Dott. Roberto Casella psicologo caserta

Dott. Roberto Casella psicologo caserta Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Dott. Roberto Casella psicologo caserta, Psicoterapeuta, Via marchesiello 169 Caserta, Caserta.

Ordine degli psicologi della Campania, n° 7231

Psicologo abilitato all'esercizio della professione

Psicoterapeuta sistemico relazionale

Registered behavior technician (RBT)

Facilitatore mindfulness

Ci sono storie che raccontano, con delicatezza, la complessità del dolore e la possibilità di rinascere.Leggere può dive...
11/11/2025

Ci sono storie che raccontano, con delicatezza, la complessità del dolore e la possibilità di rinascere.
Leggere può diventare, a volte, un modo per ritrovare parole a ciò che non riusciamo a dire.
Tanta ancora vita, di Viola Ardone, è uno di quei libri che tocca le ferite e, allo stesso tempo, le accarezza.
Altro tema che ho sentito molto forte è l’interconnessione tra le persone, come se ognuno, nel proprio silenzio, combattesse una guerra.
C’è la guerra di Vita, contro la depressione e la perdita del figlio e di suo marito Massimo, dopo.
Quella di Kostya, che si difende dal mondo degli adulti “tutti bugiardi”.
Quella di Roman, alla ricerca di una giustizia che sembra non esistere.
E quella di Irina, madre in cammino per ritrovare suo figlio.
E poi c’è la guerra del mondo, quella vera, che fa da eco alle battaglie interiori di ognuno.
Alla sua depressione, Vita ha dato un nome, la chiama Orietta. E qui c’è un paradosso quasi ironico e insieme amaro: Vita lotta contro una voce che la sgrida ogni volta che si riavvicina alla vita stessa.Orietta la vuole ferma, immobile, “al suo posto”, perché la vitalità è pericolosa, perché significa tornare lì fuori, chissà se se lo merita. Probabilmente crede di no.
Allo stesso modo Vita tiene chiuso in gabbia il suo pappagallino, Massimo, per non restare sola: ma quella gabbia diventa anche la sua. Massimo come il marito che invece ha preferito spiccare il volo.
Da quello spiraglio entra Corrado, un’altra persona sola, chiusa nella propria gabbia.
Forse è così che ricomincia la vita: due solitudini che, per un attimo, si riconoscono attraverso la gentilezza.
Ho sentito questo libro parlare la lingua del vuoto, della fatica, ma anche della possibilità.
Perché tra le macerie del dolore, Viola Ardone fa filtrare una luce minuta, ostinata.
Una voce che non promette salvezza, ma presenza.
Che ricorda che, nonostante tutto, come sotto la sabbia a cui la tartaruga affida le sue uova, c’è tanta ancora vita.

Il mantra Aad Guray Nameh… un mantra evoca quattro diversi modi di “inchinarsi alla saggezza”, che possiamo intendere co...
07/11/2025

Il mantra Aad Guray Nameh… un mantra evoca quattro diversi modi di “inchinarsi alla saggezza”, che possiamo intendere come quattro livelli del Sé o quattro relazioni fondanti della nostra esperienza:
1Aad Guray Nameh — Mi inchino alla Saggezza Primordiale
È il riconoscimento delle radici, di ciò che viene prima di noi: la famiglia, le generazioni, il sistema da cui discendiamo.
Qui si tratta di onorare la storia: ciò che c’era, chi c'è stato anche se imperfetto, è la base su cui siamo cresciuti.
È come dire: “Riconosco ciò che mi ha preceduto e da cui prendo forza.”

2 Jugaad Guray Nameh — Mi inchino alla Saggezza di tutti i tempi
Qui si apre la dimensione del tempo e della continuità.
Ci invita a sentire che la saggezza non è statica: si trasmette, si trasforma attraverso le relazioni.
È come dire: “Onoro la saggezza che si rinnova e scorre tra passato, presente e futuro.”

3 Sat Guray Nameh — Mi inchino alla Vera Saggezza
Questo è il punto del Sé autentico, della verità interna.
È la parte di noi che distingue ciò che è coerente, che sa anche senza sapere “come”.
È come dire: “Mi affido alla mia verità, a ciò che dentro di me risuona come giusto.
4 Siri Guru Devay Nameh — Mi inchino alla Saggezza Invisibile

Qui si entra nella dimensione del mistero e della trascendenza: ciò che non possiamo controllare ma che ci guida. Questo è è il campo relazionale più ampio, l’insieme delle connessioni invisibili che ci sostengono.
“Mi apro a ciò che non comprendo, ma che mi accompagna.”

A volte, quando si arriva in cima,il mondo scompare nella nebbia.Nessun orizzonte da contemplare,solo il respiro e il pa...
04/11/2025

A volte, quando si arriva in cima,
il mondo scompare nella nebbia.

Nessun orizzonte da contemplare,
solo il respiro e il passo compiuto.

Mi capita spesso di pensare che la psicoterapia sia così:
non sempre si “vede” il traguardo,
ma si sente di aver camminato.

Perché il cambiamento, a volte, non si mostra subito.
È lì, vive dentro le curve, le salite fatte. Vive nella voglia di esplorare, di mettersi e rimettersi in gioco. É silenzioso, si muove dentro, anche quando tutto sembra fermo.

E forse il senso sta proprio lì:
nel fidarsi del cammino,
nell’affidarsi a sé stessi e al terapeuta,
anche quando la nebbia non lascia vedere la strada.

🩶

Oggi, nella stanza, ho avuto l’onore di un ospite speciale. Tra le tante storie, una cosa le ha accomunate: l’amore.L’am...
31/10/2025

Oggi, nella stanza, ho avuto l’onore di un ospite speciale. Tra le tante storie, una cosa le ha accomunate: l’amore.

L’amore che ha dato tutto, che si è perso nel tentativo di salvare, nella speranza di poter comprare un biglietto per restare.

Ed è passato anche l’amore che vorrebbe ancora,
ma ha paura di fidarsi, paura di farsi vedere fragile, autentico, umano.
E allora guarda il mondo da dietro le persiane, senza trovare il coraggio di scendere e vivere.

A volte, in terapia, l’amore arriva così: ferito, disorientato, in cerca di un posto dove posarsi. Altre volte si osserva come una danza, tra dare e ricevere, tra spazio per sé e apertura all’altro.
Una danza delicata, che insegna a restare in equilibrio insieme anche quando i passi sembrano incerti o che una coreografia per un singolo dove muovendosi impara come amarsi.

E lì inizia il lavoro silenzioso dell’incontro:
ricordare che non serve salvarsi per meritare amore, che si può amare anche tremando,
che si può essere accolti anche imperfetti.

La terapia non serve a diventare “giusti”, ma veri.
Non aggiusta, ma trasforma.
È un invito gentile a passare dall’idea di perfezione all’esperienza viva dell’autenticità.
A riconoscere, in ogni frammento,
la possibilità di essere semplicemente umani.

Oggi, in terapia, ho notato qualcosa di sottile ma significativo.Ascoltando, mi ha colpito come, a un certo punto, il fu...
18/10/2025

Oggi, in terapia, ho notato qualcosa di sottile ma significativo.
Ascoltando, mi ha colpito come, a un certo punto, il futuro si sia presentato all’interno della stanza, iniziando ad abitarla.
Non più come minaccia, ma come possibilità.

Spesso incontriamo racconti che si muovono dentro uno dei tempi della vita.
C’è chi resta bloccato nel passato, tra gli “avrei dovuto”, “avrei potuto”, “mi sarebbe piaciuto”.
C’è chi resta bloccato nel presente, dentro i “devo”.
E c’è chi vive un futuro nel tentativo di pre-occuparsi.

Quando però il futuro torna a essere una direzione verso cui guardare, un tempo da immaginare, qualcosa comincia a cambiare.
È come se si riaprisse un movimento: la possibilità di tornare a camminare tra i tempi, lasciando che il passato insegni, il presente accompagni e il futuro inviti.

Forse il cambiamento, a volte, comincia proprio così:
quando il futuro torna ad abitare le parole.

“Ogni relazione profonda è tenuta insieme da fili di lealtà invisibili.”(Ivan Boszormenyi-Nagy)In terapia, a volte, si o...
04/10/2025

“Ogni relazione profonda è tenuta insieme da fili di lealtà invisibili.”
(Ivan Boszormenyi-Nagy)

In terapia, a volte, si osserva un fenomeno sottile ma potente:
quando una persona inizia a cambiare, il sistema intorno a lei si muove per riportarla al punto di partenza.

È una spinta che tende a ristabilire l’equilibrio originario,
anche quando quell’equilibrio faceva soffrire.
Non perché il sistema voglia ostacolare il cambiamento,
ma perché ogni trasformazione costringe tutti a ridefinirsi.
È come se il sistema dicesse:
“Se tu cambi, anche noi dobbiamo cambiare… e non sappiamo ancora come farlo.”

Crescere, allora, significa spesso trovarsi sospesi tra due fedeltà:
la lealtà al sistema e la lealtà verso se stessi.
Appartenenza e individuazione si guardano allo specchio da lati diversi,
cercando un nuovo passo possibile.

E lì, nello spazio terapeutico, si apre la possibilità di scegliere:
non rompere i legami, ma ridefinirli.
Restare fedeli alla propria verità,
anche quando il contesto invita a tornare indietro.

Ma serve una nuova forma di lealtà,verso di sé
per poter realizzare uno svincolo autentico:
che non sia una rottura o un tradimento,
ma un riassetto delle distanze e dei ruoli.
Un atto di autodeterminazione che, paradossalmente,
può restituire vitalità anche al sistema stesso,
perché lo costringe a ridefinirsi.

Non è egoismo, è crescita.
È il coraggio di rimanere se stessi
mentre il sistema prova, per amore, per paura, per abitudine,a riportarti “come prima”.

E in quel gesto di lealtà verso sé stessi,
spesso anche il sistema trova un modo nuovo per respirare.
È quel gesto che porta a prendere la penna
e scrivere, con le proprie mani,
i nuovi capitoli della propria storia.

La fiducia è come un ponte di corde.A volte è saldo, altre traballa e ci mette alla prova.Può persino sfilacciarsi, e al...
02/10/2025

La fiducia è come un ponte di corde.
A volte è saldo, altre traballa e ci mette alla prova.
Può persino sfilacciarsi, e allora serve pazienza per ricostruirlo nodo dopo nodo.

Quando è consumato, perché messo troppe volte alla prova, ricostruirlo significa accettare di camminare nell’incertezza: investire ancora fiducia, allungare un passo nello sconosciuto.

Non possiamo pretendere che sia stabile per sempre: la fiducia si attraversa accettando l’oscillare, restando presenti, passo dopo passo, verso l’altro.

Oggi pensavo a quanta forza ci vuole a mostrarsi senza armature, sovrastrutture, a quanto questo dipenda anche dalla rel...
20/09/2025

Oggi pensavo a quanta forza ci vuole a mostrarsi senza armature, sovrastrutture, a quanto questo dipenda anche dalla relazione che si instaura con l' altro e a quanto questo terreno che si coltiva in due lo permetta. La potenza della vulnerabilità è la forza di chi osa mostrarsi tenero, perché nelle crepe della fragilità filtrano luci che rendono se stessi un luogo vero, autentico, dove i legami, le relazioni che curano, possono fiorire.

Cosa sto imparando da terapeutaOgni incontro con i pazienti è anche un incontro con me stesso.Ascoltare, accogliere e re...
12/09/2025

Cosa sto imparando da terapeuta
Ogni incontro con i pazienti è anche un incontro con me stesso.
Ascoltare, accogliere e restare presenti non significa avere tutte le risposte, ma saper sostare nelle domande.
Questo percorso mi ricorda ogni giorno che la crescita è reciproca, mi ricorda che io accompagno, che vengo a mia volta trasformato e quanto io faccia parte del tutto, del processo.

Ascoltavo un podcast e ho sentito questa frase che voglio condividere con voi, per metterla in circolo e perché mi ha ri...
05/09/2025

Ascoltavo un podcast e ho sentito questa frase che voglio condividere con voi, per metterla in circolo e perché mi ha ricordato l' attestato in foto. Partiamo da qui, quella è la Pedronia, un attestato simile alla Compostela. Solo che la Compostela mette nero su bianco che hai percorso il pellegrinaggio fino a Santiago di Compostela per almeno 100 km, questo invece dice che hai visitato la chiesa dove è conservato il Pedron. La pietra dove secondo la storia pare sia stata attraccata la barca che trasportava il corpo di San Giacomo Maggiore, che si trova appunto a Padron.
Tornando a noi, la frase che volevo condividere è: Dare significa aprire la strada per ricevere.

In ottica sistemico-relazionale, ogni gesto di dono non è mai isolato: attiva il sistema in cui siamo inseriti.
Quando offriamo ascolto, tempo o cura, non solo l’altro riceve, ma si attiva un movimento circolare che coinvolge entrambi. Il gesto del dare genera reciprocità, non come scambio contabile, ma come dinamica che mantiene vivi i legami e favorisce nuove possibilità di incontro.
In questo passaggio, ciò che doniamo non ci ritorna mai identico: viene trasformato dalla relazione, assumendo nuovi significati.

🌱 In ogni sistema, il dare è già l’inizio del ricevere, perché mette in moto connessioni e cambiamento.
Come un seme piantato nella terra: lo si affida al suolo senza sapere come tornerà.
Eppure, col tempo, restituisce molto più di ciò che è stato dato: un albero, ombra, frutti, radici che tengono insieme il terreno. Come è accaduto a me sul Cammino, ho trovato un cappellino e l' ho portato a vista sul mio bastone, una pellegrina l' ha riconosciuto e ringraziandomi l' ha riottenuto. Ho messo in circolo qualcosa, che è ritornato con un messaggio su Instagram "abbiamo ritrovato la tua Pedronia l' abbiamo lasciata dove si richiede la Compostela".










Bion scriveva che i pensieri esistono già, in attesa di un pensatore.Oggi uno di questi mi ha raggiunto e aveva le sembi...
01/09/2025

Bion scriveva che i pensieri esistono già, in attesa di un pensatore.
Oggi uno di questi mi ha raggiunto e aveva le sembianze di una frase pronunciata dal personaggio creato da Dostoevskij in "L' idiota" ovvero il Principe Myskin che diceva: “La bellezza salverà il mondo.”

In terapia mi accorgo di quanto questo sia vero: ci sono emozioni che attendono di essere sentite, riconosciute, di sentirsi finalmente appartenere alla persona.
E quando accade, non nasce un discorso perfetto, ma un gesto di verità.

La bellezza non è allora un ornamento, ma la capacità di dare voce e spazio alla propria vulnerabilità e alla propria sensibilità.
È l’attimo in cui si smette di dare voce ad un falso sè per lasciar emergere ciò che davvero abita dentro.

Forse è proprio questa bellezza che salva: l’incontro sincero con sé stessi e con l’altro.

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