16/09/2025
Se non fossi diventato medico di medicina generale…
A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non avessi scelto la medicina generale. Forse le mie giornate sarebbero state più lineari, scandite da orari prevedibili, senza quella continua interruzione che ti ricorda che la vita degli altri può cambiare in un istante. Forse avrei potuto tornare a casa la sera con la mente sgombra, senza ripassare mentalmente diagnosi, esami, voci e volti che chiedono risposte.
Eppure, se non fossi medico di medicina generale, non avrei imparato il peso e il valore della continuità. Non avrei conosciuto il significato di seguire una persona per decenni, di vedere un bambino diventare adulto, un paziente fragile attraversare stagioni diverse della sua vita, un anziano raccontarti per l’ennesima volta la stessa storia, con la certezza che tu l’ascolterai ancora.
La medicina generale non è fatta solo di ricette e referti, ma di piccoli dettagli che a volte sfuggono a chi guarda da fuori: una voce stanca al telefono che ti fa capire che dietro c’è qualcosa che non va, un sorriso improvviso quando un dolore si attenua, una mano che stringe la tua non perché hai guarito, ma perché hai accompagnato.
Se non avessi scelto questa strada, probabilmente avrei vissuto più leggero, senza il peso di essere sempre “il primo punto di riferimento”, quello che non può dire “non tocca a me”. Avrei avuto meno responsabilità, meno burocrazia, meno paure da condividere. Forse avrei viaggiato di più, forse sarei stato più spensierato.
Ma non avrei mai conosciuto quel senso raro di appartenenza che nasce dal prendersi cura di una comunità intera. Non avrei capito quanto sia prezioso essere il testimone discreto delle vite altrui, presente nei momenti di gioia come nelle fatiche più dure.
Essere medico di medicina generale significa vivere esposti al dolore, sì, ma anche alla bellezza più semplice e autentica: quella della fiducia, quella autentica da non confondere con il politicizzato “rapporto di fiducia”. È un dono che pesa, che stanca, che segna. Ma che, in fondo, rende la vita più piena.