04/11/2025
[ Chissà se, quando ha deciso di farla finita, indossava il suo cappello. Il filosofo antiaccademico, Gilles Deleuze, ormai sconfitto dai problemi polmonari apre la finestra del suo appartamento parigino – un gesto quotidiano, Parigi, la sua città da sempre – e si getta nel vuoto. Il suo cappello, forse, era calcato sull’attaccapanni di casa, come sempre. La camicia sbottonata, lo sguardo gentile, ma fermo. Triste. Dopo la tracheotomia, poi, la sua parola era ulteriormente ferita, “fiammeggiava”, graffiata. Forse, Gilles Deleuze si è fumato un’ultima, amara, sigaretta. O forse no. Lui, “l’ultima anima filosofica che ci resta”, secondo Foucault, ha scelto di uscire di scena, con un balzo, come Amelia Rosselli, come Primo Levi. Il modo, drammatico, coraggioso. A precipizio.]
Linda Terziroli, da “È morto come è vissuto: in maniera affermativa e vitale”.
Sull’opera inafferrabile di Gilles Deleuze (dialogo con Stefano Marchesoni) - Pangea
Il 4 novembre 1995 Gilles Deleuze dice addio alla vita gettandosi dalla finestra del suo appartamento in 84 avenue Niel nel 17° arrondissement a Parigi, dopo aver sofferto di una lunga malattia polmonare che gli aveva impedito, negli ultimi anni, di parlare o scrivere liberamente, a causa della tracheotomia e delle operazioni cui si era dovuto sottoporre. Termina così l'esistenza di un uomo che per tutta la vita ebbe un solo obiettivo: mantenere in vita la filosofia a dispetto e contro tutti quei filosofi che filosofeggiando la ritenevano morta.
"Il filosofo è l'amico del concetto, è in potenza di concetto. Ciò vuol dire che la filosofia non è una semplice arte di formare, inventare o fabbricare concetti, perché i concetti non sono necessariamente delle forme, dei ritrovati o dei prodotti. La filosofia, più rigorosamente, è la disciplina che consiste nel creare concetti. Creare concetti sempre nuovi è l'oggetto della filosofia. E' proprio perché il concetto deve essere creato, che esso rinvia al filosofo come a colui che lo possiede in potenza o che ne ha la potenza e la competenza. I concetti non sono già fatti, non stanno ad aspettarci come fossero corpi celesti. Non c'è un cielo per i concetti; devono essere inventati, fabbricati o piuttosto creati e non sarebbero nulla senza la firma di coloro che li creano. La filosofia non è riflessione perché nessuno ha bisogno della filosofia per riflettere su una cosa qualsiasi: si crede di concedere molto alla filosofia facendone l'arte della riflessione, ma al contrario le si sottrae tutto, perché né i matematici hanno mai atteso i filosofi per riflettere sulla matematica, né gli artisti sulla pittura o sulla musica; dire che quando ciò accade essi diventano filosofi è uno scherzo di cattivo gusto, tanto la loro riflessione appartiene alle rispettive creazioni La contemplazione, la riflessione, la comunicazione non sono discipline, ma macchine per formare degli universali in tutte le discipline. Quando è il caso e il momento di creare dei concetti, l'operazione che ne consegue si chiamerà sempre filosofia, anche se le si desse un altro nome. La filosofia consiste sempre nell'inventare concetti. Non mi preoccuperei affatto del superamento della metafisica o della morte della filosofia. La filosofia ha una funzione che rimane pienamente attuale, creare concetti. Nient'altro può far questo al suo posto. Certo la filosofia ha sempre i suoi rivali, dai 'rivali' di Platone fino al buffone di Zarathustra. Oggi sono l'informatica, la comunicazione, la promozione commerciale ad essersi appropriate dei termini 'concetto' e 'creativo' e sono questi 'campioni del concetto' a presentarsi come una razza spavalda che esprime l'atto di vendere come il supremo pensiero capitalista, il cogito della merce. La filosofia si sente piccola e sola davanti a così grandi potenze, ma, se proprio deve morire, che almeno muoia dal ridere. E' per questo che il filosofo non è molto incline a discutere. Qualunque filosofo fugge quando sente la frase: adesso parliamo un poco. Le discussioni vanno bene per le tavole rotonde, ma è su un'altra tavola che la filosofia getta i suoi dadi cifrati. La filosofia ha orrore delle discussioni, ha sempre altro da fare. Non sopporta il dibattito, ma non perché sia troppo sicura di sé: al contrario, sono le sue incertezze che la spingono verso altre e più solitarie vie. Eppure Socrate non faceva della filosofia una libera discussione fra amici? La conversazione degli uomini liberi non è forse il culmine della socievolezza greca? In realtà Socrate non ha mai smesso di rendere impossibile qualunque discussione, sia con il rigido scambio di domande e risposte, sia con il lungo rivaleggiare dei discorsi. Ha trasformato l'amico in amico del solo concetto, e il concetto nel monologo spietato che elimina uno dopo l'altro i rivali."
Gilles Deleuze e Felix Guattari da Che cos'è la filosofia? - Traduzione di Angela De Lorenzis