21/04/2020
➡️Sana alimentazione e non dipendenza da cibo.
In questo momento di isolamento e sedentarietà dovremmo tutti fermarci a riflettere su come ripartire e rimpostare le nostre abitudini quotidiane.
✔️Il mio consiglio è eliminiamo il cibo spazzatura ed evitiamo di cercare nel cibo una consolazione.
Nel mio lavoro è indispensabile fornire pratici consigli alimentari, da applicare quotidianamente, per migliorare le patologie metaboliche: come il diabete tipo 2, l’ ipercolesterolemia, l’iperuricemia etc.
In realtà bisognerebbe proporre al paziente un team di specialisti del settore, come le dietiste, i dietologi, gli psicologi ed in alcuni casi gli psichiatri per garantire la massima aderenza alla dieta, vista come sana alimentazione e miglioramento del proprio stato di salute.
Fin dalla più tenera età dovremmo inoltre sensibilizzare i bambini, e le loro famiglia, sulla selezione delle materie prime e sulla realizzazione di ricette buone ma poco elaborate.
Il pasti dovrebbero essere concepiti come momento di convivialità, le ricette dovrebbero essere eseguite anche per tutelare le tradizioni culinarie, e l’alimentazione non dovrebbe essere concepita come dipendenza da cibo, ne dovremmo sostenere diete restrittive e tantomeno “faidate”.
Dott.ssa Carlotta Bolliri Biologa e Dott.ssa Martina Pusceddu Dietista
Cosa ne pensate?
CORPO, MENTE E ALIMENTAZIONE
Sicuramente un tema molto sentito in questo momento di quarantena, ma direi sempre presente nella nostra vita è quello del cibo, del peso corporeo e della dieta.
Trascorrendo molto più tempo a casa, avendo meno occasioni per muoverci e vivendo sensazioni ed emozioni spesso spiacevoli il ricorso al cibo sembra
essere una delle vie di sollievo più facili da percorrere.
Gli effetti collaterali diventano la gestione del senso di colpa e il fare i conti con quell'immagine riflessa nello specchio che sembra non soddisfare mai le più intime aspettative.
Lungi da me avviarmi in riflessioni più profonde sul senso del nutrimento e il suo collegamento alla propria storia personale, mi sento però di condividere alcune idee e strategie.
Prima di tutto il sentire corporeo è qualcosa di cui abbiamo il dovere di riappropriarci. Tutti noi siamo stati
educati ad abbassare il volume delle nostre emozioni perché siamo figli di una società in cui il benessere psicologico è sempre stato messo all'ultimo piano.
Oggi che la scienza ci parla di come queste siano responsabili dello stato di salute in una chiave più olistica del termine, ognuno di noi ha la responsabilità di ascoltarsi maggiormente e dare un senso al sentire che si accende in ogni momento della quotidianità.
Questo sentire corporeo non può tradursi costantemente nell'apertura del frigo o della dispensa, ma deve poter avere più possibilità e siamo noi a dovergliele dare: desiderio, bisogno di creare, paura, risentimento, rabbia, eccitazione, tristezza, mancanza di coccole e così via sono solo alcuni nomi per richiamare i tanti stati sensoriali ed emotivi che possono accendersi nel corpo e richiamare varie tipologie di bisogni.
Detto questo la mia proposta di lavoro psicologico è quella di mettersi in ascolto di sé e di prendere nota in un diario (o se siete più tecnologici sulle note del telefono) di quel vibrare corporeo che se conosciuto può rappresentare la propria bussola vitale.
Vi prego di non pensare subito “ma io non sento niente”: si tratta di iniziare a “porgere l’orecchio”. Se prestate attenzione, prima o poi affiorerà qualcosa, ci vuole allenamento e pazienza.
Un’altra idea che mi piace condividere è come la riuscita della famosa dieta abbia più a che fare con la mente che col corpo. Quando dico “mente” mi riferisco proprio alle parole che usate per “pensare” ad un’ipotetica dieta.
A come pensate voi stessi/e, a come vi parlate quando avete in mente di iniziarla, la famosa dieta. L’insieme di parole che userete “useranno voi”, come scriveva qualcuno di cui ora non ricordo il nome.
Come potrebbe mai riuscire una dieta che parte dal presupposto della non accettazione di sé?
Come può il vostro organismo (mente, corpo, anima) collaborare con voi se la premessa di partenza è che non vi
piacete?
Per quanto i primi mesi -o anche un anno- possa funzionare prima o poi bisognerà fare i conti col profondo! Allora prima di pensare e decidere di cambiare l’alimentazione (uso questo termine al posto di dieta di proposito) dovreste fare un’analisi di tutte le parole che usate contro il vostro corpo continuamente, di come giudicate le vostre misure, le forme e quant'altro.
A qualcuno sembrerà paradossale, ma per me il primissimo step di un cambio alimentare è un processo di introspezione che evidenzi i pensieri usati contro se stessi, l’entità dell’amore verso il proprio corpo, ben riconoscibile valutando i giudizi espressi in forma di dialogo interiore nei confronti delle proprie forme.
Anche perché dato il legame mente-corpo, pensiamo a come ciò possa influire negativamente sul metabolismo,
rallentandolo.
Se avete intenzione di cambiare qualcosa, dovete lavorare sull'accettazione di voi proprio come siete ora, perché l’amore per se stessi non può dipendere dalla circonferenza di una coscia, di un bicipite o dallo stato di tonicità del di dietro: ognuno di voi è molto di più, e ognuno di voi ha un potere
interiore che forse non ha mai realmente esplorato.
La scelta di un’alimentazione sana deve implementarsi su un discorso di amore e devozione verso la propria persona più che come un modo per uscire dal disprezzo percepito alla vista del proprio fisico e delle sue peculiarità nel momento presente.
Prima decidete di amarvi così come siete, poi scegliete come procedere per attuare delle abitudini alimentari più salutari.
E se non riuscite da soli fate riferimento alle figure professionali del settore per un valido supporto: psicologi, nutrizionisti e istruttori sportivi.
Buon amore di sé.