28/11/2025
🍬 SORBITOLO E MALATTIE DEL FEGATO
Per decenni, i dolcificanti alternativi sono stati considerati sostituti virtuosi dello zucchero raffinato, promettendo ai consumatori la possibilità di godere della dolcezza senza le conseguenze metaboliche associate al tradizionale zucchero.
Tra questi, i polioli zucchero come il sorbitolo hanno occupato una posizione privilegiata nel mercato degli alimenti a ridotto contenuto calorico, presentandosi come opzioni particolarmente vantaggiose per individui affetti da diabete o altre patologie metaboliche.
Tuttavia, recenti scoperte scientifiche stanno mettendo in discussione questa narrativa consolidata, rivelando che il sorbitolo potrebbe non essere l’alternativa innocua che si è sempre creduto.
🔎 Una ricerca innovativa pubblicata sulla prestigiosa rivista Science Signaling ha portato alla luce preoccupanti connessioni tra il consumo di sorbitolo e lo sviluppo di patologie epatiche. Il lavoro, condotto dal laboratorio del Professor Gary Patti presso la Washington University di St. Louis, si inserisce in una linea di ricerca più ampia dedicata agli effetti nocivi del fruttosio sul fegato e su altri sistemi organici.
Il Professor Patti, figura di spicco nel campo della chimica e della medicina, aveva già dimostrato in precedenti studi come il fruttosio metabolizzato a livello epatico possa essere dirottato per alimentare in modo accelerato la crescita delle cellule tumorali, oltre a rappresentare un fattore chiave nello sviluppo della steatosi epatica, una condizione che affligge circa il 30% della popolazione adulta mondiale.
⚙️ La scoperta più sorprendente emersa da questa nuova ricerca riguarda la stretta parentela metabolica tra sorbitolo e fruttosio. Come evidenziato dal Professor Patti, il sorbitolo ha una struttura molecolare molto simile al fruttosio, ed é sufficiente una reazione di deidrogenazione affinché il sorbitolo si trasformi in fruttosio. Questo vuol dire che il sorbitolo può indurre effetti fisiologici straordinariamente simili al fruttosio. Questa prossimità biochimica ha profonde implicazioni per la comprensione dei meccanismi attraverso cui gli edulcoranti alternativi possono influenzare negativamente la salute metabolica.
Gli esperimenti condotti su zebrafish hanno rivelato un quadro complesso e articolato del metabolismo del sorbitolo. Questo composto, comunemente impiegato nella formulazione di caramelle e gomme da masticare a ridotto contenuto calorico e naturalmente presente nella frutta a nocciolo, può essere prodotto endogenamente dagli enzimi intestinali e successivamente convertito in fruttosio a livello epatico. Il team di ricerca ha identificato molteplici vie metaboliche che conducono alla formazione di fruttosio nel fegato, con possibili deviazioni determinate dai pattern di consumo individuali di sorbitolo e glucosio, nonché dalla composizione specifica del microbiota intestinale di ciascun individuo.
🦠 Il ruolo dei batteri intestinali emerge come elemento cruciale in questa complessa dinamica metabolica. Contrariamente a quanto ritenuto in precedenza, la ricerca sul metabolismo del sorbitolo si era concentrata principalmente sulla sua produzione in seguito a un sovraccarico di glucosio in contesti patologici come il diabete (via dei polioli).
Tuttavia, gli studi hanno dimostrato che il sorbitolo può essere naturalmente prodotto nell’intestino a partire dal glucosio anche in individui sani dopo l’assunzione di cibo. L’enzima responsabile della sintesi del sorbitolo presenta una bassa affinità per il glucosio, richiedendo quindi elevate concentrazioni di questo zucchero per attivarsi efficacemente. Sebbene ciò spieghi perché la produzione di sorbitolo sia stata tradizionalmente associata al diabete, gli esperimenti su zebrafish hanno dimostrato che anche in condizioni fisiologiche normali, i livelli di glucosio nell’intestino possono raggiungere concentrazioni sufficientemente elevate da stimolare la produzione di sorbitolo.
La presenza di specifici ceppi batterici intestinali del genere Aeromonas capaci di degradare il sorbitolo rappresenta un fattore protettivo significativo. Questi microrganismi sono in grado di convertire il sorbitolo in un sottoprodotto batterico innocuo, neutralizzando efficacemente la sua potenziale tossicità. Tuttavia, quando questi batteri benefici sono assenti o insufficienti, il sorbitolo non viene degradato e passa invece al fegato, dove viene convertito in un derivato del fruttosio. Questa scoperta assume particolare rilevanza considerando che molte persone affette da diabete e altri disturbi metabolici fanno affidamento sui prodotti definiti “sugar-free” come alternative salutari allo zucchero da tavola.
I batteri intestinali riescono generalmente a eliminare il sorbitolo quando questo è presente in quantità moderate, come quelle naturalmente contenute nella frutta. Tuttavia, problemi significativi emergono quando le quantità di sorbitolo superano la capacità di degradazione del microbiota intestinale.
Questa situazione può verificarsi in due scenari principali:
1️⃣ quando vengono consumate quantità eccessive di glucosio nella dieta, conducendo a elevati livelli di sorbitolo derivato dal glucosio,
2️⃣ oppure quando l’assunzione diretta di sorbitolo alimentare è eccessivamente elevata. Anche in presenza di batteri benefici, un consumo eccessivo di glucosio e sorbitolo può sopraffare questi microrganismi, rendendo inefficace la loro azione protettiva.
La questione assume contorni ancora più problematici considerando la crescente complessità della composizione degli alimenti moderni. Evitare simultaneamente zuccheri tradizionali e dolcificanti alternativi diventa un’impresa ardua, poiché numerosi prodotti alimentari contengono molteplici varietà di entrambe le categorie.
Le implicazioni di questa ricerca estendono la loro portata oltre la semplice questione del sorbitolo. La convinzione generale i polioli vengano semplicemente espulsi dall’organismo senza conseguenze, appare sempre più discutibile. Gli studi hanno dimostrato inequivocabilmente che il sorbitolo somministrato agli animali finisce per accumularsi in tessuti distribuiti in tutto il corpo, suggerendo un destino metabolico più complesso di quanto precedentemente ipotizzato.
👨🏻⚕️ Emerge con crescente evidenza che la ricerca di alternative salutari allo zucchero rappresenta una sfida ben più complessa di quanto inizialmente previsto. La metafora utilizzata dal Professor Patti, secondo cui “non esistono pasti gratuiti” nella ricerca di sostituti dello zucchero, coglie efficacemente l’essenza del problema: molteplici vie metaboliche conducono alla disfunzione epatica, e il sorbitolo, lungi dall’essere l’alternativa innocua che si credeva, potrebbe contribuire significativamente a questo panorama patologico.
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📌 PER APPROFONDIRE:
📚 Jackstadt, M. M., et al. (2025). Intestine-derived sorbitol drives steatotic liver disease in the absence of gut bacteria. *Science Signaling*.