Dr.ssa Cinzia La Carrubba Psicoterapeuta e Ipnoterapeuta

Dr.ssa Cinzia La Carrubba Psicoterapeuta e Ipnoterapeuta Psicologa, specialista in Psicoterapia e Ipnoterpia, terapeuta EMDR,
esperta in Valutazione Psicologica .

Per maggiori informazioni contattami o visita il sito drssacinzialacarrubba.com

25/11/2022
17/08/2021

LE DONNE DI KABUL E I VALORI DELL’UMANITÀ
Una dichiarazione del presidente CNOP David Lazzari

Esiste un esperimento di psicologia sociale che dimostra che la persona che si fa troppo gli affari suoi, che non pratica una certa dose di altruismo collaborativo, finisce per essere isolato dal gruppo. Nessuno vuole più avere a che fare con lui perché nessuno si fida più.
Siamo abituati a vedere l’ipocrisia dell’Occidente, che da secoli ammanta di valori la difesa dei propri interessi, in passato l’esportazione del cristianesimo e più recentemente della democrazia. I governi hanno sempre rivendicato, nei fatti, la necessità di muoversi con realismo, l’esigenza di trovare equilibrio tra i principi e la forza delle cose. Però a volte il realismo può diventare cinismo e la logica degli interessi grave miopia.
Senza entrare in questioni strettamente politiche le immagini che arrivano da Kabul provocano una sensazione di vergogna, di impotenza e di rabbia. L’Occidente si è esposto in quel contesto e lo ha fatto anche in nome di diritti di libertà ed uguaglianza che dovrebbero essere patrimonio dell’umanità. Siamo ormai abituati a pensare che una religione si può condividere ma non imporre, che esiste una base minima di valori e di rispetto della dignità umana che prescinde dalle singole tradizioni e culture.
Non c’è a Kabul un conflitto tra religioni diverse, tra atei e religiosi, tra persone che credono nei valori e persone che non credono in nulla, tra chi vuole ordine e chi vuole il caos. Il conflitto è tra il rispetto per la persona e la mancanza di rispetto. L’idea che la donna, e la persona in generale, non sia portatrice di diritti e di possibilità di scelta, ma abbia solo la possibilità di uniformarsi a regole esterne decise da altri o di pagare a caro prezzo, anche con la vita, una scelta diversa.
L’orrore e l’angoscia che provocano le immagini che arrivano da Kabul deriva dal ripresentarsi di un passato che, per quel Paese, credevamo ormai superato a favore di una idea più ampia di libertà. Deriva da vedere persone che hanno il solo difetto di condividere una idea che è anche la nostra, rischiare la vita e il futuro per questa condivisione. Deriva da un Occidente che in quelle terre, dopo tanti proclami sembra non aver concluso niente, troppo guidato dai commerci e troppo poco dai valori nei quali vorrebbe riconoscersi.
Quelle immagini parlano alle nostre menti e alle nostre coscienze, anche se ci giriamo dall’altra parte. E se non ascoltiamo rischiamo molto, perché non si può credere in qualcosa a giorni alterni. Non si può difendere il valore della dignità umana (perché difendere la donna è difendere l’umanità) solo in base alla geografia.
Tutte le donne del mondo oggi sono le donne di Kabul, e tutti gli uomini devono stare al loro fianco. Ognuno di noi può fare qualcosa, facendo sentire la propria voce, per una azione della comunità internazionale, per l’immediata creazione di corridoi umanitari, per non abbandonare a se stessa le donne e la popolazione afghana.
Il CNOP e il suo CPO scriveranno oggi al presidente Draghi per chiedere la mobilitazione del Governo italiano.

La pandemia e il lockdown hanno scosso profondamente la coscienza collettiva degli italiani, il 60% dei quali sente di a...
01/06/2021

La pandemia e il lockdown hanno scosso profondamente la coscienza collettiva degli italiani, il 60% dei quali sente di aver vissuto un trauma, mentre uno su quattro ha pensato seriamente, durante questo anno di restrizioni, a farsi del male o persino a togliersi la vita. È il risultato di un’indagine su scala nazionale promossa dalla Fondazione Soleterre, che dal marzo 2020 si impegna in molte regioni italiane per fornire assistenza psicologica a persone colpite dal Covid, alle loro famiglie e agli operatori sanitari in difficoltà.

L’indagine ha evidenziato che le idee autolesionistiche durante la pandemia sono aumentate fortemente sia per intensità che per frequenza: più del 4% degli intervistati ha riferito di aver pensato di farsi del male molto spesso o quasi tutti i giorni. Per quanto riguarda i suicidi è più difficile affidarsi ai numeri perché è complicato rilevare in tempo reale gli effetti di determinati fattori sociali sui tassi di suicidio. Sembra però che il problema dell'autolesionismo così come quello dei suicidi sia più evidente nei Paesi in via di sviluppo e in quelli che hanno vissuto la cosiddetta "seconda ondata" del contagio, associata a sentimenti di delusione e sconforto, mentre nelle fasi iniziali della pandemia prevaleva il senso di appartenenza e solidarietà. La pandemia quindi è stata un trauma collettivo e la ricaduta è stata ancora più pesante del primo periodo di emergenza

La pandemia e il lockdown hanno scosso profondamente la coscienza collettiva degli italiani, il 60% dei quali sente di aver vissuto un trauma, mentre uno su quattro ha pensato seriamente, durante questo anno di restrizioni, a farsi del male o persino a togliersi la vita. È il risultato di un’indagine su scala nazionale promossa dalla Fondazione Soleterre, che dal marzo 2020 si impegna in molte regioni italiane per fornire assistenza psicologica a persone colpite dal Covid, alle loro famiglie e agli operatori sanitari in difficoltà.

L’indagine ha evidenziato che le idee autolesionistiche durante la pandemia sono aumentate fortemente sia per intensità che per frequenza: più del 4% degli intervistati ha riferito di aver pensato di farsi del male molto spesso o quasi tutti i giorni. Per quanto riguarda i suicidi è più difficile affidarsi ai numeri perché è complicato rilevare in tempo reale gli effetti di determinati fattori sociali sui tassi di suicidio. Sembra però che il problema dell'autolesionismo così come quello dei suicidi sia più evidente nei Paesi in via di sviluppo e in quelli che hanno vissuto la cosiddetta "seconda ondata" del contagio, associata a sentimenti di delusione e sconforto, mentre nelle fasi iniziali della pandemia prevaleva il senso di appartenenza e solidarietà. La pandemia quindi è stata un trauma collettivo e la ricaduta è stata ancora più pesante del primo periodo di emergenza sanitaria.

La riflessione completa di Francesco Cro, psichiatra del Dipartimento di Salute Mentale di Viterbo

10/04/2021

Dopo le parole del presidente del Consiglio, lo sfogo di una dottoressa impegnata in ospedale e nell’ambito privato: «Non ha coscienza del nostro lavoro: corriamo rischi ogni giorno, e se ci vacciniamo lo facciamo per proteggere i pazienti»

🙍 «L’Italia è rispettivamente al terzo posto e al secondo posto per i tredicenni e i quindicenni che dicono di sentirsi ...
29/01/2021

🙍 «L’Italia è rispettivamente al terzo posto e al secondo posto per i tredicenni e i quindicenni che dicono di sentirsi spesso arrabbiati e al primo posto per quelli che si sentono nervosi (indipendentemente dall’età, con un picco del 57% tra le quindicenni).

🙍‍♂️ Nel 16% dei casi, questo disagio si trasforma in patologia, anche se l’Oms stima che la percentuale, considerando anche i disturbi non diagnosticati, salga al 20%. I più diffusi sono l’ansia e la depressione, che è ormai diventata anche una delle principali cause di disabilità a livello mondiale».

Il disagio degli adolescenti ha una radice più profonda, che la pandemia ha contribuito a far emergere incrinando la salute mentale.

“La depressione post partum non è un fenomeno solo femminile, i padri infatti possono sperimentare difficoltà a sviluppa...
01/12/2020

“La depressione post partum non è un fenomeno solo femminile, i padri infatti possono sperimentare difficoltà a sviluppare legami affettivi con i loro figli.”......

La depressione post partum non è un fenomeno solo femminile, i padri infatti possono sperimentare difficoltà a sviluppare legami affettivi con i loro figli

Feminicidio, violenza sessuale, violenza fisica, violenza psicologica, violenza economica: sono declinazioni della stess...
25/11/2020

Feminicidio, violenza sessuale, violenza fisica, violenza psicologica, violenza economica: sono declinazioni della stessa riduzione ad oggetto finale di potere.

Il 25 novembre è un’occasione per fermarci a riflettere, ma poi bisogna ripartire e combattere, giorno dopo giorno, con programmi formativi ed interventi sistematici che investano l’intero contesto sociale.

Noi psicologhe e psicologi ci siamo!

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2020 Ogni tre giorni quest’anno in Italia è stata uccisa una donna. Con il lockdown gli omicidi sono diminuiti, i feminicidi no. Come sempre le vittime sono in prevalenza mogli separate, ex fidanzate, partner che hanno de...

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