02/12/2025
C'è una forma di aggressività che si esprime col silenzio.
In una relazione se si alza un muro di rifiuto a parlare, se si sparisce senza dare spiegazioni, si lascia l'altro con un pugno di domande senza risposte.
Chi agisce questa forma di aggressività passiva è disconnesso. Non prova empatia, non si mette nei panni altrui. È in preda a una rabbia distruttrice, vuole punire e non avendo parole, usa il silenzio come arma.
Questa forma di mutismo non ha nulla a che fare con un silenzio sereno e rispettoso, dovuto quando si finisce una storia mantenendo affetto e stima.
Il 'muto' è vendicativo, erige il suo silenzio tagliente, si irrigidisce e interiorizza il conflitto.
L'aggressivo passivo non è in pace con se stesso, è tormentato nel suo silenzio di ghiaccio tagliente, sdegnato perché contraddetto o contrariato.
Decidere di non comunicare è già dare un messaggio chiaro, infantile e arrogante. Lo dice Paul Waztlawick: non si può non comunicare. Anche il silenzio dice. E questo esiste, che ci piaccia o no.
Lo vogliamo chiamare ghosting? Stiamo attenti. Chi fa ghosting sparisce senza dire. Per viltà, magari pensando di non umiliare. Esiste il no contact protettivo e sacrosanto verso chi non vogliamo. E esiste un silenzio oppositivo che è una modalità aggressiva.
Distinguiamo, riconosciamo.
La persona evoluta dice le proprie ragioni parlando di come si sente. Il passivo aggressivo si nasconde dietro a una maschera impassibile, dietro alla quale c'è un bambino infelice
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