08/11/2025
La profondità delle emozioni riemerse nella forma più intensa, potente e luminosa del fare poetico.
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*Giudizio della critica Tullia Bartolini sulla poetessa Elisabetta Destasio Vettori (Roma, 1968 - Roma, 2025), scomparsa lo scorso 24 settembre a soli 57 anni, dopo una lunga malattia.
Organizzatrice di eventi culturali, l'autrice romana ha lavorato come consulente editoriale ed editor ed ha coaudiuvato importanti produzioni teatrali e musicali della capitale, collaborando tra gli altri con grandi attori come Carmelo Bene, Lina Sastri e Monica Guerritore e musicisti di fama mondiale quali Ennio Morricone, Luciano Berio e Keith Jarrett.
Alla poesia si era accostata da adolescente perchè influenzata dalla conoscenza infantile di Pier Paolo Pasolini, che frequentava casa sua in qualità di amico del padre. E, come da insegnamento del compianto intellettuale e regista assassinato ad Ostia, anche lei era convinta che la letteratura dovesse avere una missione civile: "la poesia -ribadiva spesso- è un atto politico, oggi più che mai".
Le seguenti liriche sono tratte dalla sua ultima raccolta, 'Da luoghi profani', pubblicata nel 2024 da Les Flâneurs Edizioni, un'opera più intimista ed ermetica rispetto alle sue precedenti, di cui dice il poeta Roberto Deidier nella prefazione: "Non si avverte fragilità in questo libro che si attesta come l’opera di una maturità ormai raggiunta; ogni frase è come scolpita, ogni singola immagine è un distillato finanche feroce."
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🔴SE QUALCOSA SIAMO STATI
(Elisabetta Destasio Vettori)
Se qualcosa siamo stati
eravamo niente
mare bianco marmo
come l’aria si sposta
dai pesci rossi
ma l’acqua cade obliqua
bagna e semina
– azzurro, azzurro
sopra tutte le macerie
da qualche parte
nasco senza ferita
🔴AUTUNNO
La schiena di Roma
nell’incurvarsi dei platani,
sul lungotevere
in autunno rifiorisce
il gelsomino
ci arrendiamo
agli dei degli stracci
e alle cose abbandonate
🔴C’ERANO DEI ROSETI SFIORITI
C’erano dei roseti sfioriti
nelle cose che dicevi
voci
uscite da finestre
con gli scuri accostati
il tuo corpo all’ombra
negli anfratti fradici
fra i lungofiume,
i lampioni balenanti
lo smarrimento
ora
mi dispongo a mani giunte
ora
lascio aperta la porta e
la luce accesa
che tu possa entrare
bandire il vuoto attorno
come un grillo
una falena
un gigante piccolo
– addormentato sui gomiti
🔴C’È UN PUNTO ESATTO
C’è un punto esatto in cui
i corpi si riconoscono
come le edere
aderiscono uno all’altro
– senza penetrarsi
seguono la linea che giunge
alla prima sillaba del nome:
la linfa è pronta,
si dice cielo
🔴ENTRA
Entra – piano
vieni,
stenditi accanto:
restami nel tempo
di questa nascita
fatti pioggia che non batte,
entra
🔴PROMETTE PIOGGIA
La conseguenza
delle ossa che non si toccano
non sapere più l’insieme,
il battito, la cruna di piacere:
promette pioggia
mio corpo andiamo