Studio di consulenza e sostegno psicologico

Studio di consulenza e sostegno psicologico Dott.ssa Carmela Gentile
-Psicologa - Psicoterapeuta post-razionalista
Consulente formazione aziendale
Riceve su appuntamento a Roma e Foggia

Qui potrete consultare il mio profilo:
it.linkedin.com/in/carmelagentile86
Lo Psicologo è lo specialista che si occupa della psiche umana, sia sul piano conoscitivo che clinico-operativo: dalla promozione del benessere alla prevenzione del disagio psichico, fino alla diagnosi e al sostegno psicologico. Ha il compito di guidare l’individuo in un percorso di conoscenza di sé che permette di superare preoccupazioni o disagi che ostacolano la serenità, ma soprattutto consente di rivelare i meccanismi psicologici, sia emozionali che intellettivi, alla base dei comportamenti. Un percorso attraverso il quale comprendere cosa ci muove, cosa ci paralizza, come ci relazioniamo con gli altri, perché alcune situazioni ci provocano disagio, ansia o sofferenza; finalizzato ad elaborare “strategie” più funzionali ed adattative per vivere meglio, tra una continua scoperta o ri-scoperta di capacità affettive, relazionali, lavorative, personali.

É un percorso che ha come finalità la salute psicologica ed il benessere psico-fisico. Un percorso e una relazione che curano. Ci si rivolge allo Psicologo quando un disagio è tale da non poter essere affrontato con i propri mezzi, o con l’aiuto degli altri. Chi si rivolge allo Psicologo

La sofferenza non è di per sé patologica, anzi, è una reazione “sana” - significa che manteniamo il contatto con la realtà di fronte a prove anche dure a cui la vita ci sottopone (pensiamo a un lutto, un incidente, la rottura di una relazione importante, il fallimento di un progetto ambito…) – ma è necessario esser consapevoli che un dolore o una difficoltà che persistono troppo a lungo molto probabilmente non passeranno da soli, ma piuttosto si cronicizzeranno, cresceranno e si autonutriranno generando un appuntamento quotidiano con il malessere che finisce per ripercuotersi e condizionare pesantemente la vita di tutti i giorni. In situazioni di questo tipo, andare dallo psicologo significa essere responsabili e impegnarsi concretamente a migliorare la qualità della propria vita. Ecco degli esempi:


1-Quando manca la serenità, quando ci si accorge di avere reazioni inadeguate che portano sofferenza a sé stessi e/o agli altri;

2-Quando si ha la sensazione, o il timore, di non comprendere più il proprio vissuto, di perdere la bussola e il timone di se stessi e della propria vita;

3-Quando si avvertono dei blocchi che ostacolano la propria capacità di scegliere, decidere, agire;

4- Quando ci si trova in situazioni come: stallo – disagio – ansia - stress ingestibile - pensieri e impulsi fissi, intrusivi, inappropriati o irragionevoli - difficoltà comunicative, relazionali, sessuali - auto-svalutazione – autolesionismo - non accettazione di sé – depressione – disperazione - fasi critiche della vita - crisi d’identità - problemi esistenziali - euforia artificiale – dipendenze - perdita dell’autocontrollo - difficoltà nell’approccio con la realtà etc...

5- Quando si ha voglia di potenziare le proprie risorse, sfruttare al meglio le proprie abilità, alimentare un buon equilibrio e una buona autostima

6- Quando si avverte il desiderio di prendersi del tempo, riflettere sulla propria vita...... il bisogno di parlare di sè.

08/11/2025

IL NOSTRO LASCITO

La grande fatica dei genitori di oggi è che hanno un vissuto da bambini che stanno tentando in molti modi di cambiare.
Siamo i primi che hanno deciso, consapevolmente, che l'educazione di un tempo ci ha lasciato ferite.

Siamo cresciuti con genitori che decidevano tutto.
Le regole non si mettevano in discussione e le punizioni arrivavano veloci.
Era un modo chiaro di crescere, ma poco spazio lasciava al dialogo, alle emozioni, alle domande.
C'erano silenzi giudicanti non in ascolto.

Stiamo provando a trasformare un modo di essere genitori che ci portiamo dentro da generazioni.

Siamo cresciuti con genitori che “non si discutevano”.
Le regole erano legge, e le emozioni spesso restavano in silenzio.
“Si fa così e basta” era la frase che chiudeva ogni dialogo.

Oggi, invece, proviamo ad aprirlo quel dialogo.
Cerchiamo di ascoltare, di spiegare, di dare un senso ai comportamenti dei nostri figli.
Oggi proviamo a fare diversamente.
Cerchiamo di ascoltare, di spiegare, di capire cosa c’è dietro a un comportamento.
Vogliamo che i nostri figli si sentano VISTI, non solo corretti.
Forse anche noi vorremmo essere stati visti diversamente.

Ma non è sempre facile.
Dentro di noi vive ancora la voce del passato — quella parte che reagisce prima ancora di pensare.
A volte ci sorprende, ci fa alzare la voce, ci riporta indietro.
Quella voce dentro di noi che abbiamo ascoltato da bambini — quella che dice “si fa così e basta”.
Altre volte ci immergiamo dalla parte opposta, nel lasciar fare senza confini, perché si sta provando.

Ricordo sempre ai genitori che vengono da me le parole di Winnicott: “Una madre sufficientemente buona non è perfetta, ma sa riparare.”
Non siamo perfetti, ma FALLIBILI e dobbiamo essere COMPASSIONEVOLI, in primis con noi stessi.

È questo che stiamo facendo, ogni giorno: riparare.
Riparare il modo in cui siamo stati ascoltati, amati, educati.
E costruire qualcosa di nuovo, più autentico, più vicino ai nostri figli.

Non siamo genitori perfetti. Siamo genitori in cammino:
Ogni volta che scegliamo il dialogo invece del rimprovero,
la connessione invece del controllo,
stiamo facendo un passo avanti.
Ed è faticoso cambiare la storia, ma come ci ricorda Alice Miller, “Ciò che non abbiamo ricevuto da piccoli, cerchiamo di donarlo ai nostri figli.”
E in questo dono si gioca tutta la nostra trasformazione.

È il nostro lascito.

01/11/2025

LA LUCE DELLE STELLE MORTE — MASSIMO RECALCATI E IL LAVORO INFINITO DEL LUTTO

E se il lutto, diversamente da ciò che pensava Freud, non potesse mai dirsi compiuto del tutto?
Se ogni lutto, anche quello più elaborato, più “accettato”, conservasse sempre un resto, una scheggia, un punto dolente che continua a pulsare dentro di noi?

Ho sempre pensato che esista qualcosa di irriducibile nel dolore della perdita, una ferita che non guarisce mai del tutto.
Possiamo provare a rimarginarla, a darle un senso, ma resta sempre lì: come una cicatrice che, al cambiare del tempo o delle stagioni, torna a farsi sentire.

Freud chiamava lavoro del lutto quel processo psichico che ci consente di sciogliere l’investimento affettivo verso ciò che abbiamo perduto per poterci aprire di nuovo alla vita.
Ma se questo lavoro non potesse mai arrivare alla fine?
Se fosse, piuttosto, un cammino senza approdo, un gesto interminabile, come respirare o amare?

Forse dovremmo accettare che il lutto non è qualcosa che si supera, ma qualcosa che si trasforma.
Che dentro di noi non muore mai davvero ciò che abbiamo amato: cambia forma, si riconfigura, diventa un’altra presenza.
È un’operazione di metamorfosi, un’opera interiore di trasformazione del dolore in significato, della perdita in creazione.

Il lutto, se resta senza lavoro, ci incatena al passato, ci condanna alla paralisi della malinconia.
Ma se trova una via, se riesce a generare senso, allora può aprirci di nuovo alla vita.

È qui che nasce una nuova forma di nostalgia — non quella sterile del rimpianto, ma quella grata, viva, che illumina come la luce delle stelle morte:
una luce che ci raggiunge da un corpo che non esiste più, ma che continua a splendere.

La nostalgia delle stelle morte è questo: la memoria che non spegne, ma accende;
il dolore che non distrugge, ma trasforma;
il passato che non ci trattiene, ma ci invita ad andare avanti.

Il lutto, allora, non è mai solo perdita.
È anche promessa.
È un ritorno di luce — quella che proviene da ciò che abbiamo amato, e che, anche se non c’è più, continua a mostrarci la via.



In queste righe straordinarie, Massimo Recalcati compie un atto di filosofia poetica e di psicologia umana: ridefinisce il lutto non come un compito da portare a termine, ma come un movimento eterno dell’anima.

L’idea freudiana del “lavoro del lutto” — un processo di separazione e di superamento — qui si rovescia in una prospettiva più profonda, quasi spirituale: il lutto non finisce, continua a vivere dentro di noi.
Non come peso, ma come energia trasformativa.

La perdita, dice Recalcati, non si cancella mai davvero.
Ma può essere trasfigurata.
Può generare valore, riconfigurare la nostra visione del mondo, persino accendere nuova vita.

La sua metafora della luce delle stelle morte è un’immagine potentissima: ciò che non c’è più continua a brillare, a parlarci, a orientare il nostro cammino.
Non è più un ritorno nostalgico verso ciò che è stato, ma un modo per vivere più intensamente ciò che ancora ci resta.

In tempi in cui la società sembra chiedere di “riprendersi in fretta”, di “voltare pagina”, Recalcati ci invita invece a rimanere — ad abitare il dolore, ad ascoltarlo, a farlo diventare parola, opera, gesto, creazione.

Perché il vero lavoro del lutto non è dimenticare,
ma riconoscere la luce che ancora brilla —
anche quando la stella è già spenta.

28/10/2025
Le Parole di Maria Montessori sulla Pace"La pace non è un dono. La pace è una conquista. Non è l'assenza di guerra, ma l...
22/09/2025

Le Parole di Maria Montessori sulla Pace

"La pace non è un dono. La pace è una conquista. Non è l'assenza di guerra, ma la presenza della giustizia, dell'amore e dell'armonia tra gli esseri umani. Non la si può ottenere semplicemente attraverso trattati politici o accordi diplomatici; questi sono solo palliativi temporanei. La vera pace deve essere costruita e radicata nell'anima dell'uomo, fin dalla sua infanzia.

L'educazione è la nostra arma più potente per la pace. Non possiamo aspettarci di avere un mondo di pace se non educhiamo i nostri bambini alla pace. È un compito che non spetta solo ai governi, ma a ogni adulto, a ogni insegnante, a ogni genitore. Dobbiamo aiutare i bambini a sviluppare un senso di responsabilità universale, una coscienza che riconosca l'interconnessione di tutti gli esseri viventi e la necessità di rispettare ogni forma di vita.

Il bambino, se lasciato libero di svilupparsi in un ambiente preparato, rivela la sua vera natura, che è quella di un essere disciplinato, concentrato e amante dell'ordine. Questo ordine interiore è la base per la pace esteriore. Quando un bambino è in armonia con se stesso e con il suo ambiente, quando lavora con gioia e scopre la propria dignità attraverso il lavoro indipendente, egli sta già costruendo la pace dentro di sé. Questo bambino, crescendo, diventerà un adulto capace di portare la pace nel mondo.

Il nostro compito è quello di offrire al bambino gli strumenti per la sua auto-costruzione, per liberare il suo potenziale e permettergli di diventare un cittadino del mondo, consapevole della propria individualità e del proprio ruolo nell'intera umanità.

La cultura della pace inizia nell'aula, dove i bambini imparano a collaborare, a risolvere i conflitti pacificamente e a rispettare le differenze. Lì, nel cuore di ogni bambino che cresce, germoglia il seme di un futuro di pace per tutti."

Educazione e Pace

«Ti trovi esattamente nel punto in cui tutto è ancora possibile, ti servono solo fiducia, autonomia e iniziativa».Questa...
20/09/2025

«Ti trovi esattamente nel punto in cui tutto è ancora possibile, ti servono solo fiducia, autonomia e iniziativa».

Questa affermazione ha il potere di di aprire gli occhi a molti o... di spaventarci e farci scattare sulla difensiva. Nel libro «il Mondo con i Tuoi Occhi» vediamo come i periodi della nostra vita che più abbiamo idealizzato (infanzia e adolescenza) sono anche quelli in cui ci mentivamo di più, all'epoca vivevamo in un mondo ricco di illusioni. Pesavamo di poter fare della nostra vita qualsiasi cosa ma in realtà l'ambiente sociale e familiare faceva di noi ciò che voleva, noi, infatti, all'epoca eravamo impotenti. Tutto ciò che poteva accadere a quei tempi è accaduto... non è lì che davvero tutto era possibile.

Vediamo come in otto step si è forgiata la nostra vita adulta ma soprattutto come, proprio qui, proprio dove ci troviamo adesso, in uno stadio adulto, è possibile concederci quella vita che, per timore, ci siamo concessi solo di sognare. ❤️

😜
27/08/2025

😜

🔁 Il comportamento non è un mistero da interpretare.È una relazione funzionale tra organismo e ambiente.E per ambiente n...
18/08/2025

🔁 Il comportamento non è un mistero da interpretare.

È una relazione funzionale tra organismo e ambiente.

E per ambiente non intendiamo solo lo spazio fisico, ma anche le figure di riferimento:

genitori,

educatori,

terapisti.

La loro formazione è parte integrante del sistema.

La loro competenza è una variabile ambientale.

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👦 Un bambino autistico non verbale che inizia a utilizzare il gesto per chiedere aiuto.

Non perché “ha sbloccato qualcosa dentro di sé”, ma perché l’ambiente ha smesso di anticipare ogni suo bisogno e ha iniziato a rinforzare ogni tentativo di comunicazione funzionale.

👧 Una bambina senza diagnosi che sviluppa ansia scolastica cronica.

Non per “carattere fragile”, ma perché l’ambiente scolastico punisce l’errore invece di rinforzare il tentativo.

Quando il contesto cambia, la sua curva di crescita si riallinea.

🧑‍🦱 Un adolescente con ADHD che migliora la sua capacità di autoregolazione.

Non perché “è cresciuto”, ma perché l’ambiente ha smesso di etichettarlo come “disattento” e ha iniziato a strutturare routine prevedibili e rinforzi chiari.

👨 Un adulto senza diagnosi che scopre di essere “bravo a parlare in pubblico”.

Non perché “lo è sempre stato”, ma perché un ambiente professionale ha rinforzato quel comportamento, mentre per anni era stato inibito da contesti che lo punivano con giudizi e silenzi.

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🧠 Quando il contesto cambia, il comportamento cambia.

Quando le risposte diventano intenzionali, la curva di crescita si orienta.

Quando l’intervento è guidato da analisi funzionale – e non da aspettative – si genera evoluzione.

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⚠️ Il punto cruciale:

Ogni figura di riferimento che ruota intorno al bambino è parte attiva del suo ambiente.

Ogni risposta, ogni scelta, ogni omissione è uno stimolo.

Ogni comportamento adulto ha una funzione.

E ogni funzione può essere analizzata, modificata, potenziata.

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✅ La responsabilità non è un peso.

È una possibilità.

👉 La possibilità di generare cambiamento reale.

Non solo nel bambino.

Ma nel sistema che lo sostiene.

16/08/2025

❤️Sì,di' al tuo medico che ti fa male il petto...ma digli anche che questo dolore deriva dalla tristezza, dall'angoscia che ti stringe l'anima.

Dille che hai bruciore di stomaco...ma chiediti anche perché,se con la tua mente agitata si moltiplica la produzione di acido nello stomaco.

Informa che hai il diabete,sì...ma non dimenticare di dire che la dolcezza sembra essere svanita dalla tua vita e che il sapore delle frustrazioni ti pesa troppo.

Menziona che soffri di emicrania...ma riconosci anche che soffri il perfezionismo,l'autocritica costante,l'estrema sensibilità all'opinione altrui e l'ansia che non riposa mai.

Molti desiderano guarire,ma pochi sono disposti a neutralizzare l'acido della calunnia,il veleno dell'invidia,i microbi del pessimismo e il cancro dell'egoismo.Non vogliono trasformare il loro modo di vivere.

Cercano la cura per un tumore...ma resistono a rilasciare un vecchio dolore.

Vogliono liberare le loro arterie coronarie...ma sono ancora con il petto chiuso per rancore e aggressività.

Desiderano guarire i loro occhi...ma non si tolgono la benda del giudizio e la maledicenza.

Chiedono sollievo per la depressione...ma non lasciano andare l'orgoglio ferito o il dolore per le perdite che non hanno saputo integrare.

Supplicano aiuto per i loro problemi alla tiroide... ma ignorano i loro stessi rancori e frustrazioni e non si permettono di esprimere chiaramente ciò di cui hanno davvero bisogno.

Pregano di guarire un nodulo nel petto...ma continuano a rifiutarsi di liberare la tenerezza e di lasciare fluire l'affettività.

Chiedono un intervento divino...ma non ascoltano le grida di aiuto che arrivano dalle persone più vicine.

La vita ci parla in mille modi.

E sì,la malattia è una di queste.

A volte la più chiara.

Perché il messaggio che ci porta è urgente e profondo:abbiamo bisogno di più Amore e più armonia nella nostra esistenza❤️

😭
15/08/2025

😭

15/08/2025

Due precisazioni nell’augurarvi un Buon Ferragosto!

🎯Tutti gli adulti con problematiche affettive e psicologiche hanno alle spalle un’infanzia difficile ed è dimostrato come ad una maggiore violazione della propria infanzia corrisponda un maggiore disagio nell’età adulta.
La realtà è proprio questa e ne va riconosciuta una linearità disarmante.

🎯Fortunatamente, però, non tutti i bambini non amati diverranno poi inevitabilmente adulti gravemente disturbati.

Entrano infatti in gioco anche importanti variabili come il “temperamento” individuale e la “resilienza” (a parità di esperienza negativa, si può reagire in modo differente), la capacità di “non identificarsi” con un modello genitoriale disfunzionale (il bisogno inconscio di scegliere di "opporsi" al modello Primario) e la presenza o meno di quello che Alice Miller definisce “Testimone soccorrevole”: uno o più adulti di riferimento che, più o meno consapevolmente, hanno aiutato il bambino, facendo da “filtro” alle scorie accumulate in casa e proponendo un modello di relazione affettiva più sano.

🥰
04/08/2025

🥰

Holding è la funzione materna primaria necessaria allo sviluppo psichico del bambino.

La parola holding (che deriva dal verbo to hold=tenere) è stata tradotta in italiano con il termine “sostenere” e si riferisce ad una funzione materna primaria necessaria allo sviluppo psichico del bambino. Il suo significato va da un senso strettamente fisico, come tenere in braccio l’infante, all’insieme delle cure ambientali volte a rispondere ai bisogni del bambino (per Winnicott i due significati si sovrappongono ).

Il concetto

-Il concetto è inserito all’interno della teoria dello sviluppo emotivo di Donald W. Winnicott.

-Egli parte dall’idea che c’è una fase in cui il bambino, o meglio l’infante (la parola infante si riferisce al periodo che precede la comparsa del linguaggio), dipende completamente dalle cure materne. La coppia madre-figlio costituisce un sistema unico, tanto che le cure materne e l’infante non possono essere considerati disgiunti.

-Questa condizione si crea nelle prime fasi del rapporto madre-bambino, quando non esiste un Sé separato dalle cure materne e l’infante si trova in una condizione di dipendenza assoluta .

-Le cure materne si basano sulla sensibilità e sulla capacità empatica della madre che, grazie a uno stato mentale definito da Winnicott “preoccupazione materna primaria”, è in grado di identificarsi con l’infante e di rispondere ai suoi bisogni.

-Winnicott parte dall’idea che le cure genitoriali soddisfacenti permettono al potenziale ereditario del bambino di accrescersi e svilupparsi e le suddivide in tre stadi che si sovrappongono:

a) il sostenere

b) la madre e l’infante che vivono insieme

c) padre, madre e infante che vivono tutti e tre insieme

-Al primo stadio, quello del sostenere, sono collegati eventi complessi dello sviluppo psicologico.

-Si tratta di esperienze che danno al bambino la possibilità di cominciare a esistere e di strutturare un Io personale. Le cure ambientali hanno sia la funzione di rispondere ai bisogni fisiologici del bambino (nei primi mesi di vita fisiologia e psicologia non sono ancora differenziate), sia quella di proteggere il bambino dalle pressioni del mondo esterno.

-Quando le cose vanno abbastanza bene si costruisce nell’infante la “continuità dell’essere” che è il fondamento dell’Io che passerà da un iniziale stato non integrato ad un sentimento di unità nello spazio e nel tempo (integrazione).

-Un ambiente emotivamente solido e sicuro protegge il bambino dalle interferenze interne ed esterne (impingments) che, secondo Winnicott, possono, se eccessive o troppo precoci, disturbare il processo di sviluppo.

-Questo “isolamento protettivo” è importante in quanto permetterà all’Io dell’infante di crescere e rafforzarsi e di affrontare gli “urti” della realtà con gradualità.

-Se la funzione di protezione non è svolta adeguatamente si determinerà una frammentazione del senso di esistenza personale che può generare una minaccia di annichilimento (angoscia di disintegrazione).

-Per questo la madre deve saper cogliere l’evolversi dei bisogni fisici e psichici del bambino e sapersi adattare a tutte le piccole modificazioni che avvengono nell’infante a causa del suo sviluppo psico-fisico.

-L’adattamento quasi totale della madre offre la possibilità al bambino di vivere un’esperienza di onnipotenza durante la quale crede di avere un potere magico sulla realtà.

-In questa fase di sviluppo il bambino è esposto ad angosce impensabili come: andare a pezzi, cadere per sempre, essere senza alcuna relazione con il corpo, essere senza orientamento ed isolato.

-Pertanto, se il bambino sperimenta un deficit nell’accudimento materno, può andare incontro a:

– distorsioni dell’organizzazione dell’Io.

– lo sviluppo di un autocontenimento difensivo (self-holding), cioè la costruzione di un falso Sé compiacente verso le richieste dell’ambiente. In alcuni casi il falso Sé può funzionare da involucro per nascondere e tenere segregato il vero Sé, la parte più autentica e vitale, consentendogli di continuare a vivere; in altri casi prevale una modalità imitativa che può costituire una minaccia per il vero Sé.

-La capacità della madre di tenere in braccio il bambino (holding), la sua capacità di manipolarlo e maneggiarlo (handling, la fase successiva) consentono l’elaborazione immaginativa delle esperienze sensoriali e motorie che andranno a costituire il tessuto del vero Sé e il raggiungimento della coesione psiche-soma .

-La pelle diventerà una membrana che delimita il confine tra “me” e “non-me”, tra esterno e interno. Il bambino sarà in grado di percepire se stesso e la madre come persone separate e avrà luogo quel processo che Winnicott chiama “personalizzazione”.

-La qualità dell’ambiente e delle prime cure materne determinano dunque lo sviluppo e la qualità di un Sé autentico che, se ben sostenuto, sarà capace di essere creativo e di sentirsi reale.

-In seguito il bambino potrà passare da uno stato di dipendenza assoluta ad uno stato di dipendenza relativa e, infine, allo stato d’indipendenza.

-I tre stadi evolutivi elencati sopra corrispondono, per Winnicott, a tre importanti fenomeni psichici: l’integrazione (tenere in braccio), la personalizzazione (manipolare) e la relazione oggettuale, che corrisponde alla presentazione degli oggetti (object presenting) .

-Il concetto di “holding” è stato di primaria importanza per definire quanto sia determinante la funzione della madre-ambiente per lo sviluppo dei processi primari nell’infante.

Bibliografia

Jan Abram”Il linguaggio di Winnicott” Franco Angeli Ed,Milano,2013

Donald W. Winnicott “Sviluppo affettivo e ambiente”, Armando Ed, Roma, 1970

Donald W. Winnicott “Dalla pediatria alla psicoanalisi”, Martinelli Ed, Firenze, 1975

Donald W. Winnicott “Sulla natura umana”, Cortina Ed, Milano, 1989.

A cura di Maria Antoncecchi

La SPI.

La Società Psicoanalitica Italiana.

Nella foto Donald W. Winnicott.

04/08/2025

La reverie materna è un concetto che si colloca nel cuore del pensiero psicoanalitico, specificamente legato all’esperienza soggettiva della madre durante i primi anni di vita del bambino.

-Questo stato mentale, caratterizzato da una costante e profonda sintonizzazione emotiva, permette alla madre di rispondere non solo ai bisogni fisici del suo bambino, ma anche a quelli emotivi, spesso inespressi o inconsci.

-Si tratta di una forma di pensiero e percezione quasi intuitiva, che rende la madre capace di “leggere” i segnali del neonato con una precisione che sembra sfiorare l’istinto, permettendole di anticipare le sue necessità e di offrire un accudimento che risponde in modo ottimale allo sviluppo del bambino.

-All’interno della teoria psicoanalitica, diversi autori hanno contribuito a sviluppare e affinare il concetto di reverie materna, sottolineandone l’importanza cruciale per lo sviluppo psicologico del neonato.

-Wilfred Bion, psicoanalista britannico, ha elaborato il concetto di funzione alfa, collegandolo strettamente alla capacità della madre di trasformare le esperienze emotive grezze del bambino in pensieri e sentimenti comprensibili e gestibili.

-Questo processo di trasformazione è reso possibile proprio dalla reverie, che funge da filtro emotivo attraverso il quale le ansie e le paure del neonato vengono accolte, elaborate e restituite in una forma mitigata e rassicurante.

-L’importanza della reverie materna non si limita però solo alla capacità di accudimento fisico ed emotivo.

-Essa è fondamentale anche per la costruzione del mondo interno del bambino, che comincia a formarsi proprio attraverso queste prime interazioni con la madre.

-Il neonato, grazie alla reverie della madre, sviluppa gradualmente una sensazione di sicurezza e fiducia nel mondo circostante, che costituirà la base per la sua futura capacità di affrontare e gestire le sfide della vita.

-In altre parole, la reverie non solo protegge il bambino da potenziali pericoli esterni, come l’ipotesi di un soffocamento durante il sonno, ma costruisce anche un “cuscinetto” emotivo interno, che lo prepara a gestire le inevitabili frustrazioni e difficoltà che incontrerà.

-La reverie materna è dunque molto più di un semplice stato di preoccupazione o di ansia iperattiva. Essa rappresenta un ponte invisibile tra la madre e il bambino, un canale attraverso il quale si trasmettono non solo cure e protezione, ma anche messaggi profondi e formativi che plasmano la personalità del neonato.

Una Madre che Veglia: La Reverie Materna nei Contributi Psicoanalitici
Massimo Franco 17 Agosto 2024 Psicologia: Teorie, Dinamiche e Approfondimenti.

Wilfred Bion nella foto.

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Casalnuovo Monterotaro
71033

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