Dott. Paolo D'Elia Psicologo Psicoterapeuta

Dott. Paolo D'Elia Psicologo Psicoterapeuta Studio di psicoterapia per adulti, giovani, adolescenti, genitori: ricevo a TORINO e CASELLE T.SE

06/11/2025
31/10/2025
25/10/2025

Sei innamorato e hai le farfalle nello stomaco. Ti spiego in maniera scientifica cosa ti sta succedendo.
Ti è mai capitato di incontrare qualcuno che ti piace tantissimo e, improvvisamente, sentire un brivido, un vuoto o un turbinio nello stomaco? Ecco, quelle sono le famose “farfalle nello stomaco”, un modo poetico per descrivere un fenomeno molto reale che avviene nel nostro corpo quando siamo innamorati o fortemente attratti da qualcuno.
Ma cosa succede esattamente da un punto di vista scientifico?
Quando provi una forte emozione – come l’innamoramento – il cervello entra in azione. In particolare, l’amigdala (una parte del cervello che gestisce le emozioni) invia segnali al sistema nervoso autonomo, che regola le reazioni involontarie del corpo, come il battito cardiaco, la respirazione e la digestione.
In una situazione emozionante o stressante, si attiva la risposta "lotta o fuggi" (in inglese, fight or flight), una reazione istintiva che il nostro corpo ha ereditato dai tempi antichi per affrontare i pericoli. Il corpo rilascia adrenalina, un ormone che prepara l'organismo ad agire: accelera il cuore, aumenta la pressione sanguigna e... rallenta la digestione. Questo perché l'energia viene convogliata verso muscoli e organi vitali, non verso lo stomaco.
Ecco perché senti quella sensazione strana alla pancia: il flusso di sangue si riduce nell’area addominale, i muscoli si tendono e lo stomaco si contrae. La sensazione è simile a quella di una piccola "scossa" o di qualcosa che si muove dentro – da qui l’idea delle “farfalle”.
Nel frattempo, il cervello è inondato da una serie di neurotrasmettitori, come la dopamina (la “molecola del piacere”), la serotonina (che regola l’umore) e l’ossitocina (nota come “ormone dell’amore”). Questi composti chimici ti fanno sentire euforico, energico, ottimista… e anche un po’ nervoso.
In sintesi, quando sei innamorato:
Il cervello attiva risposte emotive intense.
Il corpo produce adrenalina, dopamina e altri ormoni.
Lo stomaco risente di questi cambiamenti, dando la sensazione delle “farfalle”.
Quindi no, non sei impazzito: sei semplicemente umano. Le farfalle nello stomaco sono il risultato di una complessa ma meravigliosa danza chimica tra cervello, cuore e corpo.

😄
24/08/2025

😄

02/08/2025

"Nonna, come si affronta il dolore?"
"Con le mani, tesoro. Se lo fai con la mente il dolore invece di ammorbidirsi, s'indurisce ancora di più."
"Con le mani nonna?"
"Si. Le nostre mani sono le antenne della nostra anima. Se le fai muovere cucendo, cucinando, dipingendo, suonando o sprofondandole nella terra invii segnali di cura alla parte più profonda di te. E la tua anima si rasserena perché le stai dando attenzione. Così non ha più bisogno di inviarti dolore per farsi notare."
"Davvero le mani sono così importanti?"
"Si, bambina mia. Pensa ai neonati: loro iniziano a conoscere il mondo grazie al tocco delle loro manine. Se guardi le mani dei vecchi ti parlano della loro vita più di qualsiasi altra parte del corpo. Tutto ciò che è fatto a mano si dice che è fatto con il cuore. Perché è davvero così: mani e cuore sono connessi. I massaggiatori lo sanno bene: quando toccano il corpo di un'altra persona con le loro mani creano una connessione profonda. E' proprio da questa connessione che arriva la guarigione. Pensa agli innamorati: quando le loro mani si sfiorano fanno l'amore nel modo più sublime."
"Le mie mani nonna... da quanto tempo non le uso così!"
"Muovile tesoro mio, inizia a creare con loro e tutto dentro di te si muoverà. Il dolore non passerà. Ma si trasformerà nel più bel capolavoro. E non farà più male. Perché sarai riuscita a ricamarne l'essenza."
-- Elena Bernabè

02/08/2025
01/08/2025

E c’è muditā, la gioia per la gioia dell’altro.
Assai piú rara. Se la compassione è un concetto
riconoscibile dalla nostra cultura, la gioia
per la gioia dell’altro ci è davvero estranea.
Chi è gioioso, chi sta bene, è molto delicato,
sa che è un equilibrio fragile e probabilmente
assai effimero e ha bisogno del nostro riconoscimento
e sostegno. Tradizionalmente, è
una pratica rivolta solo agli altri, ma anche in
questo caso, come gioire della contentezza di
un altro se non gioiamo della nostra? Accorgerci
delle possibilità di gioia nella nostra vita,
incamminarci alla ricerca della fonte della
nostra gioia, apre il cuore alla riconoscenza,
al grazie alla vita di per sé, alle sue delicatezze
e ai suoi spintoni.
[...]
Si racconta che alla morte di un Maestro
indiano, il mendicante che chiedeva l’elemosina
al suo cancello scoppiasse a piangere, pur
non avendolo mai sentito insegnare. E quando
uno dei discepoli del Maestro gli chiese come
mai lo amasse tanto, il mendicante rispose:
«È che lui era triste quando ero triste e contento
quando ero contento».

Chandra Candiani da 'Il silenzio è cosa viva.' Einaudi

25/07/2025

“L’ansia di trattenere la giovinezza, d’identificarsi con lei a ogni costo, come se quel momento dell’esistenza fosse il migliore, non mi convince.

L’esperienza della perdita di un’età in cui ci siamo sentiti più forti, o a cui ci eravamo abituati, è sempre dolorosa. Ma è anche la premessa per aprirsi a nuove avventure, conoscere altri luoghi del mondo e di se stessi.

Non cambiare pelle, idee, sensibilità, vivere una sola stagione e un’unica versione di se stessi per sempre significherebbe un impoverimento terribile. Eppure, è quello che nella nostra società appare più richiesto: congelarci, camuffarci, sembrare eternamente giovani, come se la giovinezza fosse tutto, e non solo una parte in una storia più vasta.

*

Avere sessant’anni non varrà meno di averne avuti sedici: ci sarà ancora da imparare. Un corpo più acciaccato farà il paio, impegnandosi, con una saggezza più serena.
Ho amato “Le nostre anime di notte” di Haruf perché mi ha dimostrato come anche la vecchiaia sia un’età ricca di occasioni.

La consapevolezza che nulla rimane identico mi permette di godermi ogni minuto: cosa che a vent’anni non sapevo fare.

Il bello di una storia è che cambia, e a ogni capitolo ci offre un dono inatteso, ci imprime una ferita. Così noi possiamo, trasformandoci, attraversare questo gigantesco prodigio: vivere.
Senza perderci nulla, proprio perché sappiamo che lo dovremo lasciar andare.”

Su di oggi.
 

13/07/2025

Sforzarsi di rientrare nel mondo dei sani,
dei normali, degli eternamente attivi, utili, produttivi,
toglie forze e senso a quel che stiamo vivendo,
qualunque cosa sia: vecchiaia, malattia, male dell’anima.
Nello stesso tempo, non sono queste condizioni
a definirci, noi siamo molto di piú di quel che ci capita,
e il modo in cui viviamo le situazioni
è molto piú determinante delle situazioni stesse.
Il non lasciarsi imprigionare da una condizione
ma sentire la propria intricatezza,
quel che sborda, quel che non sta dentro
la definizione momentanea di noi, dà la possibilità
di essere piú larghi, piú interi, meno contingenti
e piú presenti. Non è facile, ma il punto di partenza
è proprio stare con quello che ci capita,
anche con il male, la malattia, i sintomi, e fargli
compagnia, e accudirli, curarli, senza sentire
che siamo solo quello. Piú entriamo in intimità
con qualcosa e piú sconfiniamo dai suoi bordi,
siamo il testimone, il narratore silenzioso, lo studioso
di noi stessi e della condizione in cui siamo,
ma anche di quello che la scavalca, le sfugge, si libera.

Chandra Candiani da 'I visitatori celesti.'Einaudi
nella foto: opera di David Alvarez

Indirizzo

Caselle Torinese

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