Studio di Psicologia Psicoterapia Psicoanalisi Catania

Studio di Psicologia Psicoterapia Psicoanalisi Catania Centro di Psicologia, Psicoterapia e Psicoanalisi. Trattamento, con metodo rigoroso ed efficace, di

29/04/2021

PSICOANALISI DI GRUPPO
PER ADOLESCENTI

A soffrire maggiormente gli effetti del COVID 19, della pandemia e delle conseguenti chiusure sono i ragazzi, che si sentono privati della possibilità di relazioni vere, in presenza, e dell'opportunità di sperimentarsi nel proprio gruppo di amici. Rimangono chiusi, esclusi dalle esperienze vitali e necessarie al loro sviluppo.
Per tale motivo, per aiutare in modo efficace e profondo gli adolescenti dai 12 ai 19 anni, abbiamo deciso di costituire un'esperienza di Psicoanalisi di Gruppo, per offrire loro la possibilità di una cura, che li possa far sentire accolti, compresi e aiutati a stare meglio.
Tale cura prevede la partecipazione, a costi calmierati (25 euro a seduta), ad un piccolo gruppo, nel rispetto delle disposizioni ministeriali, condotto col metodo psicoanalitico, per rendere accessibile a tutti la migliore terapia possibile per il disagio psichico, emotivo e relazionale.
Se sei un ragazzo/a o un genitore di un ragazzo/a, puoi chiamare al nostro recapito e fissare una consultazione gratuita con psicoanalisti esperti per l'inserimento e la partecipazione al gruppo.

Una pandemia è “un fenomeno sociale che ha alcuni aspetti medici”, come amava dire il padre dell’anatomia patologica, il...
01/03/2021

Una pandemia è “un fenomeno sociale che ha alcuni aspetti medici”, come amava dire il padre dell’anatomia patologica, il grande medico tedesco di fine ottocento Rudolf Virchow (in Lévy B-H, 2020).
L'aspetto medico della pandemia appare assolutamente preponderante e non consente di vedere oltre, di allargare il campo della visione.
La pandemia infatti ha aggravato relazioni intrafamiliari dolorose, disagi psichici dei bambini e degli adolescenti, le solitudini degli anziani, le crisi degli adulti. La diffusione del virus e le misure messe in atto per contenerlo hanno amplificato fragilità preesistenti. Le condizioni economiche precarie, le ansie per il contatto e la vicinanza, la chiusura, hanno reso difficile pensare ad una cura in presenza ed assidua, l'unica cura possibile per rispondere in modo efficace a difficoltà profonde. Tutto ciò sta minando la speranza di poter ricevere un aiuto per un cambiamento autentico, per avere qualcosa che è sempre più raro, sempre più difficile da trovare: la gioia di vivere.

25/02/2021

Quale rapporto c’è tra la psicoanalisi, la politica e l’educazione? Ciascuna di queste aree si occupa di migliorare la vita degli individui. Si tratta di un obiettivo individuale e sociale che, secondo Sarantis Thanopulos e Fabio Ciaramelli, è raggiungibile solo attraverso un processo di trasformazione percorso dal desiderio. Educare, curare, governare. In Il Manifesto del 20 febbraio. https://www.spiweb.it/stampa/il-manifesto-20-2-21-educare-curare-governare-di-s-thanopulos/

Nel corso dello sviluppo, molti bambini vanno incontro ad alcune difficoltà su aspetti cognitivi. Si presentano con una ...
25/02/2021

Nel corso dello sviluppo, molti bambini vanno incontro ad alcune difficoltà su aspetti cognitivi. Si presentano con una certa frequenza problemi legati all'uso del linguaggio, di coordinazione motoria, di apprendimento scolastico, con difficoltà nella lettura o nella scrittura. Talvolta disturbi di natura somatica. A volte, nei casi più allarmanti, possono emergere difficoltà dello sviluppo intellettivo o della relazioni sociali, fino a chiusure più o meno gravi. Spesso per fronteggiare tali difficoltà si va alla ricerca di un professionista specifico che sappia risolvere il sintomo manifesto con metodi di tipo comportamentale, con apprendimento di abilità specifiche per il singolo problema.
Purtroppo, a volte, questo potrebbe essere un approccio sbagliato. Infatti in molti casi il sintomo manifestato dal bambino o dell'adolescente è solo la parte visibile di un problema dello sviluppo emotivo sottostante. Spesso tali difficoltà comunicano che ci sono problemi a livello affettivo-relazionale nel giovane uomo oppure nella sua famiglia. Il paziente finisce così col rappresentare un problema che risiede in realtà nelle dinamiche familiari.
Per questo è necessario un professionista che sia attento a tale livello più profondo, che sappia comprendere qual è il vero significato di un certo sintomo e sappia capire cosa si vuole comunicare con un disagio e un'apprensione che coinvolge tutta la famiglia. Spesso i metodi comportamentali, anche quando alleviano il problema in superficie, finiscono con l'essere ininfluenti sugli aspetti più profondi e generano ulteriori resistenze e arresti dello sviluppo.

Un fenomeno abbastanza diffuso è quello della depressione post partum. Spesso le cause vengono ricercate tra i valori or...
18/02/2021

Un fenomeno abbastanza diffuso è quello della depressione post partum. Spesso le cause vengono ricercate tra i valori ormonali, il codice genetico anomalo o altri fattori, tutti difensivi e rassicuranti: danno la sensazione di aver trovato una causa chiara.
Ma qualcuno ha mai provato ad ascoltare veramente queste madri tristi, distanti? Forse, se lo avesse fatto, in un setting protetto, sarebbe venuta fuori, col tempo, qualcosa dell’inconscio materno che non era stato possibile contattare. Forse, ad esempio, quel figlio non era stato desiderato dalla coppia, la madre l’aveva sentito come un intruso o come minaccioso perché poteva cambiarla, nel corpo e nella propria vita. Oppure si sarebbe potuto ascoltare il dolore per la separazione del nuovo nato, dopo che si era fantasticata un’unità fusionale col proprio figlio.
Vi sono madri depresse inoltre perché, mentre allevano i propri piccoli si sentono deluse dal proprio compagno, tradite dalla sua assenza e indifferenza. Rimangono sole ad occuparsi della casa e dei bambini con tutta la propria stanchezza. Hanno timore di prendere consapevolezza e di rivolgere la rabbia verso il giusto bersaglio per paura di distruggere tutto e così tale rabbia prende la via del sé con tutte le conseguenze sul proprio benessere.
I propri conflitti psichici interni, non consapevoli, generano così distanziamento dal neonato, senso di estraniamento, paura di fare del male al proprio bambino, non sentirsi una vera madre o una buona madre.

Si sente spesso dire che viviamo in un’epoca in cui la funzione genitoriale paterna è in crisi. A detta di molti, all’in...
15/02/2021

Si sente spesso dire che viviamo in un’epoca in cui la funzione genitoriale paterna è in crisi. A detta di molti, all’interno delle nostre famiglie, manca la capacità di dare dei limiti e delle regole e non avere paura che i nostri figli possano andare incontro a delle rinunce. Si aggiunge che per tali motivi i nostri ragazzi si scoprono disorientati, incapaci di affrontare le inevitabili frustrazioni e privi dei necessari punti di riferimento, prima esterni e poi da interiorizzare. Sappiamo bene inoltre quanto importante sia il senso del limite, come esso sia una prerogativa essenziale dell’essere umano, prerogativa senza la quale non può esistere né il pensiero, né il desiderio, né il senso di sé.
Senza il senso del limite le richieste e i desideri diventano iperbolici e i rifiuti a tali richieste impossibili da tollerare.
E’ altresì importante che i nostri bambini possano sperimentare frustrazioni, dolori e lutti, per prepararsi a ciò che vivranno nel loro futuro e per poter maturare il senso di sicurezza, autonomia e responsabilità. E’ diffusa inoltre una tendenza genitoriale a sostituirsi ai figli negli sforzi, nelle difficoltà e si vogliono annullare gli inevitabili momenti o prove di passaggio.
Nel mito, Fetonte, ancora troppo giovane, chiede al padre Helios di poter prendere il suo posto e di poter guidare lui il carro del sole. Il genitore non riesce a rifiutare tale richiesta causando perciò conseguenze drammatiche. L’inesperto Fetonte, portando il sole nel carro, si avvicinerà troppo alla terra provocando disastri irrimediabili e quindi, per essere fermato, verrà colpito e ucciso da un fulmine scagliato da Zeus.
Credo si possa convenire in parte con tali osservazioni, sull’evaporazione della funzione paterna, non del padre, su cui si esercitano ormai tutti i professionisti delle discipline umanistiche. Però queste rischiano di essere parziali perché mutilate delle considerazioni su ciò che accadeva in passato.
Qualunque terapeuta, con un po’ di esperienza, ha probabilmente avuto l’occasione di incontrare nel proprio studio genitori adulti, perlopiù padri, che chiedevano aiuto per l’incapacità, spesso lamentata dai figli, di non riuscire ad avere un rapporto intimo ed affettivo con i propri cari in famiglia. E’ evidente in tali casi un’incapacità ad avere un contatto con i propri affetti e le proprie pulsioni, per sentirsi liberi nel poterli esprimere con le persone vicine.
Quindi sembra che il passato non sia del tutto positivo. Quei genitori, non tutti ovviamente, avevano spesso tale limite. Riuscivano ad essere autoritari, ascoltati, ad indurre all’obbedienza, ma mancavano della dimensione affettiva.
Quando talvolta nelle famiglie era comunque presente la dimensione di affetto e accoglimento, questa spesso era di pertinenza esclusiva della madre. Non posso in questa relazione approfondire tale questione, ma anche una scissione così netta della funzione paterna e materna in figure genitoriali specifiche, comportava comunque alcune conseguenze negative.
Possiamo pensare che la messa in crisi di quel modello educativo autoritario, che forse durava da secoli, ha generato molta confusione e disorientamento nelle vecchie e nuove generazioni, incapaci adesso di trovare una nuova via.

Nel bel film ‘Il nastro bianco’, il regista austriaco Michael Haneche sembra comunicarci come i metodi educativi rigidi e autoritari, all’interno delle famiglie di un piccolo villaggio tedesco nei primi anni del ‘900, causarono l’esacerbazione delle relazioni personali nel paese, dando luogo ad alcuni atti sadici e violenti anonimi tra i suoi abitanti. Ma soprattutto, tali metodi educativi, sembra voler suggerire il regista, appaiono propedeutici all’avvento dell’ideologia nazionalsocialista.
Dall’esempio della famiglia in consultazione e da altri spunti di questo scritto, possiamo chiederci se sia possibile migliorare i rapporti tra gli uomini migliorando le relazioni tra genitori e figli, evitando i due estremi di rigido autoritarismo o mancanza di limiti.
Sappiamo infatti che nelle persone con tendenze antisociali sono presenti alcune propensioni interne che favoriscono gli atti delinquenziali. Tali atti sono favoriti da una mancanza di identificazione con la vittima, dalla scarsa capacità di contenere un impulso o desiderio e di accettare la frustrazione di una rinuncia. Possiamo notare invece la tendenza a passare all’aggressione, per confermare il proprio sentimento di onnipotenza.
Inoltre si ritiene che l’appropriazione del denaro abbia a che fare con il conseguimento del potere sugli altri, con la fantasia in tal modo di appartenere ad un’elite. Vi è in ogni delinquente la scarsa accettazione della inevitabile maturazione e dello sviluppo per conseguire degli obiettivi, invece è presente la volontà di acquisire potenza e prestigio mediante un atto violento e immediato di appropriazione. Tutto si deve ottenere subito saltando i passaggi maturativi, senza fatica e senza sforzo. Il criminale si comporta come un tossicodipendente: non è capace di aspettare.
A tal proposito tutti noi sappiamo come possa essere nocivo un mito diffusissimo: il mito del bambino prodigio. Può essere veramente pericoloso credere vero che ci sia un bambino che sia bravo a scuola senza dover studiare duramente.
Infine, le persone con tendenze antisociali non sono capaci di instaurare relazioni di scambio e disinteressate con gli altri, cercano invece nel rapporto con l’Altro il proprio tornaconto, provano insistentemente a manipolare il prossimo, spesso in modo subdolo e inconscio, per ottenerne un vantaggio personale.
Credo, a tal proposito, che la migliore cura per la personalità antisociale sia lo sviluppo della capacità d instaurare relazioni affettive autentiche e disinteressate.

Secondo i dati dell'O.M.S., vi è stato, negli ultimi anni, un notevole aumento di consumo di psicofarmaci nei paesi occi...
11/02/2021

Secondo i dati dell'O.M.S., vi è stato, negli ultimi anni, un notevole aumento di consumo di psicofarmaci nei paesi occidentali; questa tendenza non ha risparmiato neppure i bambini e gli adolescenti.
Ci sembra necessario quindi chiarire che il farmaco può essere utile, in taluni casi, per attenuare i sintomi di un problema psichico, può ridurre l'ansia o stabilizzare il tono dell'umore. Purtuttavia, i sintomi sono dei segnali che ci indicano che qualcosa non va nel nostro mondo interno o nella nostra personalità.
A volte si tratta di una fragilità, altre volte di un conflitto psichico inconscio.
Per affrontare tali problemi, i farmaci non sono sufficienti. E' necessaria una psicoterapia profonda che ricerchi e scopra le cause dei problemi e ricostruisca il proprio sé in modo più stabile. E' necessaria una cura che miri a riparare ciò che nello sviluppo è stato danneggiato o non si è sviluppato. Questo vale a maggior ragione per i bambini e i ragazzi, i loro sintomi sono comunicazioni di richiesta di aiuto: serve una risposta complessa, disponibile e accogliente.
Non si può veramente curare il sintomo, senza occuparsi del cambiamento profondo del paziente che lo manifesta, altrimenti si agisce solo superficialmente. Il sintomo è solo una spia di un problema sottostante che merita attenzione e ascolto.

Alcune considerazioni sui problemi comportamentali nei bambini e le loro dinamiche inconsce.   S. Freud nel lavoro 'deli...
04/02/2021

Alcune considerazioni sui problemi comportamentali nei bambini e le loro dinamiche inconsce.

S. Freud nel lavoro 'delinquenti per senso di colpa' afferma che alcuni soggetti compiono atti antisociali perché spinti dal senso di colpa inconscio. Cioè tali individui si sentono colpevoli per alcune fantasie o impulsi aggressivi inconsci e per questo sentono il bisogno, per placare tale senso di colpa, di essere puniti. Ciò può essere notato frequentemente nei bambini: talvolta diventano molto provocatori perché desiderano la punizione perché sentono di meritarla per aver desiderato inconsciamente qualcosa di riprovevole.
Quindi tali soggetti cercano di realizzare nella realtà sociale ciò che sentono internamente. Compiono atti delinquenziali per rendere reale la propria fantasia di essere colpevoli e di meritare quindi una punizione o, in alcuni casi estremi, cercano di essere arrestati per ottenere un contenimento, una costrizione esterna alle proprie fantasie aggressive. Mi capitò a tal proposito in comunità una paziente che desiderava finire in carcere perché temeva di poter uccidere il proprio fratello, amato ma anche invidiato, mostrando evidentemente una scarsa distinzione tra fantasia interna e realtà. Temeva cioè che il proprio desiderio, uccidere il fratello, potesse sfociare in un reale omicidio.
Per Winnicott infine il comportamento antisociale è un comportamento di speranza. Il bambino deprivato, che aveva l’amore della madre, ma che per qualche ragione ne è stato privato (malattia, assenza, depressione, nascita di un fratello), sarà portato per tutta la vita, ad arraffare, ad appropriarsi, di oggetti materiali per sostituire e riempirsi di quell’affetto che ad un certo punto è improvvisamente sparito.

1. Un Bambino e una Famiglia.
Una volta mi capitò di offrire una consultazione ad una coppia genitoriale per alcuni problemi con il loro piccolo figlio, problemi che erano stati sollevati loro dai maestri della classe elementare frequentata da quel bimbo di sette anni. A detta dei maestri, il bambino aveva mostrato ripetutamente comportamenti violenti e denigratori nei confronti di una compagna di classe, più piccola di lui di un anno. Ma le angherie del piccolo non si erano fermate a questo. Col tempo Remo aveva fondato un gruppo, chiamato per identificazione col proprio nome, i remisti, per attaccare tutti i bambini più piccoli della classe, chiamati a loro volta col nome della bambina martoriata.
La madre e il padre presenti nel mio studio erano piuttosto scossi, non riuscivano a spiegarsi come il proprio figlio, cresciuto all’interno di sani valori, più volte ribaditi energicamente, si fosse tramutato in un piccolo bullo. Inoltre, aggiunsero, a casa tale atteggiamento era assolutamente invisibile, inesistente, anzi casomai, mi accennarono molto brevemente, era il figlio piccolo a subire frequentemente gli atteggiamenti di sopruso da parte della sorella, di due anni più grande.
Mi ricordo che suggerii a quella coppia genitoriale come proprio quegli atteggiamenti della figlia più grande nei confronti del fratello minore potevano aver contribuito a provocare nel bambino il desiderio di mettersi nei panni della sorella maggiore e trovare un’altra vittima per scaricare il proprio vissuto di succube su qualcuno più debole, meccanismo che nel nostro gergo di analisti usiamo denominare identificazione proiettiva.
Inoltre chiesi, a quei genitori turbati, di vederci qualche altra volta, perché mi sembrava che ci fosse qualcosa in loro, e più in generale nella cultura familiare, da osservare e comprendere meglio per permettere a quella famiglia di andare avanti più serenamente nella crescita dei propri figli.
Mi parve di capire, infatti, nelle consultazioni che seguirono, che i valori e i comportamenti familiari, cui i genitori tenevano così tanto, venivano impartiti ai figli con una certa rigidità autoritaria. Mi sembrò che quel padre e quella madre cercassero di insegnare ai figli i loro valori di riferimento senza accompagnare quell’insegnamento con la necessaria trasmissione di senso, di preoccupazione e di amore.
Ebbi l’impressione che gli insegnamenti, invece di essere trasmessi, venivano inculcati ai bambini di quella famiglia, che poi si identificavano più che con i valori che i genitori tentavano di comunicare, con le modalità accusatorie e colpevolizzanti, con cui questi venivano impartiti, causando poi la ricerca di ulteriori vittime a cui dedicare lo stesso trattamento.
Come l’esempio dimostra, ogni bambino che subisce il comportamento sadico dei genitori o degli adulti in genere, comportamento spesso rappresentato dai metodi educativi di premio e punizione, finisce col prendersela con le malcapitate formiche, zanzare, bambole o altri giocattoli. Il manifestarsi di un comportamento autoritario è spesso frutto di comportamenti autoritari subiti. Questi, se non elaborati e compresi, vengono agiti automaticamente.

(6) La mania e le difese maniacali sono utilizzate talvolta per negare la depressione. Alcune persone vivono tutta la vi...
28/01/2021

(6) La mania e le difese maniacali sono utilizzate talvolta per negare la depressione. Alcune persone vivono tutta la vita un po’ su, non riuscendo a identificarsi con il proprio o altrui dolore, non contattando mai limiti, impotenza e perdite e poi, a volte, per la realtà di una malattia, lutto o inattività lavorativa, affrontano, improvvisamente, una depressione irrisolvibile (tipicamente gli amici dicono: ‘ma come è possibile? Proprio tu?’). Cercano di riempire il proprio vuoto con gli impegni e le conoscenze superficiali. Mi capitò una volta in comunità un signore anziano che aveva vissuto tutta la vita pieno di energia e di voglia di fare e che poi di fronte alla diagnosi di una ‘macchia’ nei polmoni era crollato. Non riusciva più a dare un senso alla sua vita se c’era la possibilità della malattia. L’aver realizzato la possibilità della morte, gli fece sentire la vacuità della sua vita.
Si utilizzano mezzi per sfuggire alla malinconia, come droghe, cibo, divertimento, sesso, velocità, gioco d’azzardo, sport. Riempirsi di tante cose per non contattare se stessi e il vuoto. Anche le malattie psicosomatiche spesso vengono utilizzate per coprire sentimenti melanconici. Anche le asportazioni chirurgiche per malattie o estetica. Tali soggetti hanno dentro un nucleo depressivo che tentano disperatamente di fuggire con queste innumerevoli forme di eccitazioni o mutilazioni.
Credo che questa società, in cui tutti sembrano presi dall’apparire e dal fare piuttosto che dall’essere, rifugga terrorizzata l’affetto malinconico. Al contrario, saper sperimentare la tristezza, la solitudine o il vuoto, rende più forti rispetto ai vissuti depressivi. Le persone sane ricercano e ambiscono ad alcuni momenti di buona solitudine e sanno oscillare tra relazioni con se stessi, di coppia e di gruppo.

La pandemia in corso sembra aver spostato tutta l'attenzione sui problemi sanitari. Sembra essere prevalente esclusivame...
25/01/2021

La pandemia in corso sembra aver spostato tutta l'attenzione sui problemi sanitari. Sembra essere prevalente esclusivamente la necessità di salvare la propria vita dal nuovo virus.
Ma le cronache e le statistiche ci parlano d'altro. Ci dicono di una grande diffusione di disagio psichico, tra bambini, ragazzi e adulti, spesso manifestato tra le mura domestiche o nelle richieste ai medici di base. Le richieste purtroppo non vengono accolte come dovrebbero, non ne viene dato il giusto significato di un disagio profondo a cui rispondere.
L'emergenza pandemica sembra aver cancellato l'uomo in quanto essere passionale, sociale e sofferente. Tale dimensione non trova più una casa e genera l'aggravarsi del dolore mentale e delle sue manifestazioni in ansia, depressione, fobie, comportamenti autolesivi di ogni tipo. Si sta formando una moltitudine di persone sopravvissute e infelici.
Quando cominceremo ad accorgerci di tale disagio e a porgere l'orecchio a queste richieste di aiuto?

L'ansia sembra essere diventata un grande problema sociale, un disturbo diffusissimo. Si manifesta in diverse forme; dal...
13/01/2021

L'ansia sembra essere diventata un grande problema sociale, un disturbo diffusissimo. Si manifesta in diverse forme; dall'attacco di panico, all'ansia per esami o per prove importanti, ansia di prestazione per rapporti intimi, ansia nelle relazioni amicali o sentimentali, ipocondria, paura di animali, di situazioni, di eventi, etc, etc.
Tutte queste innumerevoli manifestazioni dell'ansia possono far perdere di vista il significato generale di questo problema.
Molto spesso infatti l'ansia è un segnale che ci indica che il nostro equipaggiamento psichico ed emotivo non è in grado di padroneggiare ed affrontare le situazioni che si presentano nell'arco della vita.
Quando i sintomi ansiosi sono eccessivi e bloccanti o inibenti, si può essere certi che la struttura psichica ed emotiva, il contatto con il proprio mondo interno, il senso di identità e la consapevolezza dei propri desideri, sono deficitari o carenti. Qualcosa nel corso dello sviluppo non ha consentito la maturazione del contenitore interno adatto a trattare e comprendere i vissuti suscitati nelle relazioni e nelle situazioni della propria vita.
Per poter riparare tale contenitore e costruire una personalità capace di contenere e rispondere agli eventi interni ed esterni, è dunque necessaria una relazione terapeutica stabile, intensa e profonda, che consenta lo sviluppo sano di ciò che non si è strutturato in modo solido.
I farmaci, di cui si fa grande abuso, in questi casi, non risolvono i problemi veri, ma li nascondono, magari riducendo i sintomi, ma lasciando la persone alle loro fragilità, insicurezze e precarietà.

Riprendiamo le nostre riflessioni. (5) Vi sono depressioni per la mancanza nell’infanzia di un gruppo, di una famiglia a...
11/01/2021

Riprendiamo le nostre riflessioni.

(5) Vi sono depressioni per la mancanza nell’infanzia di un gruppo, di una famiglia allargata amorevole e presente, oppure di un gruppo di amici in cui sperimentare sentimenti di socialità. Famiglie con l’assenza di nonni, zii e cugini. Famiglie isolate dal contesto familiare e sociale, chiuse, arrabbiate e paranoiche. Sono famiglie mancanti del senso comune (Bion), della valenza, la capacità cioè di legarsi ed adattarsi agli altri, si cresce con un gruppo assente, con una gruppalità interna difettosa. E’ difficile credere a quanto può essere doloroso e invalidante essere cresciuto senza un gruppo, senza aver potuto sperimentare il proprio essere un ‘animale sociale’.

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