02/10/2025
"La psicomotricità relazionale non è meno di una terapia psicologica. È semplicemente un’altra strada — la strada dei bambini."
🟢"SERVE QUALCOSA DI PIÙ SERIO…”
⠀Questa è stata la reazione spontanea di una mamma quando le ho parlato della psicomotricità relazionale. Mi chiedeva aiuto per il suo bambino, che faticava a gestire le emozioni, era spesso agitato, a volte aggressivo, altre volte chiuso in se stesso.
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Quando ha sentito che il percorso si basava su gioco spontaneo, movimento libero, relazione non direttiva, ha avuto un momento di esitazione.
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“No, lo porto dalla psicologa, eh… serve qualcosa di più serio.”
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E qui mi sono fermata a riflettere.
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Spesso, senza accorgercene, tendiamo a guardare il mondo dei bambini con occhi da adulti. E così pensiamo che anche loro, per “stare bene”, abbiano bisogno delle stesse cose che servono a noi: ragionamenti logici, colloqui, spiegazioni razionali, strumenti “mentali”.
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In realtà, i bambini non sono piccoli adulti. Hanno bisogni profondamente diversi.
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👉 Hanno bisogno di muoversi, di sperimentare, di toccare, di essere toccati affettivamente.
👉 Hanno bisogno di giocare per comprendere, per elaborare, per comunicare.
👉 Hanno bisogno di sentirsi accolti senza pressioni, liberi di esprimere ciò che hanno dentro, anche quando questo “dentro” è un groviglio di emozioni che non sanno nominare.
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La psicomotricità relazionale è proprio questo spazio privilegiato.
Un tempo protetto in cui il bambino può raccontarsi attraverso il corpo e il gioco. Un luogo dove ogni gesto, ogni movimento, ogni emozione trova senso.
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Non si tratta di “farli giocare”, ma di dare valore al gioco come forma di cura e crescita.
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Nel gioco, il bambino rappresenta sé stesso. Porta fuori ciò che ha dentro, lo mette in scena, lo trasforma e lo fa accompagnato dallo sguardo presente e accogliente dell* psicomotricista, che non guida né corregge, ma ascolta, accoglie e rispecchia.
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👉 Un bambino che gioca in modo libero e sereno è un bambino che si sente al sicuro.
👉 Un bambino che si muove con piacere nel proprio corpo è un bambino che abita il mondo con fiducia.
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E questo, sì, è qualcosa di profondamente serio.
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Spesso quello che serve non è “di più”, ma è “meglio”.
Più adatto, più rispettoso del mondo interiore del bambino.
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La psicomotricità relazionale non è meno di una terapia psicologica. È semplicemente un’altra strada — la strada dei bambini.
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