02/11/2025
Una strategia sta emergendo negli anni recenti per combattere il cancro:
I VACCINI TERAPEUTICI.
WARNING: post lungo ed, a tratti, anche difficile.
Leggete solo se avete tempo e siete comodi.
A differenza dei vaccini “classici” intesi come profilassi/prevenzione primaria, ampiamente utilizzati nell’ambito delle malattie infettive, i vaccini terapeutici contro il cancro sono progettati per curare una patologia già in atto, soprattutto per curare le recidive e le localizzazioni metastatiche.
L’obiettivo non è la profilassi, ma la terapia mediante l’attivazione mirata del sistema immunitario di un paziente affinché riconosca e distrugga le cellule tumorali già presenti nel corpo.
Questa distinzione è fondamentale.
Esistono vaccini “profilattici”, come quelli contro il Papillomavirus Umano (HPV) o il virus dell'Epatite B (HBV), che prevengono l'insorgenza di tumori legati a infezioni virali bloccando l'agente patogeno.
I vaccini “terapeutici”, invece, intervengono quando il tumore si è già sviluppato, agendo sulle difese immunitarie, insegnando loro a identificare gli Antigeni tumorali espressi dalle cellule degenerate che fino a quel momento erano riusciti a mimetizzarsi e a proliferare.
Il concetto alla base dei vaccini terapeutici è semplice quanto fantastico: sfruttare la grandi capacità del sistema immunitario di riconoscere e eliminare selettivamente le cellule neoplastiche ovunque esse siano.
Tutti si basa sulla ricerca ed identificazione dell'Antigene Tumorale, più o meno come avviene nei vaccini “classici” profilattici contro le infezioni dove è fondamentale determinare l’esatto Antigene (o più Antigeni) del virus o del batterio verso cui si vuole produrre il vaccino preventivo.
Ricordiamo cos’è un Antigene.
Un antigene è qualsiasi sostanza che identificata dal sistema immunitario come "non nostro" NON SELF.
Verso un Antigene si puo’ produrre una risposta immunitaria oppure no.
La produzione di un vaccino terapeutico inizia esattamente così, con l'identificazione dell' elemento cruciale: l'Antigene.
Nel contesto oncologico, gli Antigeni tumorali sono i "segnali di riconoscimento" che distinguono le cellule cancerose da quelle sane.
Il vaccino terapeutico introduce uno o più di questi Antigeni tumorali nell’organismo, con l'obiettivo di "insegnare" al sistema immunitario cosa cercare e attaccare.
La scelta dell'Antigene giusto è il primo e più critico passo per il successo della terapia.
L’Antigene tumorale sintetizzato in laboratorio e personalizzato per ogni tipo di tumore e per ogni paziente, ovviamente non è in grado di provocare a sua volta un tumore, ma solamente di attivare la risposta immunitaria soprattutto quella cellulomediata.
Una volta somministrato il vaccino terapeutico, entrano in gioco le Cellule Presentanti l'Antigene (APC).
Tra queste, le più potenti ed efficaci sono le cellule dendritiche (DC).
Il loro compito è pattugliare i tessuti, catturare materiale estraneo o anomalo e processarlo.
Quando una DC incontra l'Antigene fornito dal vaccino, lo internalizza, lo scompone in piccoli frammenti peptidici e lo "espone" sulla sua superficie, in speciali molecole chiamate Complesso Maggiore di Istocompatibilità (MHC) di classe I e II . Questo processo permette di "istruire" ed “attivare” tutta la successiva cascata immunologica.
La fase successiva e cruciale si svolge nei Linfonodi.
Le cellule dendritiche (DC) attivate migrano dai tessuti periferici ai Linfonodi, dove incontrano un vasto repertorio di linfociti T "naïve" (vergini), ognuno in grado di riconoscere un antigene specifico.
Qui avviene l'attivazione della risposta immunitaria cellulomediata.
Esistono sostanzialmente due tipi di Linfociti T (in realtà sono molto di più, ma per sintesi limitiamoci a due)
-Linfociti T CD8+ Citotossici. Quando un linfocita T CD8+ riconosce, tramite il suo recettore (TCR), l'antigene presentato su una molecola MHC di classe I, riceve un segnale di attivazione. Queste cellule sono i "soldati d'assalto" del sistema immunitario.
Una volta attivate, si moltiplicano (espansione clonale) e si differenziano in cellule effettrici per cercare ed eliminare qualsiasi cellula del corpo che esponga quell'Antigene specifico che, nel caso in questione , è espresso SOLAMENTE dalle cellule tumorali .
-Linfociti T CD4+ Helper. Parallelamente, i linfociti T CD4+ riconoscono gli antigeni presentati su molecole MHC di classe II. Queste cellule agiscono come i "coordinatori" e "amplificatori" della risposta immunitaria.
Una volta attivati, rilasciano citochine, molecole che potenziano l'attività dei linfociti T CD8+, attivano altre cellule immunitarie (come i linfociti B che si differenziano in Plasmacellule per la produzione di anticorpi) e attivano un attacco robusto e duraturo . Il loro ruolo è essenziale per generare una risposta immunitaria completa ed efficace.
A questo punto i Linfociti T CD8+ e CD4+ attivati lasciano i linfonodi e viaggiano attraverso il flusso sanguigno per raggiungere il sito del tumore.
Guidati da segnali chimici (chemochine), infiltrano la massa tumorale, un processo che trasforma un tumore immunologicamente inerte in un tumore "caldo" pieno di cellule immunitarie.
Una volta all'interno, i linfociti T CD8+ riconoscono le cellule tumorali che espongono l'antigene bersaglio e le eliminano.
Questo attacco mirato risparmia le cellule sane, riducendo drasticamente la tossicità tipica delle terapie convenzionali come la chemioterapia.
L'aspetto ancor più fantastico è che una parte dei linfociti T attivati si trasforma in cellule della memoria.
Queste cellule a lunga vita “girano” nel corpo per anni, pronte a riattivare una risposta rapida e potente qualora il tumore dovesse ripresentarsi. Questa memoria immunologica è la chiave per prevenire le recidive e ottenere un controllo a lungo termine della malattia ed è, più o meno, quanto avviene per prevenire la malattia infettiva dopo la vaccinazione.
Quali sono le tipologie di Vaccini Terapeutici?
Una volta determinati i neoAntigeni tumorali verso i quali produrre i vaccini terapeutici, occorre passare alla parte pratica di produzione ed è necessario un "veicolo" per consegnarli e farli “vedere” e riconoscere in modo efficace al sistema immunitario.
Questa funzione è svolta dalle piattaforme vaccinali, tecnologie diverse ciascuna con specifici vantaggi e svantaggi.
La scelta della piattaforma influenza la rapidità di produzione, il tipo di risposta immunitaria indotta e la logistica di somministrazione.
Senza entrare troppo nello specifico, attualmente sono molteplici i filoni di ricerca per produrre vaccini “terapeutici”.
Al primo posto c’è la tecnologia a mRNA.
Resi celebri dalla pandemia di COVID19, i vaccini a mRNA rappresentano una delle tecnologie più rivoluzionarie e versatili anche in campo oncologico. Il loro successo deriva da un meccanismo d'azione potente e preciso
Il vaccino a mRNA terapeutico contro i tumori, così come il vaccino preventivo contro COVID, NON contiene l'Antigene vero e proprio, ma una molecola di RNA messaggero (mRNA) che codifica per la proteina tumorale. L'mRNA, incapsulato in nanoparticelle lipidiche (LNP) per proteggerlo e facilitarne l'ingresso nelle cellule, viene iniettato nel paziente.
Una volta all'interno delle cellule (in particolare le APC), l'mRNA viene letto dai ribosomi, che producono l'Antigene tumorale. La cellula stessa produce, temporaneamente, l' Antigene, che viene poi processato e presentato sulla sua superficie per attivare i linfociti T .
La produzione di vaccini a mRNA è estremamente rapida e flessibile.
Una volta nota la sequenza dell'Antigene (o dei neoAntigeni), il vaccino può essere prodotto in poche settimane.
Questa rapidità è cruciale per i vaccini personalizzati, inoltre, la piattaforma è altamente versatile e può essere facilmente adattata per codificare antigeni diversi.
Sono in corso ricerche anche per altri Vaccini terapeutici
- a Cellule Dendritiche (DC Vaccines)
- a Peptidi Sintetici
- a Virus Oncolitici
- a Cellule Tumorali Intere
Ognuno di queste tecnologie ha vantaggi e svantaggi e gli studi sperimentali in corso determineranno quali diventeranno di uso comune e quali saranno abbandonati.
Qui finisce questo lungo excursus sui vaccini terapeutici in campo oncologico.
Alcuni di questi sono già in fase avanzata di sperimentazione (Fase III) e la speranza è di averli a disposizione, per alcuni tumori, già nel 2026/27.
Ovviamente vedremo l’evolversi degli eventi, ma i risultati finora ottenuti sono molto promettenti.