Dott. Gabriele Sanna Psicologo del Lavoro e Psicoterapeuta

Dott. Gabriele Sanna Psicologo del Lavoro e Psicoterapeuta Psicoterapia e Consulenza Psicologica
Formazione, Consulenza Organizzativa, Ricerca, Progettazione, Orientamento Scolastico e Professionale Dott.

Gabriele Sanna _ Psicologo del Lavoro e Psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo –costruttivista. Laureato in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università di Cagliari e specializzato in psicoterapia ad orientamento cognitivo-costruttivista presso l'istituto PSIOP di Padova. Iscritto all’ordine degli Psicologi della Sardegna, n° 2036

Mi occupo di Psicoterapia e Consulenza Psicologica
Formazione, Consulenza Organizzativa, Ricerca, Progettazione, Orientamento Scolastico e Professionale

Offro consulenze professionali rivolte a tutte le fasce d’età. Sono disponibile per sessioni di terapia di coppia, famigliare e di gruppo. Opero come libero professionista e come psicoterapeuta presso la Comunità Casa Emmaus di Iglesias.

- Offro consulenze per i principali problemi psicologici tra i quali:

attacchi di panico;
nevrosi;
disturbi della sessualità;
disturbi della personalità;
stress;
dipendenza patologica.

- Come formatore mi occupo di formazione professionale e formazione psicosociale in collaborazione con diversi enti formativi, pubblici e privati sul territorio regionale e nazionale, e in corsi dedicati a varie figure professionali di differenti livelli, le tematiche che tratto principalmente sono le seguenti:

comunicazione;
conflitto e negoziazione;
team building;
lavorare in gruppo;
leadership;
problem solving;
self assessement e self empowerment;
potere psicosociale;
motivazione;
gestione della sfera emotiva;
strategie di apprendimento;
rischi psicosociali;
sicurezza e stress lavoro correlato.


- Nell’ambito della psicologia sociale e del lavoro, mi occupo di:

coaching;
recruiting;
counseling;
risorse umane;
mobbing;
marketing sociale.

La maschera, in psicologia, rappresenta la parte di noi che si adatta al mondo esterno: ciò che mostriamo per essere acc...
23/10/2025

La maschera, in psicologia, rappresenta la parte di noi che si adatta al mondo esterno: ciò che mostriamo per essere accettati, riconosciuti o semplicemente per proteggerci.
Non è un inganno, ma una forma di equilibrio. Diventa un problema solo quando si irrigidisce, quando non riusciamo più a distinguerla dal nostro volto autentico.

Nella terapia spesso si lavora proprio qui: nel riconoscere le maschere che abbiamo costruito e capire se ci servono ancora.
A volte toglierle fa paura, perché sotto ci sono parti fragili o dimenticate.
Ma è proprio lì che ricomincia l’incontro con sé stessi, un contatto più vero, più libero, più intero.

Non basta non fare del maleIl femminicidio non è solo un crimine individuale: è l’espressione di una cultura che normali...
25/09/2025

Non basta non fare del male

Il femminicidio non è solo un crimine individuale: è l’espressione di una cultura che normalizza il possesso, il controllo, la svalutazione delle donne.
Non basta dire “io non farei mai del male”: serve che ogni uomo, anche quello che non alzerebbe mai una mano, si senta parte della responsabilità collettiva.
Perché il silenzio, la battuta lasciata correre, la complicità passiva alimentano il terreno su cui cresce la violenza.
Essere uomini oggi significa scegliere di prendere parola, di educare al rispetto, di non voltarsi dall’altra parte.

Per Paolo - Per chi resta Paolo aveva 14 anni. È morto nella sua cameretta pochi giorni fa. La sua storia parla di dolor...
16/09/2025

Per Paolo - Per chi resta

Paolo aveva 14 anni. È morto nella sua cameretta pochi giorni fa. La sua storia parla di dolore, di bullismo, di mancate risposte. Ma soprattutto parla di noi, come comunità.

Quando un ragazzo non trova ascolto, quando la violenza viene minimizzata, quando la scuola e gli adulti non riescono a proteggere, la tragedia diventa possibile.

Parlare di Paolo non significa spettacolarizzare. Significa ricordarlo con rispetto e trasformare la sua assenza in responsabilità: ascoltare senza giudicare, attivare protocolli seri contro il bullismo, garantire sostegno psicologico a chi soffre.

Perché nessuno debba più sentirsi solo fino a questo punto.
Perché la memoria di Paolo diventi azione.

Se stai vivendo pensieri di autolesionismo o suicidio, chiama subito il 112 (emergenza) o contatta Telefono Amico Italia (02 2327 2327, ore 9–24). Non restare da solo.

Addio a Stefano Benni. Grazie per il cervello sempre all’erta, le parole impreviste e i mondi che sapevi ti**re fuori da...
09/09/2025

Addio a Stefano Benni. Grazie per il cervello sempre all’erta, le parole impreviste e i mondi che sapevi ti**re fuori dal cappello (o dal bar sotto il mare). Non è un addio, maestro dell’immaginazione: ci vediamo lì, tra una neologismo e un sorriso.

Il cinema come specchio interioreIl cinema non è solo evasione: è uno spazio simbolico in cui proiettiamo emozioni, rive...
02/09/2025

Il cinema come specchio interiore

Il cinema non è solo evasione: è uno spazio simbolico in cui proiettiamo emozioni, rivediamo frammenti del nostro vissuto e, talvolta, riconosciamo ciò che da soli non sappiamo nominare.
Una storia sullo schermo può aprire una crepa nel muro del rimosso, offrire sollievo, o generare domande che non osavamo porci.
Guardare un film non è mai del tutto passivo: è un atto di partecipazione emotiva, di rispecchiamento e, a volte, di trasformazione.

Lo studio resterà chiuso dal 30 agosto al 7 settembre.Tutto riprenderà regolarmente l’8 settembre.                      ...
28/08/2025

Lo studio resterà chiuso dal 30 agosto al 7 settembre.
Tutto riprenderà regolarmente l’8 settembre.

“La folla non basta”La solitudine che non si vede.Si può essere circondati da persone e sentirsi comunque soli.La solitu...
21/08/2025

“La folla non basta”

La solitudine che non si vede.

Si può essere circondati da persone e sentirsi comunque soli.
La solitudine non è solo assenza di compagnia, ma mancanza di connessione autentica.
In terapia diventa possibile dare voce a questo vuoto, riconoscerlo e imparare a costruire legami più veri.

“La voce che non tace”Il giudizio interiore nasce spesso dall’assimilazione di messaggi critici ricevuti nel passato: pa...
12/08/2025

“La voce che non tace”

Il giudizio interiore nasce spesso dall’assimilazione di messaggi critici ricevuti nel passato: parole, sguardi, aspettative o confronti che abbiamo interiorizzato fino a farli diventare parte della nostra voce interna.
Questa voce può essere così radicata da sembrare “la verità”, influenzando scelte, relazioni e autostima senza che ce ne rendiamo conto.

In terapia, il primo passo è riconoscerla: imparare a notare quando quella voce parla, quali emozioni attiva e quali comportamenti induce.
Il secondo è metterla in discussione, distinguendo tra critica costruttiva e svalutazione sterile.
Infine, si lavora per sostituirla con un dialogo interno più equilibrato, che sappia correggere quando serve, ma anche incoraggiare.

Non si tratta di ignorare i propri limiti, ma di smettere di infliggere ferite invisibili ogni giorno.
Non per illuderci, ma per smettere di ferirci da soli.

RIFIUTO DELL’INATTIVITÀ “I won’t make the same mistakes./ ’Cause I know how much time that wastes.”Fugazi – Waiting Room...
06/08/2025

RIFIUTO DELL’INATTIVITÀ

“I won’t make the same mistakes./ ’Cause I know how much time that wastes.”
Fugazi – Waiting Room (1988)

Non è solo una canzone punk. È un manifesto interiore.
Un’esplosione trattenuta che parla a chi si sente bloccato, incastrato in una pausa che non ha scelto.
La waiting room, di Ian MacKaye e soci, non è solo una stanza, è uno stato mentale.
Un luogo dove la vita si ferma, si trattiene, si rimanda.
La waiting room è il luogo simbolico in cui ci ritroviamo quando la vita non si muove al nostro ritmo. Ma attenzione: non ogni attesa è passività.

“I don’t want to sit around and wait for someone to tell me what to do.”

Questa canzone è un pugno sul tavolo contro l’attesa passiva, quella che ti anestetizza.
Nella canzone, c’è il rifiuto di restare seduto ad aspettare che le cose si sistemino da sole.
Ma questo rifiuto non è isteria. È lucidità.
È capire che a volte l’unico modo per agire… è fermarsi un attimo per capire dove andare.

Eppure, nella rabbia, c’è una verità psicologica profonda: Aspettare può logorare quando è imposta… ma può diventare forza se è scelta.

La waiting room non è solo stallo, è anche preparazione.
È il momento in cui si fa ordine, si decide, si costruisce il prossimo passo.
È uno spazio di tregua, non di resa.
C’è un’attesa che immobilizza — quella subita, fatta di rinvii, deleghe, indecisioni.
Ma c’è anche un’attesa fertile — quella scelta, che prepara, che ascolta, che elabora.
Molte persone confondono l’attesa con l’impotenza. Ma quando decidi tu di prenderti tempo, allora l’attesa diventa consapevolezza.
La differenza tra apatia e pazienza? Il desiderio che c’è sotto.

E se quella stanza d’attesa che odi tanto, fosse proprio il corridoio prima dell’apertura di una nuova porta?

“Quelli che ce la fanno sempre”La fatica invisibile delle persone “sempre forti”.Ci sono persone che sembrano reggere tu...
04/08/2025

“Quelli che ce la fanno sempre”
La fatica invisibile delle persone “sempre forti”.
Ci sono persone che sembrano reggere tutto. Sono quelle che non chiedono mai aiuto, che “hanno le spalle larghe”, che si occupano degli altri, che vanno avanti nonostante tutto.
Ma chi regge sempre ha un costo interno altissimo.
Essere forti diventa una maschera che nasconde la stanchezza, la solitudine, a volte la disperazione.
Anche chi ce la fa da solo ha bisogno di potersi fermare, essere accolto, sostenuto.
La terapia può essere lo spazio dove imparare che non serve essere invincibili per valere.










“La psicologia del sognatore”“I’m just a dreamer / I dream my life away…”Così canta Ozzy Osbourne in Dreamer, un brano s...
01/08/2025

“La psicologia del sognatore”

“I’m just a dreamer / I dream my life away…”
Così canta Ozzy Osbourne in Dreamer, un brano sorprendentemente delicato e profondo, lontano dagli eccessi da rockstar.

Il dreamer, nella visione di Ozzy, è chi spera in un mondo migliore, chi si dispera per la distruzione della natura, chi si chiede se ci sia ancora tempo per cambiare.
Ma è anche colui che si sente impotente, che osserva il mondo da lontano e ne sente tutto il peso.

In chiave psicologica:
– Il sognatore vive una tensione tra ideale e realtà.
– È spesso ipersensibile, introspettivo, a volte disilluso.
– Usa il sogno come rifugio… o come ultima forma di resistenza.

Non è debole. È lucido.
E sa che, a volte, sognare è l’unico modo per non spegnersi del tutto.











Il paradosso del benessere apparenteA volte tutto sembra andare bene.Hai una routine stabile, relazioni funzionali, ness...
04/07/2025

Il paradosso del benessere apparente
A volte tutto sembra andare bene.
Hai una routine stabile, relazioni funzionali, nessun problema evidente.

Eppure qualcosa dentro di te sembra essersi spento.
Non è tristezza, non è ansia. È una distanza silenziosa da te stessə.
Un disagio che non urla, ma sottrae: entusiasmo, partecipazione, desiderio.

La funzionalità non equivale al benessere.
E quel senso di “tutto a posto” può diventare una maschera troppo stretta.

Quando è stata l’ultima volta che ti sei chiestə davvero come stai?

Parlare di ciò che senti non è un cedimento.
È il primo passo per ritrovarti.

Indirizzo

Via Domenico Millelire, 1A
Cagliari
09127

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