06/09/2025
Post polemico. Anzi, pippone di dimensioni macroscopiche.
Sono sdraiata sul divano da un'ora, priva di forze, con due tentativi di svenimento fortunatamente smarcati e una discreta nausea in corso.
Lo preciso perché non fila sempre tutto liscio quando si va a donare il sangue ed è importante raccontare anche questo.
Oggi avevo la pressione troppo bassa, ovviamente l'ho scoperto durante la visita che viene effettuata prima del prelievo. Emoglobina buona, pressione 90 su 50. Per me è la norma, ho quasi sempre la pressione bassa, infatti faccio sempre colazione prima di andare a donare il sangue.
Oggi non è stato sufficiente quindi la dottoressa mi ha chiesto se me la sentissi di fare un'altra colazione e riprovarci. Dopo mezz'ora la pressione era 100 su 70, ancora al limite, a quel punto la dottoressa mi ha detto "se lei è d'accordo il sangue glielo prendiamo lo stesso, ci serve, siamo messi davvero malissimo". Mi racconta che qualche giorno fa, le sacche che dovevano arrivare dalla Regione Lombardia (che la Regione Sardegna COMPRA) non sono arrivate. Leggo che una sacca di sangue può costare all'ospedale fra i 260 e i 700 euro.
Una. Sacca. Non ne avevo idea.
Sapevo, invece, della mancata consegna delle sacche, avevo letto la notizia di qualche giorno prima.
La dottoressa mi dice che quel giorno il centro trasfusionale è rimasto con 60 sacche di sangue disponibili. In tutto. Mi dice che, normalmente, per un intervento al cuore - casomai qualcosa andasse storto - ne devono rendere disponibili almeno 40.
Per un solo intervento.
Ora proviamo a pensare a quanti interventi fanno in un giorno, in ogni ospedale sardo.
La dottoressa era di turno il giorno in cui erano previsti la consegna e lo smistamento ed è stata lei a dover comunicare a tutti i reparti di far uscire dalle sale operatorie i pazienti già pronti in attesa perché il sangue non c'era.
Per non parlare dei pazienti che sono costretti dalle loro patologie a fare trasfusioni un giorno sì e l'altro pure.
La dottoressa, evidentemente emozionata, mi ha detto che quel giorno si è disperata e arrabbiata perché "a ogni foglio di richiesta di sangue c'è una persona, c'è la sua salute, c'è la sua vita".
Ora, proviamo a immaginare di essere noi una di quelle persone in attesa di un intervento chirurgico programmato - per non parlare poi di quelli in urgenza - pensiamo alla paura, all'ansia dei nostri familiari, pensiamo al pre-operatorio e a ciò che comporta (e chi ha subito interventi sa cosa significhi) e pensiamo di averlo fatto per niente perché salta l'intervento. Oppure potrebbe essere un nostro familiare ad averne bisogno e pregheremmo che quel sangue fosse disponibile per lui. Pensiamo a chi sta facendo delle chemioterapie salvavita e deve rimandarle perché ha l'emoglobina sotto ai piedi e rimane ore in reparto in attesa delle sacche di sangue.
Pensiamo a tutti i talassemici - la Sardegna è la regione col più alto tasso di beta-talassemia d'Italia - che devono fare trasfusioni regolarmente, esponendosi anche ai rischi che queste comportano.
Bene, io non posso e non voglio credere che ancora oggi così poche persone vadano a donare il loro benedetto sangue in Sardegna.
E lo so che sono poche perché oggi, nel tempo che sono rimasta lì, ne ho contate solo nove. Ma certo, oggi è sabato, è una bella giornata di settembre e noi sardi ce ne andiamo al mare.
Se siamo sani.
Non voglio credere che il motivo sia la paura dell'ago o della vista del sangue, perché tutti abbiamo a che fare con le analisi di routine.
Se siamo sani.
Non posso credere che le persone siano così ignoranti da non sapere che dopo una donazione di sangue il plasma e il volume del sangue si ripristinano in poche ore, le piastrine e i globuli bianchi tra le 24 e le 48 ore e i globuli rossi in tre settimane circa.
Se siamo sani.
Non posso credere che tutti abbiano patologie croniche o gravi da impedire di diventare donatori.
O tutti abbiano appena fatto un tatuaggio.
O tutti abbiano comportamenti sessuali a rischio tali da impedire la donazione. Ok, probabilmente molti, ma non tutti.
Sempre se c'è la benedetta salute.
È vero, donare il sangue può comportare delle difficoltà, ad esempio oggi per me è una di quelle giornate ma non è sempre così e, soprattutto, posso permettermi di stare a riposo. Primo perché scelgo di donare il sangue il sabato mattina, secondo perché se non fossi una libera professionista, mi rilascerebbero il certificato per prendermi il giorno libero al lavoro.
Mentre aspettavo che la seconda colazione mi risollevasse la pressione, guardavo le foto della manifestazione pro Palestina svoltasi ieri a Cagliari. Bellissimo vedere così tante persone partecipare al corteo. Ho pensato "chissà quante di queste persone vanno a donare il sangue".
E non rompetemi le palle dicendomi che cosa c'entra, perché siamo tutti bravi a indignarci, a stare male per l'orrore di cui leggiamo tutti i giorni o a piangere davanti ai video - non so voi ma a me sta succedendo questo - però poi quando si tratta di fare dei piccoli gesti di concreta generosità, di cura per il prossimo, nell'ospedale della propria città, tutti a cagarci in mano per le nostre piccole, miserabili paure.
O peggio, per noncuranza.
Ecco, oggi avevo proprio voglia di essere pesante e rompicoglioni perché lo sguardo di impotenza e frustrazione della dottoressa del centro trasfusionale del Brotzu di Cagliari non ve lo so davvero descrivere.