04/12/2025
ILLUSIONE E INFONDATEZZA
L'essere umano, rispetto agli altri viventi, ha come peculiarità l'autocoscienza, ovvero la consapevolezza del proprio Io, l'attività riflessiva del pensiero con cui è consapevole di sé, del proprio esistere e degli scenari della sua esistenza.
L'immaginazione è collegata all'autocoscienza con la quale egli è capace di slanciarsi attraverso il pensiero, abitando scenari più o meno realistici e possibili.
Nell'autocoscienza risiede anche la consapevolezza della morte, la coscienza della limitatezza della nostra condizione, della fragilità e transitorietà del vivere.
L'umano quindi da una parte è immerso nei progetti e nelle relazioni, tutto preso a costruire la sua vita e a perseguire obiettivi, dall'altro intimamente sa che questi sono passaggi transitori, che tutto ha un tempo e un termine.
Nella consapevolezza della morte e della transitorietà della vita, si gioca gran parte del nostro rapporto con l'esistenza.
Ciò che suscita in noi questa consapevolezza, le emozioni e le convinzioni che abbiamo a riguardo e il modo in cui stiamo in questa relazione, direziona l’esito delle nostre scelte e delle nostre posizioni nel mondo.
Pur sapendo che la nostra vita è solo un passaggio, accade però di ritrovarci a vivere come se ogni cosa fosse eterna, negando l’impermanenza delle cose, vivendo i cambiamenti come minacciosi, resistendo con tutte le nostre forze a ciò che inevitabilmente si trasforma, sia in noi stessi che negli altri, e nei contesti che abitiamo.
Nonostante sappiamo che non abbiamo alcuna speranza di intervenire su tutto questo, ci aggrappiamo a ciò che conosciamo e in cui abbiamo investito, anche quando non risponde più ai nostri bisogni, anche quando tutto ci dice che è ora di lasciar andare, illudendoci di avere qualche tipo di controllo, anche se tutto nel profondo di noi sa che non è così...
Perché facciamo tutto questo, sapendo che è illusorio?
Perché il più delle volte scegliamo di fondare le nostre viste e le nostre scelte, sulla rimozione della morte, del limite, dell’impermanenza, aggrappandoci a ciò che prima o poi sappiamo che ci verrà tolto e soffrendo incredibilmente per questo…?
Perché il più delle volte, non siamo capaci di abitare il “qui”, il momento presente.
Nel “qui” l’immaginazione non trova il solito spazio di azione, nel “qui” c’è solo il mio rapporto immediato con l’esistenza.
Eppure il “qui” ci terrorizza, ci getta in un campo di sconosciutezza in cui la mente transitiva, quella che si slancia nel tempo, nelle proiezioni future, nelle narrazioni, nei sogni e nelle immaginazioni, viene riconosciuta come un elemento dell’esistenza.
Nel “qui” affidandoci esclusivamente al respiro, al corpo e alla consapevolezza dei fenomeni, entriamo in contatto con una dimensione altra, in cui la mente e i suoi stessi processi, vengono visti essere e dunque riconosciuti come elementi dell’esistenza (imperituri e infondati).
In questo abisso in cui il pensiero, il ragionamento, l’immaginazione, il sogno, appaiono come fenomeni esistenti, sullo stesso piano di un rumore proveniente dalla strada o di una sensazione corporea, intuiamo l'infondatezza e l'assenza di potere e di controllo dell'umano, sul reale.
Così intimamente ci chiediamo: su cosa appoggiarci e su cosa fondare il nostro senso, se anche le nostre opinioni, emozioni, sensazioni sono elementi transitori, impermanenti, mutevoli? se lo sono i nostri progetti e i nostri traguardi, se lo è la nostra stessa vita...?
E qui che è occorre fare un passaggio interiore… la mente si zittisce e affiora una sapienza, una comprensione liberante... oppure la mente continua il suo proliferare e cadiamo nel terrore e nel panico...
In questo rapporto con l'impotenza e l'infondatezza... si giocano le nostre vite...
Ci vediamo questo sabato 6 dicembre con l'appuntamento di MEDITAZIONE e in dicembre praticheremo anche sabato 13 e sabato 20. INFO: 3481202025 Patrizia
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Foto di Muneeb Babar: Pexels