25/09/2025
Genitori al tempo della performance.
Perché essere genitore è diventato così complicato? È possibile un’alternativa, che renda più leggero il compito e più efficace e serena la relazione educativa con i bambini?
Sul Messaggero di Sant’Antonio è stato pubblicato un approfondito articolo sul tema della genitorialità contemporanea, con un’intervista a Daniela Lucangeli
Essere genitori, oggi, è diventato un compito sempre più complesso. Non si tratta soltanto di crescere un figlio, ma di farlo all’interno di una società che chiede continuamente risultati, competenze, dimostrazioni di efficienza. Come osserva Daniela Lucangeli, «la prima cosa da comprendere è che oggi, nella società occidentale, a sentirsi attaccati, inadeguati, stressati non sono i genitori, sono gli esseri umani».
In questo contesto, la genitorialità rischia di trasformarsi in un ulteriore ambito di prestazione: si deve essere genitori perfetti, informati, sempre disponibili, capaci di non sbagliare. Eppure la realtà è molto diversa: «il figlio s’inserisce nel momento in cui viene programmato come compatibile con tutte le altre richieste», sottolinea Lucangeli, ricordando come spesso la scelta di diventare genitori arrivi tardi, quando le energie fisiche ed emotive sono già messe a dura prova.
La pressione è amplificata da aspettative culturali e sociali spesso irrealistiche. Non basta più lavorare tanto o avere successo professionale: «non solo al lavoro … anche nella vita privata, dove deve dimostrare grande abilità … anche con i figli», spiega Lucangeli. A questo si aggiunge il confronto costante con modelli ideali diffusi dai social, che alimentano ulteriormente il senso di inadeguatezza.
Ma se la genitorialità è appesantita dalla logica della performance, esistono strade diverse. Lucangeli propone di recuperare un modello educativo e affettivo basato sulla fiducia, sull’ascolto e sull’accoglienza dell’errore come occasione di crescita. Una genitorialità che non misura e non giudica, ma accompagna; che non pretende, ma nutre; che non impone, ma sa ascoltare.
La sfida non riguarda solo le famiglie, ma l’intera comunità. Perché i genitori possano vivere il loro ruolo senza schiacciarsi sotto il peso delle aspettative, serve un cambiamento collettivo: servizi adeguati, reti di sostegno, politiche inclusive e, soprattutto, una cultura che restituisca valore alla dimensione umana, fatta di limiti, ma anche di relazioni autentiche.
In questo orizzonte, la genitorialità torna a essere non un banco di prova da superare, ma un’esperienza vitale che fa crescere tanto i figli quanto i genitori stessi, nella reciprocità dell’amore e nella libertà di non dover essere perfetti.
L’articolo si chiude con un invito alla riflessione personale:
«Sono un genitore consapevole nella misura in cui ho preso coscienza di chi sono io».