Tiziano Cerulli -Psicologo e Counsellor Immaginale

Tiziano Cerulli -Psicologo e Counsellor Immaginale "Ogni psicologia che sceglie come sua meta l'anima deve parlare in termini immaginativi" James Hillman
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Psicologo e Counsellor Immaginale
Istruttore Mindfulness Educators®
Trainer in Compassion Focused Therapy

Guido le persone ad affrontare difficoltà emotive e darsi maggiore valore migliorando le proprie relazioni affettive e sentimentali.

COME SI SVILUPPA UNA DIPENDENZA AFFETTIVA (LOVE ADDICTION) Diagnosticare una dipendenza affettiva non è facile ma questa...
10/12/2025

COME SI SVILUPPA UNA DIPENDENZA AFFETTIVA (LOVE ADDICTION)

Diagnosticare una dipendenza affettiva non è facile ma questa immagine spiega molto bene come all'origine ci sia sempre un trauma dell'attaccamento che può essere percepito come abuso o come abbandono e rifiuto.

Facciamo una premessa doverosa: tutti i rapporti umani si basano sulla dipendenza ma esiste una forma di dipendenza sana e forme di dipendenza meno sana o patologica.

Come riporta l’Istituto di terapia cognitivo comportamentale A. T. Beck, l’Associazione Americana Dipendenti Affettivi Anonimi (Love Addicted Anonymous) ha tracciato alcuni profili tipici dei dipendenti affettivi. Eccone alcuni:

✅️Dipendente affettivo ossessivo. Non riesce a staccarsi dalla relazione anche se il partner non è emotivamente o sessualmente disponibile, incapace di comunicare, distante, svalutante, abusante, egocentrico, controllante o dipendente da alcool, droghe, gioco d’azzardo.

✅️Dipendente affettivo codipendente. Soffre di mancanza di autostima e cerca, con ogni mezzo, di trattenere con sé la persona da cui dipende, ad esempio prendendosene cura, nella speranza che, un giorno, venga ricambiato.

✅️Dipendente dalla relazione. Non è più innamorato del partner, ma non riesce comunque a lasciarlo. Spesso si tratta di individui estremamente infelici e spaventati dal cambiamento e dalla possibilità di rimanere da soli.

✅️Dipendente affettivo narcisista. Usa la seduzione e la dominazione per controllare il proprio partner. Al contrario del codipendente, che accetta la sofferenza, il narcisista non permette a niente e nessuno di interferire col proprio benessere e non appare in alcun modo preoccupato della relazione. Quando, però, si trova di fronte alla minaccia di un abbandono, con ogni mezzo cerca di mantenere la relazione, fino ad arrivare alla violenza.

✅️Dipendente romantico. Instaurano legami con tutti i loro partner, in gradi diversi, anche se le relazioni sono di breve durata o si sviluppano contemporaneamente.

E tu conoscevi la differenza?

09/12/2025

NESSUNO TI AMERÀ COME VORRESTI 💔❤️

Nessuno ti amerà esattamente come vorresti. E nessuno guarirà le tue ferite o i tuoi traumi. Neanche il più bravo psicologo o terapeuta.

Aspettiamo spesso che arrivi qualcuno a capirci senza parlare, ad amarci come nessuno ha mai fatto, a guarire le nostre ferite più profonde. Ma questa attesa è spesso la strada più sicura verso la frustrazione.

Non perché l'amore non esista. Ma perché nessun amore dall'esterno può sostituire quello che ci dobbiamo donare da soli. Questo non significa che le relazioni funzionali non possano insegnarci a prenderci maggiore cura di noi ma i responsabili del nostro benessere psicologico siamo sempre noi.

È bello desiderare una relazione in cui ci si sente visti, accolti, amati. Ma pretendere che l’altro colmi i nostri vuoti è un modo per restare legati alle ferite, non per guarirle. E più ci aspettiamo questo più carichiamo l'altro di responsabilità che non ha.

Guarire è un nostro atto di responsabilità. Significa riconoscere ciò che ci manca, imparare a darcelo, e smettere di chiedere all’altro di essere il nostro salvatore.

L’amore più maturo nasce quando due persone integre si incontrano non per salvarsi, ma per crescere e condividere insieme esperienze.

E forse è proprio in quel momento che l'amore riesce davvero a curare, perché non è più una stampella a cui poggiarsi ma una scelta consapevole di due persone che sanno reggersi sulle proprie gambe.

09/12/2025

Perché non rispondo quasi mai ai commenti o i messaggi scritti sotto l'influsso della rabbia o dell'odio?

Non avrei saputo spiegarlo meglio di Riccardo Scandellari:

"Devi rispondere ai commenti che ti irritano?

C’è un aspetto che l’essere umano non considera: agire mentre prova forti emozioni non è mai un atto compiuto razionalmente.

Ultimamente i commenti che ricevo sui social hanno toni o termini sempre più aggressivi e impetuosi; probabilmente le persone sentono il peso di una crisi economica che avanza velocemente, o forse il livello di frustrazione generale è in deciso aumento.

In altre parole, mi trovo a dover affrontare commenti nei quali, in modo inspiegabile, ricevo attacchi sproporzionati rispetto alla (poca) rilevanza delle opinioni che metto in campo.

Questo genere di attacchi, spesso, è il risultato della scarsa dimestichezza nel misurare o nel dare il giusto peso a ciò che questi soggetti scrivono: non comprendono il potere o il valore di ogni singola parola.

Alcuni di questi commenti mi chiudono letteralmente la bocca dello stomaco, mi irritano e mi verrebbe voglia di reagire rispondendo per le rime a chi ha scritto. Ma, dopo anni in cui ho fatto questo errore, ho imparato e finisco sempre per cancellare il commento prima ancora di pubblicarlo. Esatto, lo scrivo e non lo pubblico.

Il motivo è semplice. La tua rabbia ti spinge a ritenere che rispondere per le rime a chi ti attacca, usando lo stesso grado di aggressività, possa essere una contromossa giusta e inizialmente potrebbe smembrarlo grazie all’immediato senso di appagamento.

Tuttavia devi pensare alle inevitabili conseguenze di ciò che stai facendo:

1. Non sei lucido, quando sei alterato non hai il totale controllo di quello che scrivi o dici.

2. Non serve a far cambiare idea a chi ti ha attaccato.

3. Se rispondi di impulso, con lo stesso registro comunicativo, trasmetti a chi osserva i commenti la sensazione che sei in difficolta e quindi chi ti ha attaccato ha colpito nel segno.

Perché va opportunamente ponderata una risposta? Come e quando va data?

Ai commenti non sei obbligato a rispondere entro poche ore, potresti anche non farlo. Non rispondere è molto meglio che rispondere male, ma se lo fai è solo per dimostrare che hai un’opinione diversa e che sei di un’altra classe rispetto a chi ti attacca.

Rispondi all’irruenza con la calma, replica alla confusione con l’ordine e di fronte alla rabbia usa l’ironia.

Michael Tsur ci ha insegnato che “chi gestisce il processo determina il risultato”, non devi lasciar gestire il tono della conversazione a chi ti attacca, perché l’unico motivo per cui rispondi è per chi osserva la conversazione.

Quando vedi una discussione tra uno calmo e uno agitato chi ti sembra più affidabile?

Perché rispondere? Se hai aspettato 24 ore e senti ancora l’esigenza di controbattere, allora puoi farlo con la tua mente razionale, capace di prendere in mano le redini della conversazione.

Rispondi con eleganza, se decidi che ne vale la pena.

A volte, dici di più, semplicemente allontanandoti."

08/12/2025

L'ONESTÀ È UNO SPECCHIO IN CUI POCHI SANNO GUARDARSI

“Perché quando dico la verità, molti si allontanano o mi bloccano?”

Perché quando sei una persona autentica, non solo mostri chi sei, ma fai da specchio all’altro. E non tutti sono pronti a guardarsi sinceramente.

Essere autentici significa smettere di accettare briciole di attenzione, manipolazioni e giochi psicologici. Chi vive di illusioni e di apparenze preferisce mantenere un’immagine ideale di sé, e quando questa viene messa in discussione… la reazione è prevedibile: attacca o fugge.

Ma non considerarla una perdita: è selezione naturale. Resta solo chi sa sostenere il peso del confronto, chi riesce a restare nel dialogo anche quando la relazione scende in profondità.

Questo non significa che devi essere troppo duro o giudicante con l'altro. Serve essere sinceri. Chi non sa reggere la tua autenticità, forse non era disponibile o pronto per stare nella relazione.

Come si chiede Elisa in una famosa canzone: “Dove si è rotto il filo di seta che ci univa e scendeva giù negli abissi?” Non tutti hanno il coraggio di scendere in quegli abissi della psiche.

Tu continua ad essere una persona onesta. Tutto ciò che è falso si allontanerà da solo e resterà ciò che ha radici solide.

07/12/2025

👉 Questo mese ben tre donne hanno terminato il percorso RITROVARSI : conoscere e trasformare l'attaccamento ansioso 🔥❤️

⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ "Sono riuscita a fare pace con alcune parti di me… e ad ascoltare finalmente anche quella compassionevole."

Il percorso RITROVARSI nasce per chi vive relazioni complicate, a causa di un attaccamento insicuro ansioso, sente di perdersi nell’altro, fatica a comunicare i propri bisogni senza paura.

Confini. Consapevolezza. Comunicazione assertiva. Emozioni. Sono queste le parole chiave di un percorso che porta dalla confusione alla chiarezza, dalla reattività alla calma, dalla dipendenza alla presenza.

Attraverso esercizi pratici di mindfulness e compassion, scrittura guidata e il lavoro sugli archetipi, iniziamo a riconoscere i nostri schemi inconsci… e a trasformarli.

⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ “Un percorso e un professionista di grande impatto.”

⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ "Mi ha fatto amare le parti di me che volevo nascondere."

Questa frase racchiude l’essenza di tanti percorsi che ho avuto il privilegio di accompagnare.

Quando attraversi un periodo difficile, fatto di stress, confusione o relazioni complicate, spesso l’unica cosa che senti è il desiderio di “uscirne”. Ma la vera svolta arriva quando inizi a riconoscerti; a volerti bene, a fare pace con quelle parti che hai sempre cercato di mettere a tacere.

⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ "Mese dopo mese vedevo nascere una nuova versione di me."

Cambiare è possibile. Non con formule magiche, ma con strumenti pratici, consapevolezza e tanta cura.

Se stai vivendo un momento complesso, sappi che non devi farcela da sola/o. Il percorso RITROVARSI è pensato proprio per questo:
aiutarti a ritrovare equilibrio, fiducia e amore verso te stessa/o riconoscendo le relazioni giuste per te.

👉 Scrivimi per informazioni o lascia un commento. Solo tre posti per gennaio 2026.

06/12/2025

NON PUOI AIUTARE CHI NON SI VUOLE FARE AIUTARE

"Il mio partner è sempre di malumore e si arrabbia con tutti. In auto bestemmia, a casa è nervoso e si isola. Io sono stanca. Cosa posso fare per aiutarlo?"

Quando a casa c’è una persona costantemente arrabbiata, tutto il sistema familiare si ammala lentamente. Ci si muove in punta di piedi, si evita il conflitto, si accumula stanchezza emotiva fino allo sfinimento.

Ecco alcune riflessioni importanti:

– La tua stanchezza è reale. Non va ignorata né minimizzata.
– Non sei obbligata a sopportare tutto: la rabbia cronica ha un impatto psicologico forte.
– Anche se c’è “una storia dietro”, il dolore non giustifica comportamenti disfunzionali quotidiani.
– Parlare è necessario, ma se non c’è ascolto, serve tutela: per te e per chi ti sta intorno.
– Chiedere aiuto non è debolezza, è un segno di responsabilità. La rabbia cronica è un sintomo psicologico, ma non può diventare l’ambiente emotivo di una famiglia.

Non è normale vivere costantemente in allerta perché i rapporti devono farci sentire al sicuro. È fondamentale capire che gli altri sono importanti per noi e non possiamo prescindere dalla loro influenza.

Che sia un genitore, un figlio, un amico o il partner la rabbia segnala un disagio personale che va affrontato attraverso un lavoro su di sé individuale.

Se l'altro non riconosce di avere un problema e come influisce sul benessere psicologico proprio e altrui tu non puoi aiutarlo. Puoi avere compassione ma devi prima aiutare te stessa/o.

05/12/2025

“Mi sono stufata di sentirmi dire che creo la mia realtà nelle relazioni con gli altri!”

Quante volte te lo sei sentito dire? Quanti sedicenti divulgatori spirituali spingono su questo tasto?

“Sei tu che crei la tua realtà.”
“Se attrai sempre lo stesso tipo di persona, è colpa tua.”
“Se soffri, è perché lo scegli inconsciamente.”

Frasi che dovrebbero “aiutare” ma che spesso diventano colpevolizzanti e sanno di sermoni. E allora ti senti sbagliata/o due volte: per quello che vivi e per il fatto che “dovresti” cambiarlo.

Facciamo chiarezza.

Non è vero che controlliamo tutto. Non scegliamo un lutto, un abbandono, una malattia o le ferite dell'infanzia. Non possiamo sempre cambiare quello che ci succede, ma possiamo cambiare il modo in cui lo attraversiamo e reagiamo.

Qui entra in gioco un concetto psicologico più concreto: la profezia che si autoavvera.

Significa che le nostre credenze e aspettative influenzano il nostro comportamento e quello degli altri, fino a confermare quello che già pensiamo.

Se credo di non valere, potrei:
- scegliere partner che non mi vedono,
- interpretare male segnali neutri,
- sabotare inconsciamente le relazioni.

Ma non è una colpa. È un meccanismo psicologico appreso, che si può trasformare.
Con consapevolezza e non con frasi fatte.

Smettiamo di dire “crei la tua realtà”. Sono solo teorie. Quanti di questi divulgatori hanno effettivamente relazioni che funzionano?
Quindi non crei tutto, ma hai un ruolo attivo nel modo in cui vivi, interpreti e contribuisci a certe dinamiche. La responsabilità non è colpa, ma possibilità di cambiamento.

05/12/2025

DIALOGARE CON LE PARTI INTERIORI

Nel mio lavoro clinico utilizzo spesso il test degli archetipi: uno strumento che non ha validità scientifica ma e' uno strumento creativo per esplorare la personalità attraverso le immagini interne che abitano la psiche.

Ognuno di noi percepisce la realtà in modo diverso, e i conflitti – soprattutto relazionali – nascono spesso dal tentativo (più o meno consapevole) di far aderire gli altri alla nostra visione del mondo.

Ma se è vero che proiettiamo all’esterno le immagini che abbiamo dentro, è altrettanto vero che le abitiamo senza accorgercene.

Come scrive Paul Watzlawick: "La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni."

Con le pratiche immaginali accompagno i pazienti a osservare e riconoscere gli archetipi che si attivano nei momenti di crisi o nelle dinamiche disfunzionali. James Hillman parlava di “politeismo psichico”: la psiche è popolata da molte voci, subpersonalità, aspetti dell’Io che chiedono ascolto e integrazione. Diversi approcci psicologici e terapeutici vanno in quella direzione:

1. IFS (Internal Family Systems) – Le parti interne sono come una “famiglia” psichica (Protettori, Esiliati, Pompieri). Il Sé centrale le guida con compassione.

2. Voice Dialogue – Dialogo diretto con le “voci interiori” (Critico, Bambino, Protettore). Ogni voce ha una funzione e va ascoltata.

3. Jung / Immaginazione Attiva – Le parti sono archetipi (Ombra, Anima, ecc.). Il dialogo interno favorisce l’integrazione e il processo di individuazione.

4. Gestalt (sedia vuota) – Mette le parti in dialogo diretto per integrare polarità (es. sé forte vs. sé fragile).

5. Somatic Experiencing / Terapie corporee – Le parti legate al trauma si integrano lavorando sul corpo e sul sistema nervoso.

Il punto comune è che la guarigione non avviene eliminando le parti, ma dando ascolto e spazio a tutte con consapevolezza.

Con chi ha uno stile di attaccamento ansioso spesso lavoriamo su tre parti principali:
- La parte ansiosa (il bambino ferito),
- La parte critica (giudicante e rigida),
- La parte adulta (razionale e compassionevole).

Attraverso il dialogo tra queste voci, impariamo a riconoscerle, gestirle e, soprattutto, a non identificarci completamente con una sola.

Questo è, in fondo, il cammino del fare anima.

04/12/2025

L’AMORE AI TEMPI DEI SOCIAL 💔📲

Nell’era dei like, delle notifiche e delle risposte immediate, l’amore si trasforma: sempre più ricerche in ambito psicologico mostrano come l’uso intensivo dei social stia modificando la struttura cerebrale e la nostra capacità di vivere relazioni profonde e autentiche.

La colpa? Sarebbe facile sostenere che è solamente dei social ma in parte è nostra e del nostro bisogno di dipendenza dalla dopamina. Ogni messaggio visualizzato, ogni cuore rosso ricevuto, ogni “visualizza ma non risponde” attiva nel nostro cervello il circuito della ricompensa. La dopamina ci spinge a cercare ancora più attenzione, più conferme, più stimoli. Ma, come tutte le dipendenze, ci lascia più vuoti e ansiosi.

Questa dipendenza costante da stimoli rapidi riduce drasticamente la nostra tolleranza alla frustrazione. Non sappiamo più aspettare, reggere un silenzio, affrontare un rifiuto o accettare la complessità di una relazione impegnativa. Così diventiamo impazienti, insicuri, spesso disillusi. Puntiamo il dito fuori ma quante persone sono veramente libere da questi meccanismi?

Amare oggi richiede un atto quasi rivoluzionario: rallentare... spegnere lo schermo quando stiamo con gli altri, ascoltare davvero, tollerare il dubbio e l’ambiguità. Perché l’amore non si consuma a colpi di messaggi ma si costruisce nella presenza.

Amare richiede di sapere stare, temporaneamente, nella frustrazione e non pretendere di avere "tutto e subito" come se le persone fossero oggetti a nostra disposizione e le relazioni prodotti da consumare con una scadenza prefissata.

04/12/2025

"Stiamo insieme per i figli” (anche se non ci amiamo più).

L’ho letta più volte questa frase, anche nei profili di alcuni colleghi. Ma da figlio di genitori separati – e da psicologo – posso dire con fermezza: a volte bisognerebbe lasciarsi proprio per amore dei figli.

I miei genitori si sono separati quando io e mia sorella avevamo circa 20 anni. Eravamo già “grandi”, ma siamo stati noi a chiedere loro di farlo. Perché vedere i propri genitori litigare, giudicarsi o ignorarsi ogni giorno fa male.

Sì, la separazione fa soffrire. Ma fa più male crescere in una casa dove l’amore è finito, dove si respira tensione, silenzio, rancore.

I figli hanno bisogno prima di tutto di verità e autenticità.

L’amore merita sincerità. E a volte la verità che non vogliamo accettare è che una relazione è cambiata, che è finita, anche se ci siamo illusi che dovesse durare per sempre.

Ma se l’amore c’è stato, la stima può restare.

E si può continuare ad essere genitori presenti, rispettosi e cooperativi, anche separati.

Non restare “insieme per i figli”: stai nella verità per loro.

Sempre.

DAL NARCISISMO SANO AL NARCISISMO PATOLOGICO: SFUMATURE IMPORTANTI Esistono livelli diversi di narcisismo, che vanno da ...
03/12/2025

DAL NARCISISMO SANO AL NARCISISMO PATOLOGICO: SFUMATURE IMPORTANTI

Esistono livelli diversi di narcisismo, che vanno da una forma funzionale e sana, fino a manifestazioni patologiche e dannose per sé e per gli altri.

Ecco una sintesi chiara:

1. Narcisismo sano

- Cosa significa: è la capacità di avere stima di sé, riconoscere il proprio valore, prendersi cura di sé e avere confini sani.

- Caratteristiche: sicurezza, ambizione, autostima equilibrata, empatia presente.

- È utile: serve per affrontare la vita con fiducia e costruire relazioni sane.

2. Tratti narcisistici

- Cosa significa: alcune persone mostrano tratti isolati (bisogno di approvazione, tendenza a essere centrati su sé stessi) senza che diventino rigidi o distruttivi.

- Caratteristiche: possono essere egocentrici o bisognosi di ammirazione, ma mantengono una certa autocritica e capacità relazionale.

3. Disturbo narcisistico di personalità (DNP)

- Cosa significa: è una diagnosi clinica, in cui il narcisismo è pervasivo e rigido, e compromette le relazioni e la vita personale.

- Caratteristiche: grandiosità, bisogno eccessivo di ammirazione, mancanza di empatia, sfruttamento degli altri, fragilità profonda dietro la maschera.

- Criteri: definiti dal DSM-5 (manuale diagnostico).

4. Narcisismo perverso (non ufficiale ma usato clinicamente)

- Cosa significa: si riferisce a una forma manipolatoria, sadica e distruttiva del narcisismo. Non è una categoria ufficiale, ma è usata in psicoanalisi (soprattutto francese).

- Caratteristiche: uso sistematico dell’altro per il proprio potere, gaslighting, umiliazione, controllo mentale e affettivo. L’altro viene svuotato.

In sintesi:

- Sano = funzionale e protettivo
- Tratti = presenti ma non invalidanti
- Disturbo = patologico e cronico
- Perverso = manipolativo, potenzialmente abusante

Fonte dell'immagine: Psicologia Junghiana (pagina)

02/12/2025

TUTTA COLPA DELLA PANDEMIA? Perché le relazioni umane sembrano peggiorate

Perché oggi le relazioni sembrano più difficili? E cosa c’entra la pandemia?

Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, molte persone raccontano relazioni sempre più fragili, complicate, brevi. Ma cosa è cambiato davvero nella dimensione psico sociale?

La pandemia, diciamoci la verità, ha accelerato qualcosa che era già in corso:

1. Isolamento e stress emotivo: La pandemia ha aumentato solitudine, ansia e incertezza, facendo esplodere fragilità già presenti e minando la nostra capacità di connetterci serenamente con gli altri.

2. Dipendenza dai rapporti virtuali: Le relazioni si sono spostate online, diventando più superficiali e frammentate. La "disponibilità continua" ha aumentato il burnout relazionale e ridotto la qualità dell’intimità.

3.. Crescita del narcisismo e dell’individualismo: Negli ultimi anni c'è più attenzione al sé, al confine, all’autonomia temi fondamentali, ma che spesso degenerano in chiusura e paura dell’intimità.

4. Attaccamento insicuro più diffuso: Molti adulti fanno fatica a fidarsi, a regolare le emozioni, a restare nei legami senza ansia o evitamento. La pandemia ha rinforzato questi stili di attaccamento insicuri.

5. Aspettative altissime e tolleranza bassa: Vogliamo tutto subito e spesso idealizziamo il partner, salvo poi fuggire al primo disagio o conflitto o mettere in atto il ghosting.

La pandemia pero' non ha creato tutto questo, ma ha fatto da lente d'ingrandimento a una patologia collettiva che era già in corso. La sfida ora è reimparare la connessione autentica.

Siamo diventati più attenti a proteggere noi stessi, ma spesso a scapito della relazione umana. E in questo clima, attaccamento insicuro, evitamento, ansia da abbandono, idealizzazione e paura del conflitto si sono fatti ancora più forti.

Le relazioni non sono peggiorate solo “fuori”, ma anche dentro di noi. Spesso non sappiamo essere tolleranti e gentili neanche con noi stessi.

Riconoscerlo non è pessimismo, è il primo passo per costruire legami più veri: fatti di ascolto, tempo, imperfezione e verità.

È da lì che si riparte. Da se stessi.
Sempre.

Indirizzo

Via San Lucifero 65
Cagliari
090100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 20:00

Telefono

+393516077042

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