Dr. Francesca Moroni Psicologa - Psicoterapeuta

Dr. Francesca Moroni Psicologa - Psicoterapeuta Terapia Breve Strategica

12/11/2025

ALLA RICERCA DELLA SICUREZZA PERDUTA. CONOSCERE E SUPERARE L'INSICUREZZA PERSONALE

Il nuovo libro di Giorgio Nardone

📖 Disponibile in libreria e nei migliori digital store

La sicurezza personale la si mantiene cercando ogni giorno di rafforzarla, esponendosi al fronteggiare le difficoltà e i disagi, evitando di arrendersi di fronte a essi, ma anche concedendosi i piaceri senza perdervisi dentro, attraversando il dolore per venirne fuori invece che farsene travolgere.

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10/10/2025

  LUOGO E DATA Il seminario di alta formazione clinica si svolgerà in presenza, presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, e online, tramite Zoom nella giornata di Sabato 29 e Domenica 30 Novembre 2025 RELATORI Prof. Giorgio Nardone e Dr.ssa Elisa Valteroni

Post polemico. Anzi, pippone di dimensioni macroscopiche.Sono sdraiata sul divano da un'ora, priva di forze, con due ten...
06/09/2025

Post polemico. Anzi, pippone di dimensioni macroscopiche.

Sono sdraiata sul divano da un'ora, priva di forze, con due tentativi di svenimento fortunatamente smarcati e una discreta nausea in corso.
Lo preciso perché non fila sempre tutto liscio quando si va a donare il sangue ed è importante raccontare anche questo.
Oggi avevo la pressione troppo bassa, ovviamente l'ho scoperto durante la visita che viene effettuata prima del prelievo. Emoglobina buona, pressione 90 su 50. Per me è la norma, ho quasi sempre la pressione bassa, infatti faccio sempre colazione prima di andare a donare il sangue.
Oggi non è stato sufficiente quindi la dottoressa mi ha chiesto se me la sentissi di fare un'altra colazione e riprovarci. Dopo mezz'ora la pressione era 100 su 70, ancora al limite, a quel punto la dottoressa mi ha detto "se lei è d'accordo il sangue glielo prendiamo lo stesso, ci serve, siamo messi davvero malissimo". Mi racconta che qualche giorno fa, le sacche che dovevano arrivare dalla Regione Lombardia (che la Regione Sardegna COMPRA) non sono arrivate. Leggo che una sacca di sangue può costare all'ospedale fra i 260 e i 700 euro.
Una. Sacca. Non ne avevo idea.
Sapevo, invece, della mancata consegna delle sacche, avevo letto la notizia di qualche giorno prima.
La dottoressa mi dice che quel giorno il centro trasfusionale è rimasto con 60 sacche di sangue disponibili. In tutto. Mi dice che, normalmente, per un intervento al cuore - casomai qualcosa andasse storto - ne devono rendere disponibili almeno 40.
Per un solo intervento.
Ora proviamo a pensare a quanti interventi fanno in un giorno, in ogni ospedale sardo.
La dottoressa era di turno il giorno in cui erano previsti la consegna e lo smistamento ed è stata lei a dover comunicare a tutti i reparti di far uscire dalle sale operatorie i pazienti già pronti in attesa perché il sangue non c'era.
Per non parlare dei pazienti che sono costretti dalle loro patologie a fare trasfusioni un giorno sì e l'altro pure.
La dottoressa, evidentemente emozionata, mi ha detto che quel giorno si è disperata e arrabbiata perché "a ogni foglio di richiesta di sangue c'è una persona, c'è la sua salute, c'è la sua vita".
Ora, proviamo a immaginare di essere noi una di quelle persone in attesa di un intervento chirurgico programmato - per non parlare poi di quelli in urgenza - pensiamo alla paura, all'ansia dei nostri familiari, pensiamo al pre-operatorio e a ciò che comporta (e chi ha subito interventi sa cosa significhi) e pensiamo di averlo fatto per niente perché salta l'intervento. Oppure potrebbe essere un nostro familiare ad averne bisogno e pregheremmo che quel sangue fosse disponibile per lui. Pensiamo a chi sta facendo delle chemioterapie salvavita e deve rimandarle perché ha l'emoglobina sotto ai piedi e rimane ore in reparto in attesa delle sacche di sangue.
Pensiamo a tutti i talassemici - la Sardegna è la regione col più alto tasso di beta-talassemia d'Italia - che devono fare trasfusioni regolarmente, esponendosi anche ai rischi che queste comportano.
Bene, io non posso e non voglio credere che ancora oggi così poche persone vadano a donare il loro benedetto sangue in Sardegna.
E lo so che sono poche perché oggi, nel tempo che sono rimasta lì, ne ho contate solo nove. Ma certo, oggi è sabato, è una bella giornata di settembre e noi sardi ce ne andiamo al mare.
Se siamo sani.
Non voglio credere che il motivo sia la paura dell'ago o della vista del sangue, perché tutti abbiamo a che fare con le analisi di routine.
Se siamo sani.
Non posso credere che le persone siano così ignoranti da non sapere che dopo una donazione di sangue il plasma e il volume del sangue si ripristinano in poche ore, le piastrine e i globuli bianchi tra le 24 e le 48 ore e i globuli rossi in tre settimane circa.
Se siamo sani.
Non posso credere che tutti abbiano patologie croniche o gravi da impedire di diventare donatori.
O tutti abbiano appena fatto un tatuaggio.
O tutti abbiano comportamenti sessuali a rischio tali da impedire la donazione. Ok, probabilmente molti, ma non tutti.
Sempre se c'è la benedetta salute.
È vero, donare il sangue può comportare delle difficoltà, ad esempio oggi per me è una di quelle giornate ma non è sempre così e, soprattutto, posso permettermi di stare a riposo. Primo perché scelgo di donare il sangue il sabato mattina, secondo perché se non fossi una libera professionista, mi rilascerebbero il certificato per prendermi il giorno libero al lavoro.
Mentre aspettavo che la seconda colazione mi risollevasse la pressione, guardavo le foto della manifestazione pro Palestina svoltasi ieri a Cagliari. Bellissimo vedere così tante persone partecipare al corteo. Ho pensato "chissà quante di queste persone vanno a donare il sangue".
E non rompetemi le palle dicendomi che cosa c'entra, perché siamo tutti bravi a indignarci, a stare male per l'orrore di cui leggiamo tutti i giorni o a piangere davanti ai video - non so voi ma a me sta succedendo questo - però poi quando si tratta di fare dei piccoli gesti di concreta generosità, di cura per il prossimo, nell'ospedale della propria città, tutti a cagarci in mano per le nostre piccole, miserabili paure.
O peggio, per noncuranza.
Ecco, oggi avevo proprio voglia di essere pesante e rompicoglioni perché lo sguardo di impotenza e frustrazione della dottoressa del centro trasfusionale del Brotzu di Cagliari non ve lo so davvero descrivere.

"Ciò che conta davvero è la capacità di accogliere e ascoltare anche ciò che non ci piace, riuscire a capire che cosa i ...
07/08/2025

"Ciò che conta davvero è la capacità di accogliere e ascoltare anche ciò che non ci piace, riuscire a capire che cosa i figli hanno da dirci. Una comprensione che senza una reale identificazione può difficilmente essere raggiunta. Sempre più spesso invece, padri, madri, insegnanti e anche terapeuti non riescono a identificarsi con l'adolescente che hanno di fronte, ma agiscono per la pura necessità di fare qualcosa, di sentirsi autorevoli e in pace con se stessi per aver svolto il proprio mandato educativo. Magari ascoltano, ma senza sentire.
[...] Madri e padri proiettano sui figli i propri bisogni e ciò che hanno necessità di sentirsi dire e confermare da loro.
[...] siamo noi a non aver colto che la famiglia è fatta per mettere al mondo, non per avere in mente dei soggetti che crescano facendoti sentire che sono proprio se stessi, ma che, guarda caso, sono se stessi come ti aspetti tu, e non in nome dell'ideale ma il nome della tua fragilità."

Questo è un libro da leggere. Ora, subito, anzi siamo già in ritardo. Non parlo da psicoterapeuta perché sarebbe troppo facile dire di essere totalmente d'accordo col collega, lui si occupa da trent'anni di adolescenti, sa di cosa scrive e lo fa con grande obiettività e serietà.
In questo momento parlo da mamma che durante la lettura si è sentita schiaffeggiare un paio di volte da alcuni passaggi che mi hanno mostrato tutta la mia fragilità in questo ruolo. Le mie paure travestite da protezione, il mio sguardo sempre posato su ogni azione, atteggiamento o comportamento per prevenire, per sorreggere o più semplicemente esserci. E il mio autoinganno? Lo faccio per lui, per fargli sentire che sono presente. Ma quante volte l'ho fatto per me? Per sentirmi a posto con la mia coscienza, per sentirmi diversa dalle madri "che mollano i propri figli", per elevare il livello della comunicazione alla massima potenza. Certo, non è tutto negativo ma quanto devo aver chiesto, implicitamente, di essere rassicurata sul mio essere una brava mamma? Leggendo questo saggio mi sono fatta pena e tenerezza allo stesso tempo. Quanto meno non sono tra quei genitori che demonizzano i videogiochi, mi sono sempre piaciuti e ho saltato più di un appello all'Università perché passavo interi pomeriggi a giocare a Tomb Rider. Momento confessione.
Ok, i social hanno cambiato un sacco di cose nelle regole del gioco della comunicazione e della relazione e l'intelligenza artificiale sta evolvendo sempre di più ma imputare i danni a queste realtà significa de-responsabilizzarci nel ruolo di adulti.
Leggere questo libro può aiutare a farsi un bell'esame di coscienza, sicuramente costringerà a più di una riflessione.

Indirizzo

Via Alziator, 15
Cagliari
09126

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 18:30
Martedì 09:00 - 13:00
Mercoledì 10:00 - 18:30
Giovedì 09:00 - 13:00
Venerdì 09:00 - 15:00
Sabato 09:00 - 13:00

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