punizioni, c’è il vuoto.
L’assenza di sguardo, di calore, di conferma identitaria, produce nel bambino una fame d’amore non saziata.
È da quel vuoto che nasce il bisogno patologico di essere notato, visto, ammirato.
L’amore, per queste persone, non è mai vissuto come reciprocità, ma come fame di attenzione e controllo.
4. Il genitore incoerente o manipolativo
È colui che alterna carezze e colpi, che oggi idealizza e domani umilia, che usa il senso di colpa come leva per controllare.
In questo clima emotivo il bambino non impara a fidarsi: vive costantemente in allerta.
Da adulto svilupperà un attaccamento ambivalente, con dinamiche relazionali basate sulla seduzione, la manipolazione e la paura dell’abbandono.

Indicatori precoci da non ignorare
• Bisogno costante di essere al centro dell’attenzione.
• Intolleranza alla frustrazione o al “no”.
• Tendenza a colpevolizzare gli altri per i propri errori.
• Scarsa empatia e difficoltà a riconoscere le emozioni altrui.
• Forte competitività e paura di non essere “il migliore”.
• Reazioni di rabbia sproporzionate di fronte a critiche o limiti.

Una personalità narcisistica non nasce dal nulla, ma da un modello relazionale in cui l’amore diventa transazione, la stima è condizionata e la vulnerabilità è bandita.
Educare un figlio all’empatia, alla frustrazione, alla reciprocità emotiva e al rispetto dei limiti è l’unico antidoto reale contro questa deriva.

Perché se non si insegna a un bambino a gestire la delusione e la frustrazione, un giorno diventerà un adulto che cercherà di distruggere tutto ciò che non riesce a controllare.

Onorata di far parte di questo progetto ☺️
12/10/2025

Onorata di far parte di questo progetto ☺️

🌍 10 Ottobre – Giornata Mondiale della Salute MentaleOggi celebriamo qualcosa di invisibile ma fondamentale: la salute m...
10/10/2025

🌍 10 Ottobre – Giornata Mondiale della Salute Mentale

Oggi celebriamo qualcosa di invisibile ma fondamentale: la salute mentale.
Non è solo l’assenza di malattia, ma la capacità di affrontare la vita con equilibrio, resilienza e autenticità.

🧠 La mente ha bisogno di cura quanto il corpo.
Stress, ansia, tristezza, solitudine… sono esperienze comuni, non debolezze. Parlare di ciò che sentiamo è un atto di forza, non di fragilità.

💬 Parlare è il primo passo. Ascoltare è il secondo.
Creiamo spazi sicuri dove le emozioni possano esistere senza giudizio. Offriamo empatia, non soluzioni immediate. A volte, basta esserci.

💚 Oggi, e ogni giorno, ricordiamoci che la salute mentale è un diritto, non un lusso.

12/09/2025
31/08/2025

La manipolazione narcisistica nella separazione e nel divorzio

Quando un genitore narcisista affronta la separazione o il divorzio, la rottura del legame non viene vissuta come un evento doloroso ma naturale, bensì come una ferita narcisistica intollerabile: un attacco diretto alla sua immagine, al suo controllo e al bisogno di dominio. Da qui scatta una vera e propria “guerra psicologica”, in cui l’ex partner e i figli diventano strumenti e pedine per mantenere potere.

1. Negazione della separazione come realtà

Il narcisista fatica ad accettare la fine del legame. Non per amore, ma perché l’altro non può “decidere di andarsene”. Questo genera comportamenti ossessivi:
• tentativi di controllo continuo (telefonate, messaggi, pedinamenti);
• rifiuto di accettare accordi legali, rinvii costanti in tribunale;
• sabotaggi economici e patrimoniali.
La separazione viene vissuta come perdita del possesso e del controllo , non della relazione.

2. La strumentalizzazione dei figli

I figli diventano rapidamente il terreno di battaglia privilegiato. Le dinamiche tipiche includono:
• Triangolazione manipolativa in cui il bambino è costretto a scegliere, con messaggi impliciti o espliciti del tipo “se ami me, devi stare lontano dall’altro genitore”.
• Alienazione parentale (indotta) ossia il genitore narcisista svaluta, denigra e delegittima l’altro davanti ai figli, alimentando diffidenza e rifiuto.
• adultizzazuone precoce in cui il figlio viene caricato del ruolo di “confidente” o “alleato” dell’adulto, perdendo la propria infanzia.

Ormai il figlio non è più un soggetto da proteggere, ma oggetto funzionale per infliggere dolore all’ex partner.

3. Discredito sociale e giudiziario

Il narcisista tende a manipolare l’ambiente esterno per mantenere il controllo sull’immagine:
• diffonde calunnie e mezze verità tra amici, parenti, colleghi;
• in sede legale, costruisce una narrativa in cui appare come genitore perfetto e vittima, mentre l’altro viene descritto come instabile, manipolatorio, persino pericoloso;
• utilizza i figli come “prova vivente” del presunto fallimento dell’altro.

siamo di fronte a una vera strategia di “character assassination”, cioè distruzione sistematica della reputazione in ogni scenario possibile.

4. Il controllo economico come arma

Nei contesti di divorzio, il denaro diventa spesso un’arma. I comportamenti tipici:
• ritardare o negare il pagamento degli assegni;
• usare le spese straordinarie per ricattare o mantenere dipendenza;
• ostentare nuove spese o ricchezze per umiliare l’ex partner.

Per il narcisista il denaro non è mai solo denaro, ma strumento per riaffermare il proprio dominio.

5. Cicli di idealizzazione e svalutazione post-separazione

Molti narcisisti oscillano tra:
• fasi di apparente riavvicinamento (“Possiamo riprovarci, per i bambini”)
• fasi di attacco frontale (accuse, querele, minacce).

Questa altalena serve a destabilizzare l’altro, sfiancarlo impedendogli di trovare stabilità emotiva e giuridica.

6. Il prezzo per i figli

I bambini crescono in un clima emotivo tossico:
• sviluppano un conflitto di lealtà impossibile da sostenere;
• interiorizzano modelli relazionali basati su manipolazione, colpa e paura;
• rischiano ansia, depressione e difficoltà relazionali a lungo termine.

Spesso finiscono per “prendere le parti” del genitore narcisista, perché è più facile allearsi col persecutore che esserne vittima.

La separazione o il divorzio con un narcisista non è mai un semplice atto legale, ma una vera e propria guerra psicologica a più livelli:
• emotivo (ferita narcisistica),
• familiare (strumentalizzazione dei figli),
• sociale (discredito, diffamazione e calunnia),
• economico (controllo finanziario).

Per questo motivo, nei contesti giudiziari e di tutela minorile, è fondamentale che psicologi, avvocati e giudici riconoscano tempestivamente le dinamiche manipolatorie tipiche della personalità narcisistica, così da proteggere i figli e interrompere il ciclo di violenza psicologica.

06/05/2025

I figli testimoni di femminicidio sono vittime dirette di una violenza devastante e spesso invisibile.
Cosa accade a livello psicologico a questi bambini?

Valentina Di Mattei, psicologa clinica e Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, spiega come la perdita violenta di un genitore a causa dell’altro generi un trauma relazionale profondo, che può compromettere lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale dei figli. Dissociazione, senso di colpa, paura dell’abbandono, regressione o mutismo: le reazioni sono varie, ma il bisogno è comune.

Un intervento psicologico tempestivo, specializzato e continuativo è essenziale. Il percorso di cura richiede tempo, stabilità e una rete adulta competente. Investire nella salute mentale di questi bambini significa restituire loro una possibilità concreta di futuro.

Leggi l'articolo 👉🏼 https://www.vanityfair.it/article/figli-assistono-femminicidio-psicologa-valentina-di-mattei-perdita-violenta-di-un-genitore-a-causa-dellaltro-trauma-complesso

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Cagliari

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Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
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