Percorsi di yoga e meditazione online e in presenza a Bologna e Casalecchio. Incontri di gruppo pers
12/11/2025
BUDDHISMO E VITA QUOTIDIANA
Le parole del Buddha e gli insegnamenti del Dharma vanno sperimentati in prima persona, proprio adesso, nella nostra condizione di esseri umani.
E la meditazione come laboratorio interiore, ci fornisce la possibilità di portare maggiore chiarezza e precisione su questi aspetti: come stiamo con noi stessi nell'immobilità del corpo e nel silenzio? Se mi siedo e per un pò sto con me, è un'esperienza che mi turba, con la quale so rapportarmi, è piacevole...? cosa trovo quando sto semplicemente in compagnia di me stesso?...
Certo, questa domanda possiamo rivolgercela sempre, anche nella nostra quotidianità, osservando come stiamo quando siamo soli, privati del fare... quando per un pò possiamo astenerci dai ruoli o negli spazi in cui rimaniamo senza un apparente scopo o compito da eseguire... Osservare cosa proviamo in tali circostanze, come occupiamo il nostro tempo e su cosa portiamo la nostra attenzione. Ci rivolgiamo all'esterno, all'interno, cosa sentiamo e cosa ci diciamo? ...
In tutto questo non c'è un giudizio, poiché se ricado nel giudizio, sto ricadendo nel terreno dell'immedesimazione e dell'Io, ancora lontano dall'essenza meditativa... qui c'è solo un umile ma desiderante tentativo di osservazione e conoscenza, un tentativo che vuole passare dall'esperienza e non dalle parole.
Per capire il buddhismo e l'essenza del suo messaggio sul rapporto tra dolore e sofferenza e sulla possibilità di emanciparci da questa condizione, è necessario fare luce sulla propria situazione di partenza, perché è solo riconoscendola, legittimandola e attraversandola, che posso tentare un cammino sensato di cambiamento...
Osservarsi e poi capire davvero cosa intende il Buddha con "sofferenza", cosa significa nel concreto delle nostre vite... non solo quando un evento catastrofico ci viene a interpellare... ma nelle nostre scelte quotidiane, a cosa "decidiamo" di aderire interiormente, su cosa posiamo la nostra attenzione, a cosa ci affidiamo per trovare soluzioni, quali pensieri "scegliamo" come fondanti e ai quali crediamo, a cosa diamo spazio...
Partire da sé e poi capire cosa il Dharma ci vuole indicare... solo così avremo qualche speranza di trovare una chiave per comprendere e "superare" noi stessi...
Ci vediamo questo venerdì 19.30 per meditare insieme e sabato 22 novembre per l'incontro mensile di Yoga e meditazione. Per conoscere il calendario degli incontri: https://tempoyoga.it/meditazione/
Foto di Alexander Grigorian, Pexels
06/11/2025
"Il gatto che si lecca una zampa,
un pezzo di pane e un raggio di sole...
e tutto andava a posto..."
Una storia sulla bellezza che si affaccia dietro allo sguardo, quando i nostri occhi sono pronti a riconoscerla... e ad accogliere il miracolo... ❤
04/11/2025
DOLORE e SOFFERENZA
Il dolore può anche essere inevitabile, ma il fatto di soffrire o meno dipende da noi. Nascita, vecchiaia e malattia sono naturali. È possibile non soffrire a causa loro quando le accettiamo come parte della vita.
Se osserviamo a fondo la nostra sofferenza possiamo chiederci cosa abbiamo fatto, o stiamo tuttora facendo per contribuirvi, su quali convinzioni ed emozioni stiamo fondando la nostra comprensione.
Questo non significa che la nostra sofferenza non sia reale, ma che possiamo attenuarla invece di accentuarla e persino trasformarla.
Il Buddha ha usato l’immagine di essere colpiti da una freccia. Quando arriva anche la seconda freccia, il dolore non solo raddoppia ma può essere dieci volte più intenso. Dunque, quando siamo in preda al dolore, fisico o mentale che sia, possiamo riconoscerlo come tale, accettarne il suo corso, senza aggiungere sofferenza, reazione che ne amplifica l'intensità.
Possiamo respirare insieme col dolore
Inspirando riconosco che c'è dolore.
Espirando lascio che sia e mi rilasso.
In questo modo faccio pace con il dolore, riconoscendolo come elemento dell'esistenza, nella sua natura impermanente lo attraverso, osservandolo depositarsi come tutto il resto e sorrido.
ispirato a Le quattro verità dell’esistenza di Thích Nhất Hạnh
Vi ricordo questo sabato 8 novembre l'incontro di YOGA e MEDITAZIONE a Casalecchio di reno e online. Info Patrizia, whatsapp: 3481202025
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foto di Tomas Anunziata: Pexels
01/11/2025
MEDITAZIONE e VITA
- La maggior parte delle persone non conosce l'essenza della pratica della meditazione.
Pensano che la meditazione camminando, la meditazione seduti e ascoltare i discorsi di Dharma siano la pratica, ma queste sono solo gli aspetti formali della pratica.
Uno degli aspetti più profondi della pratica avviene al di fuori dei momenti formali, per esempio quando la mente incontra un oggetto dei sensi, il luogo in cui si esercita il contatto sensoriale.
Quando le persone dicono cose che non ci piacciono, c'è rancore, se dicono cose che ci piacciono, proviamo piacere. Questo è il posto giusto per fare pratica. Come facciamo ad allenarci con queste cose?
Questo è il punto cruciale.
Se andiamo in giro a inseguire la felicità e a fuggire dalla sofferenza tutto il tempo, possiamo esercitarci fino al giorno in cui moriamo e non realizzare mai il Dharma, è inutile.
Quando sorgono piacere e dolore, come useremo il Dharma per "liberarci" di loro? Questo è il punto della pratica.-
da "Vivere nel mondo" di Ajahn Chah
Prossimo incontro di Yoga e Meditazione: sabato 8 novembre a Casalecchio e online, info: 3481202025 whatsapp🪷
foto di Pham Khoai su Pexels
29/10/2025
LA SOFFERENZA
- Per quarantacinque anni, il Buddha ripeté ripetutamente: "Insegno solo la sofferenza e come trasformarla".
Quando riconosciamo e accettiamo la nostra sofferenza, il Buddha, ovvero il Buddha dentro di noi la osserverà, scoprirà cosa l'ha causata e prescriverà un corso d'azione che la trasformerà in pace, gioia e liberazione.
La sofferenza è il mezzo che il Buddha usò per liberarsi, ed è anche il mezzo con cui possiamo liberarci.
L'oceano della sofferenza è immenso, ma se ti giri, puoi vedere la terra.
Il seme della sofferenza dentro di te può essere vigoroso, ma non aspettare di esaurire tutta la sofferenza prima di poter essere felice.
Quando un albero in giardino si ammala, devi prendertene cura, ma non trascurare gli alberi sani.
Anche se il tuo cuore è pieno di dolore, puoi godere delle meraviglie della vita: il bellissimo tramonto, il sorriso di un bambino e l'abbondanza di fiori e alberi. La sofferenza non è tutto; per favore, non lasciarti imprigionare dalla tua stessa sofferenza.
Se hai mai provato una fame estrema, sai che avere del cibo è un miracolo.
Se hai sofferto un freddo intenso, conosci il valore del calore.
Se hai sofferto, sai apprezzare gli elementi paradisiaci che sono presenti.
Se ti concentri solo sulla tua sofferenza, ti perderai il paradiso.
Non ignorare la tua sofferenza, ma non dimenticare di godere delle meraviglie della vita, per il tuo bene e per quello di tutti gli esseri.-
Da "Il cuore degli insegnamenti del Buddha", Thich Nhat Hanh
Ci vediamo stasera h 18 per la meditazione e a seguire la pratica yoga. Info: 3481202025 whatsapp Patrizia ❤🪷🙏
foto di Can Ceylan: Pexels
24/10/2025
DISAGIO E MEDITAZIONE
Nel Buddhismo viene chiamato "dukkha" quello stato di disagio e di agitazione originaria che tutti noi patiamo, più o meno consapevolmente e in gradazioni diverse, in quanto esseri umani, sottoposti alle leggi del vivere e del morire.
Nella meditazione, "costretti" all'immobilità del corpo e al silenzio, questa condizione di agitazione si evidenzia e sembra crescere evidenziandosi a dismisura. Tutto in noi freme... Prendendo sapori emotivi e strade peculiari a ciascuno, ma ognuno di noi, nelle occasioni in cui si ferma con sé stesso, nella solitudine e nel silenzio, si trova a fare i conti con questo stato di disagio, confusione, vuoto. Chiaramente c'è chi sta più comodo in questa condizione e chi la avverte persino come terrorizzante e dolorosa... Fatto sta che, in un modo o nell'altro, generalmente il nostro sistema si attiva per aggirare questa condizione, attraverso il movimento del corpo o la distrazione della mente.
Meditando, sviluppiamo la forza che ci permette di avvicinarci interiormente a sentire questo disagio e a poterci dialogare, fino a riconoscere tutte le nostre strategie
di gestione e contenimento... Con l'emergere della forza della consapevolezza e della visione nel cammino, progrediamo fino ad acquisire la capacità di "stare" nella maniera più retta possibile in questa condizione iniziale, emancipandoci in gran parte da essa...
Per approfondire questi temi e la pratica meditativa, ci troviamo questa sera 19.30, domani 10.45 e mercoledì alle 18.00.
Info e prenotazioni WhatsApp Patrizia 3481202025 https://tempoyoga.it/meditazione/
Foto di Sergio Benavides: Pexels
21/10/2025
Ogni giorno siamo sospesi sul bordo dell'ignoto con la mano serrata sull'appiglio.
Non sappiamo se arriverà il riposo o la fatica, il sorriso o la ferita, il piacere o la pena.
Forse ci verrà chiesto di nascere ancora.
O forse sarà domani la data segreta del morire.
Ma noi rimaniamo lì, oscillando nel vento, con il cuore in ascolto.
Ogni esperienza, anche la più dolorosa, è un passo della misteriosa danza dell'esistere.
Ogni incontro, anche quello che ci lacera, è una nuova poesia scritta sul ciglio del vuoto.
Tutto ciò che attraversiamo serve a ricordarci che siamo sensibili, che siamo fragili, che siamo vivi.
Non siamo qui a riscuotere il diritto alla salvezza.
Non siamo qui per garantirci, a colpi di successi, di stare al sicuro.
Non siamo qui per controllare il vorticare delle cose, né per diventare i presuntuosi artefici degli eventi.
Non siamo qui per vincere, per conquistare.
Siamo qui per imparare a sentire.
Per imparare ad abbracciare con tenerezza anche il limite, anche la vergogna, anche il terrore, anche la follia.
Per imparare a cullare anche la sofferenza come struggente parte di noi.
Nulla è inutile, nulla è fuori posto.
Ogni lacrima, ogni abbraccio mancato, ogni gioia improvvisa, ogni perdita, ogni caduta, ogni rinascita, sono solo la voce del divino che ci chiama.
Ci sta convocando alla sua mensa.
Il sacro altare dell'umano.
Lì dove ci ritroviamo sperduti
nel mistero della luce e dell'ombra,
del rancore e della gratitudine,
del dolore e della gioia.
Ma non importa...
Siamo dove dobbiamo essere.
Tutto serve al canto della carne.
LL'amore amorevole
Grazie per condivisioni e commenti.
04/10/2025
- Tradizionalmente, il percorso buddista della meditazione era suddiviso in due sezioni.
Una era la sezione della calma, della tranquillità e della pace. Dopo, una volta che la mente era calmata ed era più concentrata, si passava alla meditazione di introspezione, all'osservazione della mente stessa.
Così, se la mente è molto calma, serena e concentrata, possiamo dare spazio affinché le cose comincino ad emergere. Questa è una delle ragioni per cui si suggerisce sempre che, se si pratica una meditazione prolungata, si abbia un maestro vicino. Questo perché possono emergere emozioni molto potenti e dolorose e le persone non sono in grado di affrontarle con successo o, perlomeno, lo trovano molto difficile.
Mentre l'individuo progredisce, inizia a vedere che non è il pensiero, non è l'emozione, non è i suoi ricordi. Sempre più spesso inizia a emergere quello che a volte viene chiamato il testimone, l'osservatore o il conoscitore.
Esiste questa qualità della coscienza, una coscienza che si trova nello sfondo dell'andare e venire dai pensieri. Questa coscienza osserva questo movimento dei pensieri, ma non è il pensiero, non è l'emozione.
In realtà, tutti abbiamo questa coscienza nuda. Non è nulla di trascendentale, è una qualità della mente che tutti possono imparare ad attivare. È una coscienza in contatto con questo centro interiore: quando emergono ricordi o emozioni dolorose, allora abbiamo la capacità di vedere che sono solo ricordi ed emozioni, che sono solo stati mentali...
Non sono "io" e non sono "mio".-
Jetsunma Tenzin Palmo
Sabato 11 settembre h 9.30-12.00 incontro di Yoga e Meditazione a Casalecchio di Reno. Info: 3481202025 WhatsApp Patrizia
01/10/2025
Nello Yoga ci sono le posture, Asana, che l'insegnante propone e guida ad affinare secondo la coerenza del corpo e l'invito all'ascolto delle sensazioni che generano. Le Asana sono dei "ponti" attraverso i quali la mente del praticante può sostare, cominciando a sviluppare la concentrazione e ad affinare la percezione.
Le posture ci orientano e ci aiutano a capire il nostro corpo, ci permettono di sentirlo, di localizzare le tensioni e in generale aiutano la mente a focalizzarsi, attraverso le sensazioni, sul momento presente.
Questo lavoro, oltre ai benefici che genera su un piano fisico, ha l'effetto di allentare le tensioni mentali e lo stress, riducendo il chiacchiericcio dei pensieri, sullo sfondo dell'esperienza, calmando la mente e riducendo la reattività.
Questo ad un primo livello accade sempre, ed è per questo che generalmente una persona che esce da una sessione di yoga (che sia un percorso serio e almeno in parte contemplativo), ne esce rigenerata e con un senso di benessere diffuso. Ma questo è solo il primo passaggio a cui lo Yoga conduce.
Il vero "salto" accade quando, dopo aver acquisito e padroneggiato l'ascolto del corpo, la capacità di percepire e di rilasciare tensioni, la concentrazione, la consapevolezza del respiro... siamo capaci di accorgerci del nostro rapporto con l'esperienza di Asana; la qualità dell'ascolto, il riconoscimento dell'intenzione, la qualità del nostro dialogo interno se si attiva commentando l'esperienza.
Insomma, l'essenza dello Yoga inizia quando iniziamo a cogliere il nostro "modo" di praticare, il che richiede di coltivare piuttosto che il "fare", il controllare, il dirigere... un certo "lasciar fare", lasciar emergere, lasciar affiorare ciò che già sta accadendo, lasciando che le nostre pretese, tensioni, brame, possano arrendersi alla verità di ciò che sta accadendo...
(Continua...)
Foto di Rainer Eck: Pexels
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Sono sempre stata una bambina esuberante, molto dolce ma anche irascibile. Un’infanzia sicuramente non idillica per via delle tensioni molto accese tra i miei genitori, acuite dal contesto popolare del sud Italia in cui sono cresciuta. Fortunatamente la mia famiglia non si è mai opposta a farmi studiare e permettermi di incanalare tutta quell’energia esplosiva che mi caratterizzava, nell’espressività e, anche se la mia passione per il canto e la scrittura non è stata accolta dalla mia famiglia, a sei anni mi sono iscritta ad un corso di danza. Il mio carattere esuberante e la mia indole creativa spingono mia madre ad incoraggiare il mio interesse che durerà 10 anni con lo studio della danza moderna e 4 con la danza classica. Nonostante le mie doti fisiche nelle discipline del movimento, in adolescenza decido di accantonare lo studio della danza per dedicarmi agli studi, così mi iscrivo al liceo linguistico dove, con la letteratura e la filosofia, riprendo a coltivare l’interesse per la poesia a cui mi dedicavo fin da bambina.
Le grandi domande filosofiche che da sempre mi accompagnavano, mi portano ad appassionarmi alla lettura dei poeti tra Ottocento e Novecento (Baudelaire, Rimbaud, D’Annunzio, Leopardi, Montale, Calvino, etc) e alla composizione poetica che ancora oggi mi accompagna e mi alimenta nei momenti più salienti della mia vita. Durante il liceo inizio ad appassionarmi alle letture di Pascal, Schopenauer, Kant, Kierkegaard, Cartesio e ai presocratici, cercando risposta alle mie domande esistenziali e sulla natura della mia esperienza come essere umano.
Nel 2005 mi iscrivo al corso di studi in Filosofia presso l’Università di Bologna laureandomi nel 2011 in Estetica con una tesi su “La danza: forma significativa del sentire” un approfondimento alle teorie di S. Langer.
Delusa dall’ambiente universitario che non sembrava accogliere e far fiorire i quesiti filosofici che restavano invece relegati all’ambito testuale, decido di non proseguire la magistrale (che concluderò solo successivamente) e di approfondire lo studio attraverso il corpo, cercando nell’arte quelle risposte che non trovavo nella sola speculazione filosofico-accademica. Seguo stage di danza contemporanea, arti marziali, contact improvisation. Mi appassiono ai linguaggi del teatro fisico e di strada e prendo parte a progetti teatrali (Living Theatre Europa) e a residenze creative di teatro danza (Biennale di Venezia 2012 e 2013 con Peeping tom e Arkradi Zaides).
Decisivo nel 2009 l’incontro con Paolo Nicolini (Il volo) ricercatore nel teatro danza e nelle discipline orientali, con cui nasce un’intensa e proficua collaborazione durata diversi anni, sia sull’improvvisazione che nello studio delle pratiche di hatha yoga, tai chi chuan, tecniche di eutonia, rilassamento e meditazione. Da questo momento capisco che, per cercare le risposte alle mie domande, devo procedere verso l’integrazione tra conoscenza filosofica e pratica corporea (cosa che le filosofie-pratiche orientali da sempre cercano di fare), confermando ciò che da tempo intuivo riguardo alle lacune sia della sola indagine speculativa occidentale che dell’arte per l’arte: la prima non poteva restare ancorata al solo intellettualismo per essere soddisfacente, la seconda non poteva fare appello al solo sensimo del corpo o alla catarsi per compiersi. La ricerca doveva integrare i due aspetti: la riflessione filosofica e la consapevolezza corporea degli stati e dei processi mentali; doveva essere rigorosa e allo stesso tempo restare aperta, fluida. Doveva attingere dall’esperienza in atto e consapevole di ciò andare alla ricerca del significato profondo di tutto questo.
Inizio così ad avvicinarmi alla pratica dello yoga e la meditazione e ad intuire l’esistenza di una sensibilità più interna, una capacità di osservazione e di ascolto che nella lentezza poteva essere più precisa, più chirurgica e che metteva in luce aspetti che, nel movimento e nella velocità della danza, restavano celati.
Dopo aver frequentato per diversi anni lo yoga della scuola Iyengar con Bruno Baleotti e Paola Palmi (Parinama), nel 2013 inizio la scuola per insegnanti di yoga Sadhana, con Carlos Fiel e Gualtiero Vannucci (Unione Europea di Yoga). Nello stesso anno incontro il Tai ki Kung con il maestro Ming Wong e inizio a praticare con Alessandro Conte (Centro Naturista).
Nel 2014 l’incontro con la meditazione Vipassana a seguito di un ritiro con il monaco Bhante Sujiva, segna il punto di svolta che direziona la mia pratica di yoga verso la meditazione.
Nello stesso anno, spinta da questo interesse mi iscrivo alla formazione triennale per insegnanti di yoga condotta da Beatrice Benfenati (A.s.i.a.) che propone uno yoga improntato alla meditazione. Dal 2015 divento allieva del Maestro Franco Bertossa in meditazione e aikido, trovando di fondamentale importanza l’esigenza di creare un ponte proficuo tra filosofia orientale e occidentale, capace di veicolare i contenuti profondissimi della tradizione orientale, nel nostro contesto culturale. Nel 2017 conseguo il diploma di insegnante di yoga in gravidanza e dopo parto con Beatrice Benfenati. Nello stesso anno incontro Bruno Lomele, ricercatore nell’ambito della relazione amorevole, uno studio sistemico integrato sulla comunicazione interpersonale. Inizio a seguire il suo lavoro e a collaborare attraverso un confronto tra la sua pratica e la meditazione/filosofia buddhista, sul tema della compassione.
Il mio lavoro, nel campo dell’insegnamento, prende le mosse da tutto questo. È innanzitutto un percorso di crescita e di ricerca che conduco attraverso il rapporto con i miei maestri e i miei allievi. Per questo ringrazio tutti coloro che incontro sul percorso, perché mi aiutano sempre meglio a capire e a chiarire il mio cuore, senza il quale non sarei capace di realizzare e portare avanti la via.