Dott.ssa Francesca Di Miele - Psicologa

Dott.ssa Francesca Di Miele - Psicologa Psicologa clinica, tecnico rbt, tutor DSA,BES,ADHD, specialista in Disturbi del Neurosviluppo

Un ragazzo di 15 anni di Moncalieri è stato attirato con l’inganno da alcuni coetanei, poi picchiato, rasato, umiliato e...
03/11/2025

Un ragazzo di 15 anni di Moncalieri è stato attirato con l’inganno da alcuni coetanei, poi picchiato, rasato, umiliato e costretto a gesti degradanti durante la notte di Halloween. Gli aggressori sono stati identificati e denunciati.

Questa vicenda ci ricorda quanto sia fragile l’equilibrio emotivo degli adolescenti e quanto la mancanza di empatia possa trasformarsi in crudeltà. Dobbiamo educare i ragazzi all’ascolto, al rispetto e al riconoscimento del dolore altrui: solo imparando a mettersi nei panni dell’altro possiamo prevenire la violenza e costruire relazioni umane sane.
Dobbiamo ricordarci che l’ascolto può salvare una vita.
Dobbiamo insegnarlo ai nostri ragazzi.
Perché ogni volta che scegliamo di non ascoltare una richiesta di questo tipo, se ne va un pezzo della nostra umanità.

29/10/2025

🎓 Scienza Servizievole in Conferenza: frammenti per riflettere.
L'importanza dello Sguardo.
Superare l'Ignoranza Sociale
Parte 3
delle Opere Marche Sud

10 ottobre – Giornata Mondiale della Salute MentaleOggi non celebriamo una ricorrenza, ma un richiamo silenzioso all’asc...
10/10/2025

10 ottobre – Giornata Mondiale della Salute Mentale

Oggi non celebriamo una ricorrenza, ma un richiamo silenzioso all’ascolto.
La salute mentale non è un lusso né una debolezza: è parte della nostra umanità più fragile e più vera.
Parlare di mente significa parlare di vita — delle sue pause, dei suoi pesi invisibili, dei suoi tentativi di ricominciare.

Ancora troppi vivono il dolore interiore come una colpa, come qualcosa da nascondere.
Eppure la sofferenza psichica è reale quanto una ferita del corpo: merita cura, tempo, empatia.
Serve una cultura che non giudichi, ma accolga; che non zittisca, ma ascolti;
una società capace di vedere l’invisibile e di dare dignità a chi lotta ogni giorno contro se stesso.

Prendersi cura della mente significa restituire spazio all’essere umano nella sua interezza —
perché non c’è salute senza salute mentale.

Forse l’epoca che abitiamo ha fatto dell’apparenza la sua lingua madre.Un lessico di sorrisi impeccabili, di parole cali...
09/10/2025

Forse l’epoca che abitiamo ha fatto dell’apparenza la sua lingua madre.
Un lessico di sorrisi impeccabili, di parole calibrate,
di “va tutto bene” pronunciati come formule di sopravvivenza.
E intanto, sotto la superficie levigata,
l’anima si muove come un mare in tempesta silenziosa.

Viviamo nel paradosso:
cerchiamo la leggerezza, ma la inseguiamo con il peso addosso.
Predichiamo autenticità, ma temiamo lo sguardo nudo dell’altro.
Ci illuminiamo a comando, ma dentro
restiamo in penombra, incapaci di abitare la nostra verità.

Forse non si tratta di falsità,
ma di un istinto antico: difendersi dal dolore dell’essere.
Mostrare una forma, quando la sostanza vacilla.
Restare in scena, quando il cuore non ha più battute da dire.

Eppure, forse, la via non è nell’armatura, ma nella resa.
Non nella perfezione, ma nella presenza.
Rimanere, anche quando tutto invita alla fuga.
Accogliere il disordine, la fragilità, l’imperfezione che ci fonda.

Perché l’essere umano non si compie nella coerenza,
ma nella capacità di contenere i propri opposti.
E solo chi sa stare nella propria ombra
può davvero comprendere la luce.

Così, forse, la rinascita comincia
non da un trionfo, ma da un atto di verità.
Da un silenzioso riconoscersi:
oggi non va, ma sono ancora qui.
E in quell’essere — semplice, nudo, presente —
c’è già tutto ciò che serve per ricominciare.

07/10/2025
“Dove il cuore riposa”Cosa significa sentirsi accolti?È quando ti aprono le bracciaprima ancora che tu chieda spazio.È t...
05/10/2025

“Dove il cuore riposa”

Cosa significa sentirsi accolti?

È quando ti aprono le braccia
prima ancora che tu chieda spazio.

È trovare un posto
dove puoi essere stanco
senza doverlo spiegare.

È quando il tuo silenzio
non viene frainteso,
ma ascoltato.

È qualcuno che ti guarda
senza aspettative,
e ti vede intero
anche nei tuoi pezzi sparsi.

È quando puoi respirare piano
senza doverti giustificare.

È chi non ti spinge a sorridere,
ma ti resta accanto
mentre piangi.

È il messaggio che arriva
senza motivo,
solo perché.

È qualcuno che resta in linea
quando hai solo voglia
di compagnia muta.

È sapere che non devi essere forte
per essere amato.

È quando ti siedi,
e il mondo smette di chiederti
di correre.

È qualcuno che ti tiene il cuore
senza stringerlo troppo,
solo il tempo di farlo riposare.

Teo Ramires

La frase di Dan Rather — “Un sogno inizia, il più delle volte, con un insegnante che crede in te” — coglie un punto cent...
03/10/2025

La frase di Dan Rather — “Un sogno inizia, il più delle volte, con un insegnante che crede in te” — coglie un punto centrale nello sviluppo umano: il potere trasformativo della fiducia e del riconoscimento da parte di una figura significativa.

Dal punto di vista psicologico, il sogno non nasce soltanto come fantasia interiore, ma prende forza quando trova conferma all’esterno. Un insegnante che “vede” il potenziale di uno studente, anche quando quest’ultimo non riesce ancora a percepirlo, diventa uno specchio positivo, capace di riflettere possibilità invece che limiti. È questo riconoscimento che alimenta l’autostima, sostiene la motivazione intrinseca e apre la strada alla costruzione di un’identità più sicura.

In termini di psicologia dello sviluppo, il ruolo dell’insegnante si avvicina a quello del “mentore” o della “figura di attaccamento secondaria”: non è solo colui che trasmette conoscenze, ma diventa una base sicura da cui il bambino o il giovane può esplorare, sbagliare e crescere senza sentirsi giudicato in modo distruttivo. La fiducia ricevuta dall’adulto funziona come una sorta di “permesso interno” a sognare, a sperimentare, a immaginare possibilità oltre il presente.

C’è anche un aspetto profondo legato alla resilienza: spesso, i ragazzi che hanno incontrato difficoltà personali o familiari raccontano che la differenza, per loro, l’ha fatta un insegnante che ha creduto in loro quando nessun altro lo faceva. Questo atto di fiducia esterna diventa una risorsa interna duratura, una voce interiore che accompagna anche nei momenti di dubbio: “ce la puoi fare, io l’ho visto in te”.

Questa frase non è un semplice elogio alla scuola o agli insegnanti, ma un richiamo al potere relazionale della fiducia. Ci ricorda che i sogni non sono mai costruzioni isolate: nascono dall’incontro tra il nostro mondo interiore e lo sguardo incoraggiante di chi, con la sua presenza, ci insegna a credere in noi stessi.

L' amore non si misura in grandezza, ma in dettagli quasi invisibili. Non in quantità, ma in qualità. ✨L’essenziale. Non...
30/09/2025

L' amore non si misura in grandezza, ma in dettagli quasi invisibili. Non in quantità, ma in qualità.
✨L’essenziale.

Non serve gridare “ti amo” se poi non resti quando l’altro trema.
Non serve promettere tutto, se non sai esserci nei giorni vuoti.

La verità è che l’amore si riconosce nelle differenze.
✨È invisibile.
Tra chi ti guarda e chi ti vede.
Tra chi ti sente e chi ti ascolta.
Tra chi rimane finché è facile e chi rimane proprio quando diventa difficile.

Gesti piccoli ✨ agli occhi, eppure hanno il potere di cambiare tutto nel cuore.
Perché fanno la differenza.

L’amore non è perfetto, non è costante, non è privo di errori.
Ma se lo guardi bene, lo riconosci sempre nello stesso posto:
nelle differenze che separano chi c’è con il corpo,
da chi c’è con l’anima.

Non si vede bene che col cuore ✨

Pensieri tratti da “La panchina”
Immagini “Il piccolo principe”

Le lacrime che non cadono.Le lacrime più dolorosenon sono quelle che scorrono sul volto,ma quelle che restano sospese de...
28/09/2025

Le lacrime che non cadono.

Le lacrime più dolorose
non sono quelle che scorrono sul volto,
ma quelle che restano sospese dentro,
nascoste tra i battiti,
soffocate dal silenzio.

Sono quelle che il cuore inghiotte
mentre annega piano,
che bussano alle pareti dell’anima
senza mai trovare uscita.

Le porti con te nei sorrisi forzati,
nelle notti insonni,
nelle parole che non dici
per paura di crollare.

E nessuno le vede,
nessuno le sente davvero,
eppure sono lì,
pesanti come pietre,
taglienti come vetro.

Eleanor Whitmore

25/09/2025

Genitori al tempo della performance.

Perché essere genitore è diventato così complicato? È possibile un’alternativa, che renda più leggero il compito e più efficace e serena la relazione educativa con i bambini?

Sul Messaggero di Sant’Antonio è stato pubblicato un approfondito articolo sul tema della genitorialità contemporanea, con un’intervista a Daniela Lucangeli
Essere genitori, oggi, è diventato un compito sempre più complesso. Non si tratta soltanto di crescere un figlio, ma di farlo all’interno di una società che chiede continuamente risultati, competenze, dimostrazioni di efficienza. Come osserva Daniela Lucangeli, «la prima cosa da comprendere è che oggi, nella società occidentale, a sentirsi attaccati, inadeguati, stressati non sono i genitori, sono gli esseri umani».
In questo contesto, la genitorialità rischia di trasformarsi in un ulteriore ambito di prestazione: si deve essere genitori perfetti, informati, sempre disponibili, capaci di non sbagliare. Eppure la realtà è molto diversa: «il figlio s’inserisce nel momento in cui viene programmato come compatibile con tutte le altre richieste», sottolinea Lucangeli, ricordando come spesso la scelta di diventare genitori arrivi tardi, quando le energie fisiche ed emotive sono già messe a dura prova.

La pressione è amplificata da aspettative culturali e sociali spesso irrealistiche. Non basta più lavorare tanto o avere successo professionale: «non solo al lavoro … anche nella vita privata, dove deve dimostrare grande abilità … anche con i figli», spiega Lucangeli. A questo si aggiunge il confronto costante con modelli ideali diffusi dai social, che alimentano ulteriormente il senso di inadeguatezza.

Ma se la genitorialità è appesantita dalla logica della performance, esistono strade diverse. Lucangeli propone di recuperare un modello educativo e affettivo basato sulla fiducia, sull’ascolto e sull’accoglienza dell’errore come occasione di crescita. Una genitorialità che non misura e non giudica, ma accompagna; che non pretende, ma nutre; che non impone, ma sa ascoltare.

La sfida non riguarda solo le famiglie, ma l’intera comunità. Perché i genitori possano vivere il loro ruolo senza schiacciarsi sotto il peso delle aspettative, serve un cambiamento collettivo: servizi adeguati, reti di sostegno, politiche inclusive e, soprattutto, una cultura che restituisca valore alla dimensione umana, fatta di limiti, ma anche di relazioni autentiche.

In questo orizzonte, la genitorialità torna a essere non un banco di prova da superare, ma un’esperienza vitale che fa crescere tanto i figli quanto i genitori stessi, nella reciprocità dell’amore e nella libertà di non dover essere perfetti.

L’articolo si chiude con un invito alla riflessione personale:

«Sono un genitore consapevole nella misura in cui ho preso coscienza di chi sono io».

20/09/2025

"La geografia delle cicatrici "

C’è un istante in cui ti fermi
e senti il peso delle ossa,
come se anche respirare
fosse un lavoro troppo grande.

Un istante in cui il silenzio brucia,
non accarezza,
e ogni parola ascoltata
cade a terra senza radici.

Allora dillo.
Sputalo fuori quel “non ce la faccio!”,
non lasciarlo marcire nel petto.
Che il dolore, se resta chiuso,
si fa pietra,
si fa catena.

Gridalo al vento:
“sono stanco, mi spezzo, mi consumo”.
Non vergognarti delle cicatrici:
sono mappe segrete,
linee che ti guidano
dove il sole riesce ancora a passare.

Lasciale scendere le lacrime,
che lavano, scavano, ridisegnano.
Il cuore a volte ha bisogno
di nuove strade,
di una geografia che lo riporti a casa.

Abita le tue crepe,
abbraccia i tuoi graffi.
Ogni livido racconta
una battaglia che non ti ha vinto.
Ogni ferita è luce che filtra
da un varco inatteso.

C’è grazia nei pezzi scheggiati,
c’è verità negli angoli che non combaciano.
Il dolore è un maestro muto,
ma ti allena a sentire più forte,
a guardare più in profondità.

E allora capirai
che ogni lacrima è seme,
che il dolore è ponte
che ti porta verso altri cuori.
Che nell’essere spezzati
c’è l’occasione di fiorire.
E che a chi trema accanto a te
potrai dire, senza paura:
“Non sei solo.
Io ci sono.
E insieme possiamo restare.”

ELENIA MARIS

Indirizzo

Caserta
81100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 17:00

Telefono

+393518332789

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