Farmacia San Donato Capistrello

Farmacia San Donato Capistrello La tua salute è la nostra priorità.

10/11/2025

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02/11/2025
In generale con il termine “ulcera” si intende una lesione/ferita della pelle o di una mucosa che fatica a guarire. A vo...
29/10/2025

In generale con il termine “ulcera” si intende una lesione/ferita della pelle o di una mucosa che fatica a guarire. A volte queste lesioni compaiono nella prima parte dell’apparato digerente e vengono pertanto dette ulcere peptiche; più in particolare, se la lesione è localizzata nello stomaco si parla di ulcera gastrica; se invece la lesione è localizzata nel duodeno (la prima parte dell’intestino, direttamente collegata allo stomaco) si parla di ulcera duodenale.

Le ulcere peptiche sono una problematica sanitaria importante, poiché colpiscono almeno una volta nella vita circa il 7% degli abitanti dei Paesi occidentali (in Italia oltre 4 milioni di persone) e possono avere conseguenze anche molto gravi.

Perché si formano le ulcere gastriche?

Le ulcere gastriche si verificano quando il contenuto acido dello stomaco entra in contatto e danneggia la mucosa che riveste questo organo. Di norma, infatti, la mucosa dello stomaco è isolata e protetta dall’acidità gastrica da un sottile, ma efficace strato di muco contenente bicarbonato, prodotto da cellule specializzate. Purtroppo esistono molte situazioni capaci di indebolire questo strato protettivo, aumentando il rischio di ulcera. La più frequente tra di esse è la presenza nello stomaco del batterio Helicobacter pylori, che è la causa di circa il 70% delle ulcere gastriche. Nel 15-20% dei casi, invece, l’indebolimento dello strato di muco protettivo all’origine delle ulcere gastriche è dovuto all’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Oltre a queste cause esistono dei fattori che possono predisporre alle ulcere gastriche e aumentarne il rischio: le più importanti tra esse sono il fumo, il consumo di alcol, lo stress e i cibi piccanti.

I rischi associati alle ulcere gastriche

Le ulcere gastriche non vanno trascurate perché possono avere conseguenze molto serie sulla salute.

Se l’ulcera gastrica si forma in corrispondenza di un vaso sanguigno dello stomaco può provocare un sanguinamento. Di solito si tratta di piccoli sanguinamenti che però, se non curati adeguatamente, possono causare col tempo l’anemia e i sintomi ad essa associati (stanchezza, mancanza di fiato, ecc.). Più raramente, invece, il sanguinamento provocato dall’ulcera può essere rapido, intenso e potenzialmente letale.

L’ulcera gastrica, se grave e trascurata, può persino provocare la rottura della parete dello stomaco: in questi casi si parla di perforazione della parete gastrica, una situazione molto pericolosa che richiede il ricovero in ospedale e il trattamento chirurgico. In caso di perforazione, infatti, il contenuto acido dello stomaco può riversarsi all’interno dell’addome, provocando una peritonite (ovvero un’infiammazione della membrana che riveste gli organi addominali). La peritonite è spesso causata dai batteri presenti nello stomaco che, in caso di perforazione, possono infettare il sangue e diffondersi in tutto l’organismo, con gravi conseguenze.

I sintomi dell’ulcera gastrica

Il sintomo più caratteristico dell’ulcera gastrica è il bruciore di stomaco, localizzato sotto le costole, ma che può estendersi fino all’ombelico. Di solito questo dolore peggiora durante la notte, quando si è a stomaco vuoto, e può essere alleviato per breve tempo mangiando qualcosa o bevendo del latte.

Possono essere presenti anche altri sintomi meno caratteristici, come senso di pienezza dello stomaco, difficoltà a digerire, nausea, perdita di peso o dolori addominali. Se questi sintomi perdurano nel tempo è consigliabile parlarne con il proprio medico.

Non bisogna perdere tempo e cercare assistenza medica, invece, in presenza dei sintomi che possono essere associati alle più gravi conseguenze delle ulcere gastriche, ovvero i sanguinamenti e la peritonite. Tra questi campanelli d’allarme ci sono il vomito con sangue, la presenza di sangue nelle feci (che appaiono molto scure e maleodoranti) e la comparsa di forte dolore addominale che peggiora nel tempo.

La diagnosi di ulcera gastrica

Per scoprire se si ha un’ulcera gastrica bisogna sottoporsi a un esame detto esofago-gastro-duodenoscopia, che consiste nell’introduzione di un tubo dotato di telecamera nella parte superiore dell’apparato gastrointestinale, passando attraverso la bocca. Questo esame consente di visualizzare la mucosa gastrica, individuare eventuali ulcere e prelevare piccoli pezzetti di esse (biopsie): l’analisi delle biopsie permette di rilevare l’eventuale presenza di Helicobacter pylori e di capire se la lesione rilevata è una semplice ulcera o un tumore gastrico (che può avere un aspetto molto simile).

Come si curano le ulcere gastriche?

Adottando le giuste strategie è possibile far guarire un’ulcera gastrica in un tempo relativamente breve (uno o due mesi).

Per facilitare la guarigione di solito si riduce l’acidità dello stomaco utilizzando farmaci specifici detti inibitori della p***a protonica01

Il trattamento farmacologico, però, è inutile se non si agisce anche sui fattori che hanno provocato l’ulcera. In caso essa sia dovuta all’infezione da Helicobacter pylori bisogna eliminare il batterio con un’adeguata terapia antibiotica. Se la causa dell’ulcera è l’uso dei FANS, sarà il medico a decidere se è il caso di interrompere l’assunzione di questi farmaci, sostituendoli con altri meno dannosi per lo stomaco. A volte invece è possibile continuare a usare i FANS assumendo contemporaneamente gli inibitori della p***a protonica.

🍽️ Hai il diabete? Non è vero che devi rinunciare al gusto o vivere tra sensi di colpa! 💪 Ecco 3 falsi miti da sfatare s...
29/10/2025

🍽️ Hai il diabete? Non è vero che devi rinunciare al gusto o vivere tra sensi di colpa!

💪 Ecco 3 falsi miti da sfatare sull’alimentazione per chi convive con il diabete:
1️⃣ Sì ai carboidrati! Ma scegli quelli complessi e a basso indice glicemico, come legumi, cereali integrali e verdure.
2️⃣ Dolci? Non sono vietati! Con moderazione e nel contesto di una dieta equilibrata, possono essere concessi.
3️⃣ Non serve stare sempre a dieta! Serve piuttosto una gestione consapevole dell’alimentazione, adattata alle proprie esigenze e in accordo con il medico o il nutrizionista.

Che abbiano la stessa efficacia e sicurezza dei farmaci di marca è noto. Nonostante ciò, l’utilizzo dei farmaci equivale...
29/10/2025

Che abbiano la stessa efficacia e sicurezza dei farmaci di marca è noto. Nonostante ciò, l’utilizzo dei farmaci equivalenti in Italia risulta inferiore a quello in altri Paesi europei; questo a causa di alcuni falsi miti che ancora persistono. Ma qualcosa finalmente sta cambiando, grazie a campagne di informazione e al contributo fondamentale di medici e farmacisti. Ma conosciamoli meglio.

Cosa sono i farmaci equivalenti (o farmaci generici)

I medicinali equivalenti rappresentano un'alternativa terapeutica ai medicinali originali di riferimento (i cosiddetti farmaci di marca o originatori) il cui brevetto è scaduto. Contengono lo stesso tipo e la stessa quantità di principio attivo (la componente del medicinale che svolge azione terapeutica) e soddisfano gli stessi requisiti normativi, ma con un importante vantaggio: costano meno. Questo perché l'azienda produttrice del generico non deve affrontare i costi di Ricerca e Sviluppo già sostenuti dall'azienda che ha sviluppato il farma­co di riferimento.

I farmaci equivalenti, è importante ribadirlo subito, hanno la stessa effica­cia e sicurezza dei farmaci di riferimento. L'articolo 10 Comma 5 Lettera b del Decreto Legislativo 219 del 2006 01 definisce infatti farmaco equivalente (o generico) “un medicinale che ha la stessa com­posizione qualitativa e quantitativa di sostanze attive e la stessa forma farma­ceutica del medicinale di riferimento, nonché una bioequivalenza con il me­dicinale di riferimento dimostrata da studi appropriati di biodisponibilità”.

Due prodotti sono considerati "bioequivalenti" se a parità di dose somministrata le loro biodisponibilità, ovvero la quantità di farmaco che passa nel sangue dopo la somministrazione per qualsiasi via, e la velocità con cui avviene tale passaggio, sono così simili da far sì che i loro effetti, in termini di efficacia e sicurezza, siano essenzialmente gli stessi.

Quindi: stessa efficacia e sicurezza, ma maggiore sostenibilità economica per tutti (consumatori e Servizio Sanitario Nazionale).

I requisiti dei farmaci equivalenti in sintesi02 03

Principio attivo: devono contenere lo stesso principio attivo del farmaco di riferimento a brevetto scaduto, nella stessa quantità e forma farmaceutica (es. compressa, capsula, soluzione, ecc.).
Efficacia e sicurezza: devono dimostrare di avere la stessa efficacia terapeutica e sicurezza del farmaco di riferimento. Questa dimostrazione avviene attraverso studi di bioequivalenza, che confrontano la biodisponibilità del principio attivo nel corpo umano tra il farmaco equivalente e quello di riferimento.
Qualità: devono rispettare gli stessi standard di qualità richiesti per i medicinali di riferimento.
Prezzo: devono avere un prezzo inferiore di almeno il 20% rispetto ai farmaci di riferimento poiché non includono i costi della Ricerca e Sviluppo.
Utilizzo dei farmaci equivalenti in Italia ancora troppo basso

Nonostante le garanzie date sia dalla scienza, sia dalla legge, il con­sumo di farmaci equivalenti in Italia è però ancora troppo basso rispetto a quello dei prodotti originatori. In particolare, stupisce come siano le Re­gioni a basso reddito a spendere di più per acquistare farmaci di marca inve­ce che farmaci equivalenti: le Regioni del Sud registrano solo il 23,7% di acquisto di equivalenti, contro il 39,8% registrato dal Nord Italia.04

Come si spiega questo fenomeno per certi versi tutto italiano?
La risposta arriva da un’indagine realiz­zata nel 2024 da SWG e promossa da Cittadinan­zattiva su un campione di 2500 cittadini italiani, nell’ambito della campagna “IoEquivalgo”.0405 Si scopre, così, che qua­si 1 cittadino su 3 nutre ancora dub­bi sull’efficacia dei farmaci equivalenti rispetto a quelli “di marca” e 1 su 5 dichiara che il medico prescri­ve solo quest’ultima tipologia. Il 47% sarebbe predisposto ad acquistare l’e­quivalente, mentre persiste un 19% che preferirebbe comunque il farmaco di marca.

Insomma, c’è ancora una certa resistenza nei confronti dell’utilizzo dei farmaci equi­valenti. Una resistenza, però, ingiustifi­cata, dato che il 72% del campione è informato su questa tipologia di medi­cinali. Li conosce perché ne ha sentito parlare dal farmacista (58%) o dal me­dico (41%), ma la conoscenza è ancora più approfondita: l’83% degli intervi­stati ha consapevolezza che il principio attivo è lo stesso del farmaco di marca e il 69% sa che in entrambi i casi la quan­tità di farmaco è la medesima. Tuttavia, quasi il 30% del campione pensa che il farmaco equivalente non abbia la stes­sa efficacia di quello originatore.

Per colmare il gap di fiducia, è fonda­mentale avviare campagne di infor­mazione che sappiano fare chiarezza e dissipare i possibili dubbi dei cittadini. Quest’operazione è già in essere con la campagna “IoEquivalgo” avviata da Cit­tadinanzattiva dal 2016, che ha l’obiettivo di sensibilizzare gli italiani sui vari vantaggi offerti dall’utilizzo dei farmaci equivalenti. Occorre sottolineare infatti che questi medicinali, oltre che una risorsa terapeutica sicu­ra ed efficace, rappresentano anche uno strumento fondamentale per una maggiore sostenibilità economica per la Sanità pubblica.

Farmaci equivalenti: un risparmio (per tutti)

Il report del Centro Studi di Egualia (associazione italiana delle industrie per i farmaci accessibili) è una fotografia precisa di questa realtà.04 Nel 2023 gli italiani hanno versato di tasca propria più di 1 miliardo di euro di differenziale di prezzo per farmaci originatori, più costosi, invece di acquistare farmaci equivalenti, interamente rimbor­sati dal Servizio Sanitario Nazionale. Per riallineare questo differenziale di spesa (a carico di tutti i contribuenti) è necessaria la collaborazione di medici e farmacisti, i cui consigli sono largamente seguiti dai cittadini. Per l’acquisto di un farmaco, infatti, quasi 2 italiani su 3 (64%) si affidano alle indicazioni del medico, mentre tra i giovani c’è una netta fiducia nei confronti delle indicazioni del farma­cista.

Tra i dubbi più diffusi sui farmaci equivalenti vi è quello che un minor prezzo significhi minore qualità.06 Cosa assolutamente non vera, dato che la riduzione dei costi deriva dal fatto che l’azienda produttrice di farmaci equivalenti non ha spese di Ricerca e Sviluppo già affrontate dall’azienda che ha sviluppato il farmaco di riferimento. Scopriamo quindi come vengono prodotti i medicinali equivalenti e come viene assicurata la loro qualità.

Produzione dei farmaci equivalenti

Autorizzazioni e attività regolatorie
Prima che qualunque farmaco possa essere venduto, indipendentemente che sia equivalente o di marca, è necessario ottenere un'Autorizzazione all'Immissione in Commercio (AIC) da parte degli organi competenti. Si tratta di un’approvazione che conferma che il farmaco rispetti specifiche caratteristiche di qualità, sicurezza ed efficacia.

Per ottenere un'Autorizzazione all'Immissione in Commercio, le aziende devono presentare una domanda accompagnata da un dossier di registrazione (CTD) articolato in 5 Moduli volti a documentare la qualità, l’efficacia e la sicurezza del medicinale di prossima commercializzazione, in accordo a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale in vigore. Inoltre, per il farmaco equivalente è necessario dimostrare anche la bioequivalenza rispetto al farmaco originatore.

La valutazione della documentazione da parte degli organi competenti è effettuata da esperti tra cui medici, farmacisti e ricercatori.

L'ottenimento dell'Autorizzazione all'Immissione in Commercio, tuttavia, è solo l'inizio del processo. Esistono ulteriori obblighi da soddisfare per tutto il ciclo di vita del farmaco, che includono il controllo della sicurezza del farmaco anche dopo la commercializzazione attraverso le stesse pratiche di farmacovigilanza utilizzate per tutti i farmaci a mercato.

L’impegno di TEVA

Teva, leader mondiale nella produzione di farmaci equivalenti, cerca costantemente di arricchire il proprio listino assicurando per ciascun nuovo farmaco gli stessi standard qualitativi ed un prezzo accessibile.

Il mal di testa, noto anche come cefalea, è la più comune tra le malattie neurologiche. Secondo l’Organizzazione Mondial...
29/10/2025

Il mal di testa, noto anche come cefalea, è la più comune tra le malattie neurologiche. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, soffre di mal di testa circa il 50% della popolazione mondiale, ovvero una persona su due.1,2

Esistono numerosi tipi di mal di testa, con caratteristiche molto diverse tra loro. In alcuni casi la cefalea può essere il sintomo di un'altra malattia, come patologie dei vasi sanguigni, infezioni e disturbi psichiatrici. Esistono però diversi tipi di mal di testa che sono essi stessi delle vere e proprie malattie: in questi casi i medici parlano di “cefalee primarie”.03

Le due forme di cefalea primaria più diffuse sono la cefalea tensiva (che colpisce poco meno di una persona su 3) e l’emicrania (che colpisce poco meno di una persona su 6).01

La cefalea tensiva è caratterizzata da un mal di testa di intensità da lieve a moderata, persistente e non pulsante, che interessa entrambi i lati della testa. I sintomi non peggiorano in correlazione allo svolgimento delle normali attività.01
L’emicrania, invece, è caratterizzata da un mal di testa di intensità medio-forte, che colpisce un solo lato della testa, con dolore di tipo pulsante, in genere accompagnato da altri sintomi (nausea, vomito, sensibilità alla luce o ai suoni).01
Il mal di testa è tra le più importanti cause di disabilità a livello globale02 e non va mai sottovalutato: in caso si soffra di questo disturbo, per ricevere maggiori informazioni e richiedere il parere di un medico su quale possa essere il percorso terapeutico più adeguato, è possibile recarsi presso uno dei tanti Centri Cefalee presenti sul territorio italiano.

Per trovare quello più vicino a casa vostra si possono consultare gli elenchi di Centri Cefalee disponibili sul sito della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee e sul sito dell'Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee.

A volte può essere difficile sapere come reagire quando scopri che qualcuno soffre di problemi di salute mentale. C’è qu...
29/10/2025

A volte può essere difficile sapere come reagire quando scopri che qualcuno soffre di problemi di salute mentale. C’è qualcosa da dire che può essere d’aiuto, o è meglio non dire niente?

Da persona che soffre di problemi di salute mentale, la prima cosa che voglio che sappiano le persone è che vorrei che mi trattassero come hanno sempre fatto. Naturalmente, essere presenti e controllare che vada tutto bene è un gesto meraviglioso da fare, ma non bisogna aver paura di ridere e scherzare come sempre fatto, con chi inizia ad avere problemi con la propria salute mentale. Dopotutto, una risata è il miglior regalo che un amico possa farti.

Infine, ci sono alcune cose che aiutano meno rispetto ad altre.

7 cose da NON dire a chi soffre di una patologia mentale

1. Non dire: “Hai mai provato a fare sport? Può aiutarti!”

Ovviamente fare sport ha molti benefici ed è provato che attività come la camminata o il nuoto hanno un impatto positivo sul nostro umore.

Ma questo, pur essendo d'aiuto, non può curare i problemi di salute mentale. Spesso le persone che soffrono di depressione hanno difficoltà persino ad alzarsi e muoversi. Fare attività fisica può essere per loro un’altra delle tante cose che hanno ancora da fare, in una lista apparentemente infinita.

Allora che ne dici di chiedere alla persona con problemi di salute mentale se le va di fare una bella nuotata o di portare a spasso il cane con te? Questo le permetterà di passare del tempo con te e anche uscire di casa.

2. Non dire: “La tua casa/i tuoi capelli/i tuoi vestiti sono in uno stato disastroso, quando è stata l'ultima volta che hai pulito/ti sei lavato/a?”

Sentirsi sopraffatti e non avere abbastanza energia per fare le faccende quotidiane può essere un sintomo di alcuni problemi di salute mentale. Questa mancanza di energie può davvero ostacolare la vita quotidiana. Invece di rimproverare la persona a cui stai vicino, perché non le proponi di aiutarla? A volte avere qualcuno che aiuta nelle piccole cose può davvero alleviare la preoccupazione e il senso di impotenza.

3. Non dire: “So come ti senti” (a meno che tu non lo sappia davvero)

Se sai come si sente la persona a te cara, può essere d'aiuto, ma se non lo sai davvero non far finta di saperlo. Se non hai mai avuto problemi di salute mentale, il paragone con stati d’animo negativi ma normali e sani può sembrare arrogante o insensibile. Ammettere di non avere idea di come si sente, ma di voler cercare di capire, aiuterà molto di più la persona a te cara.

4. Non dire: “Su con la vita, non può essere COSÌ male”

Questa frase dovrebbe essere abolita, ma purtroppo viene ancora detta. I problemi di salute mentale a volte non hanno senso per la persona che ne soffre, figuriamoci per le persone che non ne soffrono. Dire alle persone che soffrono di una patologia mentale “su con la vita” o “non è poi così male” e “trova il modo per uscirne” può fare più male che bene. Se fosse così facile, credimi, lo farebbero!

Piuttosto, chiedi alla persona a te cara come puoi aiutarla, o semplicemente come sta. Le farà piacere rispondere a queste domande.

5. Non dire: “È tutto nella tua testa”

Trovo difficile anche solo spiegare perché questa frase è sbagliata. Perché dire una cosa del genere? I problemi di salute mentale sono riconosciuti dal punto di vista medico, possono essere completamente debilitanti e spesso richiedono un intervento medico. Supporre che una persona si stia immaginando un problema è veramente poco utile. Un problema di salute mentale non si risolve certo cambiando un semplice pensiero.

6. Non dire: “A me sembri normale”

Ricordo ancora la prima volta che qualcuno mi ha detto questa frase. Non ci potevo credere. Ma come dovrei sembrare? La salute mentale ha spesso sintomi invisibili e le persone che ne soffrono non hanno un aspetto diverso da quelle che non ne soffrono. Questo non significa che i sintomi o il problema non esistano.

7. Non dire “Sei egoista”

Una patologia mentale non significa essere egocentrici o egoisti, ma avere dei reali problemi di salute. Daresti dell'egoista a chi soffre di una patologia fisica? Alcune patologie di salute mentale possono essere fatali, e nessuno sceglie di ammalarsi.

5 cose da dire

1. Chiedere: “Come stai?”

È una cosa normale da fare: non preoccuparti di chiederlo! Se la persona a te cara si fida di te, potrebbe dirti la verità, anche se molto più probabilmente annuirà e dirà solo “Sto bene, grazie”. Questa semplice domanda, però, dimostra che ci tieni, e questo a volte può significare tutto.

2. Chiedi: “Come posso aiutare?”

A volte, cose semplici come offrire un abbraccio o una chiacchierata possono fare un'enorme differenza. Anche cose più pratiche, come offrire un passaggio per una visita medica o dare una mano con i lavori domestici sono di grande aiuto. Quindi, se vuoi davvero aiutare la persona a te cara, chiedi pure. Molto probabilmente ti dirà di cosa ha bisogno.

3. Chiedi: “Come posso capire meglio come ti senti?”

Alzo le mani sul fatto che la metà delle volte nemmeno io riesco a capirmi o a comprendere il motivo per cui mi sento in un certo modo, ma se qualcuno volesse saperne di più sulle mie patologie, potrei inviargli articoli scritti da me o da altri che vivono con problemi di salute mentale, per aiutarlo a capire meglio. È bello quando le persone sono interessate e l'unico modo per combattere lo stigma e la mancanza di comprensione è l’informazione.

4. Ricorda alla persona a te care che è valida

I problemi di salute mentale possono davvero intaccare l’ autostima e la dignità delle persone che ne soffrono. Non sottovalutate il valore delle parole di sostegno. Una parola di conforto ogni tanto può fare una grande differenza.

5. Ricorda che c'è speranza

I problemi di salute mentale non sono una passeggiata e, quando li si affronta, ci si può sentire senza speranza. Tuttavia, ci sono molte terapie che possono aiutare davvero. È qui che entra in gioco la speranza.

Ricorda alla persona a te cara che ha il tuo sostegno, che ci sono professionisti della salute che possono aiutarla e che non si sentirà così giù per sempre.

Per concludere

Ogni persona con problemi di salute mentale ha un vissuto diverso, e nonostante i consigli di massima che ho fornito, non esiste un elenco di cose giuste o sbagliate da dire che vada bene per tutte. La soluzione sta nel dedicare del tempo per trovare le giuste parole e attività di conforto per la persona a te cara. Imparare a capire cosa la turba o cosa la fa stare meglio vi farà costruire un rapporto basato sul sostegno, e questo la aiuterà a sentirsi meglio.

Gastroenterite batterica: cause, sintomi e durataCause e sintomi della gastroenterite batterica, uno stato infiammatorio...
29/10/2025

Gastroenterite batterica: cause, sintomi e durata

Cause e sintomi della gastroenterite batterica, uno stato infiammatorio di stomaco e intestino molto frequente soprattutto nei bambini e che può essere evitato con alcune buone norme di prevenzione

Dolori addominali, nausea, vomito e spesso anche febbre, uniti a un forte senso di malessere. Sono i sintomi della gastroenterite, una patologia che coinvolge stomaco e intestino e si distingue fra gastroenterite virale e gastroenterite batterica.

Cos’è la gastroenterite?

La gastroenterite è un’infiammazione dello stomaco e dell’intestino provocata da virus (per esempio il rotavirus, molto comune nei bambini) o da batteri. In entrambi i casi, ha sintomi gastrointestinali che possono variare da lievi a gravi e, se non trattata correttamente, può portare a complicanze come la disidratazione, pericolosa per i più piccoli, gli anziani e i soggetti fragili.

Nella gastroenterite batterica la trasmissione dei patogeni avviene principalmente attraverso il consumo di cibo o acqua contaminati, il contatto con superfici infette oppure il contatto stretto con persone già malate. La gastroenterite batterica si distingue dalla forma virale, oltre che per l’origine, perché spesso presenta sintomi più intensi.

Le cause della gastroenterite batterica

I principali batteri responsabili della gastroenterite batterica sono:

Escherichia coli, presente in alimenti contaminati o acqua infetta;
Salmonella, spesso associata a carne e uova crude e latticini contaminati;
Campylobacter, si nasconde nella carne di pollame poco cotta e nel latte non pastorizzato;
Vibrione del colera, veicolato dall’acqua contaminata e presente in frutti di mare, molluschi e pesce.
L’infezione si verifica quando questi batteri entrano nel sistema digestivo, si moltiplicano e rilasciano tossine che irritano la mucosa intestinale.
I sintomi da riconoscere

I sintomi della gastroenterite batterica possono variare a seconda del batterio responsabile e della gravità dell’infezione. I più comuni sono:

nausea e vomito;
diarrea;
crampi e dolori addominali;
febbre;
malessere generale e debolezza;
disidratazione.
Spesso i sintomi insorgono dopo poche ore dall’ingestione del batterio responsabile e l’intensità dei disturbi varia in base alla “forza” del sistema immunitario della persona colpita e dalla carica batterica a cui il soggetto è stato sottoposto.

Quanto dura la gastroenterite batterica?

Nella maggior parte dei casi la gastroenterite batterica si risolve in pochi giorni: in linea di massima, i sintomi si esauriscono in 48 ore nelle infezioni lievi, entro una decina di giorni nelle situazioni più severe. Se i sintomi persistono per più giorni, o in caso di pazienti immunodepressi e bambini, è opportuno rivolgersi al medico o al farmacista, che potranno confermare la diagnosi attraverso un esame delle feci e suggerire la terapia più idonea. È consigliabile seguire una dieta leggera e reintrodurre attraverso l’idratazione i liquidi persi.

Come prevenirla?

Sebbene non esistano misure di prevenzione totalmente efficaci per la gastroenterite batterica, l’Istituto Superiore di Sanità suggerisce alcune misure igieniche:

lavarsi spesso le mani con il sapone e farlo sempre dopo aver usato il bagno e prima di maneggiare i cibi;
fare attenzione alla modalità di preparazione e conservazione degli alimenti;
consumare carne sempre ben cotta;
evitare di mangiare uova crude o salse preparate con uova crude;
meglio non mangiare carne, insalate, salse che siano state tenute a temperatura ambiente per più di 2 ore;
evitare di condividere asciugamani, utensili, posate e stoviglie.

Indirizzo

Via Roma 146
Capistrello
67053

Orario di apertura

Lunedì 08:30 - 13:00
15:00 - 19:30
Martedì 08:30 - 13:00
15:00 - 19:30
Mercoledì 08:30 - 13:00
15:00 - 19:30
Giovedì 08:30 - 13:00
15:00 - 19:30
Venerdì 08:30 - 13:00
15:00 - 19:30
Sabato 08:30 - 13:00
15:30 - 19:30
Domenica 09:00 - 13:00

Telefono

+390863530134

Sito Web

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