02/05/2025
“Non siamo mai davvero dove siamo”
Nel movimento costante che contraddistingue il genere umano, ciò che vediamo non è mai riducibile ad un corpo che attraversa lo spazio; abbiamo sempre a che fare con realtà parziali, con rappresentazioni di soggetti divisi.
Per l’analista francese Jaques Lacan, il soggetto dell’inconscio non coincide con l’Io che si vede e si riconosce. È altrove, è spinto dal desiderio, dal vuoto, da qualcosa che, mancando, lo mette in moto.
In strutture di funzionamento psichico come quella della psicosi ordinaria, questo vuoto non si può presentare come “accettabile” mancanza simbolica, si manifesta invece come assenza di nominazione, come la mancanza di un punto stabile nel linguaggio, capace di organizzare l’esperienza soggettiva umana.
D’altronde, il soggetto psicotico ordinario si muove, sì, ma senza simbolico finisce per cercare, in modi anche molto “ordinari”, una maniera per tenere insieme l’esistenza: un ritmo, un gesto, un'immagine.
La scena interpretata dal protagonista in questo stralcio di video non mostra una fuga, né tantomeno un’espressione di disumanità: mostra la reattività violenta di una struttura psichica psicotica ordinaria.
La forza della scena è dovuta al fatto che chi guarda è coinvolto. È nel movimento dell’Altro che si apre il nostro stesso enigma, il dubbio che può farci vacillare nevroticamente o farci scivolare psicoticamente, a seconda del funzionamento che ci distingue.