Poliambulatorio Rehadu

Poliambulatorio Rehadu Rehadu è un poliambulatorio fisiokinesiterapico che ospita diversi professionisti del settore.

30/09/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti ad un nuovo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Oggi parliamo di un nervo famoso, anzi famigerato. Uno che ha tre rami, una sensibilità da far paura, e quando decide di lamentarsi.. lo fa con stile. E dolore.

È il nervo trigemino, quinto nervo cranico e custode assoluto della sensibilità facciale.
Un nervo che conosce ogni dettaglio del tuo viso, delle tue mascelle, dei tuoi denti, degli occhi, del naso, perfino della cornea. Quando lavora bene, è silenzioso. Quando soffre, si fa ricordare.

Dove sta?

Il trigemino origina nel tronco encefalico, a livello del ponte, e da lì si dirige verso il ganglio di Gasser (o ganglio trigeminale), dove si divide in tre rami principali: ramo oftalmico (V1, completamente sensitivo, attraversa la fessura orbitale superiore), ramo mascellare (V2, sensitivo, attraversa il forame rotondo), ramo mandibolare (V3, misto, esce dal forame ovale).

Ogni ramo ha un percorso ricco di connessioni con pelle, mucose, muscoli e strutture profonde. È il nervo cranico più voluminoso.

Che cosa fa?

Funzione sensitiva

V1 fornisce la sensibilità della fronte, cuoio capelluto anteriore, palpebra superiore, occhio, cornea, radice del naso.

V2 fornisce la sensibilità di guancia, labbro superiore, denti superiori, mucosa del naso, palato.

V3 fornisce la sensibilità di labbro inferiore, denti inferiori, parte esterna del padiglione auricolare, mandibola.

Funzione motoria (solo V3)

Innerva i muscoli masticatori (massetere, temporale, pterigoidei), più il muscolo miloioideo, il ventre anteriore del digastrico, il muscolo tensore del timpano e del velo palatino.

È il nervo che ti permette di sentire ogni cosa sulla faccia.. e anche di masticarla!

Come si lamenta?

La più nota (e temuta) manifestazione? La nevralgia del trigemino: un dolore acuto, lancinante, improvviso, a scarica, descritto come una stilettata sul viso.

Altri sintomi da disfunzione trigeminale sono parestesie o ipoestesia sul volto, alterazione del riflesso corneale (V1 input sensitivo), debolezza o atrofia dei muscoli masticatori (se V3 è coinvolto) e dolori mascherati da disfunzioni ATM, emicranie e dolori dentari inspiegabili.

Ruolo nella vita quotidiana

Il trigemino lavora costantemente ogni volta che mastichi, sbadigli, deglutisci, ogni volta che senti vento sulla guancia o la carezza di una barba, quando ti tocchi gli occhi o stringi i denti, quando il dentista fa “toc” e tu dici “ho sentito tutto”.

Senza di lui, il volto perde senso e funzione.
Con lui infiammato.. la vita può diventare un incubo.

Patologie e disfunzioni

Nevralgia del trigemino (idiopatica, vascolare, secondaria a compressioni o sclerosi multipla), disfunzione ATM con coinvolgimento sensitivotrigeminale, neurite o neurinomi del trigemino (rari), ma anche sindrome di Tolosa-Hunt (coinvolge anche il V1), neuralgia post-erpetica (dopo infezione da herpes zoster) e sindrome dolorosa miofasciale con attivazione centrale del trigemino.

Curiosità neurologica

Il nervo trigemino ha connessioni profonde con i nuclei del tronco encefalico, ed è implicato in meccanismi di modulazione del dolore centrale. È anche coinvolto nel riflesso lacrimale (stimolo sensitivo V1, risposta motoria VII) e in molti meccanismi di allerta vegetativa.

E non dimentichiamolo: la sua irritazione può simulare dolori dentari, otalgie, emicranie e cefalee.. spesso per mesi.

Approccio fisioterapico

Nel contesto delle disfunzioni muscolari, articolari o posturali, il fisioterapista può valutare la componente muscolo-articolare di mandibola, cranio e collo (soprattutto per V3), trattare le disfunzioni ATM (articolazione temporo-mandibolare), lavorare su trigger miofasciali (massetere, temporale, sternocleidomastoideo, suboccipitali).

Il fisioterapista può agire sul sistema nervoso autonomo (tramite tecniche di rilassamento e respirazione), educare il paziente sulla gestione del dolore persistente e del carico mandibolare, e nei quadri cronici, collaborare con neurologo, dentista, otorino e psicologo.

Nelle nevralgie vere e proprie, il fisioterapista non fa diagnosi medica ovviamente, ma può contribuire alla gestione dei meccanismi sensitivi associati e del contesto funzionale complesso.

Conclusione

Il nervo trigemino è il regista della sensibilità facciale, il guardiano della masticazione,
e il responsabile di alcuni dei dolori più intensi e strani che si possano immaginare. Trattalo con cura, ascolta il suo linguaggio.. e ricorda: dietro ogni sorriso, c’è un trigemino che lavora in silenzio.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene
Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

23/09/2025
Terminate per ora le giornate di prova del Qi Gong.Per info e iscrizioni ASD LA FENICE presso Poliambulatorio REHADU in ...
23/09/2025

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13/09/2025

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13/09/2025
04/08/2025

POSTURA E COMPENSAZIONI: DALLA BASE ALLA CIMA!

Un problema locale può avere ripercussioni globali sul corpo. Dalla perdita di supporto plantare fino all’inclinazione delle spalle, ogni segmento si adatta per mantenere l’equilibrio, spesso con costi elevati per il sistema muscolo-scheletrico.

Il piede: la base della catena cinestetica

Flat Arch (Piede piatto o iperpronazione)

Il cedimento dell’arco plantare induce una rotazione interna della tibia (sostenuta dal muscolo tibiale posteriore, che spesso diventa inefficace).

Il peroneo lungo diventa iperattivo nel tentativo di stabilizzare il piede. Muscoli intrinseci plantari deboli (come l’abduttore dell’alluce e il quadrato della pianta) portano a una scarsa stabilità della volta plantare.

Conseguenza? Il ginocchio segue la rotazione interna, sovraccaricando il legamento collaterale mediale (LCM) e la banda ileotibiale (TFL e grande gluteo).

Il ginocchio: punto critico di trasmissione

Shifted Patella (Disallineamento della rotula) e valgo dinamico

Il vasto mediale obliquo (VMO) risulta inibito, mentre il vasto laterale e il TFL tendono a dominare, trascinando la rotula lateralmente.

Il bicipite femorale tende a sovraccaricarsi per contrastare la rotazione interna del femore. Il semitendinoso e il semimembranoso possono perdere efficienza, alterando la biomeccanica del ginocchio.

Conseguenza? Il ginocchio compensa con un valgo funzionale, aumentando il rischio di sindrome femoro-rotulea e tendinopatie.

Il bacino: il fulcro della stabilità

Pelvic Unleveling (bacino inclinato) e disfunzione sacroiliaca

L’ileopsoas diventa ipertonico su un lato, tirando il bacino in anteriorità e accentuando la lordosi lombare.

Il quadrato dei lombi si contrae per cercare di stabilizzare l’inclinazione pelvica. L’otturatore interno e il piriforme possono iperattivarsi, contribuendo a sintomi simil-sciatalgici.

Conseguenza? La colonna lombare compensa con una lateroflessione e una torsione, creando una scoliosi funzionale.

La colonna e le spalle: adattamenti superiori

Functional scoliosis e spalle asimmetriche

Il trapezio superiore e lo sternocleidomastoideo lavorano eccessivamente per contrastare la lateralizzazione del busto.

Il grande dorsale, se iperattivo da un lato, può accentuare la rotazione del tronco. Il piccolo pettorale accorciato può inclinare anteriormente la spalla, riducendo lo spazio subacromiale e predisponendo a sindromi da impingement.

Conseguenza? Il rachide cervicale può sviluppare un adattamento posturale in avanti, con aumento del carico su C5-C6.

E quindi? Che fare? Nel ventaglio delle soluzioni, ecco alcuni possibili interventi terapeutici.

Lavoro sui muscoli plantari con esercizi propriocettivi e di rinforzo intrinseco.

Riequilibrio dell’ileopsoas e del quadrato dei lombi per stabilizzare il bacino.

Attivazione del core con trasverso dell’addome e multifido per ridurre la compensazione lombare.

Rieducazione scapolare con lavoro su trapezio inferiore e dentato anteriore.

Riequilibrio cervicale con tecniche di rilascio miofasciale su sternocleidomastoideo e scaleni.

Ti sei mai accorto di come un problema al piede possa manifestarsi come dolore alla spalla o alla cervicale? L’approccio globale è la chiave!

04/08/2025

Perché inspiriamo con il naso e spesso espiriamo con la bocca?

Ti sei mai chiesto perché tutti ti ripetono “respira col naso.. e butta fuori dalla bocca”? Non è un semplice mantra da palestra o yoga: c’è un mondo di motivi, fisiologici e funzionali.

Eccoli spiegati in modo chiaro per punti (e con un pizzico di curiosità).

1. Il naso è il nostro filtro d’aria!

Quando inspiri con il naso, l’aria passa attraverso i turbinati, piccole strutture che riducono polvere, pollini e batteri, umidificano e riscaldano l’aria prima che arrivi nei polmoni e riducono l’irritazione delle vie respiratorie.

Se respiri solo con la bocca, tutto questo non succede: l’aria entra più secca, fredda e sporca.

Il naso è ricco di muco e vibrisse (i piccoli peli nasali), che funzionano come un primo filtro meccanico contro le particelle più grandi. Questo processo di “condizionamento dell’aria” protegge i polmoni e favorisce un ambiente più efficiente per lo scambio gassoso a livello alveolare.

2. La pressione dell’aria cambia!

L’inspirazione nasale crea una leggera resistenza che migliora l’espansione polmonare, favorisce un riempimento più lento e profondo e attiva il diaframma meglio.

La resistenza al flusso aumenta con la riduzione del diametro delle vie aeree: il naso crea una resistenza controllata, che favorisce una respirazione più profonda e stabilizzata, stimolando meglio il diaframma e coinvolgendo meno i muscoli accessori del respiro come scaleni e sternocleidomastoideo.

3. Espirare con la bocca regola la pressione e il ritmo!

Quando espiri con la bocca (soprattutto se “soffi” lentamente), puoi facilitare la fuoriuscita dell’aria residua, ridurre la tensione del collo e delle spalle e controllare il ritmo espiratorio, attivando il sistema parasimpatico (quello che ci rilassa).

Per questo si usa dire: “inspira dal naso.. e soffia piano dalla bocca”.

Questa modalità di espirazione è simile al “pursed lips breathing”, tecnica utilizzata in riabilitazione respiratoria (soprattutto nella BPCO), che allunga il tempo espiratorio, mantiene le vie aeree aperte più a lungo e riduce l’intrappolamento dell’aria nei polmoni.

4. Una strategia utile anche in riabilitazione e sport!

Molti esercizi di respirazione si basano su questo schema, perché aumenta la percezione del respiro, favorisce la stabilizzazione del core e aiuta a scaricare l’aria in eccesso, riducendo la sensazione di “fiato corto”.

Questo schema è centrale in fisioterapia e in molte pratiche come il Pilates, il core training e anche in tecniche di respirazione yogica (pranayama). In particolare, la respirazione nasale più espirazione orale lenta attiva il sistema parasimpatico (vago), migliora la coordinazione tra diaframma, trasverso dell’addome e pavimento pelvico, e aiuta nella prevenzione di ernie, lombalgie e incontinenza da sforzo.

CURIOSITÀ!

Sai che il naso produce ossido nitrico, una sostanza che aiuta a dilatare i bronchi e migliorare l’ossigenazione? Se respiri solo con la bocca, te lo perdi.

L’ossido nitrico (NO) è una molecola vasodilatatrice naturale che, quando inalata dal naso, favorisce la perfusione polmonare, migliora l’assorbimento di ossigeno e ha anche effetti antimicrobici. Diversi studi lo hanno esplorato come meccanismo difensivo naturale delle vie respiratorie superiori.

Piccolo test per te..

Metti una mano sulla pancia e una sul petto.
Inspira solo dal naso: senti come l’aria riempie di più la base dei polmoni?
Espira lentamente dalla bocca come se soffiassi su una candela.
Noti la differenza di calma e controllo?

Questo esercizio è un modo semplice per educare alla respirazione diaframmatica, fondamentale in ambito posturale, cardio-respiratorio e neurovegetativo. Respirare “basso” riduce la tensione dei muscoli cervicali, migliora il ritorno venoso e può ridurre i sintomi di ansia.

Non è un capriccio da fisioterapisti: respirare col naso e espirare con la bocca è un’arma semplice e potente per la salute respiratoria e il benessere generale.

E tu, come respiri durante la giornata?
Scrivilo nei commenti e raccontami se ci hai mai fatto caso! 🤗

29/07/2025

IL TUO CORE NON È SOLO UNA TAVOLETTA DI CIOCCOLATO!

Ecco la sezione trasversale a livello di L4 (quarta vertebra lombare), un vero quartier generale muscolare e fasciale. Sì, quel core di cui tutti parlano non è solo “addominali scolpiti”: è un sistema tridimensionale straordinariamente complesso.

SFIDA: Mentre leggi, immagina di fare un plank e prova a sentire questi strati uno per uno!

SCOPRIAMOLI INSIEME, DAL DAVANTI ALLA SCHIENA

1. Retto dell’addome
Il più noto (la famosa “tartaruga”), ma da solo non stabilizza niente.

2-3-4. Obliquo esterno, interno e trasverso dell’addome

Il corsetto naturale: il trasverso addominale è un vero “cinturone”, attivabile con l’espirazione profonda.

TEST: Fai un’espirazione forzata, senti come si contrae il basso ventre? È lui!

5. Grande psoas

Non solo flessione d’anca: è connesso alle vertebre lombari, partecipa alla stabilità e alla propriocezione.

6. Gran dorsale

Non te lo aspetti? Invece sì: collega il bacino alle braccia, influenzando la postura.

7. Quadrato dei lombi

Un “sorvegliante” laterale della colonna, stabilizza e inclina lateralmente.

8-9-10. Muscoli paraspinali profondi (Iliocostale, Lunghissimo, Multifido)

I guardiani posteriori: controllano micromovimenti vertebrali e propriocezione. Il multifido è piccolo ma fondamentale nel dolore lombare cronico.

SFIDA

Riesci a percepire la differenza tra contrarre i muscoli superficiali della schiena (ad esempio estendendo la schiena e inarcando la colonna),
e attivare delicatamente i muscoli profondi stabilizzatori, come il multifido, senza irrigidire tutto il tronco?

Prova questo esperimento.

Mettiti a carponi (quadrupedia per i pignoli 😅) con la schiena neutra.

Spingi con le mani e senti cosa succede nei lombari: probabilmente la colonna si irrigidisce tutta.

Ora, invece, immagina di “allungarti verso l’alto” con la testa e “accorciarti” con l’osso sacro, mantenendo la pancia attiva ma morbida.

Questo piccolo movimento “interno” stimola i muscoli profondi, senza contrarre in blocco i paraspinali superficiali.

LA FASCIA: IL COLLANTE E IL TRAMPOLINO

11-12-13. Fascia toracolombare (posteriore, media, anteriore)

Immagina un’enorme amaca di tessuto connettivo che sostiene la colonna e trasmette forze fra arti superiori e inferiori.

14. Raphe laterale

La “cerniera lampo” che connette la fascia al trasverso.

UN FATTO CURIOSO

La fascia toracolombare è così forte da poter resistere a trazioni enormi (fino a 900N).
Se pensi che basti fare “addominali classici” per stabilizzare la colonna, ripensaci!

Allenare il core significa: respirazione diaframmatica e controllo del trasverso, rinforzo dei paraspinali profondi, mobilità del bacino e della fascia toracolombare, coordinazione fra arti e tronco.

Non significa solo crunch e plank infiniti.

DOMANDA PER TE

Sei capace di attivare il core senza bloccare il respiro? Prova: respira profondamente in posizione quadrupedica e senti come si muove l’addome in modo tridimensionale.

Tagga chi deve capire che il core è un’orchestra e non un solo strumento! 🤭

29/07/2025

Siamo aperti tutto AGOSTO !!!

Per appuntamento
tel.3496763866

20/07/2025

Guarda attentamente quest’albero.

In superficie vedi le foglie verdi e rigogliose dei sintomi: dolore, rigidità, fastidio. Sono la parte visibile. Quella che ti preoccupa. Quella che ti spinge a cercare una soluzione rapida, come una potatura veloce.

Ma se ti fermi qui, stai solo accarezzando le foglie.

Sotto la terra c’è il vero enigma. Le radici profonde che alimentano la pianta: cattive abitudini posturali, compensazioni motorie, disfunzioni motorie articolari, sovraccarichi emotivi, stress cronico e traumi mai veramente recuperati.

Queste sono le CAUSE, spesso nascoste, che danno vita a un PROBLEMA, e il problema a sua volta nutre i sintomi.

Rifletti un attimo.

Quante volte ti sei concentrato solo su quello che si vede?
Quante terapie passive o farmaci hai provato per “far sparire il dolore”, senza domandarti da dove viene davvero?

Se vuoi far morire questo albero alla radice, non devi tagliare le foglie. Devi scavare. Devi essere disposto a mettere le mani nella terra e scoprire cosa c’è sotto.

Mini sfida per te.

Pensa al tuo sintomo più fastidioso in questo momento.
Scrivilo su un foglio.

Poi chiediti: "qual è il problema che lo sostiene?"
"Quali cause potrebbero alimentarlo?"

Solo così potrai cambiare la tua storia.

La lezione di questo albero?

I sintomi sono il linguaggio del tuo corpo.
Le radici sono la tua storia.
Non curare solo ciò che vedi.
Abbi il coraggio di guardare sotto la superficie.

Scavare, comprendere e trasformare. Perché un corpo libero dal dolore non nasce potando i rami, ma nutrendo le radici giuste.

17/07/2025
19/06/2025

FIBROMIALGIA

Il significato etimologico del vocabolo “fibromialgia” deriva dal greco e significa letteralmente “dolore dei muscoli e dei tessuti fibrosi“, che è appunto il tipo di sintomatologia che caratterizza questo invalidante disturbo.�Si tratta di una patologia reumatica che colpisce l’apparato muscolo-scheletrico con interessamento anche alle articolazioni e che presenta alcuni segnali caratterizzanti:
* dolore diffuso che mostra la tendenza a cronicizzarsi;
* notevole rigidità nei movimenti;
* affaticamento cronico che tende a peggiorare nel tempo;
* disturbi del ritmo circadiano sonno/veglia;
* sbalzi d’umore;
* sindrome dell’intestino irritabile.
A livello della sfera psico-emotiva il paziente può essere affetto da manifestazioni di tipo ansioso-depressivo e soprattutto da disturbi causati dallo stress, una condizione che accompagna costantemente la malattia.
Dal punto di vista epidemiologico la popolazione femminile presenta una maggiore probabilità di sviluppare la sintomatologia, con un rapporto di 9:1
Sintomi della fibromialgia
In questa condizione i muscoli si trovano in uno stato di tensione costante che non consente nessun recupero fisiologico e che di conseguenza diventa responsabile della stanchezza cronica e diffusa a tutto l’apparato scheletrico.�I muscoli sono costretti a lavorare in continuazione e pertanto non sono in grado di riposarsi per ripristinare il necessario stato fisiologico di funzionalità.�Le sedi prevalentemente colpite sono localizzate a livello del rachide, delle spalle, delle braccia, dei polsi, del cingolo pelvico e delle cosce.�La tensione muscolare continuativa innesca un’inevitabile rigidità articolare in quanto le articolazioni costituiscono i punti critici dell’intero apparato scheletrico; di conseguenza i movimenti risultano molto limitati anche a causa dell’interessamento tendineo.�I tendini diventano dolenti nel punto d’inserzione tra tessuto osseo e muscolare,
La diagnosi si basa sulla presenza, da almeno 3 mesi, di dolore muscolo-scheletrico diffuso e presenza di punti algogeni accompagnati da alterazioni del ritmo sonno-veglia, cefalea, sindrome del colon irritabile, stanchezza. Il trattamento prevede farmaci , massaggi rilassanti, ginnastica "dolce", rieducazione posturale
Secondo alcune ricerche epidemiologiche è stato evidenziato un collegamento tra un’alterazione del controllo posturale e l’insorgenza di fibromialgia.�Trattandosi di un disturbo che coinvolge il funzionamento della muscolatura è abbastanza intuitivo che la posizione del corpo nello spazio possa risentirne in maniera evidente.�Molti pazienti fibromialgici presentano un alterato controllo posturale, che peggiora in seguito all’alterazione delle stimolazioni sensitive, ma che non è collegato alla forza contrattile.�È probabile una correlazione tra questa patologia e una modificata percezione degli input vestibolari (responsabili dell’equilibrio posturale) prodotti da degenerazione neuronale del tronco encefalico.�Tali deficit sensoriali da un lato peggiorano il controllo posturale e d’altro lato contribuiscono a deteriorare la funzionalità dell’apparato muscolare facilitando l’insorgenza di fibromialgia.
Inoltre esiste una probabile correlazione tra la mancanza di forza muscolare tipica dell’ammalato fibromialgico e la capacità di mantenere una corretta postura del corpo. #
Tenendo conto che uno dei principali sintomi della fibromialgia consiste appunto nella tensione muscolare che non è in grado di alternarsi a nessuna fase di rilassamento, può essere plausibile l’ipotesi che mette in relazione la patologia con problematiche posturali.
ESERCIZIO
In alcuni pazienti, una combinazione di esercizio aerobico e allenamento di resistenza o allenamento della forza e stretch è stata collegata a una riduzione del dolore , della rigidità e dei disturbi del sonno.
globale". # postura

Indirizzo

Carpi
41012

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