Dott.ssa Federica Marino Psicologa Psicoterapeuta della Gestalt

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Dott.ssa Federica Marino Psicologa Psicoterapeuta della Gestalt Creare bellezza laddove nessuno ne vede un barlume
Creare fiducia dove persistono dubbi ancestrali.

Lascia andare…🍂🍃🍁🍀
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Intrecci che sanno di libertà…🌸 ’ #🌸I❤️my job!
17/10/2025

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E tu che figlio sei?💝
30/09/2025

E tu che figlio sei?💝

All’ombra del genitore. Il figlio che rinuncia a sé per non tradire chi ama

✒️ Dr Carlo D’Angelo – Voce delle Soglie

Riflessione clinica sulla fedeltà che frena, sulla paura di superare, e sulla libertà che guarisce senza distruggere

l’ombra come amore che trattiene

Non sempre l’ombra è un luogo freddo.
A volte è l’unico spazio dove si è stati accolti.
E proprio per questo, lasciare quell’ombra diventa difficile, quasi impensabile.
Molti figli crescono nell’orbita di un genitore forte, ferito, fragile o dominante, e finiscono col costruire la propria esistenza non attorno a ciò che desiderano, ma a ciò che non devono ferire.
È una forma silenziosa di fedeltà, che si traveste da amore, ma è spesso una gabbia interiore:

“Se cresco, lo supero. Se mi allontano, lo abbandono. Se realizzo me stesso, la faccio sentire piccola. Se sto bene, lo faccio soffrire.”

Così il figlio resta fermo.
O si realizza solo in parte.
O diventa una copia trattenuta, protetta, ma mai libera.

Quando il genitore è troppo: presente, fragile, irrisolto

Il genitore “ombra” può avere molte forme:
• Il genitore fragile:
che ha sofferto tanto, e da cui il figlio si sente chiamato a non causare ulteriore dolore.
“Se sto male io, almeno non peggioro le sue ferite.”
• Il genitore dominante:
che ha deciso per tutti, ha guidato ogni passo, e non concepisce un figlio autonomo.
“Se penso con la mia testa, lo deludo.”
• Il genitore narcisista:
che ha bisogno di specchiarsi nel figlio perfetto, di essere ammirato e di non essere mai messo in discussione.
“Se mi differenzio, perdo il suo amore.”
• Il genitore abbandonato o solo:
che non ha altro affetto se non quello del figlio. “” Se vado via, resta solo. E io non lo sopporto.”

La rinuncia nascosta: come ci si restringe per amore
In terapia, questi figli portano spesso una sofferenza sottile ma profonda: non un trauma eclatante, ma una vita che non decolla, una vitalità che si auto-limita, un successo che si ferma sempre a un passo dalla pienezza.

Sono figli che:
• non si autorizzano a desiderare;
• rinunciano a esprimere idee divergenti;
• scelgono partner non “troppo” realizzati, per restare nella stessa linea familiare;
• sentono di dover proteggere il genitore, anche a costo della propria gioia. Sono figli che non tradiscono il genitore, ma tradiscono se stessi.

Il lutto dell’espansione: l’elaborazione di un permesso negato

Uscire da questa dinamica implica un lavoro terapeutico profondo, che spesso passa da:
1. Nominare la fedeltà inconscia:
riconoscere che si è rimasti piccoli non per caso, ma per non ferire.
2. Accogliere il senso di colpa:
sentire che l’espansione può sembrare un abbandono, ma non lo è.
3. Elaborare il “lutto del permesso”: accettare che il genitore non ha dato il via libera, ma il figlio può concederselo da solo.
4. Separarsi senza odiare:
distinguere l’amore che resta, dalla funzione che si scioglie.
Le forme cliniche della rinuncia

Questa dinamica può assumere varie espressioni sintomatiche:
• Depressione lieve ma cronica: non tristezza acuta, ma un sottofondo di rinuncia costante.
• Disturbi psicosomatici: il corpo segnala ciò che la psiche trattiene.
• Difficoltà decisionali: ogni scelta viene vissuta come rischio relazionale.
• Auto-sabotaggio: ogni successo viene neutralizzato.
• Relazioni di dipendenza: si riproduce la stessa dinamica con partner o amici.
La svolta: espandersi senza distruggere

Molti pazienti chiedono:

“Ma posso crescere senza tradire mio padre o mia madre?”
La risposta è:
“Sì. Ma dovrai tradire l’idea che avevano di te.” Non si tradisce il genitore. Si rompe la lealtà a un’immagine ristretta di sé, creata per amore. E nel farlo, si apre un nuovo tipo di amore: un amore adulto, che non ha bisogno di soffrire per dimostrare fedeltà.

Conclusione: il diritto a fiorire

Crescere non è un abbandono.
Espandersi non è un’offesa.
Realizzarsi non è un’aggressione.

È possibile amare un padre o una madre senza restare in ombra.
È possibile diventare più grandi, senza sentirsi colpevoli.
È possibile — e doveroso — fiorire, anche se chi ci ha amato non lo capisce.
Perché chi ha ricevuto vita, ha il diritto di viverla fino in fondo. Una frase-soglia per chi si sente trattenuto: Non restare piccolo per paura di far soffrire chi ti ha dato la vita. Crescere è il tuo modo di ringraziare.”

All’ombra del genitore

Certe rinunce non si vedono.
Non fanno rumore, non hanno testimoni, non lasciano cicatrici sul corpo.
Eppure… scavano dentro.
Sono le rinunce che un figlio compie per amore di un genitore, per non superarlo, per non deluderlo, per non farlo soffrire.
A volte si tratta del padre, altre della madre.
Ma il nodo è lo stesso:

“Se divento troppo grande, lo perdo. Se riesco, la metto in ombra. Se mi espando, sembro ingrato.”
Così, molti figli rimangono piccoli per amore. Ma a forza di restare piccoli… si perdono.

Il prezzo dell’ombra

Non si tratta di cattiveria.
Spesso il genitore è una persona buona, anche affettuosa.
Ma è ferito, fragile, oppure ingombrante.
È un genitore che ha messo nel figlio tutto: il senso della propria vita, la sua identità, la sua rivincita. E senza dirlo, gli chiede in cambio una cosa sola:

“Non lasciarmi indietro.”

E allora il figlio resta in ombra.
Non dice ciò che pensa.
Non osa spingersi troppo avanti.
Non fa scelte che potrebbero ferire.
E se lo fa, le ridimensiona subito dopo, quasi a chiedere perdono.

La forza trattenuta

In terapia, si riconoscono da subito.
Sono adulti sensibili, intelligenti, presenti.
Ma c’è sempre un trattenere la voce, un evitare il centro della scena, un timore confuso di disturbare. Si scusano spesso.
Si sentono sempre “troppo” o “di troppo”.
E hanno come uno zaino invisibile sulle spalle, pieno di frasi non dette:

– “Mia madre ha già sofferto abbastanza.”
– “Mio padre ha fatto tanto per me, non posso deluderlo.”
– “Non voglio che pensino che mi credo migliore.”
– “Se mi allontano, si spezza qualcosa.”

A volte il genitore è stato fragile. Altre volte dominante.
Ma il risultato è lo stesso:
il figlio non si sente libero di fiorire.
Il successo come colpa
È sorprendente quanto spesso, dietro un apparente “fallimento”, si nasconda una fedeltà profonda.
Una persona che si sabota, che rinuncia, che resta in relazioni piccole o in lavori inadatti, non sempre lo fa per insicurezza.
Lo fa perché non vuole rompere un patto invisibile.
È un patto non scritto, ma potentissimo:

“Io non ti supero. Non riesco più di te. Non sono più felice di te. Così, resto tuo.”

E allora il successo diventa una minaccia. La realizzazione fa paura.
La libertà viene temuta come colpa.
Il figlio si condanna a una vita dimezzata, pur di non perdere l’amore da cui è nato.
Ma arriva un momento — nella terapia, o nella vita — in cui qualcosa si spezza.
Non in modo violento.
In modo giusto.
Il figlio sente che non può più aspettare un permesso che non arriverà mai. E allora compie un gesto che cambia tutto:

si allunga.
si espande.
prende luce.

Forse il genitore non capirà.
Forse si offenderà.
Forse accuserà.
Ma il figlio non ha più tempo da perdere.

Non si tratta di odiare, né di tradire.
Si tratta di scegliere la vita.
Amare senza rimpicciolirsi

Un giorno, il figlio torna a guardare il genitore.
E gli vuole ancora bene.
Ma non ha più bisogno di chiedergli chi essere. Non ha più paura di deluderlo, perché non vive più per compiacerlo.
E lì, in quello spazio nuovo, può nascere un amore diverso: non più basato su obbedienza e sacrificio, ma su rispetto reciproco e libertà interiore.
A volte, quel nuovo amore è possibile.
Altre volte no. Ma il figlio non dipende più da quella risposta.
Ha fatto pace con la sua espansione.
Ha scelto di vivere con tutto se stesso.

Una frase per custodire:

“Essere figlio non significa restare piccolo. L’amore vero non si misura in rinuncia, ma in verità. E nessun genitore che ama davvero vuole che tu ti perda per restargli fedele.”

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