Chiara Canonici - Psicologa

Chiara Canonici  - Psicologa "La grande Via è una strada spianata, ma gli uomini seguono sentieri distorti". Lao Tze Messaggi, risposte, interazioni sono molto gradite.

Questo spazio è dedicato a sguardi, spunti di riflessione e considerazioni sul tema della psicologia. Per informazioni sugli orari di ricevimento in studio, o per richiedere un appuntamento, potete scrivermi: chiaracanonici75@gmail.com o chiamarmi: 3393483506

È arrivato il freddo e tra poco entrerà l’inverno. È una stagione che amo, perché insegna chenon tutto ciò che evolve de...
01/12/2025

È arrivato il freddo e tra poco entrerà l’inverno. È una stagione che amo, perché insegna che
non tutto ciò che evolve deve essere visibile.
A volte i cambiamenti più profondi avvengono proprio nei momenti in cui sembriamo fermi.

È la stagione in cui la natura rallenta, raccoglie le energie, seleziona l'essenziale.
E noi possiamo fare lo stesso.

Ecco alcuni esercizi quotidiani per trasformare l’inverno in un laboratorio di crescita interiore:

1. Allenati all’autoascolto
Ogni mattina chiediti: “Di cosa ho bisogno oggi per stare bene?”
Non “cosa devo fare”, ma “come voglio sentirmi”. Cambia tutto.

2. Rallenta un’attività al giorno
Un pasto, una doccia, una camminata. Rallentare non significa perdere tempo, ma recuperare presenza. È così che si sviluppa la consapevolezza.

3. Diario della chiarezza
Scrivi ogni giorno tre cose:
• qualcosa da lasciare andare
• qualcosa da mantenere
• qualcosa verso cui vuoi andare
L’inverno è perfetto per fare pulizia mentale e ridefinire priorità.

4. Mini-azione di crescita (10 minuti)
Leggi una pagina di un libro che ti ispira, impara una cosa nuova, organizza un piccolo spazio. Il miglioramento è un muscolo: va allenato ogni giorno, anche poco alla volta.

5. Esci comunque
Anche solo per cinque minuti. L’aria fredda è come un reset: aumenta energia, lucidità mentale e disciplina interna.
Ogni passo nella stagione più dura rafforza la tua resilienza.

6. Rituale della sera: chiudi il giorno con gentilezza
Chiediti: “Quale progresso ho fatto oggi, anche piccolo?”
La crescita personale non è fatta solo di grandi conquiste, ma di micro-passaggi quotidiani.

L’inverno è il terreno in cui si prepara la tua prossima versione.
Ascolta le tue radici e lascia che questo periodo diventi il tuo allenamento silenzioso alla forza, alla chiarezza e alla rinascita.

Nasciamo con un potenziale immenso, ma senza cura e senza cultura rimaniamo terreno che non dà frutto. Crescere signific...
24/11/2025

Nasciamo con un potenziale immenso, ma senza cura e senza cultura rimaniamo terreno che non dà frutto. Crescere significa rompere la crosta dell’ignoranza, irrigare la mente con letture, ascolto e confronto autentico, e togliere ogni giorno le “erbacce” dell’indifferenza e dell’automatismo.

Come ricordava Erich Fromm, solo ciò che nasce dalla nostra attività spontanea dà forza al nostro io: quando rinunciamo a esprimere ciò che sentiamo davvero, iniziamo a costruire maschere che ci indeboliscono.

Realizzarsi non è accumulare informazioni, ma trasformare se stessi: far diventare la zolla un giardino.

Come pui coltivare concretamente il tuo campo interiore?

- Leggi e ascolta con intenzione: scegli ogni settimana un testo o un contenuto che allarghi la tua visione, non solo che confermi ciò che già sai.

- Scrivi per chiarirti: anche poche righe al giorno. La scrittura è una vanga che smuove la terra e porta alla luce ciò che pensi davvero.

- Fai spazio al silenzio: dieci minuti al giorno per fermarti, respirare e osservare come stai. Le intuizioni più fertili germogliano nella quiete.

- Esprimi ciò che senti: allenati a dire una verità scomoda ma autentica, prima a te stesso e poi agli altri.

- Cura l’ambiente che ti circonda: frequenta persone e luoghi che nutrono, non che prosciugano. L’energia è il vero fertilizzante.

- Agisci in piccolo: ogni giorno un gesto che ti avvicina a chi vuoi diventare. La trasformazione non è un lampo, ma una coltivazione.

Il giardino che puoi diventare non nasce per caso: nasce da cura, scelta, presenza. E solo tu puoi decidere di coltivarlo. Se valga la pena farlo è qualcosa che puoi considerare mettendo a confronto l'impressione che ti lascia la visione di un giardino ben curato rispetto a quella di un campo incolto.

La serenità interiore è una delle forme più profonde di forza, oltre che una delle vette più elevate dell'essere umano. ...
17/11/2025

La serenità interiore è una delle forme più profonde di forza, oltre che una delle vette più elevate dell'essere umano.
Essere sereni significa restare centrati anche quando la vita si muove in direzioni imprevedibili; significa saper gestire ciò che accade dentro di noi con coraggio, responsabilità e gentilezza verso sé stessi.

Ma come possiamo coltivare la serenità nella vita quotidiana?

1. Usa il respiro come àncora:
Ogni volta che senti il cuore correre, riporta l’attenzione al respiro. Inspira lentamente, espira più lentamente ancora.
Lascia che il mondo continui a muoversi, mentre tu ritrovi il tuo ritmo.

2. Ascolta il corpo: Chiudi gli occhi e nota dove si accumula una tensione: spalle, gola, addome. Appoggia mentalmente una mano su quel punto e respira dentro la tensione. Spesso, il corpo parla prima della mente.

3. Chiediti: “Cosa posso davvero lasciar andare?”. Ci sono pesi che non ci appartengono più. Ogni sera scegli un pensiero, una preoccupazione, un giudizio e immagina di riporlo a terra.
La libertà spesso inizia da un minuscolo abbandono.

4. Prima di iniziare la giornata, formula un’intenzione semplice:
“Oggi voglio portare calma”, “Oggi ascolterò con più gentilezza”, “Oggi sarò presente”. Per orientare l'anima non serve molto: basta una direzione.

5. Trova un momento della giornata che ti ha sfiorato di bellezza: un sorriso, un colore, un attimo di silenzio e annotalo.
Così è come se accendessi una piccola luce interna che rimane accesa anche dopo il tramonto.

La serenità non arriverà all'improvviso. Crescerà, silenziosa, ogni volta che sceglierai di tornare a te stesso. Passo dopo passo, smetterà di essere un ideale lontano e diventerà una presenza quotidiana.

Troppo spesso confondiamo il conoscere con un processo mentale. Pensiamo che comprendere significhi analizzare, spiegare...
10/11/2025

Troppo spesso confondiamo il conoscere con un processo mentale. Pensiamo che comprendere significhi analizzare, spiegare, definire.

Ma la mente separa, distingue, ordina.
La verità, invece, accade solo quando ogni separazione si dissolve.

Conoscere davvero non è pensare: è essere presenti all’esperienza, senza filtri, senza interpretazioni.
Quando riusciamo ad andare oltre il pensiero comprendiamo che la verità ultima non si conosce, si esperisce.
Non è un concetto da afferrare, ma una realtà da vivere.

È nel silenzio che rimane quando il pensiero tace, che la realtà si mostra nella sua semplicità: non come oggetto di conoscenza, ma come pura esperienza dell’essere.

Ogni giorno, per qualche minuto, scegli un momento semplice: bere un sorso d’acqua, camminare, guardare il cielo.
Sospendi ogni pensiero sul gesto: non chiamarlo, non descriverlo, non spiegarlo.
Semplicemente sii dentro quell’esperienza.
Senti, osserva, vivi senza il bisogno di capire.
In quella presenza silenziosa, inizia a rivelarsi ciò che nessun pensiero può dire.

Viviamo in una società che celebra la velocità, la giovinezza, la prestazione immediata.Ci viene insegnato che il talent...
03/11/2025

Viviamo in una società che celebra la velocità, la giovinezza, la prestazione immediata.
Ci viene insegnato che il talento deve manifestarsi presto, altrimenti è “sprecato”.
Ma l’anima non conosce orologi.
Ha i suoi tempi, i suoi silenzi, le sue stagioni interiori.

Ci sono talenti che dormono dentro di noi per anni, forse per decenni.
Restano lì, come semi sotto la neve, in attesa del primo sole che li risvegli.
E quando finalmente fioriscono, portano con sé la profondità di chi ha vissuto, la calma di chi ha ascoltato, la verità di chi non ha più bisogno di dimostrare.

La natura ci ricorda questa verità semplice.
Ci sono alberi che impiegano una vita prima di dare frutto. Il baobab, ad esempio, può attendere decenni prima di fiorire, ma quando lo fa, i suoi frutti nutrono intere comunità.
Non è in ritardo, esprime semplicemente la pienezza del tempo.

Eppure, nella nostra cultura, si tende a pensare che con l’età si perda qualcosa: energia, possibilità, creatività.
Ma forse, più che perdere, ci si trasforma.
Il talento che arriva tardi è come un frutto che nasce dopo una lunga maturazione: meno impetuoso, più legato all’essenza di chi siamo diventati.

Non avere paura di ascoltare ciò che oggi vuole emergere in te, anche se non lo avevi mai visto prima.
Non è un “nuovo inizio”, è la continuazione naturale del tuo cammino.
Perché ciò che fiorisce tardi, fiorisce dal profondo.

[In foto: frutti del baobab]

In questo periodo le colline si tingono d’oro e di rame, l’aria è carica del profumo di terra umida e di mosto, e la cam...
27/10/2025

In questo periodo le colline si tingono d’oro e di rame, l’aria è carica del profumo di terra umida e di mosto, e la campagna offre i suoi doni migliori.

Nel silenzio dei boschi, tra la luce dorata dei pomeriggi autunnali, i miei pensieri rallentano e le maschere della fretta si sciolgono. Lentamente affino la percezione di ciò che conta davvero.

Se la terra si riposa e si trasforma, per me questo è il tempo dell’ascolto e della riflessione.
Mi raccolgo per comprendere ciò che è maturato dentro di me, per onorare ciò che ho seminato, per riconoscere ciò che va lasciato andare.

Come i frutti maturi raccontano la bellezza del compimento e della pienezza silenziosa della terra, così mi fermo a riflettere e ad osservare: dove è stata la mia cura, cosa ha preso forma, cosa ancora chiede tempo.

L’autunno diventa lo specchio dell’anima: un tempo di raccoglimento e di gratitudine dentro il quale imparo a leggere i segni di un ciclo interiore: ciò che va colto, ciò che va deposto, ciò che va custodito.

Pratiche semplici completano queste riflessioni: camminare a passo lento, respirare contando l’inspirazione e l’espirazione; raccogliere una foglia e osservare la sua trama come se fosse un mandala; scrivere, ogni sera, tre cose per cui essere grati. Questi piccoli gesti sono offerte: ci radicano, ci ricordano che apparteniamo al mondo e alla sacralità dei cicli e ci donano equilibrio e saggezza.

Uno degli strumenti più efficaci di cui l'umanità dispone per realizzare sé stessa e la propria natura è l'educazione.L’...
20/10/2025

Uno degli strumenti più efficaci di cui l'umanità dispone per realizzare sé stessa e la propria natura è l'educazione.

L’educazione non è solo imparare ciò che serve per vivere nel mondo — è soprattutto ricordare chi siamo oltre il mondo che ci hanno costruito intorno.
Viviamo in un sistema che, fin da piccoli, ci insegna più a conformarci che a comprendere. Ci educa ad adattarci, non a conoscerci.
E così cresciamo dentro una gabbia invisibile fatta di convinzioni, paure e ruoli sociali: un condizionamento così profondo da sembrare “normale”.

Ma l’educazione autentica — quella che libera — è un atto di coscienza.
È il coraggio di mettere in discussione ciò che si è sempre dato per scontato.
È la capacità di disimparare per poter scegliere davvero.

Solo attraverso la conoscenza consapevole, la riflessione critica e la ricerca interiore possiamo sciogliere le catene di un sistema che preferisce individui obbedienti a esseri umani risvegliati.

Educarsi significa tornare a sé, riconoscere la propria libertà interiore e usarla per creare un mondo più vero, più giusto, più umano.

L’educazione dovrebbe diventare la via maestra verso la libertà. Non per adattarsi al sistema, ma per trascenderlo. Occorre il coraggio e la volontà per realizzarla.

Charles Darwin, prima di diventare il padre dell’evoluzionismo, fu un medico mancato.Si iscrisse alla facoltà di medicin...
13/10/2025

Charles Darwin, prima di diventare il padre dell’evoluzionismo, fu un medico mancato.
Si iscrisse alla facoltà di medicina, ma non riuscì a trovare lì la sua strada. Suo padre, deluso, tentò di indirizzarlo verso la carriera ecclesiastica. Ma anche quella non era la sua via.

Fu solo quando Darwin entrò in contatto con il mondo delle scienze naturali che la sua natura autentica emerse. Il resto è storia.

La storia di Darwin ci ricorda una verità semplice ma profonda:
il fallimento non è una sentenza, è una segnaletica.
È la vita che ci sussurra: “Non è qui la tua direzione, prova altrove.”

La natura non giudica. Un seme che non germoglia non è “sbagliato”, semplicemente non ha trovato il terreno adatto.
Allo stesso modo, noi non siamo falliti quando qualcosa non funziona: stiamo solo cercando il nostro terreno fertile.

Leggere i fallimenti senza giudizio significa ascoltare con attenzione i messaggi che ci arrivano dall’esperienza.
Significa capire che ogni deviazione, ogni inciampo, è una parte necessaria del cammino verso ciò che siamo davvero.

Noi non siamo i nostri errori.
Siamo la direzione che scegliamo dopo averli compresi.

Nell’arte delle icone, studiate a lungo da Pavel Florenskij, la prospettiva inversa capovolge le regole della percezione...
06/10/2025

Nell’arte delle icone, studiate a lungo da Pavel Florenskij, la prospettiva inversa capovolge le regole della percezione naturale: ciò che dovrebbe sembrare lontano appare più grande, ciò che è vicino appare più piccolo. All’occhio abituato alla logica occidentale della prospettiva lineare, questo può sembrare un difetto, quasi un errore. Eppure, è proprio qui che risiede la sua forza.

La prospettiva inversa non vuole rappresentare il mondo fisico così com’è, ma aprire uno spazio interiore. È un linguaggio teologico e simbolico che invita lo spettatore a entrare nell’icona, a non guardarla soltanto dall’esterno ma a lasciarsi attrarre verso l’interno, verso la realtà spirituale che essa custodisce. In altre parole, ciò che sembra incongruo agli occhi della ragione è, in realtà, un ponte verso il trascendente.

Questo meccanismo ha una risonanza profonda con la condizione psicologica ed esistenziale dell’essere umano. Anche noi, spesso, camminiamo con prospettive “rovesciate”: inciampiamo, sbagliamo, ci perdiamo. L’errore ci appare come una deformazione, una caduta, qualcosa di “sbagliato”. Eppure, proprio come la prospettiva inversa, l’errore contiene in sé una finalità nascosta: quella di aprirci, di invitarci a guardare diversamente, di condurci oltre i confini del visibile immediato.

Così, il fallimento può diventare icona: non tanto perché neghiamo la realtà della caduta, ma perché impariamo a coglierne il messaggio trasformativo. Se l’icona rovescia lo spazio per dare priorità al mondo spirituale, l’uomo può rovesciare il proprio errore trasformandolo in occasione di crescita, in movimento verso l’alto.

La prospettiva inversa ci ricorda che non tutto ciò che appare “sbagliato” lo è davvero: a volte è un invito, un passaggio, un varco verso un livello più profondo di comprensione e di vita.

[Quadro: Annunciazione - Ohrid, XIV secolo]

Le Muse, figlie di Mnemosyne, venivano invocate all’inizio delle opere greche, perché nulla può nascere senza memoria. L...
29/09/2025

Le Muse, figlie di Mnemosyne, venivano invocate all’inizio delle opere greche, perché nulla può nascere senza memoria.
La memoria custodisce l’unità dell’essere, tesse i fili invisibili tra passato, presente e futuro e ci permette di vivere guardando avanti senza tradire ciò che è stato.

Quando essa si incrina, come accade nelle malattie che oggi conosciamo sempre più da vicino (l’Alzheimer e le altre forme di smarrimento), non si perdono solo immagini e nomi: si spezza il legame che ci unisce con gli altri e con noi stessi.
È un dolore che non riguarda soltanto chi ne è colpito, ma tutta la comunità degli affetti che intorno al malato vede dissolversi i fili della memoria condivisa.

In quei momenti siamo noi a doverci fare custodi: quando chi amiamo non riesce più a ricordare, è nostro compito mantenere viva la memoria al loro posto, anche se è molto difficile, anche se ci vuole un grande coraggio. Portarla in noi significa restituire dignità, continuità, identità a chi sembra averle smarrite.

Ricordare, dal latino re-cordis, significa “tornare al cuore”: ogni ricordo è dunque un atto d’amore, la prova che siamo stati toccati, amati, trasformati. Per questo la memoria non è solo mente, ma respiro dell’anima, fondamento della nostra identità.

Custodirla (in noi e negli altri) è un gesto vitale, perché senza memoria non c’è identità, non c’è fedeltà, non c’è futuro.

A volte capita che i desideri, invece di essere strumenti al nostro servizio, si trasformino in forze che ci soggiogano....
22/09/2025

A volte capita che i desideri, invece di essere strumenti al nostro servizio, si trasformino in forze che ci soggiogano. Se li inseguiamo senza consapevolezza, rischiamo di confonderli con obiettivi assoluti o con illusioni alimentate dal materialismo.

Eppure i desideri hanno un senso più profondo: sono segnavia interiori, punti di orientamento che ci aiutano a riconoscere chi siamo e dove vogliamo andare, sia nella vita personale che professionale.

Prova a chiederti:
- Cosa voglio veramente, ma non oso desiderare?
- Se sapessi di non fallire, cosa cambierei oggi nella mia vita?
- Qual è il sogno che ho messo nel cassetto per “essere realistico”?

La risposta a queste domande non è mai banale: racchiude la bussola che ci permette di crescere con autenticità, fare scelte più consapevoli e trasformare i desideri in alleati della nostra realizzazione.

Non ignorare i tuoi desideri: ascoltali, e lascia che ti indichino la strada.

La morte spesso ci appare come perdita, ma se la guardiamo da un’altra prospettiva, può rivelarsi come la più grande man...
15/09/2025

La morte spesso ci appare come perdita, ma se la guardiamo da un’altra prospettiva, può rivelarsi come la più grande manifestazione d’Amore.

Amare, in fondo, significa lasciarsi attraversare, aprirsi, superare i confini del proprio io. Morire non è diverso: è un ritorno a ciò che ci ha generati, un dissolversi nell’Uno.

Anche la storia del mondo ci insegna questo: ogni epoca, finendo, non scompare mai del tutto, ma si intreccia con ciò che è venuto prima, lasciando traccia.

E allora: se la morte ci scioglie e ci confonde nel Tutto, come possiamo lasciare un’impronta unica?
Coltivando la nostra passione.

La passione è un fuoco: dà forma, rende viva la materia, ci distingue. È lei che ci impedisce di dissolverci del tutto, che custodisce la nostra autenticità e la offre al mondo, persino oltre la morte.
Se ci pensiamo, ciò che attraversa il fuoco non torna materia informe, ma diventa ceramica, corpo s**o.

Il compito della vita, allora, è duplice: lasciarsi penetrare dall’Amore, fino a confondersi con esso, ma anche avere il coraggio di esprimere la nostra unicità, nutrendo ciò che ci accende.

Così vivere diventa un’arte, e morire il gesto d’amore più grande: consegnare al Tutto non solo noi stessi, ma la forma autentica che abbiamo saputo creare.

Indirizzo

Via G. Di Vittorio, 22
Camerata Picena
60020

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Martedì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Mercoledì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Giovedì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Venerdì 08:00 - 13:00
14:00 - 21:00
Sabato 08:00 - 12:00

Telefono

+393393483506

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