Cristina Silvestri Psicologa-Psicoterapeuta

Cristina Silvestri Psicologa-Psicoterapeuta Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Cristina Silvestri Psicologa-Psicoterapeuta, Psicoterapeuta, Via C. Cavour 6/C, Carugo.

✅️Psicologa Psicoterapeuta ad approccio Umanistico Integrato, ASPIC, Roma.
✅️Iscritta all'Albo degli Psicologi della Lombardia al n°19555.
✅️Formazione EMDR I e II livello

24/10/2025

Con IL CORAGGIO DI BLANCHE (titolo originale L’Amour et les Forêts) su RaiPlay, Valérie Donzelli costruisce un dramma psicologico che si muove tra la grazia e il terrore. Un racconto sulla trasformazione dell’amore in prigione, sulla vertigine che separa la seduzione dall’annientamento.

Blanche, interpretata da una magnetica Virginie Efira, vive all’inizio nella luce di un sentimento che sembra totalizzante. L’incontro con Grégoire (Melvil Poupaud) appare come l’inizio di una felicità attesa, condivisa, finalmente possibile. Ma la felicità, nel mondo di Donzelli, è un’apparizione fragile, un riflesso che si incrina presto. L’amore diventa controllo, la tenerezza diventa sorveglianza, il desiderio di protezione diventa possesso.

La regista, che adatta il romanzo di Éric Reinhardt insieme ad Audrey Diwan, sceglie una narrazione intima, scandita da un lungo flashback che accompagna la voce interiore di Blanche. Attraverso il ricordo, Donzelli indaga la costruzione del dominio: l’isolamento geografico, la separazione dagli affetti, la manipolazione quotidiana. Ogni gesto di Grégoire è una crepa che si allarga, ogni parola un colpo che toglie spazio e respiro.

Il film si apre con un tono quasi fiabesco, dove Efira interpreta anche la sorella gemella Rose, presenza solare e specchio protettivo. In quei momenti iniziali, la luce e i colori rimandano al cinema di Jacques Demy, a un incanto sospeso. Poi, progressivamente, la tavolozza si oscura: il rosso diventa ferita, il verde si spegne, il nero domina. È un linguaggio visivo che traduce l’abisso emotivo di Blanche, intrappolata in una relazione che le ruba la voce.

Melvil Poupaud costruisce un personaggio che alterna fascino e minaccia con inquietante naturalezza. Ma è Virginie Efira a tenere il film in equilibrio.

IL CORAGGIO DI BLANCHE ci racconta di una presa di coscienza lenta e dolorosa. E salvifica! È un film sul potere corrosivo dell’amore malato e sulla possibilità, infine, di riprendersi il diritto di respirare.

18/04/2023

Le relazioni sono fragili. Basta poco perché qualcosa ci ferisca.
La salute di una relazione non è definita dall’assenza di graffi, litigi,
minacce. E’ definita da quanto tempo è necessario per arrivare ad
una riparazione. Ammesso che una riparazione sia possibile perché
in alcune relazioni la tolleranza all’errore è davvero minima. Allora
rompiamo la relazione e costruiamo un muro, per proteggerci dal dolore, nella vana speranza che sia possibile eliminare la sofferenza
dalla nostra vita.
Così quando riceviamo un graffio o una ferita, non chiediamoci quanto è profonda: domandiamoci se è davvero importante nel tessuto di quella relazione. E di quanto tempo abbiamo bisogno per cicatrizzare.
Sapremo quanto è vitale il nostro rapporto.

Costruiamo muri dietro ai quali nascondersi, per proteggerci dall’essere feriti, per tenere dentro il nostro dolore. Sfortunatamente questi muri ci imprigionano.

A. Lowen

04/03/2022

Quanto sarebbe importante la presenza di psicologi nel percorso dei pazienti terminali? Perché?

Vieni a leggere l’articolo completo su www.stateofmind.it “La morte in terapia”

Per i Greci, la gioia della vita è resa possibile dalla crudeltà della morte, per cui il dolore e la morte non sono qualcosa che è capitato alla vita in seguito a una caduta o a una colpa, come nella tradizione giudaico-cristiana, ma sono intrinseci alla vita stessa come condizioni del suo accadere.
In altre parole, i Greci hanno colto la circolarità della vita con la morte, la felicità e la gioia della vita inseparabile dal dolore e dalla morte.
Consapevoli del ciclo naturale dell’esistenza, i Greci riescono a elaborare risposte attive all’inevitabilità della fine; infatti, Galimberti sottolinea come, per i Greci, dal dolore per l’ineluttabilità della legge di natura nascano due importanti forme di resistenza, che sono il sapere, che consente di evitare il male evitabile, e, soprattutto, la virtù cioè la forza e il coraggio di vivere pienamente, al di là delle avversità.
Dalla consapevolezza della morte, quindi, deriva la volontà di accrescere e potenziare la vita: è questa l’essenza della tragicità greca, un lascito prezioso da cogliere e far proprio.
Dal punto di vista filosofico, Yalom ne “Il dono della terapia” riporta il pensiero del tedesco Heidegger, il quale nella sua celebre opera “Essere e tempo” analizza le due modalità principali dell’esistenza: l’esistenza inautentica e l’esistenza autentica.
La prima è l’esistenza quotidiana, monotona, nella quale l’uomo si lascia catturare e distrarre dal mondo, cadendo nel conformismo, in quanto incapace di essere propriamente sé stesso. L’esistenza autentica, invece, costituisce l’esperienza umana della libertà, nella quale l’uomo non fugge da sé stesso, non si conforma acriticamente agli schemi impersonali della società, ma si rivela per quello che propriamente è.
In conclusione, il discorso – difficile, faticoso e scomodo – sulla morte consente di parlare del significato della vita, la cui ricerca continua ci fa spesso precipitare in profonde crisi di significato.

27/01/2022

PERDERTI

Sono qui. Sempre qui. E mi manchi.
I miei occhi di cercarti sono stanchi.
Li sposto ovunque e rimbalzano sul muro,
e dentro a questo niente, tutto è scuro.
Vorrei una mano, un bacio, un abbraccio.
Senza un contatto con te, non ce la faccio.
Mi manca l’alfabeto che scrivono sulla pelle
le parole del tuo tocco, le più belle.
“Resistere” sembra un verbo un po’ irreale
perché senza te accanto, sento male.
Male nel corpo, ma ancor di più nel cuore,
e ciò che manca si fa puro nel dolore.
Mi manchi e solo questo voglio dirti.
Vorrei parlarti, stringerti, abbracciarti.
E siccome non posso adesso farlo,
lasciate almeno che io possa gridarlo.

(Tratto da La vita si impara di A.Pellai, De Agostini ed.)

Nel lavoro di uno psicoterapeuta ci sono giorni in cui ci si confronta con persone che ci consegnano un dolore totale, apparentemente irrisolvibile. Quasi sempre si tratta di una sofferenza associata all’esperienza della perdita. Si possono perdere molte cose nella vita. Nel lutto, però, ci si confronta con una perdita irreparabile. Il lutto è l’equivalente dell’attraversamento di un tunnel: si entra in una zona buia e gelida, dominata dall’assenza, dal vuoto, dal freddo. Ci si sente soli e disperati. Si perdono tutti i riferimenti della quotidianità. Ci inoltriamo in quel tunnel pensando di non venirne più fuori. Chi lavora accanto a tanta sofferenza, diventa testimone di una speranza che sfida, perché chi soffre la crede impossibile. Si sta lì di fronte a quel dolore a ricordare che quella speranza c’è davvero. Anche se nessuno riesce a vederla, lei c’è. La speranza appartiene agli esseri umani. Che anche nella notte più nera, alzano lo sguardo cercando la luce delle stelle. Nella vita ci capita a volte di diventare sguardi affogati nel buio. Non è facile crederci. Eppure, anche in quei frangenti, da qualche parte c’è una luce che ci aspetta.

Con l'augurio che ogni esistenza possa dare un senso al dolore e RiNascere ......Ti saluto 2020!Buon 2021!!!!!
01/01/2021

Con l'augurio che ogni esistenza possa dare un senso al dolore e RiNascere ......Ti saluto 2020!
Buon 2021!!!!!

24/12/2020
22/12/2020

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