10/11/2025
Il modo in cui mangiamo incide sulla prevenzione tanto quanto una terapia prescritta.
La letteratura scientifica mostra che anche a parità di nutrienti, fattori come stress, orari dei pasti, qualità del sonno e infiammazione di basso grado possono cambiare la risposta del corpo.
Oggi sappiamo, ad esempio, che:
👉 la disregolazione insulinica non dipende solo dagli zuccheri, ma anche da sonno e cortisolo;
👉 il microbiota risponde alle abitudini, non ai singoli alimenti;
alcuni comportamenti alimentari inconsapevoli incidono più delle calorie totali;
👉 il ritmo con cui mangiamo modifica l’assorbimento e l’infiammazione post-prandiale.
Nel nostro confronto con Arianna Corbu, docente e consulente in nutrizione clinica, è emersa una visione che riguarda appieno il lavoro dei professionisti della salute: educare alla consapevolezza alimentare non significa moralizzare le scelte, ma restituire complessità a un gesto che è insieme fisiologia, prevenzione e comportamento.
Chi opera nel campo sanitario lo sa bene: la relazione con il cibo può sostenere o sabotare un percorso clinico, e la qualità delle informazioni ha un peso terapeutico reale.
È qui che aggiornamento, ricerca e formazione continua entrano in gioco come strumenti concreti, non come accessori.
Qual è l’aspetto dell’alimentazione quotidiana che, secondo la tua esperienza personale o professionale, incide più degli altri sul benessere reale?
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