Dr Stefano Dinatale - Medico di Famiglia. Caselle Torinese

Dr Stefano Dinatale - Medico di Famiglia. Caselle Torinese SA Certification per MMG Esperto nella presa in carico e gestione del paziente complesso con Diabete
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04/12/2025

La medicina ha una passione inconfessabile: le sigle. Ne produce più di quanti caffè serva un barista alle otto del mattino. In teoria dovrebbero semplificare; in pratica spesso confondono. Il ris…

📰 “Rage bait”: quando la rabbia diventa un prodotto (e perché è importante accorgersene)Oggi l’Oxford Dictionary ha scel...
04/12/2025

📰 “Rage bait”: quando la rabbia diventa un prodotto (e perché è importante accorgersene)

Oggi l’Oxford Dictionary ha scelto “rage bait” come parola dell’anno: significa “esca della rabbia”, ovvero quei contenuti online creati apposta per farci arrabbiare. Titoli provocatori, frasi offensive, opinioni estreme: tutto pensato per attivare una reazione emotiva intensa che aumenti click, commenti e visibilità.

🔍 Perché questa scelta è interessante dal punto di vista psicologico?
Perché ci ricorda una verità spesso sottovalutata: la rabbia è contagiosa. E quando viene “pilotata”, può farci perdere lucidità, portarci a reagire d’istinto e alimentare stress e conflitti inutili.

❤️ Cosa possiamo imparare da tutto questo?

1️⃣ La rabbia è un’emozione naturale
Non è un nemico. Diventa un problema quando viene manipolata o quando non sappiamo riconoscerla in tempo.

2️⃣ Essere esposti a contenuti provocatori ci stanca
Il nostro cervello non distingue tra una minaccia reale e una provocazione online: la risposta fisiologica – attivazione, tensione, irritabilità – è simile.

3️⃣ Possiamo scegliere di non “mordere l’esca”
Un titolo che ci fa arrabbiare non merita automaticamente la nostra attenzione.
Chiediamoci: “Questo contenuto vuole informarmi… o provocarmi?”

4️⃣ Proteggere la nostra salute emotiva è un atto di responsabilità
Filtrare, selezionare, limitare. Non per ignorare la realtà, ma per non farci trascinare in un rumore che non ci nutre e non ci fa bene.

🧘‍♀️ Un piccolo esercizio pratico

Quando senti salire la rabbia davanti a un post o a un commento, prova a fermarti 5 secondi e chiederti:
• “Questa rabbia mi appartiene… o qualcuno sta cercando di attivarla?”
Spesso la risposta cambia completamente il modo in cui reagiamo.

📰 Vincere o stravincere?Questa mattina La Stampa racconta una partita di basket Under 17 finita 210 a 3. Sì, avete letto...
04/12/2025

📰 Vincere o stravincere?
Questa mattina La Stampa racconta una partita di basket Under 17 finita 210 a 3. Sì, avete letto bene: duecentodieci a tre.
E qui vicino, domenica scorsa, alcune squadre di calcio giovanile hanno chiuso partite con risultati oltre il 40–0.

Sono episodi che fanno discutere, e non solo per lo sport in sé.
Perché dietro una valanga di gol o di canestri c’è sempre un messaggio educativo: stiamo aiutando i ragazzi a crescere, o stiamo trasformando lo sport in un teatro dell’umiliazione?

Lo sport dovrebbe essere un luogo sicuro, dove imparare il rispetto, gestire l’emozione della vittoria e – soprattutto – la dignità della sconfitta.
Ma quando il divario diventa così grande, quando ogni minuto in campo diventa una punizione, che cosa resta davvero ai nostri figli?

Forse qualche domanda vale la pena farcela tutti: allenatori, genitori, dirigenti, e anche noi che accompagniamo i ragazzi a bordo campo.

📌 Ha senso tutto questo?
📌 Una vittoria così schiacciante educa davvero qualcuno?
📌 È corretto continuare a giocare senza adottare un minimo di buon senso?
📌 Quando lo sport smette di essere crescita e diventa umiliazione?

📰 Vincere o stravincere?Questa mattina La Stampa racconta una partita di basket Under 17 finita 210 a 3. Sì, avete letto...
04/12/2025

📰 Vincere o stravincere?
Questa mattina La Stampa racconta una partita di basket Under 17 finita 210 a 3.

Sì, avete letto bene: duecentodieci a tre.
E qui vicino, domenica scorsa, alcune squadre di calcio giovanile hanno chiuso partite con risultati oltre il 40–0.

Sono episodi che fanno discutere, e non solo per lo sport in sé.
Perché dietro una valanga di gol o di canestri c’è sempre un messaggio educativo: stiamo aiutando i ragazzi a crescere, o stiamo trasformando lo sport in un teatro dell’umiliazione?

Lo sport dovrebbe essere un luogo sicuro, dove imparare il rispetto, gestire l’emozione della vittoria e – soprattutto – la dignità della sconfitta.
Ma quando il divario diventa così grande, quando ogni minuto in campo diventa una punizione, che cosa resta davvero ai nostri figli?

Forse qualche domanda vale la pena farcela tutti: allenatori, genitori, dirigenti, e anche noi che accompagniamo i ragazzi a bordo campo.

📌 Ha senso tutto questo?
📌 Una vittoria così schiacciante educa davvero qualcuno?
📌 È corretto continuare a giocare senza adottare un minimo di buon senso?
📌 Quando lo sport smette di essere crescita e diventa umiliazione?

IL PRIMO SELFIE DELLA STORIAIl primo selfie della storia, nel senso più moderno del termine, risale infatti al 1909: lo ...
03/12/2025

IL PRIMO SELFIE DELLA STORIA
Il primo selfie della storia, nel senso più moderno del termine, risale infatti al 1909: lo realizzò Joseph Byron, un fotografo inglese trasferitosi a New York. Nell’immagine appare elegante, con cappello a cilindro, mentre tiene una fotocamera quasi nello stesso modo in cui oggi i ragazzi reggono lo smartphone. Un’immagine sorprendentemente familiare, nonostante abbia più di un secolo.
Byron era arrivato negli Stati Uniti nel 1888 e aprì uno studio fotografico a Manhattan nel 1892. La sua attività è sopravvissuta per generazioni ed esiste ancora oggi con il nome Byron Photography. Il suo selfie del 1909 è considerato il primo scatto in cui una persona utilizza deliberatamente la fotocamera per autoritrarsi in maniera informale, spontanea e riconoscibile come un “selfie” contemporaneo.
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03/12/2025
03/12/2025

Indirizzo

Via Roma 19
Caselle Torinese
10072

Orario di apertura

Lunedì 13:00 - 16:00
Martedì 09:30 - 12:30
Mercoledì 15:00 - 18:00
Giovedì 09:30 - 12:30
Venerdì 09:30 - 12:30

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