16/11/2025
Ci sono dolori che non sanno parlare,
scendono in profondità
come acqua quieta sotto la terra.
E poi, all’improvviso, si aprono crepe
che nessuno aveva visto arrivare.
In questi giorni, due giovanissimi hanno lasciato il mondo prima ancora di entrarci davvero.
E il cuore sente un dolore sordo,
un richiamo che sale dal fondo della terra,
come se qualcosa, da tempo,
stesse chiedendo ascolto
e noi non avessimo ancora trovato
il modo giusto di comprenderlo.
Di fronte a queste fratture
si cercano spiegazioni, colpe, ragioni, parole.
Ma forse non è il tempo del giudizio:
forse è il tempo dell’avvicinarsi piano,
dell’imparare di nuovo
a stare accanto a ciò che fa male
senza fuggire, senza pretendere di capire subito.
Forse con la loro delicatezza ci stanno mostrando,
senza volerlo,
quanto bisogno abbiamo tutti
di luoghi caldi,
di mani che non tirano soluzioni
ma presenza.
Di adulti che provano,
imperfetti,
a fare spazio,
a rendere il mondo un po’ meno freddo.
Non abbiamo risposte, ma la responsabilità di farci domande. Insieme.
Possiamo fare un passo:
ascoltare, restare, intrecciarci.
Perché nessuno, nessuno
dovrebbe sentire che non c’è più
un luogo dove posare il proprio gelo.