18/11/2025
"Il presente si deteriora, prima in storia, poi in nostalgia."
(Alain De Botton).
Spesso alcune coppie portano in terapia la nostalgia del passato.
"In passato era diverso", "Il mio partner non è più come prima, è cambiato. Prima era più paziente, era più attento, era più spiritosa, era più appassionato, era più curiosa, aveva più cura di sé, ecc.ecc.".
Sembrerebbe che l'idea dominante, quello che la maggior parte delle coppie percepisce in misura direttamente proporzionale alla durata della relazione, è una frustrazione di fondo che può evolvere in fastidio fino ad arrivare a rabbia vera e propria 'perché tutto cambia'. D'altra parte, ciò che spesso si trascura, è che il cambiamento sia una costante, non un'eccezione dunque, diviene strategico evitare di assecondare questa nostalgia del passato che nasce, principalmente, dalla difficoltà che comporti riconoscere sia il proprio cambiamento che quello altrui e, soprattutto, accettarli entrambi.
Innanzitutto, bisogna evidenziare che spesso del proprio passato si ricordano solo le cose belle per via della loro mancanza ma non tutte le altre. Come ha scritto Stephen King "Quando c'è in ballo il passato siamo tutti romanzieri", come a dire che siamo bravi a raccontarci solo quello che vogliamo ricordare.
Secondo poi, i partner spesso ricorrono a quella che Julio Velasco, CT della nazionale italiana di pallavolo femminile, ha battezzato anni fa 'la cultura degli alibi', per definire la tendenza a spiegare il fatto che certe cose vanno male mediante il ricorso a giustificazioni che deresponsabilizzano colui che se ne lamenta. Un esempio è rappresentato dalla persona che afferma di non essere più affettuosa col proprio partner poiché, al rientro a casa dopo una lunga giornata di lavoro o dietro le normali incombenze del vivere quotidiano, è pervasa dalla stanchezza. O ancora, i partner che sottolineano tutte le disattenzioni dell'altro, ad esempio "è sempre attaccato al cellulare" oppure "ritaglia un po' di tempo solo per i figli" ecc. e per questi motivi prendono le distanze affettive ed emotive fino alla tanto temuta anestesia che conduce allo scarso trasporto e, frequentemente, all'astinenza sessuale.
La cultura degli alibi ci impedisce di imparare, ci impedisce di apprendere dai nostri errori perché ci fa sempre percepire come vittime di quello che consideriamo l'errore altrui, come se fossimo sempre dalla parte della ragione, senza renderci conto che facciamo parte di uno scambio di natura circolare per cui a ogni nostra azione corrisponde una reazione e così via, in una circolarità dinamica in cui noi e il nostro partner ci influenziamo a vicenda, incessantemente.
Paul Watzlawick ci insegna che i sistemi interazionali possono essere considerati circuiti di retroazione, poiché il comportamento di ogni persona influenza ed è influenzato dal comportamento di ogni altra persona. Ma anche ipotizzando che, in una data situazione, fosse accertato che il comportamento errato sia quello del nostro partner, la domanda che dobbiamo porci è "che cosa facciamo noi di fronte all'errore dell'altro?", ci sediamo impettiti sul trono della ragione, tristemente soli, oppure cerchiamo di fare qualcosa per cambiare il risultato?
Ricordiamoci sempre che in una relazione di coppia non siamo avversari del nostro partner, non esiste un vincitore e un perdente.
In una coppia o si vince insieme, o si perde insieme.
I veri avversari da ba***re sono i nostri i limiti e i nostri difetti, ma la difficoltà è data proprio dal fatto che spesso non accettiamo che questo avversario esista, non accettiamo di riconoscere le nostre imperfezioni, le nostre mancanze, è molto più facile vedere quelli del partner e se tentiamo di combatterli, ne usciremo sempre sconfitti.
"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" affermava Gandhi.
E soprattutto, ricordiamoci che la perfezione non esiste. Esiste la perfettibilità, ossia la capacità di tendere a un perfezionamento, a un miglioramento della propria condizione. Invece di considerare l'errore come una dimostrazione di incapacità, iniziamo a considerarlo come parte di un processo assolutamente imprescindibile per imparare e dunque cambiare.
Un elemento fondamentale che consente di invertire il circolo vizioso di retroazioni negative e permette di farlo diventare un circolo virtuoso, è costituito dalla fiducia. In primis, la fiducia che si possa realizzare un cambiamento e, al contempo, la fiducia nel partner e nella sua volontà di andare nella stessa direzione.
Certo, quando le cose vanno bene è facile fidarsi ma è proprio quando vanno male che bisogna imparare ad avere fiducia. E avere fiducia vuol dire fare gioco di squadra.
Da ex pallavolista ho sempre avuto una predilezione per gli sport di squadra ed è per questo che ho sempre amato la metafora sportiva per descrivere le dinamiche di coppia.
La coppia può essere considerata una squadra tutti gli effetti: si tratta di un sistema caratterizzato da regole, funzioni, confini ecc. nel quale i partner devono concordare strategie comuni se vogliono riuscire a ottenere i risultati migliori, condividendo tempo, spazi, impegno e sacrificio.
Caratteristiche fondamentali sono allora la complicità, l'affinità, la fiducia reciproca. Sono necessarie la capacità di adattamento e di elaborazione di una strategia di gioco, l'intesa e la complementarietà. Comunicazione e dialogo sono elementi indispensabili per i partner che devono affrontare ogni giorno le nuove sfide che la vita propone loro. Di nuovo, o si vince insieme, o si perde insieme.
O per dirla con le parole di Velasco: "Finché non cade per terra, non è finita!".